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Autore: AlekHiwatari14    26/11/2018    1 recensioni
Sequel di Iris Harlock - una storia perduta nel tempo…
Margaret, avendo cambiato il corso dei tempi e impedito ai diavoli di impossessarsi del suo mondo, continua il suo ruolo da eroe mascherato, ma stavolta sotto un altro nome e con un aiuto in più.
Una nuova avventura l'attende e nuove sfide con nuove e vecchie conoscenze, oltre ad una novità in più.
Il suo cuore ormai è stato preso da qualcuno.
Non è più la Margaret di prima. È cresciuta e innamorata, ma quell'amore è destinato a non reggere per molto.
Il risveglio del Signore degli inferi fa tremare cielo e terra e la nostra Iris Nube deve mettersi all'opera per cessare l'inferno del suo mondo.
[La storia contiene: Gender Bender/ Tematiche delicate come il bullismo e il razzismo/ Possibile FemSplash e/o Splash]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate
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Satana.


Riprendo i sensi, ritrovandomi legato e imprigionato in questa lurida cella.
Alzo lo sguardo. Accanto a me c'è solo Belzebub.
"Bel..."Farfuglio, ma è ancora senza sensi.
Mi sento così inutile e piccolo dinanzi a quel fratello che mi ha rinchiuso in questa prigione.
Eppure non capisco.
Mi ero rintanato in quella stanza. Pensavo di poterlo prendere di sorpresa, ma non è stato così.
Lui è tornato.
Non pensavo minimamente che potesse succedere.
Mi chiedo come abbia fatto.
Ricordo come se fosse oggi quel giorno in cui è stato imprigionato nel sarcofago criogeneo.
È stato lo stesso giorno in cui ho ucciso nostro fratello Ade e sono diventato il padrone assoluto dell'inferno.

 
***

Tutto cominciò così, in un modo del tutto inaspettato. Sono stato concepito per volere di mio fratello, Lucifero. Sono stato concepito perchè aveva bisogno d'aiuto.
Mi sentivo amato da lui e da Ade. Eravamo una famiglia e i sentimenti non erano banditi.
Regnavamo io, lui e Ade.
Ero stato scelto per la frazione demoni, ma ero un mezzosangue. Non so esattamente come sia stato creato, ma penso che sia da una costola di shinigami, dal sangue di mio fratello e dai semi dell'oscurità della luce che egli emanava. Insomma, non ero uno shinigami, non ero un diavolo e nemmeno un demone. Ero tutte e tre le razze.
Lo so. Starete pensando che allora sono un ibrido, un essere creato da più razze più essere solo quello, ma vi state sbagliando di grosso.
Le razze ibride, che discendono da due o più razze, hanno solo il 50% delle abilità, mentre i mezzosangue hanno il 100% di tutte le abilità delle razze compromesse.
Questo mi ha reso sempre diverso da lui e da Ade.
Non ero uno shinigami. Non ero un diavolo. Non potevo dire nemmeno di essere un demone pur avendo questa sezione tra le mani.
Mi sono sempre sentito diverso e Ade mi capiva bene, nonostante lui si fosse tranquillamente adeguato alla sua sezione di appartenenza, quella degli shinigami.
Era diverso da me. Era serio e giusto. Aveva i capelli neri e lunghi come quelli di nostro fratello, ma diventavano fuoco quando si arrabbiava. Riusciva ad accendere qualsiasi cosa. I suoi occhi erano color ambra, molto simile a quelli dei serpenti e aveva una presenza elegante e provocante.
Si può dire che io ero il più insulso tra i miei fratelli.
Lucifero è sempre stato un diavolo rispettato e il suo potere ci rendeva la sua ombra. Nessuno conosceva Ade e Satana oltre a lui.
Io ero un'ombra per lui, ma mi stava bene.
Mi stava bene perchè ho sempre odiato i riflettori, fino a quel giorno.
Avevo l'ordine di sorvegliare alcuni demoni che sembravano creare rogne e problemi ad alcuni angeli. Lucifero è stato sempre strano.
Odiava mettersi a confronto con il bene. Puniva chiunque non ascoltava la sua parola poichè riteneva che luce e oscurità dovevano cooperare per esistere entrambe. Sentiva che senza la luce, le tenebre non esistevano.
Assurdo.
