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Autore: Paola Malfoy    09/12/2018    0 recensioni
Dal testo:
Vuoto.
Era questo ciò che lo circondava; e il vuoto era riempito dal buio, e dal silenzio.
Un silenzio agghiacciante ed opprimente.
Avrebbe voluto uscire, mischiarsi alle persone nelle strade, ma le persone non volevano lui.
Era solo.
Restaban si alzò dal letto nel quale stava praticamente facendo la muffa da settimane, e cercò di scacciare tutte quelle sensazioni che si mischiavano alla paura, camminando per la stanza, rimettendola a posto ed ascoltando musica.
La musica, lei si che era un’amica fidata. Alleggeriva il suo cuore e la sua anima, ed era sempre lì quando lui aveva bisogno, non si rifiutava mai d’aiutarlo.
[…]
Non si era più fatto la barba, i capelli erano cresciuti e spettinati.
E lui se ne stava lì, sdraiato sul letto, o girava per la stanza, ascoltava musica… ogni tanto leggeva. Faceva di tutto per non pensare.
Pensare avrebbe significato ricordare, e lui odiava ricordare.
Così rimaneva immobile, bloccando i pensieri e non facendo nulla.
Nessuno diceva nulla, perché non aveva nessuno. Era solo.
La sua vita si era bloccata, e lui non sembrava intenzionato a farla ripartire.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Insegnami».
Glielo aveva chiesto alla fine Restaban, glielo aveva chiesto mettendosi completamente nelle sue mani, fidandosi completamente di lei, la sua nemica più grande, la sua ancora di salvataggio nel mare in tempesta.
«Insegnami».
E Demi lo prese tra le sue mani.
 
 
Una settimana prima…
 
Restaban la faceva impazzire, ma non in senso positivo. Le faceva venire voglia di fargli del male, e senza usare la magia. Da quello strano fine settimana in cui tutto era cambiato con quel bacio, la cercava e la allontanava, si avvicinava e se ne andava. La stava esasperando.
Azione e reazione.
Era come andare in giro con un macigno sul petto. Averlo vicino e sapere che presto sarebbe sparito, non sapere dove era e sperare che tornasse, possibilmente non in una bara. E questo le toglieva ogni energia. Per non parlare di come lui la artigliava quando dormivano assieme. Si, dormivano assieme, perché era successo, ancora. Solo tre volte, a dire il vero, ma erano bastate ad entrambi.
Restaban non perdeva mai l’occasione per stuzzicarla – a riprova che il vecchio Tomkins c’era ancora, sotto strati e strati di depressione – facendola impazzire, oltre che esasperare, mentre combatteva contro la voglia di ucciderlo e poi baciarlo, e fargli un altro migliaio di cose che era sicura che in una scuola fossero quantomeno illegali. E lei non poteva fare a meno di pensarci, a quelle cose illegali, che le coloravano il viso contro la sua volontà. E lui sapeva esattamente che cosa toccare, o con cosa toccarla, per metterla in imbarazzo, per poi ridacchiare quando diventava rossa.
Il bastardo.
Continuava a ripetersi che erano reazioni normali, dettate da altre reazioni chimiche che avvenivano all’interno del suo corpo quando veniva a contatto con un individuo di… sesso maschile. Era solo una questione di azione e reazione tra corpi.
«Tu non sei normale, Demi. Hai problemi seri». Questa era stata la risposta di Alexia quando le aveva esposto il tutto.
«Tu non capisci, Alexia. Lo fa di riflesso, lo fa perché sono sbalzi del Tomkins che abbiamo sempre conosciuto e che vengono fuori perché… quello che c’è tra noi è strano! E lo fa perché è… le relazioni fisiche, sono le uniche cose che conosce… credo» esclamò Demi sospirando. Prese un nuovo quaderno dalla borsa e continuò il suo tema di Inglese, mentre Alexia sbuffava girando una pagina del libro di Filosofia.
«Sei intelligente Demi, davvero intelligente. Ma delle volte sei una tale idiota…»
«Scusa?»
«Vuoi davvero farmi credere che anche mio fratello, solo mordendoti per gioco, ti faceva accendere come un accendino?»
