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Autore: Yellow Daffodil    06/12/2018    2 recensioni
Questa raccolta contiene tutte le One-Shot relative a "Io e te è semplicemente complicato", ovvero "Io e te 3", di cui il link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3696063&i=1
Dalla OS 1:
Alessandro mi bacia di nuovo, appassionatamente e si insinua attorno alle mie forme con bramosia. So perché lo sta facendo: percepisce il mio momento di sconforto e cerca in tutti i modi, con tutti i mezzi che ha, di farmi stare meglio.
È così semplice e ingenuo, ma se non ci fosse lui, sarei persa.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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OS 8 - Cara amica

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Attenzione: questa os fa parte di una raccolta di One-Shot relative alla storia "Io e te è semplicemente complicato" (più conosciuta con il nome di "Io e te 3"), di cui trovate il link qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3696063&i=1 o qui https://www.wattpad.com/455486419-io-e-te-%C3%A8-semplicemente-complicato-prologo

In particolare, questa è l'ottava, nonché ultima della serie di os e si colloca, temporalmente, durante la notte tra il 25 e il 26 aprile, dopo il giorno del matrimonio tra Gloria e Magno e prima della partenza per Venezia di Lorenzo, la mattina successiva. Vi suggerisco di leggere l'ultimo capitolo pubblicato, ovvero "Non gli ho mai detto che lo amo", per evitare qualsiasi spoiler. Inoltre, nel caso qualche dettaglio della storia vi sfuggisse, scrivetemi pure direttamente per chiedere; non vorrei che vi perdeste qualche passaggio, ora che tutti i nodi stanno per venire al pettine.

Questa OS è l'ultima - piangiamo insieme.

Buona lettura! 


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Cara amica

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Vedi caro amico cosa si deve inventare

Per poter riderci sopra

Per continuare a sperare

E se quest'anno poi passasse in un istante

Vedi amico mio come diventa importante

Che in questo istante ci sia anch'io

- Lucio Dalla, L'anno che verrà

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"Grazie della comprensione, ragazzi. Sul serio."

Mattia fa un passo verso di me e ammetto che scorre qualche secondo di totale imbarazzo, prima che decidiamo di optare per una neutra pacca sulla spalla, da bravi uomini.

Non è di quelle finte, però, eh, è una di quelle con sentimento incluso, se sapete di cosa parlo.

Sì, quelle dove non ci si stringe, ma si indugia un po', magari dandone non una di pacca, ma due, tre... giusto per perdere tempo, per comunicare che... ok, amico, ti capisco. Tranquillo. Mi spiace che te ne vai e che sia andato tutto così di merda. Tranquillo.

Dopo il nostro breve, ma significativo saluto - forse il primo da quando conosco Zingaretti - lui passa a congedarsi con Federica ed è tutta un'altra storia.

Inizialmente l'abbraccia solo con il braccio sinistro, ma poi lascia andare la valigia e la avvolge con entrambe, chiudendo gli occhi con fare stanco e inspirando a fondo. Lei, incredibilmente, lo lascia fare. Ma suppongo che sia perché conosce Mattia e lo ritiene una bella persona, degna di far parte del suo circolo.

Insomma, lui non è mica un Marco Ravasi qualsiasi.

"Mi dispiace così tanto, Mattia..." pigola. "Sei sicuro che non vuoi che le parli o che provi a farla ragionare o che le dica che-"

"No." la ferma lui, gentilmente, ma con fermezza. "Per ora, non serve dire nulla, davvero. Avete già fatto anche troppo. Grazie infinite." Mattia riserva uno sguardo grato anche per me e io ricambio con un pollicione insù.

"D'accordo..." annuisce lei, ritirandosi e unendo le mani in grembo con fare rassegnato. "Non sarà facile."

"Lo so." annuisce, gettandosi di nuovo la valigia sulle spalle. "Comunque, Fede... per quello che vale, dispiace anche a me per ciò che è successo tra te e Pier. Se avessi potuto fare di più della quantità di insulti che gli ho riservato, l'avrei fatto."

Questa è chiaramente l'ultima cosa che lei voleva che lui dicesse qui di fronte a me. Ma comunque l'ha detta - bravo Zinga - e io non so fingere che non mi interessi. Federica, invece, bugiarda come pochi, tenta di nascondere il rossore delle guance con il capelli e si chiude nella spalle, come se in realtà non le importasse.

Nel frattempo, il cancello di villa Magna si è aperto con uno scricchiolio; parecchio inquietante a quest'ora della notte e con il minaccioso buio che si annuncia alle spalle di Mattia.

"Grazie di nuovo, ragazzi." conclude il nostro amico, con un sorriso.

Io e Federica alziamo una mano per salutarlo, troppo rattristati dalla situazione per poter dire qualcosa di più, e lui ci risponde con il saluto militare; indice e medio alle tempie. Poi, se ne va. Fra meno di cinque minuti, me lo sento, uscirà anche dal nostro gruppo Whatsapp e sparirà come se non fosse mai nemmeno venuto qui.

Non è assolutamente così che speravamo che andasse.

Ma nessuno di noi, purtroppo, è riuscito a fare di meglio.

Ora ci saranno una serie di sensi di colpa che mi attanaglieranno lo stomaco: Marco, non ti sei impegnato abbastanza, Marco, sei stato troppo concentrato su te stesso, Marco, ne hai combinate troppe, perdendo di vista il bene dei tuoi amici, Marco, avresti potuto giocartela meglio e far sì che Mattia e Marinella se ne uscissero da quel portone insieme!

Lanciando una rapida occhiata a Federica, noto che lei sta pensando esattamente lo stesso.

Tuttavia, c'è una convinzione di cui sono sicurissimo e che va interamente a nostra discolpa. Così, per alleggerire il mio malessere e, idealmente, anche il suo, decido di dirla ad alta voce.

"Dai, Marinella è stata una cretina."

Federica si volta di scatto verso di me con gli occhi allargati e tutta l'aria da spirito vendicativo degli anime giapponesi che, oh mio Dio, sono certo che avrò degli incubi bruttissimi stanotte.

"Non offenderla così!"

Naturalmente.

La migliore amica si difende sempre a spada tratta, specialmente se è Marco Ravasi ad attaccarla. E sì, anche quando è palesemente una cretina e Marco Ravasi ha palesemente ragione.

"Devi ammettere che ha sbagliato. Ha sbagliato eeeeenormemente." rimarco, infatti, con un gesto ampio delle mani che vorrebbe emulare abbondanza. Anche se si tratta di Nelli e pure io le voglio bene, non posso negare la realtà in virtù della nostra amicizia.

