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Autore: mikimac    21/11/2018    2 recensioni
L'amore colpisce tutti. Spesso, quando meno te lo aspetti. Qualche volta, per chi non dovresti amare.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Conseguenze
La serata era piacevolmente tiepida. I grilli frinivano, nascosti nel verde che circondava villa Morstan. Le lucciole si inseguivano fra i rami degli alberi e i cespugli del parco, simili a scie di stelle discese sulla Terra. La musica suonata dall’orchestra invadeva l’aria, uscendo dalle portefinestre aperte, accompagnata dal chiacchiericcio e dalle risate degli invitati alla festa. I due uomini, però, non sentivano nulla di tutto ciò. Sherlock e John si stavano baciando. Sherlock aveva stretto John a sé e appoggiato le proprie labbra a quelle del dottore. John non aveva opposto alcuna resistenza. Si era lasciato trasportare in quel sogno, dimenticando dove si trovasse. Di essere sposato. Di avere celato accuratamente la propria vera natura, dal giorno in cui aveva compreso di preferire gli uomini alle donne, negando risolutamente di essere gay. Tutto era stato spazzato via da una fantasia, che si stava realizzando. Il giorno in cui aveva  conosciuto Sherlock era stato uno dei più tragici della sua vita. Henry si era ucciso. Però John era stato colpito dall’affascinante spia e ogni loro successivo incontro aveva contribuito a rendere sempre più profondo ciò che il dottore provava per Sherlock. Un amore non ricambiato era un sentimento doloroso, ma quell’emozione aveva fatto sentire John di nuovo vivo. Il giovane medico aveva fantasticato a lungo sulle labbra di Sherlock. Aveva desiderato e sognato di baciarle. Di sfiorarle. Di mordicchiarle. Sorridendo nell’immaginare l'espressione fra l’orrore e il disdegno che sarebbe comparsa sul viso di Sherlock. Ora il sogno era diventando realtà. In modo inatteso e senza alcuna partecipazione da parte di Sherlock. A John non importava. Si stavano baciando. Sherlock Holmes e John Watson si stavano baciando. Il cuore di John batteva veloce, impazzito per la gioia. John sperava che quel momento non avesse mai fine. Voleva godersi ogni istante del bacio insperato, come un regalo pregiato, per custodirlo come il più prezioso dei ricordi.
“Che cosa sta succedendo?”


Conseguenze


La voce di Mary cadde su John come una cascata di acqua gelida. Improvvisamente cosciente di dove si trovasse e di quale parte dovesse recitare, John allontanò Sherlock da sé con una leggera spinta e lo schiaffeggiò. Il palmo della mano del dottore impattò dolorosamente sugli zigomi taglienti della spia.
“Che cosa sta succedendo?” Ripeté Mary, furiosa.
“Mi dispiace, Mary. Il signor Holmes mi ha costretto a seguirlo fuori, minacciando di fare una scenata in pubblico. Siamo venuti qui e io speravo di convincerlo ad andarsene senza dare scandalo, quando mi ha baciato. Ero così sorpreso, che non sono riuscito a respingerlo immediatamente. Mi scuso con te, cara, perché hai dovuto assistere a questa scena, ma ti giuro che non mi aspettavo nulla di tutto ciò o non avrei mai invitato questo uomo alla nostra festa né sarei restato solo con lui.”
“Non scriverò mai un pezzo che riabiliti suo fratello, dottor Watson. Non dopo questo trattamento. Non troverà mai nessuno così stupido da difendere quel pusillanime traditore di Henry Watson, salvo che lei non sia disposto a pagare. In fondo, io non pretendevo nemmeno tanto.”
Mary si intromise, furiosa: “Se ne vada e non si faccia più vedere. Esca da casa mia, prima che io ordini alla servitù di buttarla fuori a calci, come meriterebbe. Non si avvicini mai più a mio marito e non osi scrivere una sola parola contro la nostra famiglia o si pentirà di avere anche solo guardato mio marito.”
Sherlock non era sicuro di che cosa fare. Aveva baciato John sperando che Mary non capisse che erano usciti dalla cantina, ma era successo qualcosa che non si aspettava. Nemmeno nel più audace dei suoi sogni John ricambiava un suo bacio. Eppure, era ciò che era appena accaduto. Contro ogni aspettativa, John non solo non aveva cacciato Sherlock con disgusto, ma aveva anche risposto al bacio. Sherlock non si era sbagliato. Non aveva frainteso. John lo aveva baciato. Con trasporto. Con passione. Ciò aveva confuso Sherlock. Sapeva che doveva andare via, per portare la sostanza misteriosa in laboratorio, per scoprire che cosa fosse. Però non voleva abbandonare John. Non voleva che il suo dottore corresse inutili pericoli. Avevano raggiunto lo scopo che si erano prefissati. Non aveva senso che John proseguisse quella stupida commedia. Poteva lasciare Mary e andare via con lui. In un luogo sicuro. Loro due. Soli.
“Provare sentimenti per qualcuno non è un vantaggio. Per amore di uno solo, si perde di vista il bene dei molti. Si mette in pericolo l’esito di una missione. Per il nostro lavoro, ciò è un male,” sussurrò la voce severa di Mycroft nella mente di Sherlock.
“Non si preoccupi, signora Watson, non sentirete più parlare di me. Pensavo che suo marito fosse interessato a qualcosa di alternativo. Invece, non ha nemmeno ricambiato il mio bacio. Una vera delusione. Non perderò il mio tempo per chi non mi vuole. Addio,” sogghignò, in tono irriverente. Holmes se ne andò, senza voltarsi indietro, ma con il cuore in tumulto. Doveva portare a termine la sua missione. Doveva pensare al bene del Regno Unito. Tutto giusto. Quali sarebbero state le conseguenze, però?
“John è al sicuro. Mary non sospetta nulla. Lei lo ama. Non gli farà del male,” si disse, ma sperava di non ingannare se stesso.


