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Autore: LordLunaPuff    05/12/2018    1 recensioni
Per chi è sempre stato abituato ad essere solo non è facile far entrare un'altra persona nella propria vita. Anche quando questa persona la si desidera fortemente.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Neville Paciock, Poppy Chips, Severus Piton
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'La Serie della Rosa Rossa'
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La Serie della Rosa Rossa
SPINE

Capitolo 2







 

Neville Longbottom non sembra il giovane e brillante professore che era né il ragazzo impacciato che era stato: era tetro e corrucciato e nei suoi occhi si era gelata una scheggia di vetro. Sembrava un'anima nera e infelice, proprio come Snape. Era così da due settimane ormai e anche gli altri professori avevano iniziato a notare quel malumore repentino e prolungato. Del resto Neville era sempre irreprensibile, lavorava con precisione, trattava gli studenti con garbo e i colleghi con cortesia, ma l'entusiasmo contaggioso che l'aveva fatto amare fin da subito sembrava essersi volatilizzato. Alla fine del consiglio dei professori di febbraio, Madam Pomfrey, l'infermiera, gli si avvicinò:
-Professor Longbottom- lo aveva fermato mentre stava per andarsene senza chiacchierare con nessuno, per poi continuare quando l'insegnante di erbologia si era voltato a guardarla: -un'epidemia di raffreddore gira per la scuola e le mie scorte di pozione piperita si stanno esaurendo. Avrei bisogno di alcune piante così che il professor Snape possa prepararne dell'altra.
Gli occhi di Neville erano sfrecciati in direzione dell'uomo, che aveva ignorato ed evitato di guardare per tutto l'incontro ma di cui, suo malgrado, aveva perfettamente presente la posizione nella stanza.
-Capisco. Be' non c'è problema, venga pure a prenderle quando vuole Madame.
La vecchia infermiera sorrise: -ha impegni adesso?
Neville scosse la testa.
-Severus- disse lei ad alta voce all'indirizzo del pozionista.
Neville abrevve voluto protestare qualcosa, ma cosa?
L'uomo si avvicinò, diede una rapida occhiata e Neville, prima di posare gli occhi sull'infermiera: -Cosa c'è Poppy?
-Serve della pozione piperita e il professore qui dice che puoi andare anche subito a prendere gli ingredienti.
-Non li prende lei, Madame Pomfrey- si decise a chiedere l'insegnante di erbologia, preso in contropiede.
La donna scosse la testa guardandolo come se avesse detto una sciocchezza: -Oh, no, certo, sarà Severus a prepararla, quindi tanto vale...
Senza sapere cosa dire il grifondoro si limitò a scuotere le spalle. Non aveva alcuna scusa per opporsi, quindi...
-Mi raccompando Severus, ne ho bisogno quanto prima- aggiunse lei, e con questo si era allontanata lasciandoli soli.
-Allora, togliamoci il pensiero- aveva detto Neville, brusco, e si era allontanato dalla sala professori verso l'uscita del castello. Non avevano detto nulla lungo il percorso e quando erano arrivati alle serre Severus lo aveva guardato. Neville aveva distolto gli occhi.
-Allora, prendi queste foglie- gli aveva detto e così il pozionista si era messo a cercare le piante di cui abbisognava senza parlare. Per alcuni lunghi minuti l'unico rumore era stato un lieve fruscio, poi improvvisamente Severus si era deciso a dire qualcosa.
-Non volevo mandarti via l'altra sera.
Neville non si girò e non disse nulla, ma le sue spalle parvero irrigidirsi.
Severus sospir lentamente, poi ripeté: -davvero, non intendevo.
-Sono passate due settimane- la voce di Neville risuonò bassa e dura, poi lui si voltò a fronteggiarlo con un cipiglio rabbioso: -sono passate due cazzo di settimane e tutto quello che hai da dire è “non volevo mandarti via”?
Snape lo guardò con il suo solito volto imperturbabile: -Cosa volevi che dicessi?
-Non ne ho idea!- Disse Neville a voce alta e sarcastica -qualunque cosa tranne questa.
-Ma è la verità: non volevo. Come non vorrei vederti così. Tu stai male per me.
-Che stupido vero?!- commentò il più giovane con una risata priva di allegria assolutamente non da lui -che stupido che sono, è solo una stupida cotta, un retaggio d'adolescenza, di quando ero un ragazzino invaghito del suo professore e invece ho pensato che potesse venirne qualcosa di più. Che tu che mi guardavi sempre in quel modo potessi volere qualcosa di più e invece ti sei tolto la curiosità e niente, va bene, si va avanti come prima. Certo. Hai ragione, che altro poteva essere tra noi?!
Snape lo guardava immobile: -una stupida cotta- ripeté lentamente -capisco.
Neville lo guardò e per un momento non seppe cosa dire; ovviamente quelle parole erano state dettate dalla rabbia, mentre la verit era che dentro di lui aveva conservato un posto per l'uomo da tempo immemore ed era stato così bello sperare che potesse nascere qualcosa tra loro. La verità era che non riusciva a scordare quanto era stato bello sentirlo vicino e che sentirlo invece così distante i giorni dopo gli aveva spezzato il cuore. Invece vinse l'orgoglio e tutto ciò che disse fu: -me la farò passare, non preoccuparti, non dovrai sentirti in colpa.
Gli aveva voltato le spalle e nessuno dei due aveva detto più nulla. Poco dopo aveva sentito la porta della serra chiudersi.

