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Autore: DANI1993    29/11/2018    3 recensioni
Mi prese ansia. Io che di solito non avevo mai ansia prima di un esame. Era un qualcosa di nuovo. Avevo la brutta sensazione che quelle prove sarebbero state ben più terribili di quelle finora affrontate. Ero preparata… o almeno era quello che credevo.
“ Ecco qui” sentii sussurrare dal mio maestro, e il battito del mio cuore accelerò.
Alzò lo sguardo e io silenziosamente lo pregai di avere pietà.
“ La magia da contatto” chiese, enigmatico.
Riflettei un attimo, ma lui mi ordinò:” Veloce Bellatrix. Rispondimi all’instante quando ti faccio una domanda!”
“ Un attimo” avrei voluto rispondergli. Ma non osai farlo. Riflettei ancora un qualche secondo, poi mi arrivò alla mente la risposta. Ma lui non fu felice del mio tentennamento.
“ Allora” chiuse il libro e si alzò dalla poltrona. “ Hai studiato?” domandò. Non seppi se dargli la risposta o se l’avesse già saputa leggendomi nella mente. Forse no, poiché ripetè la domanda per la seconda volta: “ Hai studiato Bellatrix?”
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Horace Lumacorno, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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AVVERTENZA: IN QUESTO CAPITOLO I TERMINI TECNICI NON SONO PRESI DALLE CONOSCENZE DEL SOTTOSCRITTO, MA SONO FRUTTO DI CONOSCENZE DELL’UTENTE CIRCE. I TERMINI CONTENUTI IN QUESTO CAPITOLO LI POTETE VERIFICARE VOI STESSI NEL CAPITOLO 4 DEL MAESTRO DI ARTI OSCURE, A CUI QUESTA STORIA FA AFFIDAMENTO.


