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Autore: Le due zie    03/12/2018    15 recensioni
A volte ciò che è sotto gli occhi di tutti, passa inosservato; altre volte, basta un dettaglio a scatenare una bufera. Si tratta sempre di dettagli, grandi o piccoli che siano, ma ciò che fa la differenza è lo sguardo dell’osservatore. E’ semplicemente una questione di punti di vista.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sera
 
Percorre il corridoio con passo insolitamente svelto, un’andatura che non gli appartiene, ma che diviene naturale, spinto come è dal bisogno di raggiungere Madamigella Oscar. I dipinti austeri sfilano ai suoi fianchi e i componenti più illustri della famiglia Jarjayes sembrano osservarlo con sguardo arcigno attraverso le cornici pesanti di decorazioni e intagli dorati, che sembrano finestre aperte su un passato ancora vivo.  Uno dopo l’altro, lo sostengono nella preoccupazione che ha preso il posto dello stupore, accordandogli il loro appoggio in quello che sembra un intervento necessario, anche se difficile da mettere in atto. Si ferma un istante, scambiando un’occhiata preoccupata con un uomo dal portamento fiero e dall’uniforme scarlatta che, da un paesaggio dalle geometrie curate e vagamente famigliari, gli si mostra in tutto il suo rigore attraverso uno sguardo limpido e intransigente che non fatica a ricondurre ai tratti caratteristici della famiglia.
Prende fiato e fa vibrare nervoso le dita sui palmi, poi torna a muoversi verso il ballatoio, per scendere il grande scalone pronto alla missione diplomatica di cui si sente ormai responsabile. Ha avuto modo di riflettere in merito a quel che ha compreso e istante dopo istante ha sentito l’urgenza di intervenire per mettere in guardia soprattutto lei.
Porta istintivamente il palmo alla fronte mentre con l’altra mano accarezza quasi la possente balaustra in marmo e, uno dopo l’altro, scende i gradini fino al piano terra. E’ stato lui stesso un ingenuo quando, il giorno del suo arrivo a Palazzo Jarjayes, cogliendo una insolita tensione in Madamigella Oscar e intuendo una sorta di questione aperta con André, ha scelto di ritirarsi per la notte in anticipo, consapevole che lei avesse necessità di chiarirsi con l’amico di sempre. Non avrebbe mai potuto intuire quale fosse la portata di tale questione aperta … eppure ora gli è assolutamente chiaro il fatto che l’ombra buia che aveva intuito nello sguardo di André in quell’unica occasione in cui l’aveva incrociato, durante il servizio a tavola, non fosse altro che il peso sull’animo di un uomo ferito da una bruciante gelosia. Una morsa astiosa che forse lo aveva tenuto lontano per tutto il tempo che lui, ospite appena giunto a Palazzo, aveva trascorso da solo con lei, con la sua Oscar, e che poi pareva essere svanita nel nulla la mattina seguente, tanto che lui stesso se l’era completamente dimenticata, nel ritrovarli così affiatati e naturali, forse oltre come li ricordasse in passato …
Quando supera l’atrio d’ingresso e imbocca il corridoio occidentale del piano terra, istintivamente i suoi passi si fanno più lenti e i tacchi sembrano pesanti sul pavimento di marmo, tanto che ogni passo rimbomba quasi sotto il soffitto decorato. Facendosi prossimo alla sala da pranzo dove sa di essere invitato, ma teme di essere di troppo, si schiarisce la voce una, due volte, e poi ancora quando, fermo dinnanzi ai battenti socchiusi intuisce delle voci provenire dall’interno della sala.
Non ha intenzione di incappare in situazioni che potrebbero essere inopportune; desidera che, benché sia atteso, il suo sopraggiungere non risulti fuori luogo.
Quando varca la soglia ed entra nella sala da pranzo, la scorge oltre il grande tavolo già sontuosamente apparecchiato. Madamigella Oscar si trova in piedi in fondo al locale, giusto accanto al camino che intuisce acceso sul lato corto dell’ambiente; lei dà le spalle alle grandi finestre e sembra rivolta proprio a qualcuno chino dinnanzi al focolare, mentre parla a mezza voce, in uno scambio di battute che si chiude con un sorriso sereno.
Non è sorpreso nello scoprire che è la figura di André ad emergere da oltre la cortina della tavola, quando, avanzando nella sala, i passi sempre più vicini palesano la presenza del Conte.