"Quell'idiota ha sbagliato pure!" ribatte Federica, indicando il cancello che si sta chiudendo. "Guardalo: se ne sta andando! Si è arreso!"

"L'avrebbe fatto chiunque." incrocio le braccia.

Federica fa lo stesso: incrocia le braccia come me e si esibisce in un'espressione di sfida come la mia.

"Eh, certo. Vuoi uomini ragionate tutti uguale."

"Che cosa insinui?"

Federica se ne sta per un po' sull'orlo dell'intraprendenza, allettata dall'opportunità di rinfacciarmi non si sa che cosa, che nella sua mente rappresenta un segno del male firmato Marco Ravasi, progenie di satana, ma che in realtà, è sicuramente un nonnulla.

Infine, decide semplicemente che non ne ha voglia, o che non ne vale la pena. Si spegne la sua scintilla e si distendono tutti i suoi muscoli: "Niente. Meglio se torniamo dentro."

Mi sorpassa con la stessa impalpabilità di un fantasma e si fa strada verso la villa.

Ormai privo di sonno e carico di adrenalina - perché sì, sono come un bambino, mi eccito facilmente - la seguo.

"Dove vai?"

"A dormire. Sono le due."

"Aspetta, sul serio hai sonno?"

"Marco, ho passato l'intera giornata di oggi in piedi su un paio di tacchi. Sì, ho sonno."

"Non mi dirai che sei stata così tanto in piedi, al matrimonio. La funzione era da seduti, il pranzo idem; l'unico che ha sgobbato per ore ai fornelli sono io. Eppure, eccomi qua."

Mi fermo perché lei si giri a guardarmi. E quando accade, mi indico compiaciuto: "Fresco fresco, anche alle due del mattino, e voglioso di godermi l'ultima notte nella villa dove non sarei voluto venire, ma dove sono stato obbligato a venire, da te e da Mattia, per ingannare la nostra migliore amica Marinella."

"Mia migliore amica."

"Nostra."

Lei alza un sopracciglio, irritata: "Sniffi roba buona, non c'è che dire."

Finalmente un po' di spirito: rido alla provocazione e ripenso che, in effetti, non mi sono lasciato convincere troppo facilmente da quei due. Mattia ha avuto l'idea, Fede è stata la sua prima sostenitrice, mentre, Lorenzo e io, invece, eravamo i più titubanti. Alla fine, però, ho compreso a fondo la necessità di Zingaretti di agire concretamente e ho apprezzato che avesse voluto mettersi in gioco, tentare il tutto per tutto. A me non piace chi rimane in un limbo a tergiversare, come ha fatto Nelli per cinque anni e come stava tranquillamente continuando a fare, mentre si piangeva addosso e causava da sola le sue stesse sofferenze. Quindi, ho abbandonato la sua curva e sono passato a quella di Mattia.

Peccato per lo sfacelo in cui è risultato, ma dettagli.

Osservo Federica, che ancora non si è struccata e ancora non ha sciolto la pettinatura per il matrimonio. Porta una treccia molto complessa ai lati della testa, con tanto di perline e fiorellini bianchi. Ma il resto dei capelli sono sciolti e l'umidità ha fatto perdere loro quella forma rigida e liscia che la faceva sembrare di plastica: ora è molto più selvaggia, più vissuta, più spettinata.

È strano che proprio lei, tra tutte le persone, abbia appoggiato per prima questa follia zingarettiana. Da una così, finta moralista e conservatrice fino al midollo, totalmente avversa al rischio e alla spontaneità, non me lo sarei mai aspettato.

Di fatto, su tutto il resto dello scibile umano, lei rimane di quella sostanza, ma con Nelli è... è tutto diverso. Ancor più che con Lorenzo, l'altro del trio meraviglia, nei confronti di Nelli, Federica perde totalmente l'impalcatura da ragazza testarda e tutta d'un pezzo. Per lei lascerebbe andare ogni costruzione, ogni limite auto imposto che la rendono una così grande palla al piede. Penso che Marinella Argenti sia l'unica persona al mondo capace di levarle quel benedetto palo dal...

Ehm, contegno, Ravasi, contegno.

"Così da una rapida analisi, direi che ora come ora, anche tu faresti buon uso di qualche stupefacente." suggerisco, quindi, alla qui presente.

E lei, chiaramente, si offende: "Che cosa insinui?"

"Che mi sembri un po' alla deriva." rispondo, schiettamente, continuando a guardare i suoi capelli eleganti abbinati all'abbigliamento casual e alla faccia trasognata. "Mi sbaglio?"

A questo punto, è indecisa se lanciarsi su di me con aggressività oppure no, ma alla fine sospira: "Che cos'è che vuoi da me?"

"Io niente. È stato Mattia a chiamarci urgentemente qui fuori, a quest'ora. Se ho perso il sonno, è colpa sua e se si è lasciato sfuggire che è successo qualcosa fra te e il Pierpaolone d'Italia suscitando la mia curiosità, è colpa sua."

Lei rotea gli occhi: "Andiamo. Fino a qualche ora fa te ne strafregavi di me e Scilla. E soprattutto di me." sottolinea, indicandosi.

Io mi chiudo nelle spalle, spensierato: "Qualche ora fa la mia vita era una merda. E non me ne strafregavo; semplicemente, non ti tolleravo perché avevi concorso a rendere la mia vita una merda."

"E sarebbe cambiato qualcosa, ora?"

Io vado come al solito per la sincerità, per cui le sorrido rispondendo: "Mi dispiace che tu possa stare male, tutto qui."

Fede schiocca la lingua, non del tutto convinta delle mie parole, ma sicuramente lusingata da esse. Sarà anche una brutta persona, ma questo non mi impedisce di preoccuparmi per il suo dolore.

"Anche a me dispiace per Rachele." ammette, dopo un po' di silenzio, forse perché lo pensa davvero, o forse solo per sviare l'attenzione da lei... non lo so, ma propendo per la seconda.

"Sì, me l'avevi detto." le concedo. "Anzi, oggi avremmo dovuto parlare, ricordi? Me l'avevi scritto per messaggio ieri sera. Hai detto che avremmo discusso del piano di Mattia, ormai miseramente fallito, e che poi avremmo chiarito riguardo le nostre recenti diatribe."

"Oh, ah..." ovviamente se l'è ricordato solo ora. "È vero. Mi spiace, ho avuto un sacco di altre cose per la testa... sai, il matrimonio, ma soprattutto Nelli e Mattia e poi..." allarga le braccia lasciando a me l'onore di concludere mentalmente.