Nell’ultima settimana al castello venne organizzato un ballo conclusivo di fine anno. Vi partecipavano tutti, e inteso, proprio tutti gli studenti di Hogwarts.
Sebbene l’obbligo di frequenza fosse altamente consigliato uno studente, fra tutti, non vi partecipò. O, per meglio dire, fu presente fisicamente, ma non prese parte alle danze. Odiava i balli, li riteneva sciocche perdite di tempo.  Quel giovane si chiamava Tom Riddle.
Nelle ultime settimane, varie volte, Riddle aveva avuto come la sensazione di essere osservato, tenuto sotto controllo, più che mai, dall’unica persona che ancora non si fidava di lui: il preside Albus Silente.
E quale occasione migliore per sfuggire al suo controllo, nel mentre in cui l’intera scuola era alle prese con una stupida festa?
Resistette comunque alla tentazione di andarsene. Ormai era lì presente, tutti i professori l’avevano adocchiato  e tutti si sarebbero, ormai, resi conto se si fosse allontanato. Perciò fu costretto a rimanere, sebbene odiasse tutto ciò che era costretto ad osservare.
Guarda che mi tocca subire…”  pensò tra sé e sé, scuotendo la testa con disapprovazione: “ aaahh invece di studiare la magia, questi stupidi, badano ai divertimenti. Avessero lo stesso entusiasmo nello studiare la magia, come ce l’hanno in questo istante, divertendosi, il mondo sarebbe un posto migliore. Avremmo finalmente risolto buona parte dei nostri problemi”…
E per problemi, naturalmente, intendeva la predominanza babbana sulla magia. Era  un mondo invaso dai babbani, quello. Un mondo che doveva, presto, cambiare.
Stava ancora pensando a questo ed altro, lamentandosi di tutto e di tutti, quel giorno, quando venne richiamato da uno dei prefetti.
“ Scusa, Riddle. Volevo sapere se avessi visto il mio gatto in giro. Sono settimane che non  riesco più a trovarlo…” domandò ad alta voce, sovrastando la musica a tutto volume.
Riddle osservò la divisa, sulla quale lo stemma presentava un grifone rosso e dorato. Grifondoro…   
“ No. Mi dispiace. Non l’ho visto” rispose brusco, senza guardarlo. Vedere quello stemma lì, davanti a lui, era una tortura forse ancora peggiore dell’assistere a quello spettacolo indecoroso al quale stava assistendo da tutta la mattinata.
L’altro chinò il capo triste e si allontanò, come un cane bastonato.
Naturalmente aveva mentito. Era quasi certo che il gatto in questione, fosse quello che aveva fatto fuori la notte in cui scoprì che suo padre non era in quella dannata lista. Nel colmo della rabbia, per l’amara delusione, aveva ucciso il gatto e si rese conto, ben presto, che neanche a mente fredda si era pentito di ciò che aveva combinato. Non gli piacevano gli animali, li odiava. Aveva solo una naturale ammirazione per i serpenti, con il quale da piccolo ci parlava anche.
Il problema, quel giorno, riguardava più un altro fatto, che non la morte di uno stupido animaletto: l’unica persona con la quale parlava spesso, ultimamente passava ben poco tempo con lui, e mai in presenza di altre persone. La naturale natura bellicosa di Bellatrix stava ormai piano piano uscendo fuori e ciò poteva costituire un piccolo problema: Tom era diverso da Bellatrix, la quale agiva sempre più d’impulso. Tom era più freddo, riflessivo, gli piaceva agire più nell’ombra  che non alla luce del sole, come Bella.
E il fatto che una come lei, si intrattenesse con lui, davanti a tutti, poteva costituire un problema alla sua reputazione che si era ormai creato attorno alla sua persona. Perciò le aveva dato l’espresso ordine di non farsi più vedere assieme a lui, in presenza di altri, specie dopo l’incidente al nato babbano grifondoro, alla lezione di incantesimi.
Ovviamente aveva taciuto il vero motivo: anche una sciocca serva dall’animo debole e malleabile come il suo, avrebbe potuto mostrare qualche segno di alterazione o ribellione se le avesse detto espressamente: “ non vediamoci assieme, perché mi rovini la reputazione”.
Perciò Bella non si fece vedere per tutto il giorno in sua compagnia. Non la vide neanche ballare, ma non se ne preoccupò affatto: Bella era diversa, era destinata ad essere diversa. Era destinata a diventare la strega più potente di tutte le altre. E i balli sarebbero stati l’ultima delle cose che avrebbero dovuto esserle a cuore…
Dopo uno spettacolo di ben otto ore, le otto ore più interminabili che Riddle ricordasse a sua memoria, peraltro ottima, finalmente quello schifo di festa cessò.
Non ricordava mai, né a Hogwarts durante le lezioni, né all’orfanotrofio, di essersi mai addormentato dalla noia per qualcosa. Ovvio: odiava l’orfanotrofio con tutto sé stesso, per le cose che vi erano successe dentro, quando era un bambino, ma non si era mai annoiato nel vero senso del termine. Odio e noia, non sempre viaggiano di pari passo.
Quel pomeriggio, invece, per la prima volta gli capitò di abbacchiarsi leggermente davanti a qualcosa.
Ma quando il tutto finì, si ritrovò più vivo e più sveglio che mai. Si alzò, primo fra tutti, si stiracchiò e andò in direzione della biblioteca.
In quel periodo era, ovviamente, vuota: chi mai avrebbe avuto bisogno di stare in biblioteca l’ultimo giorno, prima della successiva partenza per le vacanze estive?
Prese la bacchetta e fece comparire uno dei libri di magia oscura che stava studiando in quei giorni.
Accadeva un fatto strano, però, mentre studiava quella branca della magia: ogni volta che ne leggeva una parte, pareva che sentisse come una sorta di influsso magico oscuro che gli penetrava nel corpo rendendolo vulnerabile. Passava qualche minuto in preda ai brividi di freddo e al sudore, seppur leggero, che impregnava la sua pelle.
Si sentiva debole, in poche parole. Durava qualche istante e poi tutto tornava normale, come se non fosse mai successo nulla di tutto ciò.
Più volte si era domandato perché mai quei libri gli provocassero tanti disturbi e se esisteva effettivamente un modo per controllarli, quei disturbi, ma non gli venne in mente alcuna soluzione. Chiedere ai professori, ovviamente, non avrebbe avuto alcun senso e sarebbe stato molto imprudente farlo, per varie ragioni…
Aprì il libro e continuò a studiare attentamente ogni singola nozione che esso conteneva.
Ancora non si era cimentato nella pratica delle Arti Oscure e, ancora per un po’ di tempo avrebbe desistito dal farlo.
Le nozioni si susseguivano a ritmi frenetici e mano a mano che apprendeva ne rimaneva sempre più affascinato e sempre maggiormente desideroso di spingersi oltre i limiti.