Per me è sempre stata una totale assurdità, ma compresi la sua preoccupazione e andai personalmente a vedere il problema.
Fortunatamente non ci furono uccisioni. I demoni compresero il problema e si allontanarono dalla presenza angelica che vegliava sugli umani.
Rimasi lì a guardare quella razza così inferiore a noi.
Era patetico e incomprensibile che ci fosse questa fame di anime, quando potevamo prendercela invece di attendere e dare valore alla luce.
Quando rientrai nella dimora, mi feci sentire da mio fratello. Ero arrabbiato per quella situazione.
"Perchè morire di fame quando potremo tentare gli umani e prendere le loro anime?"Chiesi al sovrano degli inferi, entrando nella sua stanza.
Era una biblioteca enorme e lui se ne stava lì, davanti ad un quadro a leggere un libro.
Era il nostro tempio. Questa villa immensa in cui vivo era il nostro rifugio.
Eravamo io, lui e Ade a regnare lì. Per questo non comprendevo il suo modo d'agire.
"Ne abbiamo già parlato, fratellino. Nessuno prenderà alcuna anima. Ci ciberemo solo di quelle perse dagli shinigami. Dobbiamo ripulire la zona." Rispose con quel tono calmo e freddo, senza staccare gli occhi dal libro che teneva tra le mani.
"È assurdo! Dobbiamo procurarci noi il cibo! Già riusciamo a tentarli nel male, perchè non prenderci anche le loro anime?"
Quelle parole suonarono molto male alle sue orecchie, tanto che chiuse il libro di colpo e con uno scatto che mi fece rabbrividire.
Alzò lo sguardo verso di me e concluse con freddezza:"È il processo della vita. Chrono vuole che sia così e così rimarrà."
Mi venne vicino, mettendomi il libro tra le mani e andandosene.
Rimasi lì a pensare e a guardare quel libro. Era il libro della Genesi, quello vero dove veniva spiegata ogni razza creata al mondo.
Non capii perchè me l'aveva dato tra le mani, ma compresi che centrava qualcosa con ciò che aveva detto. Peccato che ancora oggi non ne capisco il collegamento.
Rimasi lì, a sfogliare le pagine, ma non leggevo. Guardavo solo le figure, riflettendo su tutto ciò che avrei potuto fare senza di lui, ma ero debole.
Amavo mio fratello. Volevo bene ad entrambi e li rispettavo.
Non potevo remare contro Lucifero. Ci volle poco prima che la rabbia e la perplessità mi lasciassero del tutto.
Posai il libro sulla scrivania, per poi uscire di lì tra il confuso e la sensazione di smarrimento che mi perseguitava. Per distrarmi e schiarirmi le idee decisi di andare nella discoteca locale.
Volevo sfogarmi un po', bere un drink e conoscere qualcuno, ma accadde l'impensabile.
"È occupato questo posto?"Sentii alla mia sinistra, mentre me ne stavo seduto al bancone a bere.
Mi voltai e vidi colei che mi rubò il cuore al primo sguardo. Colei il cui nome è Marte ed è ancora inciso nel mio cuore.
"Ehm... no."Farfugliai essendo terribilmente scioccato dalla sua bellezza.
Si sedette e cominciammo a chiacchierare.
Lei non sapeva che ero il fratello di Lucifero.
Mi presentai come un comune diavolo che lavora per tentare le persone nel male. Insomma, le dissi che avevo un lavoro umile invece di dirle che dirigevo l'armata demoniaca.
L'amore non era vietato come ora. È una regola che ho imposto io.
Lei divenne la mia più grande debolezza e la passione si fece sentire fin da subito. L'amavo follemente a tal punto di volerla sposare qualche mese dopo.
Ci completavamo o almeno era quel che pensavo.
Feci costruire una piccola casa che sarebbe stato il nostro nido d'amore, ma promisi anche a me stesso e a mio fratello che non avrei mai detto la verità su di me.
Non le ho mai detto di essere il fratello di Lucifero, signore degli inferi. Volevo che lei amasse me e non la mia posizione lavorativa ed economica.
Il nostro matrimonio sembrava andare a gonfie vele. Un anno dopo nacque il frutto del nostro amore, Belzebub. Era tutto perfetto. Eravamo una famiglia affiatata. Continuammo a stare insieme per anni, per più di ottocento anni.