Il successivo sabato mattina, di buon ora, Severus aveva portato la pozione da Poppy. Si sedette nello studio di lei e iniziò ad aiutarla a dividerla in comode boccettine monodose da poter distribuire agli studenti.
-Come va?- gli chiese la donna.
Perché la gente aveva questa fissa di fare conversazione? Si chiese il pozionista. Perfino lei, che era una donna inteligente, doveva assoggetarsi a queste fastidiose consuetudini sociali.
-Bene- rispose, cercando di non suonare troppo sgradevole: dopotutto sapeva che aveva buona intenzioni. Era sua amica, praticamente l'unica da quando era morto Dumbledore una dozzina di anni prima. Sempre che avesse un senso definire amicizia la quieta sopportazione che si scambiavano di tanto in tanto.
-Sai- aggiunse lei, cautamente -quello che hai detto il mese scorso...
-Sì, be', non c'è nient'altro da aggiungere- replicò l'uomo, sperando di farle capire che davvero non gradisse quella conversazione.
Lei però non si diede pervinta: -mi spiace se ci sono stati dei problemi. Voglio dire, dall'inizio dell'anno mi eri parso più sereno. Ti curavi anche di più- disse, alludendo ai capelli dell'uomo che dallo scambio di parole che aveva avuto con Neville nelle serre erano tornati al look unto che avevano conservato per tanti anni. -Te lo ho già detto tante volte, Severus, ma torno a ripetertelo: se vuoi potremmo calibrare insieme una pozione per l'umore adatta a te.
L'uomo scosse le spalle. Di tanto in tanto, circa una volta ogni tre anni, la donna aveva tirato fuori quell'argomento, ma non aveva mai accettato. Non vedeva davvero il senso, insomma, non sarebbe stato molto meglio lasciarlo semplicemente in pace a commiserarsi?
-Come vuoi- si rassegnò l'infermiera.
Era vero, da una settimana a quella parte era ripiombato nello sconforto. Quella sensazione di pesantezza sul cuore, che gli rendeva tremendamente difficile fare cose banali come sorridere, lavarsi regolarmente i capelli o non lasciar scivolare gli occhi sul ripiano dei veleni ogni volta che entrava nella propria dispensa non era certo una novità. A dire il vero ci era abituato, tanto da non riuscire a immaginare altra vita. Eppure era sembrata improvvisamente più grave e opprimente negli ultimi giorni. Nei mesi subito prima invece l'esaltazione per Neville lo aveva distratto, ma ora ecco che gli era ripiombata addosso tutta insieme.e con gli arretrati.
Chiuse il tappo dell'ennesimo boccettina, evitando di incrociare lo sguardo della donna, ma poi la sentì parlare di nuovo:
-Sai, mi sa che avrei bisogno di un po' di succo di mandragora diluito per bagnare i tappi e conservare al meglio tutto quanto. Andresti a prenderlo?

