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Autore: Elgul1    05/12/2018    6 recensioni
Questa è la storia di come è nato. Questa è la nascita del più grande assassino dei Naraku questa è l'ascesa del Kuroyasha Sakata Gintoki.
Dato che mi sembrava giusto distaccarmi dal manga ho deciso di dare un vero e proprio passato al mio personaggio. Qua vedrete com'è nato e i suoi legami verso i Naraku e i suoi nemici Joi.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Sakamoto Tatsuma, Takasugi Shinsuke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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I giorni ormai erano diventate settimane e le settimane mesi. Gintoki continuò a spalare quel fieno con questa consapevolezza e si asciugo il sudore dalla fronte con la mano destra. 
 
Ormai era quasi un anno che era stato spedito in quel villaggio sperduto tra le montagne ma, di ribelli e simili, nemmeno l'ombra. 
- Che il maestro si sia sbagliato?- Pensò fra sè e sè per poi scuotere la testa Utsuro non si sbagliava mai forse non aveva ancora indagato abbastanza a fondo.
" Stai battendo la fiacca per caso?" Gli domandò una voce di donna alle sue spalle che riconobbe subito. 
Lui scosse la testa.  " No Shinobu, tranquilla, mi sto impegnando per finire prima di pranzo." Borbottò il giovane seccato da tutta quella preoccupazione e quegli ordini. Erano più severi di Shin se era possibile!
 " Ti fermerai da noi anche oggi Gin?" Chiese la voce di un bambino sui cinque anni dalla corta zazzera nera e i brillanti occhi verdi.
 " Non, non credo proprio." Rispose il ragazzo sorridendo. 
Nel corso di quell'anno aveva stretto una sorta di legame con quella madre e quel figlio così vivace da ricordagli una persona di sua conoscenza. 
" Che hai Gin?" Chiese la donna all'improvviso notando come, il sorriso sul suo volto, si fosse affievolito. 
Lui si riscosse. " No, niente figurati. Vado a finire di spalare questa roba prima che quel vecchiaccio torni. Ci si vede." Disse andandosene a passo veloce.

In quel breve istante la sua mente era andata a Ureka e ai suoi compagni che, ormai non vedeva da quasi un anno. Che stavano facendo? Cosa stara succedendo in sua assenza? Queste e altre domande, ormai affollavano continuamente la sua mente. - Vorrei che questa missione finisse.- Pensò fra sè e sè anche se, ammetteva, che quella vita gli stava piacendo. Lavorava duramente ma c'era abituato con i duri allenamenti da Naraku. Li aveva persone di cui si fidava e, inoltre, anche la compagnia di quella madre e figlio era davvero un toccasana lo faceva sentire come parte della famiglia che non aveva mai avuto. 
 
Il tempo, intanto, si stava rannuvolando portando con se grandi nuvoloni neri e un forte vento scosse gli alberi vicini. - Sarà il caso che rientri.- Pensò fra se e se voltandosi e rimanendo di stucco. 
Davanti a se vide una figura che non aveva più visto da più d'un anno e che, lo stava guardando con un sorriso radioso.