Non avere mai paura di superare, anzi, sbaragliare i limiti imposti della magia normale  
 
Questo era uno dei tre dettami che aveva da sempre, sin da quando aveva iniziato a studiare a Hogwarts. Ovviamente, ora che stava apprendendo il mondo della magia oscura, sapeva perfettamente che la magia di luce presentava dei limiti, oltre i quali era altamente sconsigliato spingersi.
Che sciocchi ignoranti… la magia va scoperta in ogni singola fonte. E la magia oscura presenta la più grande fonte che la stessa magia ha. E’ la più potente, nonché la più completa tra i due tipi.
Bella ancora non conosceva questo particolare, l’avrebbe scoperto un giorno. Lui le avrebbe fatto da maestro, ma ora era ancora troppo presto…Le avrebbe insegnato i nuovi tre dettami, dopo quelli provvisori di cui era già a conoscenza dall’anno prima, e questi nuovi le avrebbe incamerate nella sua testolina per il resto dei suoi giorni.

Uno: impegnarsi sempre fino in fondo, al limite delle proprie capacità, per imparare tutti gli insegnamenti delle arti oscure.
Due: non aver mai paura di oltrepassare, anzi, sbaragliare i limiti imposti alla magia normale.
Tre: non innamorarsi mai

Questa sarebbe stata la sua prova finale: non innamorarsi mai. Era talmente sciocca che non si era neanche accorta che il suo maestro ormai era perfettamente a conoscenza di quali fossero i suoi sentimenti verso di lui. Ma non avrebbe ceduto, se non prima di aver attentamente valutato fin dove lei si sarebbe spinta.
In base al risultato della sua prova finale, lui avrebbe valutato il tutto…


Tornò a leggere il libro, scacciando dalla mente quel patetico pensiero. L’amore gli era costato carissimo ai tempi dell’orfanotrofio, da bambino, costretto a subire cose che nessuno vorrebbe subire. Violenze di ogni tipo e ogni genere… basta! Era il passato quello, ormai aveva cambiato vita… e in ogni caso quella feccia babbana della direttrice Cole, che aveva permesso che tutto questo avvenisse lì, in quell’inferno, l’avrebbe pagata… l’avrebbe pagata molto cara…


“ Le sei facoltà magiche comprendono sei fasi: visualizzazione, concentrazione, accrescimento energetico, carico dei poteri sulla bacchetta magica e poi, se necessario, alterazione dello stato di coscienza e, infine, liberazione dell’energia in eccesso” lesse. Era abbastanza semplice da memorizzare la cosa, non era particolarmente arduo come concetto. Passò al successivo.
Strumenti della terra: gli strumenti della terra sono innumerevoli. I più importanti, quelli di uso più comune, sono: la sabbia, l’argilla, le pietre, i cristalli, i ceppi tagliati, i pentacoli e le radici delle piante. Tutti questi elementi servono per esprimere l’essenza della terra”
“ Le simbologie del sole: rappresentano l’aspetto maschile della magia, influenzano i riti magici quasi quanto la luna. L’energia del sole è un’energia potente, arrogante, dispotica ed autoritaria. Questi processi possono essere controllati con i poteri della strega o del mago. Così come anche i processi dell’acqua, dell’aria e della terra”.