"Non importa." le sorrido, in realtà prendendomela un po'.

Avrei gradito che lei fosse venuta appositamente da me per risolvere i nostri conflitti. Non è per niente nelle sue corde, ma proprio per questo mi avrebbe fatto piacere.

Invece, Federica Di Mario è sempre Federica Di Mario. Purtroppo.

"Comunque, ecco..." tossicchia, arrossendo per chissà quale motivo. "Sono davvero molto pentita per il mio comportamento. Indipendentemente da quello che penso, non avrei dovuto interferire con la gestione dei tuoi problemi familiari. Spero che questo basti." 

Le sue scuse imbarazzate e raffazzonate così non sono proprio il massimo, però so che non posso aspettarmi di meglio, quindi le accetto: "Sì, tranquilla."

"Ok." sorride, un po' forzatamente, continuando ad evitare il contatto con il mio sguardo e sembrando davvero molto psicopatica.

Non so perché l'argomento la agiti così tanto. Non c'è nessun segreto sul fatto che Rachele ha preso così male la questione anche per colpa sua e dei suoi modi tutt'altro che d'aiuto.

Se non avesse assunto il ruolo non richiesto di opinionista, nonché giudice di corte suprema della salvaguardia dei bambini con genitori separati, avrei parlato a Rachele normalmente, senza instillare ulteriori dubbi nella sua mente incorrotta da innocente pargoletta di otto anni.

Invece, Federica ha dovuto fare la sceneggiata elevandosi a colei che ne sa di più, pur non sapendo un cazzo, e le cose sono andate come sono andate, e Rachele si è impanicata inutilmente, subendo la notizia in maniera più traumatica di come l'avrei resa io.

Certo... forse l'unico aspetto positivo della faccenda è che almeno è successo.

Odio chi rimane in un limbo a tergiversare, e io mi stavo comportando esattamente così. Se non si fosse messa in mezzo Federica, avrei mai avuto il coraggio di affrontare mia figlia?

"Comunque ci tenevo a scusarmi pure io." ammetto, prendendo la dignità a due mani. "Non sono stato bravo a gestire il problema come invece avrei dovuto e me la sono presa con te perché te l'eri presa con me. A dire la verità, comunque, fino ad oggi ero del parere che me ne sarei un po' sbattuto le palle della mia parte di colpe, però sei stata fortunata."

Federica finge curiosità: "Davvero? Come mai?"

"Perché se per caso non eri presente all'evento del secolo, la mia Rachelina regina della luce e delle tenebre, mi ha perdonato!" non posso trattenere la felicità che modifica la mia voce. Anche se c'è gente che dorme nei dintorni, sto urlando come una donnella e credo anche di aver fatto un balletto non del tutto virile.

"Sì, ero presente." dice solamente. "Sono molto contenta per voi."

"È stato assurdo!" espiro, con soddisfazione, lasciando perdere tutto il rancore per com'è andata, in favore del sollievo per come si è conclusa. "Non so che sia successo, ma di punto in bianco mi ha chiesto di ballare e durante il ballo mi ha detto che mi vuole bene e che nonostante tutto, io sono il suo papà. Capisci, Fede?" inondato di gioia, la prendo per le spalle e la avvicino a me. "Io - sono il suo papà."

Federica è davvero alle strette e pensa sicuramente che sia un pazzo, però sorride: "Non pensavo che avessi dei dubbi a riguardo."

"Biologicamente no, ma sentimentalmente, quando succedono queste cose, fidati, è la prima certezza che perdi." e non so nemmeno perché lo sto spiegando a lei, che è lontana da questi concetti come Urano dal Sole, però chissene, sono troppo felice.

Federica l'ho perdonata sul serio, perché sono uno che a rimanere arrabbiato non ce la fa e perché, comunque, ora ho Rachele al mio fianco. Non ha senso restare ancorati a delle stronzate; ognuno di noi ha i propri problemi... i miei si sono risolti, e ora mi va solo di festeggiare.

"Allora meglio così, Marco. Tutto è bene quel che finisce bene."

"Sì." sorrido, indugiando per un po' nei suoi occhi grigi. "Ringrazierò Cris per aver ricondotto la mia bambina verso il sentiero dell'amore."

"Ok, Shakespeare, basta così." mi placa lei, dando fine a questa vicinanza fisica e riappropriandosi dei suoi preziosissimi spazi. "Un hurrà per Cris e per l'amore ritrovato." aggiunge, in realtà, con una sorta di risentimento nella voce.

"Non vorrai mica tornare dentro!" mi stranisco, mentre la osservo darmi le spalle e riconquistare il cammino verso la villa.

Lei neanche si volta e continua a calpestare l'erba, prestando attenzione a non rovinare i fiori: "Perché non dovrei?"

"Perché mi devi raccontare di Pierpaolo!" sbotto con ovvietà.

Ma lei è rimasta dell'opinione originale: non ne ha la minima voglia.

"Io non devo proprio niente nei tuoi confronti, Marco, cerca di mettertelo in testa." ribatte, infatti.

Continua la sua ritirata ed è quasi giunta alle scalinate, quando mi stufo di vedere il suo secco lato b allontanarsi da me. Perciò in un paio di falcate la raggiungo e la supero, frenando di fronte a lei ed interrompendo bruscamente la sua fuga.

"Ma che bisogna fare per avere un po' di calore umano da te, eh?"

Lei aggrotta le sopracciglia, terribilmente contrariata dalle mie gesta: "Niente. Io non contengo calore, mi spiace. Sono un involucro vuoto e freddo."

Caspita. 

"Santo cielo, Di Mario."

Alza le spalle, provocatoria: "Sono anche le vostre parole, Ravasi, non solo le mie."

Ci rifletto, mentre tento di occluderle la strada: "Sì, beh, è vero, in fondo lo penso, però vedo che riservi dell'umanità a qualcuno, ogni tanto."

"Tipo chi? Pierpaolo?" rilancia, sarcastica.

"Beh, i fatti parlano." la assecondo. "Ma non intendevo solo quello; Lorenzo e Marinella ti vogliono così bene e tu ne vuoi a loro. Serve forse un braccialetto dell'amicizia come lascia-passare per la tua anima?"

"Oddio, ma perché sei così fissato con questo braccialetto dell'amicizia?"

"Perché sono invidioso!" rispondo, sinceramente e senza giri di parole. "Perché vedo Lorenzo e Nelli che ce l'hanno e, molto banalmente, vorrei averlo anch'io. Da piccoli non siamo mai andati d'accordo e ora comunque ora non è che ci amiamo, però, cavoli, con gli altri c'è almeno dell'amicizia, perché io non posso averla? Perché mi detesti così tanto? Ci sono un sacco di merde lì fuori, perché ce l'hai proprio con me?"