- Benarrivato, Conte di Fersen! - lo accoglie Madamigella Oscar con la consueta gentilezza, mentre la sua eterea bellezza nella mente del Conte si sovrappone all’immagine sensuale e selvatica rubata nel pomeriggio – Siamo lieti di rivedervi. Spero che oggi non abbiate avuto problemi, visto che non ci avete raggiunti per l’allenamento alla radura. - Si ferma un istante e sembra davvero dispiaciuta nell’esprimere il suo rammarico - Devo scusarmi con voi: forse non ho saputo spiegarmi adeguatamente nell’indicarvi la via del bosco … -
Lo coglie di sorpresa la leggerezza con cui lei si riferisce alla radura alla quale vorrebbe raccontarle di averli raggiunti … per poi considerare fosse meglio lasciarli soli. Così accenna un sorriso di scuse e accampa una giustificazione plausibile per tramutare quella che potrebbe sembrare una scortesia, in qualcosa di molto più semplice e leggero – Oh, no, amica mia: la vostra spiegazione era assolutamente perfetta; piuttosto, sono io che lungo la via del bosco mi sono lasciato distrarre dalle bellezze del paesaggio del parco e ho deviato verso mezzogiorno, finendo per seguire un sentiero che mi ha portato altrove. Mi scuso per la mia assoluta leggerezza … ma mi sono soffermato a contemplare alcuni scorci che hanno un che di teatrale e potrebbero ispirare scenografie e dipinti di raro fascino … -
Madamigella Oscar ascolta le sue parole, annuisce appena e sorride, mentre André interviene.
- Come darvi torto, Conte di Fersen? Per anni Oscar e io abbiamo esplorato il parco, da ragazzini, spingendoci fino ai confini della tenuta, affascinati dagli angoli più remoti di questo fondo, trascorrendo ore e ore ad ammirare i riflessi del tramonto sul profilo del bosco, le ombre della notte tra le fronde e anche il soffio dell’aurora sul pelo dell’acqua del fiume … - racconta sul filo dei ricordi, mentre cerca e trova conferma in uno scambio di sguardi con lei, per poi proseguire- … e ognuna di quelle fughe valeva la pena della ramanzina che vi ha fatto seguito! - conclude vivace, suscitando un sorriso ancora sulle labbra della compagna di fuga.
Il Conte non può che annuire e unirsi a loro, mentre nell’animo torna a farsi strada la consapevolezza di quanto la vita dell’amica sia stata libera e forse al tempo stesso condizionata dalla sua stessa libertà; osserva ancora quella confidenza, insolita eppure naturale, che solo ora riesce a cogliere in tutta la sua travolgente realtà e non può impedirsi di provare timore, realizzando quanto il naturale corso degli eventi abbia potuto prendere il sopravvento … Si morde il labbro, ascolta ancora il racconto di una avventura di ragazzini rimasti a trascorrere la notte nel bosco con l’unico scopo di dimostrare di avere il coraggio di sfidare il controllo della governante e sente sempre più forte la necessità di intervenire, per aprire gli occhi dell’amica sulla realtà di ciò che ha concesso che fosse.
Osserva i gesti, la sorprendente naturalezza con la quale ogni movenza dell’una si insinui in quella dell’altro ora più che mai prima, in una sintonia perfetta, fino a sembrare una danza, per quanto i loro gesti e il loro muoversi sia unisono e perfetto. Si stupisce di non averlo compreso prima e di quanto tempo abbia osservato i suoi amici senza davvero comprendere a cosa avrebbe potuto portare una vita come la loro. Ancora li ascolta, interviene come si conviene ad un ospite e intrattiene la conversazione come è giusto che sia, quando la cena ha inizio e insieme, come è ormai consuetudine, si accomodano a tavola.
Qualcosa si muove nel suo animo, perché ha deciso di intervenire e sa che è giusto che lo faccia; ma soprattutto, sa che dovrà essere pronto, per cogliere il momento in cui resterà solo con lei.
 
Quando André si alza da tavola, afferrando l’ennesima caraffa svuotata, con l’intento di andare a prendere del vino speciale, il Conte avverte un brivido lungo la schiena. Lo segue con lo sguardo mentre lascia la sala e non appena lui scompare oltre i battenti decorati si volge a lei, pronto ad approfittare della sua assenza.
- Amica mia … - esordisce fissando lo sguardo nel suo e facendosi più vicino a lei - … perdonatemi, ma ho urgente necessità di parlarvi. -
Lei non si scompone alle sue parole e continua a sostenere il suo sguardo, mentre gli si allontana appena, rilassandosi contro lo schienale imbottito della sua sedia – Vi ascolto; ma prima ditemi: perché solo ora? - chiede diretta, con un cenno del capo nella direzione del posto lasciato vuoto da André.