«Il punto non è questo, Alexia. Ti ho già spiegato che tra me e Restaban…»
«Siamo arrivate a chiamarlo per nome…»
«…che tra me e Tomkins, è complicato. Non è qualcosa di fisico – l’occhiata di Alexia la fece sospirare – va bene, usiamo il lato fisico, ma per arrivare a qualcos’altro! Gli ho visto l’anima, e l’ho toccato con un bacio ma…»
«Tesoro, per toccarvi davvero forse dovreste pensare ad un contatto più profondo».
«Ale…»
«C’è una differenza tra fare sesso e fare l’amore, tesoro. Solo che tu devi ancora capirlo» esclamò l'amica chiudendo il libro e guardandola.
«Perché, tu lo sai?»
«Ho fatto sesso con Thomas, e ho fatto l’amore con James. È stato l’unica differenza tra di loro, perché per il resto erano entrambi due grandi idioti» disse facendo ridere Demi.
«Si, va bene. Ma tra me e Tomkins è diverso».
«Quello che c’è tra voi è un casino spaventosamente grande e… disastroso!» esclamò Alexia «Siete entrambi confusi. Dammi retta, andate a letto ed usate il letto, vi chiarirà le idee. Tu vuoi aiutarlo, lui vuole più o meno essere aiutato, solo che tu non sai cosa fare, e intanto dormite insieme e vi baciate. Dormite insieme e vi baciate, tesoro. Davvero non riesci a vedere più in là del tuo naso? Posso giustificare Tomkins in questo caso, ma non te».
«Di che stai parlando, Alexia?» chiese Demi. L'amica sbuffò e la lasciò sola in biblioteca.
 
James Cohen era ad Hogwarts.
La voce si era sparsa con una rapidità sorprendente, e quando era arrivata a solleticare l’orecchio di Alexia La Sirena, questa non aveva potuto trattenere una smorfia sotto lo sguardo confuso di Demi Hale, che nell’ultimo periodo sembrava essere la persona che aveva creato la definizione di confusione basandola su se stessa.
«Devo parlare a James di Tomkins».
«Secondo me devi andarci a letto, con Tomkins».
«Alexia…»
«Oh! Alexia, Alexia… Demi! Davvero non riesci a vedere?»
«Vedere che cosa Ale?»
«Vi baciate e dormite assieme!»
«Solo perché sono la sua… ancora…»
«Già, proprio tu, eh?»
«Sono l’unica che ha accettato d’aiutarlo!» ribatté Demi secca.
«Tesoro, torna a parlarmi solo quando riuscirai ad ammettere con te stessa che Restaban un po’ ti piace e che, soprattutto, ti sei eccitata con lui» rispose l’amica alzandosi e facendo diventare rossa Demi, ed aumentando la sua confusione.
 
James Cohen era senza parole. Demi Hale era senza fiato.
Azione e reazione.
Ovviamente Demi aveva confessato al suo migliore amico tutto, nella speranza che potesse aiutarlo più di Alexia, che da quando aveva saputo che il suo ex era al castello, era indisponente e un po’ acida, e non era colpa del ciclo.
«Ti ho chiesto di aiutarlo, non di…» balbettò James.
«Lo sto facendo! Ma l’unico modo per aiutarlo è… immergersi dentro, completamente» tentò di spiegare «Trattenere il respiro e portarlo fuori… solo che devo ancora capire come…»
«Oddio, ti stai innamorando di Tomkins…» esclamò James accelerando il passo e superandola.
«Ok, o siete voi che averte le orecchie tappate, o sono io che parlo aramaico: ho detto che lo sto aiutando, e la cosa è così grave che mi ci devo immergere dentro per tirarlo fuori, chiaro?»
«E una volta fuori credi che sarà tutto lo stesso, che tornerà come prima? Sei davvero così ingenua?»
«Da che pulpito!»
«Ci stai mettendo anima e corpo Demi, e non era necessario, che cosa hai visto in… in lui per comportarti così?» chiese James continuando a camminare.
«Beh, questa depressione ha fatto venire fuori che forse potrebbe essere una persona piacevole, dopotutto» rispose Demi affiancandolo.
«Una volta mi hai detto che ho la mania di salvare le ragazze… ed avevi ragione».
«Come sempre».
«E ora tu hai questa mania di salvare Tomkins…. Secondo me ti piace, insomma, non è lo stesso Tomkins di prima, e noi non siamo gli stessi di prima, e… - aggiunse fermandosi e fronteggiando l’amica – noi non abbiamo mai parlato di queste cose, ma… da come ne parli, dei vostri incontri a letto, lui ti…»
«Dì quello che sto pensando stai pensando e giuro, giuro, che ti uccido!»