Dopo circa cinquecentotrenta anni nacque anche il piccolo Deamon. Ero felice perchè avevo tutto ciò che avevo sempre desiderato, ma qualcosa cambiò in lei.
Cominciò ad infastidirsi ed essere irritata. Non voleva che toccassi mio figlio, ma era strano.
Con Belzebub me lo faceva fare, mentre con Deamon no. Era scattato qualcosa in lei. Iniziai a preoccuparmi seriamente per quel comportamento. Non era normale.
"Scusami, è solo che è un periodo di stress. Il lavoro mi sta uccidendo."Si giustificò ed io cercai di comprenderla. L'abbracciai dandole tutto il mio sostegno, ma non era il lavoro.
Mi accorsi che era corteggiata da un altro uomo.
Trovai delle lettere che teneva conservato nel suo portagioie.
Quel giorno mi trovò lì, seduto sul letto con quelle lettere tra le mani che cercavo spiegazioni.
"Che stai facendo? Perchè sei...?"
"Di chi sono?"Chiesi e lei rimase in silenzio.
Non sapeva che dire.
"Hai conosciuto qualcun altro? Per caso io non ti basto più?!" Tentai di capire.
Lei scosse la testa e si giustificò nuovamente:"Perdonami, è stato solo una distrazione di qualche mese fa. Adesso è tutto risolto."
"Allora perchè le hai ancora con te?!"
"Perchè volevo ricordarmi dell'errore fatto e non voglio commetterlo di nuovo."
Me lo disse con le lacrime agli occhi, mentre si avvicinava per abbracciarmi e confidare:"Perdonami, ma in questi giorni non sei stato presente ed io ho sentito la tua mancanza. È stato un momento di debolezza..."
Abbassai le lettere e non me la sentii di lasciarla.
L'accarezzai i capelli. I miei figli erano appena tornati da scuola e ci videro abbracciati che ci confortavamo l'un l'altro.
Chiusi la porta  di camera e lasciai scorrere tutto.
La baciai e facemmo l'amore per evitare di darle dei sospetti, ma cominciai ad indagare da allora.
Stavo fuori tutto il tempo e fingevo di lavorare anche quando non era così.
Persi di vista i miei bambini, ma dovevo farlo per vedere la fedeltà di quella donna, mia unica debolezza.
Fu proprio in uno di quei giorni, nel modo meno aspettato, che lo vidi con i miei occhi.
Ero appena tornato dal reindirizzare alcuni demoni. Mi diressi in camera mia, nella residenza del signore degli inferi, per aggiornare i registri, quando sentii la voce di quella donna dire:"No, tu devi saperlo."
"Marte?!"Mi chiesi, uscendo dalla stanza e guardando dal piano superiore.
Pensavo avesse scoperto la verità su di me, ma mi accorsi che non era così. Seguì una scena straziante che mi spezzò il cuore.
"Marte, ti ho detto più volte che non voglio vederti. È stato solo un equivoco. È stato solo un momento." Disse mio fratello essendo molto freddo con lei, ma lei lo prese per il braccio urlandogli:"Si, ma io sono incinta e il padre sei tu."
Quelle parole furono come lame nel mio cuore.
Sentii come delle lame trafiggermi.
Non ebbi il coraggio di sentire oltre. Mi rintanai nel mio studio, cercando di trattenere le lacrime.
Mio fratello, l'unica persona che credevo che non mi avrebbe mai tradito, era l'amante di mia moglie.
Lei mi aveva tradito con Lucifero.
I giorni passavano e la mia sete di vendetta si fece sempre più forte e insopportabile.
Ade, qualche anno prima, era stato allontanato a causa del sacrilegio degli shinigami. Divenne il re degli shinigami, il Dio della morte ed io mi sentivo sempre più inutile.
Ade era diventato importante, proprio come Lucifero. Ero stato messo all'ombra di loro due, ero stato la seconda scelta di mia moglie e tradito da mio fratello.
Dovevano pagare tutti e così decisi di allearmi con il re degli shinigami, inventandomi una menzogna.
"Cosa? Ma è impossibile!"
"Ti dico che è la verità. Lucifero è il nostro capo e vuole prendere il tuo posto e sterminare tutti gli shinigami."
Sentendo quelle parole, Ade scosse la testa e continuò:"Ma senza gli shinigami, gli umani non avranno più un tempo e non capirebbero il valore della vita."
