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Autore: CinderNella    13/12/2018    1 recensioni
Si sentiva un po’ stalker a guardarlo e ad annotare ogni suo comportamento da dietro un muro delle rovine di Christ Church Greyfriars – se si fosse trovata dietro a un cespuglio avrebbe potuto trovarci dell’ironia nella situazione che stava vivendo da qualche tempo – ma era parte del suo lavoro anche quella. [...] Ma, diversamente dal solito, e non perché fosse venerdì, lui si era separato dal suo gruppo di colleghi per dirigersi all’interno del giardino che portava dritto alle rovine dov’era casualmente lei: si stava proprio dirigendo verso di lei.
Resasene conto, si catapultò alla panchina più vicina per dare l’idea di essere davvero impegnata a fare qualcosa che non fosse spiarlo da lontano, ma dalla sua espressione non doveva esserci riuscita: «Mi scusi, ma lei mi sta spiando?»
Era davvero come a scuola. Stesso portamento arrogante, stesse fattezze e modo di presentarsi elegante e capelli impossibilmente biondi: eppure era completamente diverso.
«Ehm...» non sapeva che scusa formulare.
«È la quarta volta che la vedo in una settimana e in zone diverse della città. Perché mi segue?»
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Devo chiedere venia per l'enorme ritardo, così grande che alcun* di voi hanno creduto che l'avessi abbandonata. Ebbene no, ho ancora intenzione di finire questa storia che mi sta molto a cuore, è solo che vado più a rilento di una tartaruga. Tra il lavoro e la mancanza di ispirazione, riesco a stento a scrivere nei giorni liberi (tipo oggi, in cui però son riuscita a correggere questo capitolo qui sotto). Però posso dire finalmente di condividere la città con i miei personaggi (perlomeno per quando lavoro).
Grazie mille dell'essere ancora miei lettori, nonostante il ritardo protratto e imperdonabile!







 


Going from road to road, bed to bed,
Lover to lover and black to red, but I believe
I believe
There’s no salvation for me now, no space among the clouds
And I’ve seen I’m heading down… That’s alright, that’s alright
That’s alright, that’s alright.