«Ok, solo…»
«Non è quel tipo di contatto!» quasi urlò lei.
«Ed è questo a darti fastidio? Per quanto credo che un bacio possa dare moltissimo, io non ho mai… non sono mai stato così vicino a Alexia, non l’ho mai capita, toccata, come quando abbiamo fatto l’amore. E lo sai, che dopo la fine della guerra ero depresso anche io, tutti lo eravamo, ma lei mi ha tirato su, l’amore mi ha…»
«Mi stai dicendo che… no, io non… non sono innamorata di Tomkins!» lo interruppe Demi.
«Ti sto dicendo che… forse lo sei un poco, o stai iniziando ad esserlo, e anche se non ci credo che sto per dirlo, è un bene. Senza l’amore rischierebbe di buttare anche te nel baratro».
«Basta parlare di me e lui, dammi una tregua. Quando pensi di inginocchiarti e chiedere scusa ad Alexia?»
«Cohen che supplica la piccola? Ditemi data e ora, non voglio perdermelo!» esclamò Restaban. Veniva dal Lago Delle Sirene, dove probabilmente aveva passato le ultime ore.
«Non supplico! Beh… forse un poco, ma comunque stavamo cercando proprio te» esclamò James facendo a Restaban una radiografia completa con lo sguardo.
«Sei stato qui tutta la mattina?» esclamò invece Demi, arrabbiata «Hai saltato Storia!»
«Due ore di noia mortale» sbuffò lui.
«Ne abbiamo già parlato, abbi almeno la decenza di presentarti in classe, poi per il resto della lezione puoi pensare a ciò che vuoi!» rispose Demi. A quell’affermazione Restaban ghignò, un ghigno che aveva ripreso a fare da poco, quello furbo del vecchio Tomkins che stava per fare qualcosa. E qualcosa fece: la guardò in un modo decisamente inappropriato, facendola infiammare.
Azione e reazione.
«Ok….» mormorò James spostando lo sguardo dall’uno all’altra, come in una partita di tennis che aveva appena scoperto essere la finale di Wimbledon.
«Smettila di guardarmi così!» esclamò Demi, irritata dal fatto che lui, la facesse sentire in quel modo.
«Così come?» chiese lui continuando a ghignare.
«Come se mi avessi vista nuda!» esclamò Demi. James fece un piccolo balzo indietro, l’amica lo aveva avvertito che il bastardo le tirava fuori il peggio di sé, ma doveva essere rimasto sconvolto da una Demi così… così. Restaban invece ridacchiò, non si era certo aspettato una risposta simile.
«Cosa che non è successa, è solo un modo di dire!» precisò lei ad entrambi.
«E io non voglio… mettermi in mezzo» disse James «Volevo solo vederti di persona Tomkins, per assicurarmi che tu stia bene fisicamente perlomeno. Demi, ora dobbiamo andare, il Direttore e la Preside ci aspettano per parlare di lui». disse James prima di tornare ad avviarsi verso il castello.
Lei tornò a guardare Restaban, e scoprì che qualcosa nel suo sguardo si era rotto. Il ghigno era sparito, così come il tenue sorriso che l’aveva accompagnato. Da fuori non sembrava cambiato quasi nulla, ma ormai lei aveva imparato a conoscerlo, e questo la sconvolse.
«Aspettami» chiese Demi. Tomkins sembrò non ascoltarla, già perso sotto quella spessa coperta oscura che lo ricopriva.
Demi si alzò in punta di piedi e gli prese il viso tra le mani, prima di baciarlo sulle labbra, in una supplica che solo lui avrebbe capito.
«Aspettami» ripeté prima di poggiare i piedi per bene a terra e correre verso Demi.
 
Quando Demi entrò nella camera di Restaban, lui era seduto sul bordo del letto, la schiena dritta e rigida, le mani sulle ginocchia mentre fissava il vuoto.
«La Preside ha detto che posso venire qui quando voglio. James ci ha messo molto per convincerla, alla fine ha accettato» disse lei chiudendo la porta.
Romkins rimase immobile.
«Che ti succede?» chiese ancora Demi «Parlami».