"Lo so, per questo ti sto dicendo di fare qualcosa! Dobbiamo ucciderlo."
Purtroppo, il legame fraterno si era ben consolidato tra noi.
Io non riuscivo ad avere il coraggio di uccidere Lucifero, per questo ingaggiai lui e un demone che lo seguì, ma anche Ade non riuscì a distruggerlo.
Sapeva di un sarcofago criogeneo che avrebbe fatto dormire per anni chiunque diavolo o essere malvagio. Non so come, ma lo rinchiuse lì dentro pronunciando:"Perdonami, fratello, ma è per il tuo bene."
Lucifero batteva le mani sul sarcofago, mentre con un calcio venne spinto nella lava bollente.
Sarebbe dovuto finire così, ma io avevo chiesto di ucciderlo e non di chiuderlo in un sarcofago che l'avrebbe risvegliato.
Il demone mi raccontò l'accaduto e la rabbia e dall'ira presero il sopravvento su di me.
Decapitai mio fratello senza volerlo.
Dopo un tremendo litigio, dove buttai in fondo alle scale della villa una spada preparata per uccidere Lucifero, accadde la tragedia.
"Dovevi ucciderlo! Non addormentarlo, idiota!" Sbraita, spingendolo con rabbia.
Ade perse l'equilibrio, cadendo per le scale della casa. La lama della spada era colma d'acido e finì dietro al suo collo, bruciandolo e staccandogli la testa.
Morì sul colpo.
Il sangue e l'orrore mi fecero rabbrividire e urlare.
"Ade!!"Urlai con le lacrime agli occhi, correndo da lui.
Lo presi tra le mie braccia, ma era già andato.
"No, Ade... io...non volevo....io..." Farfugliai con le lacrime agli occhi.
Le mie urla fecero accorrere le armate di diavoli e demoni che vegliavano la villa. Nel vedermi con le mani colme di sangue e il volto macchiato si inginocchiarono a me, proclamandomi signore dell'inferno.
Avevo emozioni contrastanti. Era stato causato tutto da Marte. Se non fosse stato per lei, se non fosse stato per Lucifero, non avrei perso mio fratello Ade.
Il primo ordine fu quello di non amare, di essere spietati e di rubare le anime delle persone attraverso i contratti.
Mi presi un po' di tempo per organizzarmi e impartire nuovi ordini.
Mi piaceva la vita da signore degli inferi.
Era agiata, anche se piena di difficoltà.
Ero solo, ma stavo bene. L'unico pensiero era la mia progenia.
Volevo riprendermi ciò che mi apparteneva di diritto e così decisi di andare in quella casa. Mi feci accompagnare da un demone che mi serviva.
Il suo nome era Ares. Era un demone rispettabilissimo, con ottimi principi morali che mi ha sempre aiutato a comprendere cosa fare, ma anche colui che mi rivelò ciò che era successo a Lucifero.
Una volta arrivato a casa, scaraventai la porta, standomene nell'ombra e vedendo chiaramente quella traditrice con in braccio il frutto del tradimento e di quel viscido essere.
"Va via!" Urlò, indietreggiando e tenendosi stretta la bambina, ma non sapeva che così facendo stava solo alimentando la vendetta che avevo nel cuore.
Senza dire nulla, le andai incontro e le strappai il cuore dal petto, prendendo prima tra le mani il marmocchio che abbracciava e proteggeva.
"Ade..." Chiamò, mentre allungava la sua mano nei suoi ultimi istanti di vita per riprendere ciò che era suo.
Guardai attentamente quella scena patetica di quella stupida diavolessa che urlava ancora e ancora:"Non farle del male!"
Aveva le lacrime agli occhi. La guardai con disprezzo.
Era impazzita per quel marmocchio che avevo tra le mani. L'amava alla follia, più dei nostri figli.
Quella bastarda non voleva rimediare ai suoi errori, ma voleva morire per proteggere chi amava.
Scossi la testa e deluso le dissi:"Sei un disonore per la mia famiglia. Non meriti di esistere!"
La rabbia mi accecò.
Il pensiero che potesse tenere più ad un figlio fatto con mio fratello che con i bambini che abbiamo fatto insieme e che siamo stati insieme per più di ottocento anni, mi fece impazzire.