 
Avevano raggiunto la spa la sera stessa della cerimonia, ma i trattamenti avrebbero riempito le loro due giornate successive. Il futuro pargolo Weasley-Zabini, però, aveva avuto un’idea differente.
Blaise si svegliò quasi di soprassalto, collegando i rumori spaventosi che sentiva provenire dal bagno all’assenza della neo-moglie al suo fianco: «Gin? Tutto bene?»
Sentì la donna strappare un pezzo di carta igienica per rispondergli solo dopo: «Merdavigliosamente.»
Blaise si alzò dal letto per raggiungerla, ma siccome era ancora buio e soprattutto faceva freddo, si trascinò dietro il piumone, sedendosi sul bordo della vasca per supportarla, almeno emotivamente, dandole qualche colpetto sulla spalla «Nella gioia e nel dolore.»
«Non so come tu possa dire che stiamo condividendo il dolore al momento, perché io non mi sento le ginocchia dal freddo della ceramica e sono riversa in un water, e tu sei al calduccio sulla vasca.» ribatté quella, sperando che i conati fossero finiti.
«Se vuoi scendo al piano di sotto» indicò il pavimento con un cenno del capo «e ti circondo con questo caldissimo piumone.»
«In realtà vorrei solo sapere se posso tornare a letto.» dichiarò la rossa, lasciandosi cadere seduta sul pavimento. Blaise la raggiunse e la circondò con il piumone «E soprattutto, quando ha intenzione di smettere di farmi sboccare, questo corpo. A quanto pare faccio parte di quella bassa percentuale che si trascina dietro vomito e nausea fino al secondo trimestre.»
«Ti prometto di non metterti più incinta, se può consolarti.» rispose Blaise, piazzandole un bacio su una guancia.
«È sorprendentemente carina come cosa da dire, grazie, maritino!» rispose Ginny, voltandosi verso l’uomo che l’aveva ormai circondata e le faceva lui stesso da coperta, oltre a mantenere il piumone intorno a loro «Avresti mai pensato che “la mattina dopo” sarebbe stata così?»
«Il mio matrimonio? No.» rispose sinceramente Blaise, per poi continuare «Ma “la mattina dopo” è stata ieri, per essere precisi, e non è per nulla stata così.» il ghigno malizioso sulle labbra dell’uomo fece reagire Ginny sia con una piccola spallata involontaria che con un altrettanto malizioso sorrisino.
«Marito, dici che riesci a portarmi a letto tipo neosposi nella nuova casa con tutto il piumone? Vorrei solo tornare a dormire, se ce la facciamo, prima della giornata strapiena di trattamenti...»
«Deduco che il regalo di Theo ti sia piaciuto tanto» ribatté Blaise, prendendola in braccio e mantenendo il piumone sulle spalle, incamminandosi verso la camera.
«Se avesse inventato una pozione antinausea funzionante l’avrei apprezzato molto di più, a esser sincera.» commentò Ginny, facendo una smorfia contrariata non appena fu posata sul letto, che era nuovamente gelido.
«È in arrivo la sua calda coperta e il suo caldo marito, non si preoccupi, neo-moglie!» continuò Blaise, buttandosi sul letto poco dopo e coprendo entrambi con il piumone.
«Ho bisogno che tu sia il grande cucchiaio.» dichiarò Ginny, accucciandosi contro il suo petto e avvicinandosi il più possibile a lui.
«Ai suoi ordini, milady.»
«Ehi, sono davvero una lady? Non è che sposandoti ho ereditato qualche appellativo onorifico di cui non sono a conoscenza dai mariti morti di tua madre?» si voltò a chiedergli Ginny, e Blaise emise una sonora risata: «No, mi spiace. Solo signora Zabini, sono un umile lavoratore babbano.»
«Sì, certo.»
«E poi non ambire al mio denaro, sei tu l’eroina di guerra e giocatrice di Quidditch professionale super-famosa, mica io!» ribatté Blaise, stringendola in un abbraccio.
«Ah, finalmente va bene.» fu un mormorio quasi impercettibile, e Blaise si rese conto che probabilmente Ginny era già in quella delicata fase tra il sonno e la veglia, così si limitò a tacere e ad accarezzare lievemente il braccio della moglie che era direttamente sotto il suo.
Avrebbero entrambi preferito passare la notte a casa loro, probabilmente, ma tanto da letto a letto non cambiava molto. E sarebbe potuto rimanere così, in pace, al calduccio, con la donna che amava attaccata a sé e il sonno che gli intorpidiva le membra anche dall’altra parte del mondo, a dire la verità.