E Tom questo lo sapeva già fare, fin dalla nascita. Gli vennero in mente le innumerevoli volte in cui causava improvvise tempeste e scrosci di pioggia, con venti devastanti all’inverosimile. Ricordava le volte in cui, nelle grotte che scopriva e nelle quali nascondeva i suoi trofei, vedeva le immense forze della natura, abbattersi sugli scogli e dopo un po’ di tempo, cominciava a controllarle con la mente. Presto avrebbe imparato a controllarle anche con la bacchetta, forse sarebbe stato persino più facile…
Andò ancora avanti…
L’equiseto e la verbena sono piante medicinali;  antiinfiammatoria e antifebbrile nel caso della verbena e antiemorragico nel caso dell’equiseto. Vengono usate come piante curative nel caso di una ferita post duello, oppure per curare le infezioni. Rientrano perciò, nel campo della magia prettamente curativa”
Banale no? Nulla di particolarmente complicato. Quasi si annoiava nell’imparare quel genere di roba assolutamente scontata…
L’aura è il campo di energia che circonda gli esseri viventi. Penetrando l’aura con la nostra energia magica, possiamo iniziare a modificarne i comportamenti, creare scompensi e diminuire l’energia dell’organismo in questione fino a portarlo alla morte”
Questo effettivamente riscontrò il suo interesse: dove si parlava di morte e distruzione… effettivamente la cosa gli piaceva. Ne traeva piacere.
Passò allo studio dell’astronomia oscura: lo studio delle posizioni lunari. La sua la conosceva già, per certi aspetti. Luna in gemelli. Era talmente ovvia come cosa che quasi la diede per scontata senza neanche leggerla e quando lo fece, per un attimo ci restò pure male.
“ Luna in gemelli: le persone in luna in gemelli hanno un’ottima conoscenza e intelligenza e possiedono una grande capacità logica e intuitiva. Hanno il difetto di essere imprevedibili, superficiali, di prendere decisioni improvvise. Si può loro indurre di fare ciò che si vuole se si agisce su di lui con rapidità, sfruttando le sue iniziative poco ponderate”
Ma come si permetteva…. Lui non aveva punti deboli…
Non fece però in tempo a pensare o ad irritarsi più di tanto  che successero due cose quasi in contemporanea.
La prima fu che di nuovo fu preso da quello strano e improvviso senso di debolezza e di freddo, come gli succedeva ogni volta che aveva a che fare con la magia oscura. Tremò, dovette chiudere gli occhi e appoggiarsi allo schienale della sedia, per non svenire completamente. Fu una crisi più violenta rispetto alle altre volte, forse perché effettivamente si era spinto troppo in là, nello studio, quel giorno…
La seconda fu che, appena si fu ripreso un po’, udì una voce terribilmente famigliare avvicinarsi alla biblioteca: Albus Silente.
Lottando contro il malore, agitò la bacchetta e il libro di magia oscura scomparve all’istante lasciandolo lì, da solo apparentemente senza nulla da fare.
“ Riddle” lo chiamò quando arrivò nella biblioteca. “ Cosa combini?”
Fortunatamente la crisi, nel momento in cui comparve Silente, cessò completamente e Riddle si presentò a lui in buone condizioni di salute.
Riddle alzò un attimo le spalle, asciugandosi con la divisa la fronte imperlata di sudore freddo e rispose: “ Nulla signore. Mi godevo un po’ di riposo…”
“ Tom” lo chiamò ancora Silente, facendogli segno di avvicinarsi.  “ Puoi venire nel mio ufficio? Devo parlarti”
Sbuffando d’impazienza, ma senza farsi notare il gesto, Riddle seguì Silente nel suo ufficio.
“ Chiudi la porta, Tom” disse. Riddle eseguì, ma non gli piacque per nulla il fatto che Silente, sebbene fosse preside, si permettesse di dare ordini a lui.
“ Siediti, per favore. Posso offrirti da bere?” domandò affabile, dandogli le spalle e prendendo una bottiglia di vino.
“ Si… grazie” rispose lui.
Silente versò del vino elfico in due bicchieri e ne prese uno per sé e l’altro lo passò al suo interlocutore.
Riddle prese in mano il bicchiere e bevve un sorso di vino. Silente fece la stessa cosa e quando posò anch’egli il proprio, si sporse verso Riddle con la punta delle dita sotto il mento, e fissandolo, domandò: “ Che stavi facendo in biblioteca, Tom?”
“ Le ho risposto, signore. Stavo semplicemente rilassandomi” rispose Riddle sostenendo tranquillamente lo sguardo del preside.
“ In biblioteca? Proprio l’ultimo giorno?” domandò Silente lievemente sospettoso
“ Signore” Riddle chinò il capo in segno di cortesia. “ La mia presenza qui, non è atta a partecipare. Io sono qui per vincere. La grandiosa opera che ho intenzione di iniziare e terminare qui, in questo castello, dovrà essere narrata alle generazioni future. Tutti dovranno vedere e ricordare le grandiose opere compiute da Tom Marvolo Riddle, qui. Io sono venuto per essere ricordato, non voglio essere uno dei tanti dei quali non si hanno memoria”
“ Ammirevole, Tom” rispose a sua volta Silente, chinando anch’egli il capo, come precedentemente fatto da Riddle. “ Tuttavia, devo constatare che ho qualche sospetto in merito a cosa intenda te per: “ grandiose opere”. Cosa intendi per: grandiose opere?”