Mi trasformai in un mostro, lasciando uscire la mia forma diavolesca composta da cosce e testa di capra, mani allungate e unghie diventate artigli neri e spessi. Mi ricoprii di peli maleodoranti. Le strappai il cuore che avevo tra le mani, dal suo petto, con una forza bruta.
Marte guardò il piccolo, mentre il mostro che ero ritirava la sua mano con quel cuore pulsante.
Cadde a terra e le sue ultime parole furono:"Figlia mia. Fa rimpiangere a tutti questo giorno. Uccidi e strappa a tutti la cosa a cui tengono di più."
In quel momento intuii qualcosa di grande. C'era un rapporto unico tra Marte e il neonato. Il piccolo cominciò a piangere ed io compresi che non era un lui, ma una lei.
Mi calmai ritornando uomo.
Scioccato da quell'amore che era stato mostrato, guardai millimetro per millimetro quella piccola mocciosa per capirne che fare.
Una cosa era certa. Non la volevo come figlia. Non era mia.
"Tsk... che essere inutile. Pensavo fosse un altro maschio e invece è solo una misera femmina."
Con disprezzo, la diedi tra le mani del demone che avevo dietro.
Odiavo tenere tra le braccia un neonato che non mi apparteneva. Inoltre, se fosse stato maschio, sarebbe stato perfetto come servo.
Che me ne sarei dovuto fare di una femmina?
Guardai la piccola, per poi spostare gli occhi su Marte. Non mi aveva lasciato altra scelta.
Mi avvicinai a quel corpo ormai senza vita. Avevo ucciso le persone che amavo e non volevo fare lo stesso sbaglio con Bel e Deamon. Loro non centravano.
Erano sempre figli miei.
Amorevolmente, staccai la testa dal collo della donna, per dargli una sepoltura come tutti i diavoli.
Conficcai quella testa in un palo, segno di profonda inferiorità di specie e di essersene andata amando chi non doveva.
"Mi spiace, ma non potevo fare altro." Dissi con il cuore in gola, dandole un ultimo sguardo.
Era stata un disonore e una delusione orribile. Non potevo sorpassare a quel gesto terribilmente schifoso. Aveva amato qualcuno che non doveva amare. Aveva amato mio fratello e amava fortemente quella mocciosa, frutto del tradimento.
Cominciai a pensare che il problema ero io tra di loro, ma sapevo che non era così. Mi ero guadagnato il titolo di signore degli inferi. Mi ero guadagnato la villa e tutti i titoli che seguono.
Non volevo fare lo stesso errore.
Non volevo escludere i miei bambini.
Aspettai il ritorno di Deamon e Bel, per poi trascinarli nella loro nuova casa.
"Ares! Metti giù la mocciosa!"
"Signore, ma così morirà!"
"Meglio. È solo il ricordo più orrido che io abbia. Ha il nome del mio fratello ucciso ed è il frutto del tradimento di mia moglie. Non la voglio in casa mia."Dissi deciso, ma quel demone era preso dalla compassione:"Signore, baderò io a lei, ma per favore. Non lasciamola da sola qui. È solo una bambina."
"Bambina o no, non la voglio."
"Baderò io a lei, signore. Ho sempre voluto una figlia da crescere. Per favore. Mi lasci prendere cura di lei."Mi chiese ed io non riuscii a dirgli di no.
Non era un demone comune. Era mio amico.
Non potevo evitare di accettare quella sua richiesta:"E d'accordo. Baderai tu a lei, ma io non ne voglio sapere nulla. Anzi, non voglio nemmeno vederla in giro."

 
***

Così, mi sono trovato a badare anche ad Ade. Me la sono trovata nella mia dimora e ho cercato di evitarla.
Ogni giorno che la guardo, assomiglia sempre di più a sua madre e a quell'uomo che odio profondamente e che ora mi ha bloccato qui.
Spero solo di non soccombere di nuovo.
Non voglio perdere un'altra volta con lui.
Non voglio perdere i miei figli come ho perso la mia amata. Adesso sono io il signore degli inferi e voglio tenere stretto questo trono che di diritto mi appartiene, anche se è più difficile di quanto si possa pensare.
"Ade..."Farfuglio, non vedendola in cella.
Spero solo che Deamon ci salvi da questo atroce destino.
   
 
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