«Non voglio tirarti giù con me» disse «E questo mi fa imbestialire».
La nebbia e la confusione che avevano attanagliato il petto e la mente di lei, sembrarono dissiparsi con quelle parole. Ci teneva a lei, e questo lo faceva imbestialire.
«Non ho paura, posso riportare su entrambi».
«Questa è troppa fiducia, Hale».
«Ho fiducia anche in te…»
«Smettila!» esclamò Tomkins.
«Che cosa è che ti fa urlare? Cos’è che ti fa paura?» chiese Demi avvicinandosi a lui, che nel frattempo era scattato in piedi, come una molla.
Azione e reazione.
«Poi non sarà tutto come prima, e tu non te ne rendi conto!» esclamò lui «E se… se noi due… se tu… io non sono Ryan, non posso darti… non l’ho mai fatto, non so come si fa» disse Restaban, e Demi, in quel disastro di parole capì.
Si allontanava e si avvicinava, la stringeva e la lasciava.
Anche lui provava quello che sentiva lei, quell’accozzaglia di sentimenti che si scatenavano quando gli stava vicina. Solo che se si fossero chiariti, quei sentimenti, lui non avrebbe saputo cosa fare. Non sapeva come si amava, perché non lo aveva mai fatto prima; e se lei lo avesse tirato fuori da sotto quella coperta di oscurità, lui non avrebbe saputo vivere, perché non gli avevano mai dato la possibilità di farlo prima.
«Sono qui io» disse Demi avvicinandosi. Tomkins fece un passo indietro.
«Domani potresti…»
«Pensavo avessimo già chiarito questo punto» esclamò Hale dura. Lui la guardò confuso, combattuto, addolorato, stanco, indeciso se buttare decisamente giù tutti i muri, o continuare così, se buttare via l’ultimo pezzo di Tomkins per far venire fuori Restaban.
«Tu non lo fai per me» disse lui, rivelando come fosse difficile per lui fidarsi di lei. Demi fu colpita da quelle parole come da una pugnalata. Era vero, ma solo all’inizio.
«All’inizio lo facevo perché me lo aveva chiesto James ma… ora lo faccio per te, perché… ho visto e… fidati di me» disse Demi facendo scendere tra di loro un silenzio così pesante che avrebbe potuto schiacciarli.
«Insegnami».
Glielo aveva chiesto alla fine Restaban, glielo aveva chiesto mettendosi completamente nelle sue mani, fidandosi completamente di lei, la sua nemica più grande, la sua ancora di salvataggio nel mare in tempesta.
«Insegnami».
Glielo chiese quasi supplicandola, supplicando lei, miss so-tutto-io, che aveva sempre deriso per quella sua aria da maestrina quando ripeteva qualcosa. E ora lui la supplicava di insegnargli qualcosa.
Insegnami ad amare, insegnami a vivere.
E Demi lo prese tra le sue mani, baciandolo come non aveva mai baciato nessuno, aggrappandosi a lui e lasciando che lui si aggrappasse a lei.
Si staccò da quella lotta fatta di lingue e saliva quando le mancò l’ossigeno, e allora vide il dolore e la speranza combattere negli occhi di Restaban, facendole capire quanto fosse indispensabile toccarlo.
Gli levò la maglia, mentre lui, preso dalla stessa smania, tentava di fare lo stesso con lei, fino a che non rimasero l’uno di fronte all’altra, con il petto scoperto, anima contro anima, cuore contro cuore. Abbracciarlo fu come bere dopo una lunga corsa, sentirlo sulla pelle, caldo, vivo.
Lei gli posò una mano sul petto, sopra il cuore, mentre lui la teneva stretta per i fianchi. Era bello, Restaban, non di quella bellezza che ti colpisce subito, era quella bellezza che notavi solo guardandolo realmente – l’espressione che assumeva quando studiava, il volto rilassato quando dormiva, quella vena sul collo che pulsava quando lei lo faceva arrabbiare, i suoi capelli biondi tra le sue mani…
Non aveva fatto in tempo a pensarlo, che l’incantesimo che nascondeva Restaban sparì, tornò se stesso anche esternamente.
«Penso che l’incantesimo si annulli quando non vuoi nasconderti, quando vuoi essere te stesso» mormorò Demi , non si era nemmeno accorta di respirare affannosamente, come lui. Forse era quella la vera linea di confine, e sotto di loro c’era il baratro. Il bacio era stato solo un’azione, e questa era la reazione.