Riddle sorrise tra se. Che sciocco, prevedibile. Era proprio la domanda che si aspettava che gli venisse posta.
“ Grandiose opere?” domandò, gli occhi luccicanti. “ Se mi permette…signore”
Si alzò in piedi senza ricevere permesso e poggiò delicatamente la bacchetta alle labbra. Poi soffiò leggermente e ne uscì come una densa nube.
Ad un tratto la nube si diradò e comparve Tom Riddle più adulto, di come si trovava allora in quell’ufficio davanti al preside, pieno di ogni genere di lode, onore,  gloria e potenza  da ogni persona che gli stava accanto.  
Vedeva se stesso ricevere premi della scuola di ogni genere; intrattenere discorsi altamente convincenti davanti a centinaia di persone ammaliate da lui che pendevano letteralmente dalle sue labbra; vedeva sé stesso stringere le mani ai più grandi maghi del mondo, provenienti da ogni nazione. Maghi che avevano in lui piena fiducia su tutto in lui e lo proclamavano assiduamente come un grande difensore dei diritti babbani nel mondo magico, perché sì… il Tom Riddle che era lì presente era si un mago carismatico, seducente e brillante oltre l’immaginabile, ma era soprattutto buono. Un mago che aveva a cuore i diritti dei babbani, li difendeva e ne proteggeva in gran numero. Stringeva le mani a tutti, maghi, mezzosangue e babbani di ogni nazione della terra.
“ Questo, signore è ciò che voglio per questa scuola e per questo mondo. Non potrei mai desiderare qualcosa di spiacevole in questa scuola o in genere, nel mondo lì fuori”
Silente rimase in silenzio per un attimo, sembrava stesse valutando la prossima mossa, ma pareva in evidente difficoltà.
E in quell’attimo di dubbio, di momentanea debolezza del preside, Riddle finalmente ne colse la debolezza. Capì, per la primissima volta da quando lo conosceva, quale fosse la debolezza del suo avversario; il suo tormento.
Gli parve di udire un lontano: “ Incredibile… mi ricordi…lui”
Riddle tuttavia non badò molto alla lamentela che aveva in parte udito dalle labbra di Silente, né ne fu particolarmente interessato a dirla tutta. Era trionfante, invece, per essere riuscito a sottomettere Albus Silente, la mente del grande mago, al suo volere. Ora sapeva come avrebbe agito per toglierlo di mezzo una volta per tutte.
Quel vecchio si era dimostrato troppo pericoloso per la sua ascesa al potere in quella scuola, che aveva intenzione di instaurare l’anno successivo. Occorreva che l’unica persona che non si era ancora fatta abbindolare dal suo finto buonismo, venisse tolta di mezzo. Gli era d’intralcio, ormai.
L’unica cosa era far si che il tutto avvenisse senza che i sospetti ricadessero su Riddle, ma doveva accadere che Silente ne risultasse colpevole.
Gettò uno sguardo alla fenice poggiata sul trespolo e poi guardò Silente, precisamente all’altezza dei lunghi capelli. Poi, impercettibilmente, mosse la bacchetta e uno dei strani e stupidi oggetti sulla scrivania cadde e si ruppe in mille pezzi.
Silente, sentendo il rumore sobbalzò e si piegò a prendere il resto dei cocci rotti, sul pavimento e lì Riddle agì. Puntò la bacchetta verso il capo di Silente, piegato in avanti a riordinare i pezzi caduti a terra, e ne estrasse un lungo capello grigio.
Il preside non si accorse di nulla. Poi quando si raddrizzò Riddle fece scomparire il capello e fece per avvicinarsi alla fenice.
“ E’ molto bella, signore” disse amorevole, per distrarlo. “ Come si chiama?”
Silente continuò a fissare Riddle, per tenerlo sotto scacco, ma non si accorse che nel frattempo l’allievo aveva staccato una piuma dall’uccello scarlatto e l’aveva anch’essa fatta sparire.
Accarezzò due o tre volte l’animale, per non destare sospetti e poi domandò cortesemente: “ Ora posso andare, signore?”
“ Si…vai Tom”
Sulla soglia, però lo bloccò nuovamente.
“ Solo una domanda” disse e Riddle si fermò, con la mano sulla maniglia. “ Ci sei tu dietro le aggressioni ai ragazzini del primo anno? Abbiamo punito Bellatrix e Rabastan, per aggressioni alquanto sospette. Ci sei tu, dietro tutto questo?”
Riddle si voltò, sorridendo e sforzandosi di restare calmo.
“ Signore” iniziò, cercando di trattenere la rabbia. Come osava? Indisponente fino all’ultimo proprio…
“ Le ho mostrato ciò che sono e che diventerò. Non ho alcun motivo per tentare di ingannarla. E se proprio ci tiene a saperlo: no… non ci sono io dietro tutto questo” aggiunse, e infatti era anche vero sotto un certo aspetto.
“ Mi auguro che i responsabili vengano severamente puniti” aggiunse con un inchino.
Detto ciò aprì la porta e senza neanche salutare, uscì dall’ufficio, con la vittoria in tasca. Fece evocare nuovamente la piuma e il capello, deciso a sbarazzarsi una volta per tutte di quel vecchio pazzo.
Era arrivato il momento di agire e lui sapeva perfettamente a chi rivolgersi.
 