La mia domanda, talmente elementare e bambinesca, addirittura un po' vittimista, se devo dirla tutta, la lascia per un attimo interdetta. Ora la sua attenzione non è più su come tornarsene in camera, ma su quale risposta dare in un'occasione che non richiede finta moralità, ma moralità vera.

Alla fine, crede di salvarsi con un: "Beh, potrei farti la stessa domanda."

Ma non ha speranze di darmi filo da torcere.

"Perché sei antipatica, frigida, bacchettona, acida, saccente e possessiva. Non sai divertiti, attacchi chiunque, non riesci a dire la verità e talvolta mostri livelli tali di ipocrisia che mi tremano le ginocchia. Senza contare che mi hai sempre preso di punta, accentuando questi orribili difetti in particolare nei miei confronti, e questo mi disturba. Ecco qui la risposta." concludo, in tranquillità. "Il tuo turno, ora."

E come volevasi dimostrare, le ho fatto spalancare la bocca.

Marco Ravasi - storia di un eroe.

Federica è punta sul vivo e chiaramente sconcertata di fronte a tale onestà. Non si aspettava affatto che avrei detto certe cose, perché lei non le avrebbe mai dette, perché lei è educata e perbenista. Avrebbe potuto ribattere qualcosa di ineccepibile, che l'avrebbe fatta passare per la superiore di turno, ma ora di fronte ai fatti non può. Quindi per non essere da meno, cerca di ricambiare con la stessa limpidezza, nel tentativo di avere lo stesso effetto disarmante su di me. Ma ovviamente non le riesce, dato che non ci è affatto abituata.

"Ti detesto perché sei amico di Nelli." ostenta infatti, incrociando le braccia.

"Tutto qui? Gelosia nuda e cruda dalla quarta elementare?"

"Certo."

"E com'è che a Lorenzo questo trattamento non lo riservi?"

"Perché... beh..." ci pensa e saprebbe cosa dire, ma ha paura di dirlo, ma alla fine mi guarda e le do ai nervi e quindi finalmente lo dice: "Perché tu sei più bravo di me in tutto, più risoluto e più pragmatico. Non ti importa di cosa pensa la gente, sei sempre coerente e onesto con te stesso. Tu sei semplicemente sicuro di te e dei tuoi stessi difetti. Ti invidio così tanto che mi dai fastidio."

"Oh, finalmente!"

"E sei anche simpatico!" aggiunge, così a gratis, rodendo per l'ammissione e facendomi ridere.

"Quindi..." riassumo. "Invidia e gelosia."

"Esatto."

"Sei una bellissima persona, complimenti."

"Vaffanculo!" Federica è sconvolta da tutto questo aprirsi ed essere sinceri, quindi torna subito a chiudersi nella sua corazza di acidità e sguscia al mio fianco per recuperare terreno verso la villa.

"Eddai, Frufru!" la inseguo, troppo divertito.

"Non mi chiamare così!"

"Scusa."

"Sei proprio un cretino!"

"Scusa..." rido, affiancandola di nuovo.

"Si può sapere perché non mi vuoi mollare?" si lamenta, agitando le mani verso di me come se stesse scacciando una mosca. "Se è un braccialetto che vuoi, te ne cucirò uno, contento?"

Nah, io non sono contento finché non ottengo quello che voglio. E quello che voglio è che lei si comporti con me come si comporta con Marinella e Lorenzo. Perché quella Federica è molto più tollerabile e perché non mi è ancora ritornato il sonno.

Così mi appiccico a lei e allargo le braccia, chiudendola poi al loro interno: "È stata una giornataccia per te, ti chiedo scusa."

"Che cosa fai, mi abbracci?" si divincola impanicata.

"Esatto, piccolo Polaretto senz'anima. Ti abbraccio."

"Guarda che io non sono tua figlia!" protesta annaspando per il troppo contatto, troppo inaspettato, troppo spontaneo, qui, ora, oddio, aiuto! "Vattene! Queste tecniche non funzionano con me!" 

"Non sono tecniche, sono il mio modo di fare."

"Beh, non sono il mio!" sclera del tutto, spingendosi lontano dall'abbraccio.

La guardo, contrito, sinceramente dispiaciuto per lei e per la sua avversione congenita all'affetto. Che brutta vita deve fare; poverina.

"E allora come preferiresti relazionarti con me?"

"Non relazionandomi!" sbotta, sconvolta e con i ciuffi che le spuntano a random dalle trecce. "Mio Dio, Marco, lasciami andare a dormire."

"Non credo tu riesca a recuperare il sonno, ormai." butto lì, alzando le spalle. "Tanto vale che ce ne restiamo qui fuori. Se non ti va un abbraccio, almeno ti va una passeggiata?"

"No." risponde, allucinata.

"Coraggio, siamo entrambi scossi dagli avvenimenti di oggi, dal matrimonio e non meno importante da questa chiacchierata strappalacrime con Zingaretti. Lo vuoi o no un po' di calore per riempire quel vuoto cosmico dentro di te?" sta per sputarmi contro un ennesimo no, ma la mia faccia da papà orso in qualche modo la blocca. "L'offerta non dura per sempre, e sappi che se rifiuti, potresti pentirtene."

Allarga le braccia, apre la bocca, prende fiato e guarda il cielo. Scuote la testa, cambia direzione dello sguardo, è incredula e indecisa e alla fine, ritorna a fissare me.

"...ok. Ok." esala, rassegnata alla sua stessa disfatta. "Facciamoci questa passeggiata."

"Grande idea, Di Mario!" esulto, con il pollicione in su.

Lei mi fissa con astio e incredulità. Penso che mi manderà a quel paese, invece dice solo: "Andiamo nel bosco."

E si parte all'avventura!


*


...in un bosco completamente buio nel cuore della notte. È così da Federica Di Mario.  

Da piccolo adoravo le scampagnate. In genere, adoravo tutti i tipi di iniziative che avevano a che fare con il movimento e l'adrenalina. A partire dall'adorato calcio, poi il basket, canoa, atletica, ho provato un sacco di sport. Ero un cultore del mio fisico - e si vede ancora oggi, perché diciamocelo, sono splendido. Quando andavo al mare, mi trovavano sempre in acqua a nuotare o fare vela. Quando andavo in ritiro spirituale in montagna, mi facevo di quelle scarpinate che Rehinold Messner poteva solo salutarmi dal basso. 