Snape tornò un'oretta dopo con quanto lei gli aveva chiesto.
-Come va?- le chiese subito.
-Come sempre Poppy.
-Come stava il professor Longbottom- insistette.
Snape scosse le spalle come a dire che non fosse un'informazione di sua pertinenza.
-Per i pettini da barba di Merlino!- esclamò lei: -se non vai a chiarirti con lui ti uccido con le mie mani, giuro!
-Cosa?- disse, mostrandosi semplicemente stupito, come se quelle parole non avessero alcun senso per lui.
-Oh andiamo- liquidò la sua finta ingenuità sollevando un sopracciglio.
Snape chinò il capo. Dopotutto aveva negato solo per abitudine, non c'era davvero un motivo reale per tenere quel segreto.
-Non sono una stipida. Il modo in cui i guardavate dall'inizio dell'anno e poi improvvisamente avete iniziato ad evitarvi, proprio il giorno dopo di quando mi hai confidato... Non so esattamente cosa sia successo- continuò Madame Pomfrey -ma è chiaro che avete assolutamente bisogno di parlarvi senza altre idiozie.
-Non credo- replicò l'uomo -l'altra volta abbiamo già parlato non c'è più nient'altro da dire.
-Sciocchezze! Tu ci tieni a lui, è evidente.
-Ma per lui non è lo stesso.
-Ma che dici! Certo che ci tiene, è da quel giorno che è di malumore!
Severus scosse il capo: -No, me lo ha confessato lui stesso.
Lei gli sorrise con dolcezza: -si dicono tante cose... Severus, dammi retta. Dovete solo parlarvi e chiarire.
-Ma...- L'uomo stava per protestare, ma la donna lo interruppe.
-Severus, non essere idiota. Non è che ti capiti l'occasione per una storia d'amore tutti i giorni no?
-Amore non è esatt-
-Anzi, è ancora peggio di come pensavo se proprio mai...
Lui si irrigidì: -Non per questo sono un disperato. Sto bene anche da solo, ci sono sempre stato e se non mi vuole non fa niente. Anzi, c'è stato anche di più di quanto pensassi.
-Ma lui ti vuole!- insistette lei -Severus, non essere idiota, lui ti vuole e tu vuoi lui, dovete solo dirvelo. Quindi ora ti fai un bagno caldo, mangi una cosina, poi vai da lui e trovi le parole per parlargli a cuore aperto, senza fare l'orgoglioso dei miei stivali.

Snape era nel suo appartamento nero. Passeggiava avanti e indietro. Una parte di lui continuava a ripensare alle parole dell'amica, un'altra a dirsi che si stava solo illudendo inutilmente, di nuovo. Del resto, cosa aveva da perdere?
La dignità, l'amor proprio... questo pomeriggio in cui potresti rilassarti sulla tua poltrona senza ansie, senza nient'altro da fare oltre un buon libro... senza pensieri... senza dolore.
La vocina era ammaliante. Snape mosse qualche passo verso la poltrona.
Poi però si fermò senza sedersi, una mano sullo schienale.
Sapeva che si sarebbe odiato per il resto della vita.
Non proprio una novità, insomma, è quello che aveva sempre fatto, ma...
Si girò e si diresse verso il bagno.
Si fermò di nuovo, la mano sulla maniglia. Ne valeva davvero la pena? Quale era il senso di sperare che... cosa? Ma che voleva fare, ma che pensava... Lui, Snape, una “storia d'amore”? Suonava ridicola anche solo l'idea! Con Neville Longbottom poi! Neville che aveva visto crescere. Neville che era un eroe decorato di guerra (lo sei anche tu! Disse la prima vocina). Neville che era un professore amato e rispettato. Neville che era... bellissimo!
No... si allontanò dalla porta scuotendo la testa. Un passo indietro poi un altro.
Poi si girò di nuovo. Tirò un sospiro ed entrò nel bagno.

