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Autore: DANI1993    23/11/2018    3 recensioni
Mi prese ansia. Io che di solito non avevo mai ansia prima di un esame. Era un qualcosa di nuovo. Avevo la brutta sensazione che quelle prove sarebbero state ben più terribili di quelle finora affrontate. Ero preparata… o almeno era quello che credevo.
“ Ecco qui” sentii sussurrare dal mio maestro, e il battito del mio cuore accelerò.
Alzò lo sguardo e io silenziosamente lo pregai di avere pietà.
“ La magia da contatto” chiese, enigmatico.
Riflettei un attimo, ma lui mi ordinò:” Veloce Bellatrix. Rispondimi all’instante quando ti faccio una domanda!”
“ Un attimo” avrei voluto rispondergli. Ma non osai farlo. Riflettei ancora un qualche secondo, poi mi arrivò alla mente la risposta. Ma lui non fu felice del mio tentennamento.
“ Allora” chiuse il libro e si alzò dalla poltrona. “ Hai studiato?” domandò. Non seppi se dargli la risposta o se l’avesse già saputa leggendomi nella mente. Forse no, poiché ripetè la domanda per la seconda volta: “ Hai studiato Bellatrix?”
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Horace Lumacorno, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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Dal grimorio di Rodolphus: “ Il trionfo di Rab”


 
Oggi si gioca la finale di Quidditch.

In altri tempi, certamente, ciò mi avrebbe dato noia ma solo perché allora ero un bambino. Ora nel volo sono diventato uno dei migliori della squadra. La squadra di Serpeverde è composta di soli maschi, le donne non sono considerate all’altezza. E direi, anche giustamente.

In fondo, non passa giorno che senta dire da loro che il Quidditch è roba per masochisti e gente in cerca di attenzioni, segno evidente che a loro non piace affatto. Ecco quindi la giustificazione della nostra convinzione che il Quidditch sia soltanto uno sport per maschi. Le altre squadre non ragionano così, soprattutto quelli di Grifondoro aperti a ignobili e ripugnanti mescolanze di sangue. E infatti oggi giochiamo contro di loro. Li dobbiamo distruggere, dobbiamo loro fare del male e, forse, non solo nel senso sportivo del termine.

Siamo primi in classifica in vantaggio di settanta punti. Ciò significa che per vincere dobbiamo farlo cercando in ogni modo di afferrare il boccino, perché senza quello quei vigliacchi ci sorpasserebbero e la coppa sarebbe la loro. Serpeverde non perde la Coppa del Quidditch da più di cinquant’anni e noi dobbiamo proseguire la striscia vincente. Dobbiamo farlo per Salazar.

Abbiamo una squadra formidabile che però, a volte, è poco unita, perché uno vuole prevalere sull’altro. Io sono uno dei più accesi e non passa giorno, specie da quest’anno, in cui non metta le mani addosso ad un mio compagno di squadra perché non la pensa come me. Molte volte, infatti, deve intervenire il capitano chiamato Flint per separarci.

Stamattina, com’è prassi quando si giocano le partite, a colazione di hanno dato fette di pane tostato triangolari e un uovo in un’immagine totalmente simile ad un anello del campo da volo.

“ Oh mi raccomando Rod… distruggeteli” si accertò Mulciber a colazione.

“ Stai tranquillo. Non finiranno vivi la partita” gli risposi, finendo in fretta e furia. Ero sempre il primo, della banda, a finire le portate. Gli altri erano terribilmente lenti.

“ Dai che ce la farete. Creeremo un inferno dagli spalti”

Io lo ascoltavo per metà. In realtà stavo già pregustando la vittoria finale. Perché si, avremmo vinto. Ne ero sicuro, come il sorgere del sole al mattino.
 
Mi diressi agli spogliatoi dopo aver salutato i restanti membri della banda e attesi gli altri miei compagni di squadra. Sentivo nel frattempo la tensione che aumentava in me e la paura che non ce la facessimo, per un attimo, mi offuscò la mente. Tentai di cacciarla, autoconvincendomi che se le cose avessero cominciato ad assumere una piega inaspettata, non avremmo esitato a ricorrere alle maniere forti.

La coppa doveva essere nostra ad ogni costo.

Quando ci fummo cambiati, vidi Flint che mi fece cenno di avvicinarglisi.

“ Tu, oggi, non giochi” buttò lì, quando fui vicino a lui.