«E tu vuoi che mi nasconda?» chiese Tomkins.
«No» rispose lei, e lui posò la guancia contro la sua, in quello che sembrava solo un altro modo di fare l’amore, togliendole il respiro e bloccandole il cuore. Stava bruciando.
Vuoi davvero farmi credere che anche mio fratello ti faceva accendere come un accendino?
Tornò a baciare Restaban per fermare i pensieri, che si erano già spinti in zone pericolose e minate. Perché forse aveva ragione Alexia, e per una volta avrebbe dovuto dare retta al suo corpo, alla carne, e non alla mente; perché forse quello era davvero l’unico metodo per capire il ragazzo, che la faceva ridere e preoccupare, arrabbiare ed eccitare, e che le aveva appena tolto il reggiseno mentre le metteva una mano nei capelli. E le piaceva, il suo tocco sulla pelle, il suo petto contro il suo – cuore contro cuore, anima contro anima.
Che cosa la spingeva così verso Restaban? Perché lo faceva? Perché le piaceva? Neppure lui sapeva spiegarselo, il perché reagisse così con lei, glielo leggeva negli occhi, e di comune accordo, senza dire una parola, dopo che tra di loro di parole ne erano scorse a fiumi – stronza, bastardo – decisero di spegnere il cervello e seguire il corpo, guidato da quel cuore che ora sembrava battere nelle orecchie di entrambi così forte da assordarli. Forse, per una volta, avrebbero trovato le risposte che cercavano.
Restaban le accarezzò la schiena nuda, facendola sospirare. Demi poggiò la fronte sulla sua spalla, poi lo morse.
«Touché» mormorò lui prima di baciarla ancora, mentre le sue mani vagavano ovunque sul suo corpo, come se volesse toccarla tutta contemporaneamente, ed era lei ad aggrapparsi a lui, mentre la spingeva sul letto e si occupava dei suoi seni, con le mani e con la bocca, facendola gemere.
Mentre con il respiro affannoso cercava di togliere i pantaloni al bastardo, che gli andavano evidentemente stretti in quel momento, non poté non fare dei paragoni con Ryan. Oh, Ryan era stato dolce, ma Restaban era la passione, sembrava passata un’eternità da quando erano caduti su quel letto, e invece erano solo pochi minuti, e lei era già eccitata come non mai, smaniosa di toccarlo, sentirlo.
Fu lui a chiudere gli occhi e gemere quando finalmente riuscì a cavargli i pantaloni e i boxer, e Demi pensò che non poteva essere più bello: la pelle chiara arrossata, i capelli biondi scompigliati, e le loro anime riflesse l’una negli occhi dell’altro.
C’è una differenza tra fare sesso e fare l’amore.
Oh, non c’era nessuna differenza meccanicamente parlando, era la persona che cambiava tutto, il corpo e i sentimenti che racchiudeva.
Tomkins ci mise poco a toglierle le calze e la gonna, e qualsiasi altro impiccio ci potesse essere tra i loro corpi, e ci mise ancora di meno a metterle una mano tra le gambe mentre la baciava, trovandola già pronta ed eccitata.
«Non pensavo di farti questo effetto, Hale».
«Non sei messo meglio di me, Tomkins» gli rispose a tono Demi, strusciando la gamba casualmente vicino al suo membro, facendogli chiudere gli occhi e stringere il lenzuolo.
«Stronza» mormorò Restaban mentre lei ripeteva l’operazione.
«Bastardo» disse Demi, quando per tutta risposta lui iniziò a muovere la mano che teneva tra le sue gambe, mentre lei gli conficcava le unghie nella schiena, e lui la mordeva su un fianco.
«Non sai mai stare zitta, Hale, nemmeno in momenti come questi, in cui potremmo dilettarci a fare altro».
«Ma taci, Tomkins!» esclamò Demi «Se usassi un minimo di materia grigia, qualche volta…»
«Cosa?» chiese lui scendendo a ricoprirle di baci il ventre.
«Sei così odioso, come quando mi hai fatto sparire la penna durante il compito di Filosofia due giorni fa! Era una cosa importante!» esclamò lei. Restaban si issò su di lei e la guardò a metà tra il perplesso e l’infastidito.