 " Benritrovato Gintoki...." Disse Utsuro sorridendo. Lui si chinò subito in segno di rispetto. " Ti prego, alzati. Non siamo tra Naraku qui." Mormorò facendolo alzare.
 " Cosa è venuto a fare fin qui maestro?" Domandò subito mentre si rimetteva in piedi. 
" Sono venuto qui per riportarti a casa. L'anno ormai è finito." Disse brevemente lui pacato. 
" Ma, non sono riuscito a trovare niente credo di aver sprecato il mio tempo signore." Ammise il giovane a malincuore. Utsuro sorrise e, davanti al suo giovane protetto, mostrò una spada che lui riconobbe e una maschera che era sua di diritto. " Se non hai trovato niente allora dovrai ucciderli tutti. Forse così avrai compiuto il tuo dovere." Annunciò con tono solenne lui.
Gintoki guardò ammutolito il suo maestro. Non poteva credere che dicesse sul serio non poteva essere. 
" Maestro. So che lei è molto lungimerante e vede dove io non posso ma, sono sicuro. In quel piccolo villaggio non c'e niente." Disse ancora il giovane con la testa china. 
" E se ti sbagliassi mio giovane apprendista?" Gli chiese lui. " Se ti avessero ingannato? Se sapessero chi sei? Sei davvero sicuro di quello che dici?" Domandò ancora. Il giovane non rispose contornato dai dubbi. " Vedi Gintoki, tu sei ancora così giovane..." Raccolse la spada che il giovane aveva lasciato cadere a terra. " La tua inesperienza è forte in molti campi..." Aprì le sue mani e pose la spada in esse con delicatezza. " Alcuni sacrifici è necessario farli a volte. Questa è la strada che deve compiere chi mira alla grandezza come te..." Mormorò ancora richiudendo le mani all'allievo con fermezza sulla spada. " Se vuoi essere il mio Kuroyasha dovrai fare cose che ti macchieranno l'anima. Dovrai essere pronto a uccidere chiunque io ti ordini sei pronto quindi mio allievo?" Concluse infine porgendo la maschera a Gintoki.
 
 Il giovane guardò la spada tra le sue mani. Era pronto a compiere quel passo? Davvero doveva fare questo a chi lo aveva accolto anche se per poco tempo? I dubbi lo stavano tormentando lui che non ne aveva mai avuti lui che aveva ucciso dozzine e dozzine di nemici adesso aveva dubbi?                       
" Qual'è la tua decisione quindi?" Mormorò Utsuro interrompendo i suoi dissidi interiori. Gintoki afferrò la maschera che gli veniva offerta. La indossò si alzò in piedi e si girò con la spada in pugno verso il villaggio.
 Utsuro lo guardò in silenzio. " Così è questa la tua scelta... Molto bene la sofferenza ti farà crescere e ti farà comprendere che, in questo mondo, non tutto è come appare..." Sussurrò mentre dei fulmini annunciavano una tempesta in arrivo.
 
 
-
 
 
" Non avere pietà." Questo ripeteva mentre affondava la spada nella carne del primo contadino che lo aveva individuato. 
"Chi sei tu?" Domandò un uomo terrorizzato col forcone davanti tremolante. Senza rispondere tranciò di netto la testa anche al secondo uomo. Gli altri si diedero alla fuga per avvisare gli abitanti ma lui, più veloce, piombo su di loro con violenza seminando la morte.
Osservò per un istante i loro volti riconoscendo alcuni di loro. Le loro facce sgomente erano così diverse rispetto a quando scherzavano con lui oppure bevevano il loro sake scadente attorno al fuoco raccontando i momenti della loro vità. Si riscosse non aveva tempo per i sentimentalismi aveva un compito da portare a termine guardò le case in lontanananza e, stringendo la spada, si diresse in quella direzione. 
 
 
-
 
 
Le urla e le grida che sentivano fuori dalla casa non erano rassicuranti. 
" Mamma che sta succedendo?" Domandò Myamato alzatosi per il frastuono che stava sentendo. 
" Dobbiamo andarcene piccolo mio e in fretta." Rispose la madre prendendolo per mano e uscendo dalla porta sul retro. Il villaggio era sotto attacco ma chi avrebbe mai potuto attaccarli? Loro che erano ai limiti della valle e senza alcuna ricchezza? Cominciò a correre disperata mentre il vento, la pioggia e le grida degli uomini gli giungevano ovattate per via dello scrosciare forte dell'acqua che cadeva. 
A un certo, avvertì una strana sensazione dietro di se. Non volle girarsi per nessun motivo l'avrebbe fatto. Aumento l'andatura ma l aggressore, più veloce, la trafisse la spalla destra da parte a parte. La donna gridò dal dolore bloccandosi ma, prima di rendere il figlio visibile lo mise sotto di se. Girò la testa per vedere chi fosse quel mostro che aveva ucciso tutta la loro gente e, quando vide quegli occhi vuoti. Capì.
 