Ebbi un attimo di elettroshock alla notizia, data senza alcun preavviso.

“ E perché?” domandai cercando di trattenere la collera e l’incredulità, sperando che fosse un brutto scherzo.

“ Silente è sugli spalti e dobbiamo porre un freno alle nostre… inclinazioni violente”

“ Non avrai paura di quel vecchio, spero”

“ No… ma ho paura di quello che può farci se vedesse che siamo disposti a tutto pur di vincere. Dobbiamo farlo lealmente”

“ Ma che diamine ti prende? Lealmente? Sai contro chi giochiamo, vero?” gli urlai contro

“ Lo so” rispose gravemente lui. “ Ma so anche che la vittoria meritata è molto più gratificante di quella farlocca. Dimostreremo a quel vecchio amante dei mezzobabbani e babbani che Serpeverde può fare a meno di ricorrere all’uso della violenza e anche ad uno dei suoi giocatori migliori. Siamo più forti e lo dimostreremo così. Umilieremo la squadra per cui parteggia quel vecchio, puoi starne certo. E non potranno attaccarsi a nulla. Questa sarà la nostra vittoria”

Fece una pausa e poi disse, quasi temendo la reazione che avrei avuto: “ Rabastan prenderà il tuo posto”

Non capii bene.

“ Rab cosa? Mio fratello prenderà… cosa?”

“ Il tuo posto, Rod. Rabastan prenderà il tuo posto. Stai tranquillo, comunque. E’ solo per precauzione e solo per questa partita”

“ Ma questa è LA Partita. E’ la finale. Non puoi permetterti il lusso di convocare e di far giocare uno che non ha mai cavalcato una scopa. Sarebbe da folli”

“ Vogliamo umiliarli? L’umiliazione prevede anche questo, partire sulla carta in svantaggio e vincere contro ogni pronostico. Non useremo il dolore fisico, Rod. Useremo quello mentale, di gran lunga più efficace e godurioso. Immagina come si sentiranno quelli dell’altra squadra se alla fine a vincere fossimo sempre noi. E Silente non potrà punirci se useremo questo per far loro del male”

L’idea, di per sé, mi piaceva. Non v’era alcun dubbio. Il problema però era riuscire nell’intento. Rab era davvero scarso. Forse, in quel caso, si che avrei preferito che in squadra ci fosse una ragazza: certamente sarebbe stato più facile vincere, alla fine. Però Flint era il capitano e la sua sembrava una decisione impossibile da far cambiare.

“ E mio fratello dov’è?”

“ Sta arrivando. Dovrebbe essere qui tra un paio di minuti. Tu, intanto, svestiti e lui indosserà i tuoi”

“ Non gli stanno. Sono stretti per lui”

“ A questo si può porre rimedio”

Estrasse la bacchetta e in un attimo gli indumenti divennero elasticizzati.
   
Mi ricambiai nuovamente e indossai di nuovo la divisa scolastica.

“ Sei sicuro che funzionerà?” domandai, cercando di autoconvincermi che, nonostante tutto, fosse la scelta più giusta in presenza di quella vecchia spia.

“ Sicuro, come lo sono sempre prima di vincere” rispose, sorridendo fiero. Flint è davvero un gran capitano. Buona parte del merito, se finora abbiamo sempre vinto, è suo. E pensare che all’inizio non eravamo molto ben visti l’uno con l’altro…

Rabastan sopraggiunse da lì a qualche minuto. Come al solito sembrava quasi spaesato.

“ Forza ragazzo. Ho dovuto sudare sette camice per convincere tuo fratello che nonostante te, vinceremo ugualmente. Cerca di non fare troppi danni, intesi?” disse Flint con un tono ben diverso da quello usato fino ad allora.

Non seppi se, minacciandolo, Rab avrebbe effettivamente dato il meglio di sé. Con me, in genere, lo faceva, ma solo perché io sono suo fratello e, nonostante, varie resistenze, ad un certo punto, obbediva. Con Flint dubito che lo avrebbe fatto. Non dissi comunque nulla e passai la tuta da Quidditch a Rabastan guardandolo, come per sincerarmi che stesse bene, ma che, soprattutto, limitasse i danni.

“ Sai come si sale su di una scopa?” domandò Flint sempre piuttosto impaziente.

“ Credo di si” rispose lui

“ Credi? Lo sai o non lo sai?”