Erano le sei del pomeriggio quando si presentò allo studio di Neville.
Bussò.
Nessuno rispose.
Aspettò. Bussò di nuovo.
Niente.
Non c'era? Be' si vede che fosse destino.
Si era appena girato per andarsene quando lo vide avvicinarsi dal corridoio.
Deglutì.
Il collega più giovane si bloccò un attimo quando i loro occhi si incrociarono, poi riprese a camminare nella stessa direzione, dritto verso di lui.
La testa di Snape era un turbinio di pensieri che non sapevano da che parte andare e continuavano a vorticargli tra le pareti del cranio in un ronzio confuso.
-Professor Snape- Neville si fermò davanti a lui -Desidera qualcos'altro dalla mia serra?
Snape si schiarì la gola: -No, in effetti.
-E allora perché mi stava aspettando?- lo incalzò l'altro con voce dura e tagliente.
-Io... passavo di qui...- che risposta idiota, si morse la lingua un attimo dopo.
L'altro però non lo guardò sdegnato, anzi, la sua espressione sembrò addolcirsi appena.
Si passò una mano sulla nuca, come riflettendo un attimo quindi tornò a guardare l'uomo più grande negli occhi.
-Senti non volevo aggredirti l'altro giorno- disse -so che non mi hai promesso nulla e che è stato un mio errore aspettarmi che...
-Quindi tu volevi- lo interruppe l'uomo più anziano -vorresti...
Neville per tutta risposta si strinse nelle spalle.
-Perché io sì- concluse Snape d'un fiato.
-Tu sì cosa?
-Vorrei che quello che c'è stato quella sera fosse più che una curiosità, che possa essere l'inizio di qualcosa di più.
Neville non disse nulla per alcuni secondi, guardandolo fisso, come a soppesarlo: -Ma mi hai cacciato via l'altro giorno. Mi guardi da lontano ma poi appena mi avvicino mi tieni a distanza!
-Sei ingiusto- commentò Snape.
-Io sarei ingiusto?
-Sì... io... Non ho alcuna esperienza in questo genere di cose te lo ho detto. Sono stato solo per tutta la vita, è ovvio che non sappia come ci si deve comportare in una relazione- parlò di getto, come se volesse buttare fuori tutto quello che aveva in mente -Non puoi pensare che d'improvviso io possa abituarmi a una persona che bussa alla mia porta in ogni momento o che sappia... non so, scriverti pensierini romantici. Così tutto insieme. Ma questo non significa che io non ci tenga, o che non ci proverò ma...
-Non ti chiedo dei pensierini romantici, solo di non farmi sentire una scocciatura!
-Tu non sei una scocciatura- replicò l'uomo più grande cercando di infondere più serietà possibile nelle sue parole -Non lo sei affatto ma io... ho bisogno dei miei tempi, sono acido e complicato e se questo non ti va bene, forse sei tu che mi apprezzi solo da lontano.
-No io...- Neville si sporse verso di lui e lo baciò. Rapido, ma delicato, bocca morbida sulla sua -dobbiamo solo tararci un po', insegnarci a vicenda come comportarci l'un con l'altro- disse un attimo dopo, sulle sue labbra.
-Sì- sospirò Snape, sorridendo, poi però si scanzò -forse però non è il caso di baciarci qui, potrebbe passare qualche studente in ogni momento.
-Vuoi entrare nel mio appartamento?
-Sì.

 

 


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