Il Conte prende fiato, raduna ancora una volta le idee e poi affronta il problema - E’ proprio di questo che sento il bisogno di parlarvi. -
- Di André? - chiede lei di rimando, aggrottando la fronte palesando la propria sorpresa, mentre posa la forchetta e unisce le mani, intrecciando le dita sul grembo.
- Di lui e … - riprende il Conte, restando un istante in sospeso, cercando le parole giuste per affrontare la questione.
- André non ha segreti: - precisa allora lei - sono certa che possiate parlare apertamente in presenza di entrambi. – afferma sicura, come a redarguirlo per il fatto di aver atteso che lui se ne andasse.
- Amica mia, si tratta di lui … e di voi. - chiarisce allora Hans superando l’imbarazzo - Della situazione che forse … vi è sfuggita di mano. - la guarda un istante, ma non le lascia il tempo di intervenire di nuovo, quando la vede prendere fiato e liberare un sospiro leggero, forse per affrontare la questione - Del fatto che siete cresciuti insieme e che condividete ricordi, esperienze e ogni momento della giornata … ma forse, ora, anche quello che non dovrebbe essere. -
Lei resta allora in silenzio e sembra osservarlo senza mutare espressione, mentre lui attende e, ogni poco, volge uno sguardo preoccupato al varco verso il corridoio. La vede tendere le labbra in un sorriso accennato e allungare il braccio verso il calice per afferrarlo e portarlo alle labbra, assaporando il liquido vermiglio con estrema calma, quasi stesse intenzionalmente prendendo tempo. La osserva socchiudere lo sguardo e reclinare il capo all’indietro, l’espressione inaspettatamente serena e una sorta di sorriso trattenuto a fior di labbra; allora non si perde d’animo e riprende a parlarle, in un appello quasi accorato.
- Oscar, in tutta franchezza, ho sempre udito pettegolezzi e insinuazioni nei vostri confronti, e critiche aspre alla vostra condotta di vita; ma conoscendovi, da amico quale mi sono sempre considerato, sapevo che non vi fosse alcun fondamento in quelle voci maligne e forse mosse solo dall’invidia … - precisa - … ma ora si tratta d’altro … -
Ad interromperlo è il riso trattenuto con cui lei risponde al suo intervento.
– Conte di Fersen, vi state veramente preoccupando della mia virtù? – gli domanda lei a bruciapelo, con una franchezza che lo spiazza, in un primo istante, ma non lo scoraggia e, anzi, lo spinge ad essere più chiaro.
- Non si tratta di … virtù, – ammette con un velo di imbarazzo – ma della vostra vita, della vostra serenità, Oscar. – cerca i suoi occhi, di nuovo, e questa volta è convinto che nel leggero tremare della voce lei abbia colto tutta la preoccupazione che lo spinge a parlare – Si tratta della vostra felicità. –
E allora lei lo osserva, un poco più attenta, con lo sguardo che pare brillare di un improvviso pensiero; così può riprendere, deciso a non indugiare oltre – Voi sapete della mia situazione; forse ne siete a conoscenza meglio di chiunque altro a corte e in tutto il Regno … e potete vedere quale sofferenza possa portare la scelta di alimentare un sentimento sbagliato; io sento di non avere alternative … Ma voi … voi siete nella condizione di determinare ciò che deve essere la vostra vita! -.
Lei non interviene ancora, lo sguardo appena assottigliato e le labbra socchiuse, in ossequioso silenzio e lui torna alla carica certo di aver trovato la via della ragione – Io comprendo il vostro bisogno di vivere la vostra vita, di essere una donna e di essere libera … e non mi permetterei mai di criticare la vostra condotta; ma mi sta a cuore la vostra felicità e proprio per questo sono certo che dobbiate avere il coraggio di determinare la vostra vita, senza imboccare una strada che potrebbe rivelarsi complessa e impossibile da percorrere serenamente, se non addirittura senza futuro e fatta solo di sofferenza … -
La voce si perde nel silenzio della sala, mentre una giovane cameriera compare alle loro spalle, annunciata dal tintinnare di alcune stoviglie, e con gesti precisi sfila tra loro, allungandosi sulla tavola per togliere dal desco i piatti da portata e riporli su un carrello poco lontano. Il Conte resta in attesa, osserva la giovane che solerte torna alla tavola, raccoglie altre stoviglie e poi svanisce oltre i battenti di una apertura poco lontano da loro, dopo essersi congedata con un leggero inchino; allora torna all’amica, ancora assorta e con lo sguardo basso, e attende, nella speranza che possa comprendere.