“ Si… lo so”

“ Me lo auguro. Sai… io sono abituato ad essere circondato da gente brava e capace. All’inizio tuo fratello, ricorderai, che era un disastro. Poi è migliorato ed ora è uno dei migliori giocatori in squadra, se non forse il migliore. C’è solo un particolare: che quando tuo fratello era scarso la posta in gioco non era così alta. Oggi lo è. Quindi se farai danni, alla fine della gara, dovrai risponderne a noi, chiaro?”

C’erano cinque anni di differenza tra loro due: Rabastan era al termine del secondo anno, era infatti un anno più piccolo di me, e Flint al termine del settimo. Forse, anche per questo, non vidi mai Rabastan impallidire così tanto davanti ad una persona.

Augurando ad entrambi buona fortuna, lasciai loro due soli e mi diressi verso gli spalti.

Gli spettatori avevano già preso posto. Gettai un’occhiataccia in direzione del preside, era tutta colpa sua se non potevo giocare quel giorno, e verso la vicina professoressa Minerva McGranitt. Tra i due, certamente, preferivo la McGranitt, almeno era onesta nel dichiararsi accanita sostenitrice della sua Casa. Silente, invece, faceva il finto tonto, ma lo si vedeva lontano mille miglia per chi parteggiava veramente.

Gli spettatori, divisi in due metà esatte verdi e rosse, a simboleggiare i colori delle due squadre, vedendomi salire ai loro posti, ebbero reazioni opposte. Quelli di Serpeverde cominciarono a sibilare tra di loro e alcuni, anzi molti a dire il vero, divennero preoccupati; quelli di Grifondoro, fecero un boato di trionfo, come se avessero già vinto la coppa. Che idioti…

Presi posto tra i miei compagni di Casa e subito fui assalito da mille domande, una dietro l’altra.

“ Che cosa è successo?”

“ Perché non giochi tu?”

“ Chi gioca al tuo posto?”

“ Ma Flint è pazzo a non far giocare te, Lestrange?”

“ Dobbiamo protestare: se non gioca Lestrange non ha senso guardare la partita”

E via così…

Ammetto che non vidi molto della partita, più che altro perché temevo seriamente che Rab compromettesse davvero tutti gli sforzi che gli altri facevano per cercare di vincere. Una partita senza di me, non era affatto una partita.

“ Ma che diavolo combina, quello grosso?”

Alzai lo sguardo terrorizzato, sapendo a chi fosse riferito. Rabastan, per sbaglio, aveva azzoppato con un Bolide un compagno e ora la squadra era costretta a giocare in inferiorità numerica.

Sentii un esitante: “ Scusate. Non volevo…” da parte sua.

Gettai un’occhiata al tabellone dei risultati. Stavamo perdendo sessanta a venti. Dovevamo assolutamente prendere il boccino, altrimenti la coppa l’avremmo persa. Tutte le speranze erano riposte in Flint.

Lo cercai con lo sguardo e, tempo, che lo individuai, si era gettato all’inseguimento della pallina alata. L’aveva individuato.

BUM.

Un Bolide lanciato sempre da lui: Rabastan, colpì la tettoia degli spalti, creando un buco di un metro di diametro. Per fortuna, i cocci che ne caddero non furono tanto pesanti da infortunare qualcuno. Solo uno, un ragazzino del primo anno, ebbe un lieve taglio alla guancia sinistra.

Pregai che Flint afferrasse in fretta il boccino, in modo da impedire che Rab combinasse altri disastri.

Con la coda dell’occhio, vidi Rab sollevare una mano in direzione nostra, come per scusarsi.

“ Stupido” dissi tra me, scuotendo la testa.

“ Ehi, sacco di patate. Ti vuoi impegnare e dare una svegliata?” sentii gridare uno dei compagni di squadra in direzione di Rab. A me, in fondo, dispiaceva che si rivolgessero così bruscamente a lui, in fondo era pur sempre mio fratello. Però se le cercava proprio, a volte. Era così stupido…

“ Io mi sto impegnando” rispose lui, lamentoso.

L’altro non ribattè, perché impegnato a scagliare un Bolide verso l’avversario.

“ Stai fermo lì e non muoverti per nessuna ragione” ordinò poi, sempre lo stesso.

Vidi Rab obbedire. Forse, per qualche momento, non avrebbe più combinato nulla di sbagliato.