I coniugi Watson erano rimasti soli e si fissavano, come se si vedessero per la prima volta. John non capiva che cosa stesse pensando la moglie, ma sapeva che doveva conservare la sua fiducia. La missione non era ancora giunta al termine. Lui era gli occhi e le orecchie dell’MI6 nella tana del nemico. Poteva ancora essere utile, se Mary non lo avesse cacciato a causa di ciò cui aveva assistito. Doveva convincerla che quel bacio non aveva significato nulla per lui, malgrado ciò fosse molto lontano dalla verità.
John, con espressione contrita, guardò la moglie: “Mary…”
“Raggiungi i nostri ospiti. Ne parleremo a festa finita,” lo interruppe lei, voltandogli le spalle e tornando da Edgar, che la attendeva davanti alla porta della cantina.
John sospirò. Insistere poteva essere controproducente. Era quasi sicuro che Mary non avesse compreso che avevano perquisito la cantina. Gli dispiaceva che Sherlock fosse andato via, ma capiva che era giusto così. Si sfiorò le labbra con le dita e sorrise. Si erano baciati. Era accaduto veramente. Nessuno avrebbe potuto portargli via quel ricordo.
Mary raggiunse Edgar e si accorse di non avere le chiavi della cantina. Un atroce sospetto le attraversò la mente. Non poteva essere. John non era così bravo a ingannare la gente. Quella scena con Holmes, però… Chi era Sherlock Holmes? Un semplice giornalista freelance in cerca di una facile avventura o qualcuno di molto più pericoloso?
“Quante bottiglie di vino ci sono ancora?” Domandò.
“Ancora una decina, signora Watson.”
“Saranno sufficienti. Servite anche i liquori. La festa non durerà ancora per molto tempo.”
“Come lei desidera, signora,” annuì Edgar, tornando alla festa.
Mary strinse ancora il mazzo di chiavi, nella tasca invisibile del vestito. La chiave doveva essersi sfilata. Non poteva esserci altra spiegazione. John non la stava tradendo. Imbrogliando. No. Non il suo John. L'immagine le tornò alla mente prepotente. Due uomini si stavano baciando. Si stavano baciando. Reciprocamente. Con piacere. Un lampo furioso attraversò gli occhi azzurri di Mary. Nessuno poteva prendersi gioco di lei. Però, non avrebbe fatto una scenata. Non avrebbe mai dato a nessuno la soddisfazione di sparlare di lei. Di vederla umiliata. Doveva calmarsi e prendere tempo, per decidere che cosa fare. Mary inspirò profondamente ed espirò lentamente, prima di stringersi nelle spalle, stamparsi un bel sorriso sulle labbra rosse e tornare dai suoi ospiti.


Un paio di ore dopo, gli invitati erano tornati nelle loro case, soddisfatti per la piacevole serata. Mary e John si ritirarono nella loro stanza. John chiuse la porta e vi si appoggiò, visibilmente imbarazzato: “Mary…”
“Non c'è nulla di cui dobbiamo parlare, caro. – lo interruppe subito la moglie – Il signor Holmes ha frainteso il tuo interesse per lui. O voleva approfittare della disgrazia di Henry per fare sesso con te. Non posso che complimentarmi per i suoi gusti. Io ti ho sposato, non mi meraviglio che qualcuno possa trovarti così attraente da dimenticare le buone maniere o da usare qualsiasi espediente pur di averti.”
“Grazie, Mary,” sussurrò John, sollevato.
“Andiamo a letto. Dimentichiamo il signor Holmes. Non ne parleremo mai più.”
Così fecero. Si spogliarono. Si misero la biancheria per la notte. Si infilarono sotto le coperte. John cadde in un tranquillo sonno profondo. Mary, invece, non riusciva ad addormentarsi. Si alzò silenziosamente e andò verso il tavolino su cui aveva messo il mazzo delle chiavi. John era rimasto solo nella stanza mentre lei era in bagno. Quando era tornata, non aveva potuto controllare il mazzo, per non insospettire il marito. Ora, era ansiosa di vedere se fosse accaduto qualcosa. Con il cuore che batteva rapido, si avvicinò al tavolino, ancora sperando di essersi sbagliata. Di essere stata fuorviata dalla gelosia. Provò una stretta dolorosa al cuore, quando la vide.
La chiave della cantina era tornata al suo posto.
Mary afferrò il mazzo con rabbia e si voltò a osservare il marito, che dormiva con un'espressione innocente sul viso. Doveva controllare ancora una cosa. Ormai doveva sapere. Indossò una vestaglia e scese in cantina. Si diresse senza indugio verso la scaffalatura su cui erano riposte le bottiglie di Chateau Margaux “Pavillon Rouge” del 2011. Notò subito che fra esse ce ne era una del 2012. Con il cuore in gola, controllò il pavimento. Sotto la scaffalatura trovò alcuni frammenti di bottiglia e un po’ di polvere bianca. Un sudore freddo le scese lungo la schiena. John la aveva tradita. E non solo con un bacio.