Le lunghe dita giocano con il pizzo della tovaglia per qualche istante, intrecciando un gioco leggero con il merletto, e quando si fermano lei torna a sollevare lo sguardo, che scivola lento alla porta aperta sul corridoio e poi torna a lui.
Il Conte lancia un’occhiata inquieta alla porta in fondo alla sala da pranzo, intuendo dei passi che, tocco dopo tocco, si fanno più vicini; inspira nervoso e la chiama, sollecitando ancora una sua risposta.
- Oscar… insomma, cercate di comprendere … - ma il suo appello si perde, quando nella sala fa il proprio ingresso André, il volto sereno e sorridente, con la brocca ora colma stretta tra le mani. Vede chiaramente la sua espressione mutare, nell’istante in cui intuisce che l’atmosfera non è più la stessa che ha lasciato, poco prima; è quasi naturale lo scambio silenzioso e immediato che lui intreccia con Oscar, poco più che un rimbalzo di sguardi, che pare sufficiente a chiarire ogni cosa. André si approssima alla tavola, posa la caraffa e torna ad occupare il proprio posto, mentre una mano si allunga in un gesto naturale e si posa sul bracciolo della sedia di lei.
- Io comprendo la vostra apprensione, sapete? - lo sorprende allora l’amica, mentre la sua mano sottile si leva dal pizzo e si muove leggera a raggiungere quella di lui, ancora posata al bracciolo - E non posso che ringraziarvi per la vostra preoccupazione. Tuttavia … lasciate che vi parli apertamente. -
Il Conte resta in ascolto, un poco sorpreso, e aggrotta la fronte, annuendo rivolto a lei, quasi che in tal modo possa restare ancora solo con lei, grazie alla propria forza di volontà; così lei ringrazia con un lieve cenno del capo e la sua voce torna vibrare nell’aria.
- Credevo che voi aveste a cuore la mia felicità … - esordisce - … ma ora … -
- E credete bene, mia cara! E’ proprio per questo che mi sono permesso di parlarvi apertamente! – si intromette allora il Conte, con una nota d’urgenza, che poi si spegne, di fronte all’espressione sorpresa di lei; e allora lui arresta il proprio impeto e le lascia la parola – Ma … perdonatemi, Oscar … vi ascolto. –
Lei sorride appena – Ecco, dalle vostre parole, pare che mi stiate mettendo in guardia da qualcosa di terribile! –
Hans allora raddrizza la schiena, sistemandosi sulla sua seduta imbottita – Amica mia, voi parlate con grande leggerezza … e forse credete di aver trovato la vostra felicità perché state muovendo i primi passi del vostro … - resta in imbarazzo, evita lo sguardo incuriosito e quasi divertito di André, e lascia scorrere il proprio sulla lunga tavola, quasi per raccogliere le idee, per poi prendere fiato e coraggio - … della vostra storia; ma il tempo mi darà ragione: tutto si tramuterà in una sofferenza … in una lenta agonia! –
Il volto di André si fa scuro, a quelle parole, e il suo sguardo cela a mala pena la propria delusione di fronte a tali parole; lei, al contrario, non sembra aver colto la gravità dell’appello – Conte di Fersen, sebbene voi abbiate la certezza che io stia muovendo i primi passi di questo legame, e quindi con grande trasporto mi vogliate mettere in guardia da un futuro di tristezza, devo contraddirvi: io so bene di cosa stiamo parlando! –
La mano libera e sottile torna al calice vuoto e André, pronto, afferra la caraffa per riempirlo; è sufficiente un cenno, uno scambio di sguardi leggeri con cui si intrecciano gratitudine e soddisfazione, e il calice giunge alle labbra.
- Ottima scelta, André! – commenta lei con voce calda dopo aver assaporato il liquido vermiglio – Non avrei saputo fare di meglio! - e poi si volge al Conte e riprende il suo tono pacato – Per lungo tempo mi sono lasciata ingannare dalle apparenze e ho creduto di conoscere l’amore, inseguendo l’illusione di ciò che non avrebbe potuto mai essere felicità, e che mi avrebbe condotto certamente a quella che voi stesso avete definito una lenta agonia … a quella stessa sofferenza che voi mi dite di conoscere bene, e da cui mi volete mettere in guardia. –
Prende ancora un sorso di vino e in quei pochi attimi il Conte controlla a mala pena la propria sorpresa all’udire l’amica parlare apertamente di amore per poi ammettere di aver sofferto a lungo per un sentimento che era solo una illusione; non riesce ancora a districare il filo intrecciato di quella rivelazione, quando lei riprende a parlare.