«Stai davvero parlando di questo ora?»
«Tralasciando il fatto che oggi hai saltato quasi tre ore di lezione…»
«Ora ti faccio stare zitta io» disse ignorandola e tornando ad occuparsi del suo corpo.
«Tomkins non…» ma le parole le morirono sulle labbra, perché il bastardo aveva appena praticamente tuffato la testa tra le sue gambe, dimostrandole d’essere abile in altre cose, oltre che con gli insulti, cose sicuramente proibite e inappropriate in una scuola, e loro stavano rompendo così tante regole e… e Alexia aveva ragione, era così idiota da pensare al regolamento? Anche se le risultò difficile anche solo respirare fino a che lui non riemerse, con il ghigno di chi sapeva d’averla lasciata ad un passo dal baratro.
«Allora non urli solo quando ti faccio arrabbiare» le soffiò sulle labbra. Demi era ancora scossa da quello che le aveva appena fatto per rispondere.
«Oh, Ryan non faceva questo, vero?» chiese Restaban sapendo già la risposta, gongolando d’orgoglio maschile, e felice d’averla zittita. L’aveva sempre detto lui, che parlava troppo la Hale; ma aveva sbagliato a credere che lei non si sarebbe vendicata, in quel gioco di azione e reazione. La fermò subito però, perché per quanto la detestasse, la Hale sapeva portarlo sul baratro, sapeva farlo impazzire, e questo lo faceva arrabbiare, ma gli scaldava anche il cuore.
«Ora potrò davvero guardarti come se ti avessi vista nuda» le disse mente le prendeva le gambe, accarezzandole e portandosele dietro alla schiena.
«A me, quello più nudo sembri tu, Tomkins» rispose lei con un filo di voce, mentre le loro intimità si sfioravano, facendo sospirare entrambi, e facendo accelerare ulteriormente i loro cuori, di paura e aspettativa. Era effettivamente lui quello più nudo, dopo aver lasciato cadere tutte le sue barriere, ed essersi messo nelle sue mani, nelle mani di lei, che con ogni bacio, ogni carezza gli insegnava ad amare, e con ogni gemito gli insegnava a vivere.
«Vuoi sempre avere l’ultima parola, vero?»
«Anche tu».
«Zitta».
«Zitto tu».
E poi furono i loro cuori a parlare, e i loro occhi, perché ad entrambi mancò il respiro quando finalmente Restaban entrò in lei, toccandosi, fondendosi. Ansimanti si guardarono, sconvolti, mentre Demi toccava le crepe di Restaban, e lui sfiorava le cicatrici di lei – i segni che la guerra aveva lasciato su di loro.
Quando lui iniziò a muoversi, fu lento, esasperante, la faceva impazzire come sempre. Avrebbe voluto schiaffeggiarlo e poi baciarlo, e probabilmente lui pensava la stessa cosa, ma non riuscivano a parlare, travolti da una marea di sentimenti che gli toglievano il respiro, e che li costringevano a poggiare la fronte l’uno sull’altra, sfiorandosi le labbra e stingendosi con urgenza, ferendosi e guarendosi nello stesso istante.
«Restaban» mormorò lei tra un gemito e l’altro, e lui finalmente ascoltò la sua supplica, muovendosi più veloce e dissetandosi dei gemiti di Demi direttamente dalle labbra della ragazza, mentre lei si aggrappava a lui, lui si aggrappava a lei, e si tenevano stretti.
Quando il piacere esplose, il cuore di entrambi sembrò perdere un battito, e si guardarono negli occhi, senza respirare. Demi vide l’anima di Restaban, e la vide dentro.
Non sono mai stato così vicino ad Alexia, non l’ho mai capita, toccata, come quando abbiamo fatto l’amore.
E Demi capì Restaban, lo toccò come non aveva mai fatto, rendendosi contro che prima aveva visto solo la superfice. Era come una matrioska, e solo ora lei era arrivata al nucleo. E aveva visto.
Aveva visto il più grande nemico di Restaban, ciò che lo buttava a terra, come lui aveva visto le cicatrici di lei, il dolore che aveva nascosto al mondo dietro libri e conoscenza.
Iniziò a piangere quando capì che non poteva aiutarlo senza ferirsi e ferirlo, forse mortalmente.
«Sei tu» mormorò Demi, e Restaban sbarrò gli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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