Poi, con il lavoro e con Racky ho smesso di fare molte attività.

Il fisico conturbante è rimasto, ma in tutto ciò avevo dimenticato che c'era una sola cosa che avrebbe potuto fermare la mia innata spavalderia: il buio.

Io ho paura del buio.

Io non mi allenavo mai oltre le dieci di sera.

"Non puoi veramente avere paura del buio a venticinque anni." sospira Federica.

"Non vuoi intraprendere questa discussione." le ricordo candido.

"Ok, no, ma è solo un bosco. Ci sono stata mille volte, quando il sole doveva ancora sorgere."

"Potrebbero esserci delle bestie che non vediamo. O potremmo fare la fine di Scilla perché mangiamo cose che non vediamo."

"Santo cielo, Marco." Federica sospira e si ferma per guardarsi intorno. "Dai, sediamoci qui."

Si fa dare il mio telefono e accende la torcia, poi fa lo stesso con il suo e li posa vicini, sull'erba. Ora è tutto più illuminato, così mi sento molto meglio.

"Grazie, giovane marmotta." la prendo in giro, stendendo a terra la mia felpa e accomodandomici sopra, riservando uno spaziettino anche per le sue natiche secche.

"La finisci di darmi nomignoli da mentecatta?" ringhia lei. "Non sono la tua Rachelina, principessina degli unicorni magici dell'universo degli arcobaleni, oltre le nuove di zucchero e un po' più in là. Ok?"

La fisso, allargando gli occhi: "Hai un potenziale enorme."

Federica geme e si siede accanto a me, adeguandosi forzatamente allo stare appiccicati per non finire sull'erba.

"Di' la verità; cento volte meglio una notte nel bosco con il tuo non-amico che una da sola a piangere sul cuscino perché Pierpaolo è una merda."

Federica assottiglia gli occhi: "Non avrei pianto per lui."

"Ah no? Nemmeno quello fai? Che brava." riconosco, con esagerata ammirazione.

"Non l'avrei fatto perché non lo merita, non perché non ne sono capace."

"Avrei dei dubbi." ridacchio, beccandomi una gomitata tra le costole.

Dopo questa battuta decido di non dire più nulla; lascio che il silenzio regni da padrone. Se è così che doveva andare, mi va anche bene, dopotutto. Federica non è una che si apre, teme di doverlo fare come io temo di dover rimanere al buio.

Le paure non si comandano, o almeno non così facilmente, quindi ritengo già l'essere stati onesti a vicenda un passo avanti. Mi ero sempre chiesto perché lei mi trattasse così male, non ero riuscito a spiegarmelo e quindi avevo cominciato pure io ad avere scatti d'ira senza motivo nei suoi confronti.

Ma io non sono così, affatto. 

Certo, ho dei difetti, come il voler stare al centro dell'attenzione e, per questo, sembrare un po' il galletto della situazione. Il che mi porta ad essere a volte molto prevedibile e... va be', anche un po' patetico perché si nota e... beh, ok, se devo dirla tutta, sono anche un gran permaloso, perché odio se qualcuno, effettivamente, lo nota. Ma tra questi contro del mio carattere non c'è quello di fare lo stronzo ad cazzum solo perché ho delle turbe personali.

L'unica persona che abbia mai trattato di merda per questo motivo è Marinella. Ma me ne sono accorto subito, appena m'è passata la fase da adolescente invincibile, e ho fatto di tutto per farle avere le mie scuse. Io sono una persona onesta. Permalosa, ma onesta. E non mi piace litigare.

Quella fatta stronza, invece, è la signorina qui alla mia destra, ma eviterò di farglielo di nuovo presente. Il successo è avere capito quali erano i suoi motivi personali per cui mi trattava male. E ora che ho scoperto che in realtà è solo invidia, sono molto soddisfatto.

Uno, perché non ho più ragione di essere anche io scontroso ad cazzum e due, perché amo quando la gente mi invidia. La mia autostima va nutrita qualche volta, specialmente in questi ultimi tempi.

E in fondo, quelli di Federica erano complimenti... sono lusingato.

"Quello che non riesco a mandare giù è il rifiuto." se ne esce lei a un certo punto, sorprendendomi. "E non perché io viva in un mondo fantastico dove ricevo solo sì. Il rifiuto di Pierpaolo non aveva semplicemente senso."

Mi volto, inclinando la testa in basso per guardarla, e la lascio continuare.

Mentalmente invece sto replicando il balletto non virile di prima: il Polaretto senz'anima si sta spontaneamente aprendo! Evviva!

"Se mi avesse detto che non mi vuole perché sono troppo magra o troppo antipatica, io... ok, bello schifo, però ok. Me ne sarei fatta una ragione prima o poi. Invece lui ha detto esattamente il contrario; ha detto che sono il suo tipo, che gli piaccio, sia fuori che dentro, ha detto che sono..." ride, scuotendo la testa di fronte alle sue prossime, insensate parole. "La persona giusta per lui. Riesci a credere che un ragazzo trovi la donna della sua vita e nel momento in cui può averla per sempre, la scarichi come un barile?"

Io alzo le sopracciglia, schioccando la lingua: "Ha dei problemi."

"Penso di sì!" esclama lei, sbuffando frustrata. "Ed è per questo che ci sono rimasta così male. È ancora peggio dei classici rifiuti; questo è il rifiuto dei rifiuti, il re della discarica."

Mi viene da ridere per le sue similitudini e quindi guardo a terra, grato che abbia voluto condividere questa disavventura: "Se vuoi piangere, puoi farlo."

"No che non voglio!" ripete di nuovo, offesa. "Oggi l'avrei fatto molto volentieri, ma poi..."

Si ferma e io la incito con lo sguardo.

"Beh, poi ho trovato delle distrazioni." conclude, arrossendo leggermente. "E così mi sono data una calmata e adesso sono solo incazzata, ma non triste. Non piangerò per uno così, mai. L'unica persona che si sia meritata le mie lacrime, in tutta la mia vita, è Marinella."

E chissà perché, me lo aspettavo.

Annuisco, a mia volta con una leggera invidia. Saper scindere le situazioni per cui vale davvero la pena sbattersi da quelle per cui non vale affatto è un'abilità rara. C'è chi confonde persone importanti con persone stupide, chi affonda se stesso, per far restare a galla qualcuno che non lo merita, chi si lascia piegare da eventi per cui si ritiene responsabile, quando in realtà la colpa risiede da tutt'altra parte. Se non altro, il Polaretto qui ha una grande lucidità e un ottimo auto controllo, non c'è che dire.