- Ebbene, c’è voluto del tempo … molto tempo, in realtà, prima che potessi comprendere che la mia era solo una illusione. In realtà, avevo idealizzato una felicità che riuscivo a intuire, e che sentivo vicina … ma che non potevo ancora riconoscere. Vivevo la mia vita inseguendo alti ideali di giustizia e rigore … e confondevo quella meta con l’ideale di sentimento che credevo di avere nel mio cuore, ma che invece era solo il riflesso di quello avevo realmente dentro di me. –
Lei si ferma ancora un istante e Hans resta muto, nell’assistere ad un nuovo scambio di sguardi fra la sua ospite e l’amico di sempre. Dischiude le labbra e le inumidisce, vorrebbe intervenire, ma lei non glielo permette.
- Ho rischiato davvero che un semplice abbaglio, mi portasse ad una scelta avventata … e ad una lenta agonia, rincorrendo il fantoccio di ciò che credevo fosse l’amore. Tuttavia … - le labbra si incurvano appena in un sorriso e lo sguardo si fa quasi lucido mentre le parole piegano su quello che ancora lei sente il bisogno di raccontare - … il fato ha voluto che la persona a me più cara riuscisse ancora a salvarmi, a farmi comprendere quale fosse la mia vera strada. –
Il Conte segue lo sguardo dell’amica e non può che restare il silenzio, rispettando l’ammirazione che scalda l’aria e la luce del doppiere, attraverso l’espressione dell’uomo che gli siede di fronte.
- Conte di Fersen, - lo richiama lei – non temete per il mio futuro e per quello di André: io ho avuto la fortuna di riconoscere chi aveva alimentato nel mio cuore la fiamma calda e silenziosa del vero amore, e non ho alcun dubbio che quella che ho compiuto sia la scelta giusta e l’unica decisione che potessi prendere: la scelta di vivere un amore che non è affatto una agonia … ma piuttosto la felicità completa. –
Ha trattenuto il fiato durante quella lunga dichiarazione d’amore, affascinato dalla melodia di quelle parole accorate, che sulle labbra dell’amica suonavano ancora più dolci e vere, per nulla fuori luogo, nonostante in lei riesca ancora a scorgere la donna cresciuta come un militare, tra spade e duelli. La sua vista si è fatta sfocata e la luce del candeliere ora quasi lo abbaglia, mentre sbatte più volte le palpebre per recuperare il proprio orizzonte e la propria dimensione. Distoglie lo sguardo dal piatto vuoto che gli sta dinnanzi e lo solleva appena, percorrendo una sorta di sentiero che, sul lino candido della tovaglia ricamata, tra posate e cristalli, finisce sulle loro mani unite, soffermandosi sulle loro dita ora strette in un intreccio saldo.
Rimane senza parole e sa di non avere altro da aggiungere che non possa risultare superfluo, perché ha compreso le parole che lei ha rivolto non solo a lui, ma al mondo intero, aprendo il suo cuore in una sorta di preziosa dichiarazione di intenti, forte come solo un animo coraggioso, sostenuto dal vero amore, può permettersi di esprimere.
Allora anche nel suo stesso petto avverte quel soffio caldo che le parole udite sembravano suggerire al suo animo, e le sue labbra si aprono in un sorriso che diventa riflesso di ciò che ha sente di aver accettato prima ancora di poterlo comprendere. D’istinto, stringe le dita attorno al manico della brocca e si allunga sulla tavola per riempire il calice di André e poi il proprio, per poi afferrare il bicchiere e sollevarlo in direzione degli amici, arreso a ciò che non può essere in alcun modo contrastato, e felice, finalmente, di aver potuto conoscere in una persona cara e speciale, la fiamma viva dell’amore che non teme nulla.

Angolo delle zie: anche questo racconto delle zie finisce e vi porta là dove avremmo voluto arrivare insieme a voi. 
C'è stata un po' di attesa, ma i nostri impegni ci hanno tenute lontane da efp, e speriamo comunque che anche questo viaggio vi abbia saputo emozionare.
A tutte le lettrici giunte fino a qui, un grande abbraccio!
Monica e Maddy
   
 
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