Theodore Morstan si svegliò con l’inquietante sensazione di essere osservato. Spalancò gli occhi. Le prime luci del giorno entravano dalle tende socchiuse e illuminavano Mary seduta su una grande poltrona, proprio accanto al letto del padre. Anche alla tenue luce dell’alba, Theodore poté notare il pallore della figlia. Avrebbe giurato che stesse persino tremando. Doveva essere accaduto qualcosa di molto grave, che coinvolgeva John. Theodore si allungò e accese la lampada, che si trovava sul comodino. Si sistemò bene i cuscini dietro la schiena e si sedette comodamente, osservando la figlia con un sorriso trionfante sulle labbra. Non le avrebbe indorato la pillola. Aveva voluto fare di testa propria? Aveva voluto sposare quel mezzo uomo di John Watson? Bene! Che ora subisse le conseguenze delle proprie scelte: “Li hai sorpresi ad amoreggiare? Ti avevo detto che John non era l’uomo giusto per te, anche se non avrei mai pensato che fosse gay. Non fino a stasera, almeno. Quando lo ho visto interagire con il caro signor Holmes, però…”
“È molto peggio, padre,” lo interruppe Mary, con voce tremante.
“Peggio di avere sposato un gay, che si porta gli amanti sotto il tuo stesso tetto?” Sibilò Theodore.
Mary evitò lo sguardo del padre: “Sì,” sussurrò, con voce appena udibile.
Theodore si soffermò a osservare la figlia. Era veramente pallida e stava tremando. Non per rabbia. No. Mary stava tremando perché aveva paura.
Perché aveva paura.
Per Theodore fu come ricevere un pugno allo stomaco. Rimase senza fiato. Il ghigno soddisfatto svanì dal suo viso: “Che cosa è successo?” Domandò in tono secco.
“John mi ha sottratto le chiavi della cantina e vi si è introdotto. Ha trovato le bottiglie di Chateau Margaux “Pavillon Rouge” del 2011. Ne ha rotta una. Sa che non contengono vino,” mormorò.
Theodore impallidì: “Pensi che abbia passato un campione a quel giornalista... Holmes?”
“Può darsi. Questo spiegherebbe perché si stessero baciando.”
La rabbia dell’uomo montò ulteriormente: “Sei stata una stupida! Ti sei lasciata affascinare da un paio di occhi azzurri e ora ci hai messi entrambi nei guai! Non sappiamo chi sia veramente questo Holmes. Speriamo che non capisca che cosa si è portato via. Che sia solo un giornalista, convinto da John a riabilitare il nome di suo fratello…”
“Padre, mi…”
“Non mi interrompere. Non possiamo permettere che gli altri scoprano che sei stata così stupida da sposare qualcuno che potrebbe consegnarci all’MI6. Hai visto che cosa hanno fatto a Ballard, per molto meno. Dobbiamo eliminare il problema alla radice…”
“Padre…” mormorò Mary, inorridita.
“Non c’è altra soluzione. O John o noi. Ci vorrà del tempo. Non può morire in un incidente. Sarebbe sospetto. Prevedo che presto John si ammalerà gravemente e si spegnerà, lentamente e dolorosamente. Nemmeno lui capirà che cosa lo stia uccidendo. Purtroppo, non potremo fare la stessa cosa a Sherlock Holmes. Speriamo che muoia analizzando la polvere che ha portato via.”
Mary scuoteva la testa. Una parte di lei sapeva che il padre aveva ragione, ma un’altra parte amava veramente John e non voleva che lui morisse.
“È deciso, Mary. Il tuo caro marito John Watson morirà. Auguriamoci che ciò basti a salvare le nostre vite,” concluse Theodore, in un tono che non ammetteva repliche.
Mary abbassò la testa. Il suo sogno d’amore si era infranto. John non l’amava. Non solo. Aveva messo in pericolo la sua vita e quella di suo padre. Sì. Era giusto che John morisse.
Il sole era alto in cielo. Gli uccelli cinguettavano allegri. Quella meravigliosa giornata estiva sarebbe stata l'inizio della fine per John Watson.




Angolo dell'autrice


La vera Mary non avrebbe mai fatto del male a John, lo so. La vera Mary avrebbe ucciso per John. Che dire? Questa non è proprio la vera Mary.

Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui .
Grazie a meiousetsuna ed emerenziano per le recensioni allo scorso capitolo.
Ogni commento è sempre benvenuto.

Alla prossima settimana.

Ciao!
   
 
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