"Tu perché fai quella faccia?" mi domanda allora, brusca come solo una tal donzella ottocentesca riesce ad essere.

"Perché a me invece queste cose fanno venire una voglia assurda di piangere." rispondo, rivelando senza troppa vergogna la mia debolezza. "Sono stato rifiutato anch'io, non troppo tempo fa, e ogni volta che mi fermo a pensare a Giorgia e all'enorme bidonata che mi ha dato..."

Allargo le mani, già in difficoltà.

"Oh, andiamo." lei rotea gli occhi. "Non vuoi davvero intraprendere questa discussione."

"No, non vorrei. Ma è molto difficile." annuisco sentendo il classico pizzicore agli occhi e la gola annodarsi e... sono sensibile. 

Ok, mooolto sensibile.

"Ora finiamo per litigare, lo sento." dichiara Federica.

"Perché?"

"Perché sai già come la penso su di lei e su quello che ha fatto." mi indica, alludendo a tutta la questione 'hai una famiglia, tieniti i tuoi capricci per te'. Federica è molto vecchio stampo, ha ideali conservatori e una chiusura mentale degna di nota.

Per questo non ha mai capito la mia comprensione nei confronti di Gio. Non ha nemmeno mai sostenuto le mie mosse per cercare di mantenere il concetto di famiglia, quando ormai Giorgia, Rachele e io non siamo più una classica famiglia. Federica non ha mai nemmeno cercato di aiutarmi a venir fuori da questo casino, perché secondo lei abbiamo sbagliato troppo, come genitori, chi in un modo e chi nell'altro.

Secondo lei, Gio ha sbagliato a voltarmi le spalle per inseguire il suo "vero" amore (prima o poi capirà che non è quella cozza vivente), io invece ho sbagliato a lasciarla fare, invece di impormi come pater familias per il bene della mia bambina e bla, bla, bla.

In tutto questo, mai una volta mi ha chiesto come mi sentissi a riguardo.

"Sì, so cosa pensi." concludo, intuendo che se proseguissi veramente su questa strada, finiremmo davvero per litigare.

"Bene." sottoscrive, incrociando le braccia.

Ma ora io sono troppo intrippato nella malinconia per inventarmi qualche nuovo argomento di interesse. Me ne rimango a fissare il terriccio, mentre nella testa mi partono i filmini di famiglia. Sapete, tipo le vecchie registrazioni, con una qualità e un audio scarsissimi, che però fanno un sacco pietra miliare.

Ecco, io i ricordi me li rivivo così. Con una data simbolica in angolo a sinistra e la filigrana che ogni tanto disturba la visuale. Con Racky che corre intorno al tavolo al suo sesto compleanno; Gio che la insegue e infine la afferra e se la spupazza. Io mi fermo, ipoteticamente sto reggendo la telecamera, e faccio uno zoom sui loro volti sorridenti.

Hanno due occhi stupendi.

Per quanto io sia un figo da paura, Rachele e Giorgia mi battono. Hanno delle iridi così blu che nemmeno la scarsa qualità del mio video immaginario riesce a smorzarle.

Sono ipnotiche e limpide, pulite. Mi sposto con la telecamera su Giorgia... è così bella.

Impazzisco per quei capelli dorati e drittissimi che assecondano ogni suo movimento, riversandosi ogni tanto davanti al viso, luminosi. E le labbra rosa, perfette, scolpite da uno scultore. Quella labbra che mi mancano e che, anche se hanno lasciato uscire delle cattiverie tremende, vorrei poter chiudere di nuovo in un bacio.

Ah, se è dura, ragazzi.

È davvero così dura.

"Marco, no, per favore..." si lamenta Federica, appena si accorge che ho iniziato a frignare senza ritegno. 

Lo fa con un tono che, se non sapeste il contesto, pensereste che tipo sto per premere un bottone con scritto 'fine del mondo'.

Ma io sono troppo triste e me ne frego, continuando beatamente a piangere: "È che mi mancano troppo..."

"Non eri felice per Rachele?" mi domanda lei, mettendosi in ginocchio, come se potesse arrestare il mio sfogo con qualche gesto repentino. "Non mi hai detto che sei il suo papà e che è la reginetta più tenera del mondo, o una cosa simile?"

"Sì, ma non è la stessa cosa di prima e non lo sarà mai!" mi lascio scappare, mentre penso che finora è stata dura ripetere a mia figlia il contrario. Ho dovuto farlo per il suo bene, ma chi è che ci crede? Io no di sicuro.

"Coraggio, dai, non fare così..." biascica lei, posando una mano sulla mia spalla, decisamente a disagio. Le andrebbe bene di tutto, ma non dover gestire da sola un tizio in lacrime, di notte, in mezzo un bosco.

Ah-ha. Quello proprio no. Non da Di Mario, assolutamente.

"Mi spiace per te." piagnucolo, egoisticamente, mettendo in secondo piano le sue turbe e in primo le mie. "Ma quando Rachele non c'è, ogni tanto ho bisogno di sfogarmi. Giorgia è una stronza, vero?"

"Sì, hai ragione."

"Ma la capisco! Però è una stronza."

Federica picchietta la mia spalla, cercando goffamente di dare un taglio alla questione: "Puoi anche dire che non la capisci... io non capirei mai ciò che ha fatto."

"Invece è normale!" sbotto, accorato. "È normale che a volte si smetta di amare qualcuno; non è che un figlio congeli i sentimenti e... forse è successo anche a me, forse non ci siamo mai amati o forse sì, io... non lo so, non so queste cose, Federica. So solo che mi manca."

Mi porto le mani al viso, sentendo che il mio pianto si intensifica e maledicendo quella ragazza dagli occhi blu che fin dal primo istante mi ha fatto cadere nella sua rete. Chissà se mi ha mai voluto veramente, o se Rachele è stato l'unico motivo che mi ha tenuto legato a lei per tutto questo tempo.

D'altra parte, che avrebbe mai potuto fare? L'ho messa incinta a sedici anni; non poteva mica mandarmi al diavolo e decidere in tutta tranquillità che avrebbe allevato una bambina da sola! Io mi sono mostrato fin da subito volenteroso di affrontare quell'avventura insieme, e lei ha accolto a braccia aperte il mio aiuto.

Dal canto mio, non sono mai stato sicuro di ciò che provassi per lei. Andiamo, nemmeno la conoscevo quando è rimasta incinta! Però ci ho provato e mi sono affezionato così tanto che ora vivere senza di lei mi sconcerta. Che si trattasse solo di abitudine e non d'amore, questo non lo so. Davvero, non lo so.