Passarono pochi secondi da quando ciò era accaduto, che mi sentii circondato da una marea verde che mi strattonava e mi urlava contro: “ ABBIAMO VINTO, LESTRANGE. ABBIAMO VINTO LA COPPA”

Lì per lì, non ci volli credere. Avevamo vinto nonostante Rab e nonostante giocassimo con un uomo in meno. Era meraviglioso. Forse uno dei giorni più belli della mia vita. Avevamo avuto la meglio su quei morti di fame e li avevamo umiliati. E questo grazie al nostro immenso capitano che da lì ad una quindicina di giorni, ci avrebbe lasciato.

Vincere senza di lui, sarà dura. Ma ora dobbiamo goderci la vittoria.

Sentii uno SWAM in lontananza, e vidi Rabastan che, involontariamente, forse per festeggiare anche lui, o forse semplicemente aveva perso il controllo della scopa, era andato a tamponare un altro compagno di squadra ed entrambi erano caduti da una decina di metri.
 
Risi tra me, forse dovuto al sollievo per la vittoria, ma sperai anche che non si fosse fatto niente il mio imbranato fratello. Venne soccorso, insieme all’altro compagno e fu portato in infermeria.

Scesi dagli spalti e dopo essermi congratulato con i miei compagni e dopo aver sollevato al cielo la coppa che avevamo meritatamente vinto contro quegli scappati di casa, andai a verificare lo stato di Rab.

Quando lo vidi a letto, ma che stava bene, istintivamente lo abbracciai.

Lui parve sorpreso. Disse: “ Non ero una schiappa secondo voi?”

“ E lo sei stato” risposi io.

“ Allora perché mi abbracci, fratello? Dovresti odiarmi”

Non sapeva quale fosse il piano di Flint evidentemente…

“ Non ti odio, Rab. E sai perché?”

Scosse il capo.

“ Perché con te che hai combinato disastri, abbiamo vinto ugualmente. E questa, fratello, più che una vittoria è un’umiliazione che gli abbiamo dato. Ed è tutto merito tuo…”

Almeno per quella volta, vidi Rab davvero felice e orgoglioso di sé stesso. Erano anni, anzi non l’avevo mai visto orgoglioso di sé stesso, il mio fratello sfigato.

Passarono cinque minuti, dove lui provò a realizzare il fatto che fosse stato utile per vincere, e arrivò una gran folla dentro l’infermeria, tant’è che quella stupida di Madama Chips cominciò a lamentarsi perché voleva una visita per volta. La mandammo sonoramente a quel paese, e tutti si congratularono con Rab per aver contribuito a rendere più goduriosa la vittoria.

“ Questa coppa è principalmente tua, ragazzo. Complimenti. Oggi, come ti avrà detto tuo fratello, non era necessario che giocassi bene, ma che combinassi il maggior numero possibile di danni e che noi vincessimo ugualmente. Li abbiamo non solo battuti, ma addirittura umiliati e Silente non potrà attaccarsi a nulla. E tutto questo è solo merito tuo”

Ci fu un applauso generale nei confronti di Rab. Quello fu il suo giorno di trionfo. Ammisi che qualche battuta di mani la feci anche io… ma giusto appena qualcuna. Sono pur sempre Rod: il suo fratello più grande, più sveglio e anche più furbo. 



NOTE DELL’AUTORE

Siamo ormai giunti quasi alla fine di questa parte. Voglio ringraziare Ecate, Alice e BellatrixBlack per le recensioni che non hanno mancato di farmi e ringrazio voi lettori e anche coloro che hanno messo questa storia tra le preferite e le seguite. Grazie a tutti.
Un avviso volevo darvi, riguardante gli ultimi capitoli di questa parte: saranno 3 capitoli rimanenti tutti incentrati su Tom Riddle. Con questo capitolo, di fatto chiudo quelli che riguardano gli altri personaggi in questa storia. Un fatto accadrà al termine di questa parte, un fatto che ho pensato recentemente e non era contemplato nelle scorse settimane. Mi auguro che questo fatto, venga da voi accolto con piacere senza crearvi eccessivo disturbo. Mi auguro che sia di vostro gradimento.
I dettagli vi saranno, poi, svelati successivamente.
Non ho altro da dire, se non grazie ancora a tutti!!
 
                                      
   
 
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