NOTE DELL’AUTORE


Innanzitutto lasciatemi ringraziare le persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Ecate, sempre presente, grazie davvero! E Circe che è tornata nuovamente. Se avete tempo, e avete voglia di bellamort vi suggerisco di passare nelle pagine di entrambe. Le sanno descrivere molto bene in ogni dettaglio!
Riguardo questo capitolo, come detto nell’introduzione vi sono alcune parti che vengono riprese direttamente dal capitolo 1 e dal capitolo 4 del maestro di arti oscure, proprio di Circe. Potete rendervi conto, benissimo, di quali esse siano, andando a curiosare nella sua pagina.
Riguardo ai malori di Tom avuti in questo capitolo, nello apprendere la magia oscura è dovuta al fatto che essa gli provocherà alcuni problemi. Ancora piuttosto leggeri e abbastanza gestibili, ma poi man mano che procederà nello studio, sempre più violenti e anche persistenti. Sarà molto più vulnerabile del Voldemort dei libri.
Comunque voglio che si sappia che, successivamente, verso la fine di questo ciclo di storie, troverà un rimedio per porre freno a questi problemi. Non vi dico nulla altrimenti vi rovino la sorpresa, per immagino che se avete letto il maestro di arti oscure e, ora, il veleno del serpente, sempre di Circe le cose vi saranno chiare.
Riguardo il fatto, che vi ho accennato, vi sarà svelato nel prossimo capitolo. Però qui già avete più o meno letto di cosa potrebbe trattarsi. Se non lo avete ancora intuito, risolverete i vostri dubbi nel prossimo capitolo.
Ho finito!! Grazie di nuovo a tutti Ecate, Alice, Circe e a cui so già presto si aggiungerà anche Clo-eath-deater. Grazie a tutte voi a al prossimo aggiornamento!!

 
   
 
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