So che comunque lei mi piace, è bella ed è una brava mamma. So anche che non posso condannarla per aver deciso di fare altre esperienze e vivere una vita diversa. Dopotutto, siamo giovani e abbiamo bisogno di fare tonnellate di sbagli.

Adesso mi ritrovo a non essere arrabbiato né con lei né con me stesso. Però ci sono giorni in cui ripenso a com'è andata e vorrei che avesse provato a resistere di più. Sarebbe facile cedere alle accuse di Federica e prendersela perché, dopotutto, c'era di mezzo una cosa enorme, che abbiamo costruito a partire da uno sbaglio, essendo poco più che bambini, ma cavandocela egregiamente.

Avevamo fatto un capolavoro... questo mi fa male. Mi fa male che, nonostante tutto, lei l'abbia rinnegato. Mi fa male che lei non abbia avuto la stessa devozione che ho avuto io.

Di fronte a Rachele, tutto questo passa. Per lei, mamma sarà sempre mamma e io mi impegnerò affinché resti così. Non importa quello che fa male a me; mi posso sempre ritagliare un spazio personale per piangere il dolore e dare a Rachele il resto delle cose belle che ci sono state e che continueranno ad esserci nella nostra famiglia.

Poi, in occasioni come questa, quando avrò tenuto duro per troppo tempo e quando il dispiacere del rifiuto diventerà insopportabile, troverò qualcuno a cui scassare le palle e strappare un abbraccio consolatorio nella speranza di sentirmi presto meglio.

Infatti ho abbracciato Federica, di nuovo, sicuramente contro il suo volere.

Ma stavolta, almeno, non decide di scappare.

Rimane un po' irrigidita all'inizio, ma poi si rilassa e ricambia il contatto con un sospiro arrendevole: "Mi dispiace, Marco." dice solamente. "Mi dispiace che tu stia così."

Ed è... già qualcosa, credo. 

Almeno prima o poi anche lei si renderà conto che non mi comporto in un certo modo perché non rispetto la mia famiglia o perché non sono un degno padre. Lo faccio perché sono i miei umili modi di cercare di tenere insieme tre persone senza troppi drammi e sofferenze.

Lo faccio perché non saprei come fare altrimenti, ma comunque avrei preferito di gran lunga che Giorgia non mi lasciasse.

Altrimenti non starei piangendo come un infante, tra le braccia di una che repelle le emozioni.

Federica si stacca da me, rovista nella tasca dei suoi jeans ed estrae un fazzoletto ben piegato e stirato, che mi offre in una tacita implorazione di ricompormi.

"Di stoffa, Frufru?" biascico, inorridito nel prendere l'oggetto tra le mani. "Sei davvero così antica."

"Zitto e asciugati quelle lacrime, ché non ti si può vedere in questo stato."

"Avrei fatto meglio a piangere sulla spalla di un cactus..." mormoro, mentre imbratto il suo bel fazzolettino ottocentesco con le mie scorie.

Quando glielo rendo, lei rifiuta e mi incita a tenerlo per sempre, così mi sforzo di ridere di lei e della sua anaffettività. Potrei rimanere ad autocommiserarmi per ore, in realtà, ma è meglio se mi ripiglio.

"Vedi, posso essere un amichetto modello." le faccio notare, quando finalmente sono riuscito a calmarmi del tutto e tornare normale. "Voglio condividere i miei problemi, piangere sulla tua spalla e sono pure un bravissimo orso abbracciatutti."

"Ora capisco perché è Nelli quella tra le due che ti voleva nel gruppo di amici, da piccoli."

"Ha!" mi porto una mano al cuore, offeso. "Nelli ha molto più gusto di te."

"Nelli è amica di tutti, io sono selettiva." si vanta, forse per aiutarmi davvero a trovare una distrazione, o forse perché ne è veramente convinta. "Mi scelgo le persone con criterio."

Ed è vero, ecco perché poi riesce a gestire la delusione molto meglio di me.

Anche se, comunque, per quanto si sforzi di essere una macchina, è rovinosamente umana, proprio come me, e proprio come me, non sempre riesce a scegliere chi far entrare nella sua vita.

Così ridacchio, decidendo che è meglio alzarsi e tornare indietro, onde evitare che mi scappino considerazioni che potrebbero offenderla seriamente. Raccolgo la felpa da terra e mentre ci avviamo verso casa, mi limito solo a dire: "Beh, belle scelte che hai fatto fino ad adesso, Di Mario."

E lei capisce che mi riferisco a Pierpaolo, così si se la prende per tutto il ritorno e non spiccica più una sola parola.

Era ovvio... ma comunque è vero che Pierpaolo è stato una merda.

La prossima volta ne sceglierà uno meglio... si spera.

*

BREAK ARTISTICO

Grazie Angelica per questo disegno strappalacrime. E' lo stesso usato nel banner del titolo, solo in versione completa: un collage della famiglia che ora non c'è più, ma che Marco vuole a tutti costi mantenere. 

...riuscite a capire perché, ora? :'(

Image and
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*

"Grazie per la tua calda e affettuosa compagnia." mi sincero di riferirle, una volta entrati nel salotto della villa.

Lei, ovviamente, mi guarda attraverso due fessure arrabbiate: "Ti ricordo che mi ci hai costretto, e io ti avevo avvertito."

"Lo so." alzo le spalle, buttandomici sopra la felpa e sorridendo. "Mi piacciono le sfide."

Federica rotea gli occhi, poi si dirige verso le scale, ma si ferma, notando che io non faccio lo stesso: "Tu non vai a dormire?"

"Mmm... no." rispondo.

"Perché? Non mi dirai che hai ancora poco sonno, saranno almeno le tre e mezzo!"

"Sì, sono stanco, ma..." con una mano dietro al collo, lancio un'occhiata verso la cucina. "Mi sa che mi farò un tè e mi metterò a scrivere una lettera."

"Una lettera? Per chi?" mi chiede, disorientata.

Per Gio, ovviamente.

"Oh, non credo ti interesserebbe." sminuisco con un gesto della mano. "Di solito quando ho qualcosa da dire a qualcuno, lo faccio scrivendo lettere che in realtà non consegnerò mai. Ti stupiresti se sapessi quante ne ho scritte per Rachele, quando ancora non aveva la minima intenzione di perdonarmi."

Federica mi sorprende con un sorriso intenerito e uno sguardo incredibilmente comprensivo, come se in realtà sapesse esattamente di che cosa sto parlando: "Sei davvero un romanticone, Ravasi."

"Invidiosa, eh?" la provoco, con un gesto da strafigo, fiero del suo charme.