https://www.youtube.com/watch?v=iz8a53VSoN0 ( mettete questa canzone come sottofondo)
 
" Tu, tu sei quel ragazzo non è vero?" Domandò Shinobu agonizzante col bambino tremante stretto tra le braccia che piangeva e strepitava per quello che stava accadendo in quel momento. Gintoki non rispose.                             
" Ti ho riconosciuto i tuoi occhi sono gli stessi di quel giovane...." Mormorò con un sorriso mesto sul volto mentre la pioggia aumentava d'intesita. " Gli stessi occhi tristi. Gli stessi occhi vuoti..." Spiegò tristemente mentre aumentava la stretta attorno al piccolo come per proteggerlo.
" Ti supplicò Gintoki uccidimi. Finiscimi ma risparmia mio figlio. Lui non merita questa fine e lo sai anche tu..." Disse ancora con le lacrime agli occhi mentre il sangue continuava a sgorgare dalla sua ferita sulla spalla destra. Gintoki non rispose.          
 La mano che impugnava la spada gli tremava colma di esitazione come mai aveva fatto.                 
 " Non so il motivo per cui ci hai fatto questo..." Continuò la donna. " Forse sono circolate voci sul nostro coinvolgimento coi joi ma sono menzogne..." Aggiunse cercando di farlo desistere. " Noi volevamo solo vivere in pace. Lontano da questa guerra lontano da quel mondo che ha rifiutato sia me che mio figlio..." Gli strepiti del figlio aumentarono d'intensita.
 - State zitti.- Pensò Gintoki fremente di rabbia e qualcos altro che cercava d'uscire mentre la stretta sulla spada si faceva meno salda.
 
 " In questi ultimi cinque giorni mi hai fatto una domanda. Se fossi felice di quel poco che avevo. Io non ti ho mai risposto perché non capivo come un giovane, come te, potesse avere una simile domanda in testa... Tu sei felice di quello che sei al momento? Sei felice di aver ucciso più di sessanta persone che ti avevano accolto come uno di loro? Sei contento di aver ucciso in maniera così brutale un villaggio di sessanta innocenti?" Domandò la donna. Gintoki non rispose.
" Ognuno traccia il proprio destino e tu..." Gli occhi della donna fissarono quelli di Gintoki per una frazione di secondo che parve infinita. " Stai segnando il tuo su una marea di cadaveri." Concluse.                     
  Il giovane digrignò i denti sotto la maschera e alzò la spada con entrambe le mani. La sentiva pesante come un macigno. Mai la sua arma era stata così pesante. " Coraggio poni fine alla nostra esistenza. Non esitare questa è la strada che hai scelto..." Lo incoraggiò la donna.

 Gintoki gridò come mai aveva fatto in vita sua e  abbassò la spada che si conficcò nel petto della donna perforando anche quello del piccolo dandogli così una morte immediata. Tolse le mani da sopra la spada disgustato da quello che aveva fatto e continuò a gridare all'impazzata la pioggia continuava a scendere e lui sbattè i pugni al suolo fino a far diventare le sue mani sporche di fango e sangue. Voleva lavare quel tanfo voleva togliersi di dosso quel sudicio sangue che sentiva impregnare ogni fibra del suo essere.  Si tolse la maschera gettandola via con foga poi osservò il suo stesso volto e lo vide, per la prima volta, colmo di lacrime. " Io sono un mostro..." Mormorò fra se e se in quella desolazione che lui stesso aveva provocato. 









ANGOLO DELL AUTORE: Dopo questa lettura non so quanta gente mi vorrà morto ahahah lo so. Come capitolo è piuttosto pesante me ne rendo ben conto però andava fatto :).
Grazie a chiunque leggerà o recensirà il capitolo e grazie mille alla mia betatester che, sempre, si rende disponibile per darmi pareri.
Alla prossima
   
 
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