Lei si chiude nelle spalle: "A volte... Buonanotte."

"'Notte." le faccio, scuotendo la testa con fare divertito. Anche se non è un granché come supporto morale e ha vedute completamente diverse dalle mie, mi dispiace che mi stia lasciando da solo.

Mi dirigo verso la cucina pensando che magari, un giorno, potrei scrivere una lettera anche per lei. Le direi che potrebbe migliorare il suo carattere e che penso, un po' come tutti, che dovrebbe davvero, davvero, finire a letto con qualcuno. Non perché ogni essere umano lo necessiti, ma perché a lei in particolare farebbe davvero bene.

Se si sciogliesse un po', sarebbe anche quasi simpatica.

"Ehi, Marco!"

Non sono nemmeno giunto alla porta della cucina che mi sento richiamare. Così torno indietro e la vedo in cima alle scale, affacciata in giù, in attesa di me.

"Che c'è?"

Lei mi guarda per un po', come fosse indecisa, poi alza la manica della sua maglietta e strappa il filo colorato che porta al polso. Lo sfila, dunque, e lo lascia cadere dall'alto, in modo che finisca sulla mano che ho allungato per prenderlo.

Fisso quel braccialetto sul mio palmo, inizialmente confuso, poi sorpreso e infine soddisfatto.

Guardo insù: "Sai che hai un polso troppo secco perché possa andare bene a me?"

"Lo so." fa, di rimando. "Ma tienilo. Intreccerò il resto quando avrò deciso che anche tu puoi essere mio amico."

Se ne va, con un sorrisetto un po' da smorfiosa, dandomi le spalle e non aggiungendo nient'altro.

Mmm... quando lei avrà deciso, eh?

Chiudo il braccialetto tra le dita e me la rido da solo. Mi piacciono troppo le sfide... specialmente quando le vinco.


***


ANGOLO AUTRICE

E anche questa piccola parentesi, miei cari, si chiude.

Non posso quantificare il mio dolore in questo momento, perché anche se si tratta di una pubblicazione parallela, di storie brevi e non per forza consequenziali, beh... io mi ci sono affezionata. Nel breve periodo che è intercorso dalla OS 1 a oggi, ho visto nascere, crescere e concludersi questa piccolissima raccolta e... ne vado fiera. Molto fiera. Poi, non meno importante, tutto ciò mi sembra il preludio allo sfacelo che accadrà di qui a poco, quando anche Io e te 3 sarà terminato. Oh, cielo.

Prima di parlare nello specifico di questa os, ci tenevo a lasciare proprio due paroline in onore della raccolta: come sapete, l'avevo iniziata contando di inserirci 10 os, invece è finita oggi con 8 e credo di aver detto, in questo spazio, tutto quello che mi premeva farvi sapere dei personaggi di Io e te. Certo, ho cambiato qualcosa in corso d'opera, ho tolto idee e aggiunto idee, talvolta anche all'ultimo. Vi ho fatto sentire voci mai sentite e altre che invece vi avevano già raccontato qualcosa. Avrei voluto avere il tempo per proporvi anche qualcosina in più, come uno sguardo su Shymée e uno sui cari Cleopatra e Amerigo, ma, purtroppo, per il momento, non riesco a prendere quest'impegno. Ciò non toglie che un domani io possa sempre aggiungere una o due os, oppure che qualcuno di voi possa provare a farlo al mio posto.

E' un argomento di cui abbiamo recentemente discusso nel gruppo Telegram: sappiate che potete sentirvi liberi di scrivere qualsiasi cosa su Io e te, anche una poesia, un racconto alternativo o un approfondimento fantasy su qualcuno/qualcosa che vi è piaciuto in particolare. Non preoccupatevi di stile, genere, o bravura: sono parametri che non contano quando la motivazione che vi spinge a scrivere è autentica e pura passione. Inoltre, lo prenderei come un incredibile dono e, certo, potrebbe anche essere un testo che rientra bene nella raccolta (una long, ad esempio, non potrei inserirla, ma mi piacerebbe comunque!).

Detto questo, spero di avervi lasciato qualcosa di bello. Bello nel senso che vi rimarrà nella memoria e un domani, a caso, vi verrà voglia di venire a rileggere una di queste otto perle. Sarà ovviamente un giorno in cui non siete in voi XD Comunque, ecco, questo è quello che voleva essere la raccolta: una dimensione in più per personaggi che nella trama principale non possono prendersi tutto questo spazio, un momento di leggerezza (o meglio, otto momenti) e, perché no? anche un prolungamento stesso della nostra storia. Finora "Io e te" ha avuto circa sui 21/22 capitoli totali, "Io e te 3", che sarà sempre su quel tiro, vanta in realtà un'aggiunta di ben 8 parti. Non male come volume, eh?

Vi lascio a malincuore senza ulteriori piagnistei. Quelli sono in riserva da sette anni per il gran finale.

Leggete piuttosto, queste domandine sulla os, e scrivetemi come sempre i vostri bellissimi commenti/pareri. A me è piaciuto tanto scriverla e, anche se mi sono resa conto di averlo detto anche delle 7 os precedenti, è sicuramente la mia preferita. Ahaha, coerenza Daffy, coerenza XD

1) Vi aspettavate che avrei riservato l'ultimo spazio di questa raccolta a un narratore come Marco?

2) Che cosa pensate abbia detto Mattia a Marco e Federica, nel cuore della notte, prima di partire?

3) Come giudicate l'unione in amicizia di questi due caratterini piuttosto diversi?

4) Se foste stati in Federica, avreste detto a Marco che il merito della riappacificazione con la figlia è vostro? Perché secondo voi lei non l'ha detto? Lo farà, o rimarrà un segreto che la seguirà nella tomba?

5) Se foste stati Marco, avreste avuto così tanto rispetto nei confronti di Giorgia? Pensate che il suo sforzo di mantenere l'equilibrio familiare funzionerà per sempre?

6) Vi piacerebbe, idealmente, ipoteticamente, follemente, leggere una breve storia sul proseguimento di queste due singolari e disagiate vite?

7) DOMANDA OBBLIGATORIA (scherzo): Qual è, delle 8 os di questa raccolta, la vostra preferita?????

Ragazzi, il tempo è giunto. Io vi saluto, e vi aspetto tra una settimana con il nuovo capitolo di "Io e te 3"

Ah, se è dura, ragazzi.

È davvero così dura.


Daffy


PS: a me tutto questo ha fatto piangere... ecco la colonna sonora del capitolo:

HAPPY NOW - Kygo ft. Sandro Cavazza



***


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