Angharad amava il suo quartiere, profondamente. Era così vivo, così pieno, e senza essere affollato di turisti allo stesso tempo. Sapeva di Londra, ma non c’era alcun monumento tipico che avrebbe potuto ricollegarlo a essa agli occhi di un qualsivoglia non-londinese. E soprattutto le forniva la possibilità, solo attraverso una finestra, di procrastinare.
Era anche vero che Harry non era ancora arrivato, e che era mattina presto, ma stare a fissare il computer non le dava niente in più, mentre guardare le persone affannarsi per entrare nei negozi durante il Boxing Day per accaparrarsi le cose migliori in offerta almeno le dava qualcosa a cui pensare. Per esempio quanto era contenta di avere quella vista e stare al calduccio della propria casa. E poi da quando lo shopping online aveva iniziato a diffondersi, lei aveva sempre preferito quello al cercare febbrilmente nei negozi: attendeva il momento in cui le avrebbero consegnato anche la spesa ordinata con un click a casa, ed era certa che sarebbe arrivato.
Sentì il citofono suonare e si alzò dal divano: dopo aver risposto e aperto a Potter, attese con la porta aperta e la coperta sulle spalle l’arrivo dell’ormai uomo sopravvissuto.
Il quale si palesò dopo circa cinquanta secondi al suo piano, con una borsa che sembrava eccessivamente pesante per la sua dimensione e un vassoio da quattro bevande i cui posti erano occupati solo da due, mentre sugli altri due era in bilico una busta di carta, con dentro quello che doveva immaginare fossero dolci da colazione.
«Buongiorno Potter!» salutò la babbana, liberandogli subito le mani dal vassoio, non solo perché stava morendo di fame, ma anche perché era certa che sarebbe probabilmente caduto rovinosamente a terra se non fosse accorsa in suo aiuto.
«Angharad.» rispose lui, posando la borsa piccola e pesante al centro della stanza. Angharad la occhieggiò nuovamente, non appena ebbe posato il vassoio e i dolci sul tavolino vicino al divano «Perché ho l’impressione che tu abbia fatto qualcosa a quella borsa? Intendo qualcosa di magico. Perché è impossibile che sia così tanto faticosa da portare, è troppo piccola.»
«Incantesimo estensivo irriconoscibile.» spiegò semplicemente Harry, prima di iniziare a tirare fuori dalla stessa un ammontare di file che Angharad considerò un affronto personale: «Per favore, dimmi che sono quelli che ho già catalogato.»
«No, sono quelli che dovrai catalogare oggi.» rispose l’altro, con un sorriso che virava al ghigno «Ma se ti può consolare, ne ho altrettanti da studiare. E ho portato il caffè. E specificamente a te il muffin al triplo cioccolato.»
«Grazie!» Angharad esibì il suo migliore sorriso a trentadue denti, prima di aprire la busta e prelevare il muffin in questione per azzannarlo.
Solo dopo che lo ebbe finito riprese il suo computer dal tavolino per iniziare a lavorare.
«Sai, se avessi portato il tuo laptop avresti potuto catapultarti nel ventunesimo secolo e catalogarli anche tu nel modo più efficiente.» commentò la ragazza gallese dopo qualche minuto, non alzando lo sguardo dallo schermo e non allontanando le dita dalla tastiera, ancora intente a digitare qualcosa.
«L’ho portato.» rispose Potter, tirandolo fuori dalla borsa più-grande-all’interno «Mi sono anche procurato SPSS*, ma dovrai dirmi tu come hai impostato le variabili.»
Angharad si concesse due secondi per mostrare visibilmente il suo stupore, prima di decidersi a rispondere: «Ho pensato di mettere in relazione ogni singola famiglia delle ventotto con la presenza o meno di incantesimi di memoria nella loro storia, distinguendoli tra quelli presi dal manuale o dai documenti che il Ministero ha su gran parte di loro da dopo la guerra.»
«Arrivati alla fine delle lettura di tutti i dossier su di loro, e della loro rispettiva catalogazione, potremmo in primis sapere quali escludere, dato che dubito fortemente che una famiglia che per secoli s’è vantata pubblicamente, su un libro, di avere inventato potentissimi incantesimi di memoria si ritroverebbe a utilizzarli su una vittima. E poi potremmo fare la stessa cosa per le pozioni e per gli esperti pozionisti delle suddette ventotto, vedremo se di tutte o solo di quelle con rapporti più stretti con le famiglie che tramandano incantesimi di memoria.»
«Okay, diciamo che mi fido di te. E soprattutto che ti copierò, perché non mi è ancora del tutto chiaro come dobbiamo arrivare a fare queste esclusioni, solo guardando queste caselle.» ribatté Harry, battendo le palpebre.
«Sarai pure tu il detective, o come vi chiamano nel mondo magico, ma io vengo da mesi di catalogazioni di file e conosco questo software come le mie tasche, ragazzo miracolato.»
«È “sopravvissuto”, in realtà.»
«Sei sopravvissuto così tante volte che al paese mio si dice miracolato, altro che sopravvissuto.» commentò la babbana gallese, iniziando a sorseggiare il suo caffè con la mano libera – c’era scritto “Angharad” sopra, e non l’avevano nemmeno storpiato come al solito! – mentre l’altra sfogliava un dossier post guerre magiche sui Black.
«Sì, probabilmente hai ragione.» commentò Harry, prendendo anche lui la sua bevanda e ritornando a immergersi nel lavoro: non sarebbe stata una giornata di festa per nessuno dei due.

Non sapeva perché avevano accettato l’invito di Daphne – e Charlie, ma probabilmente principalmente della prima – a fare brunch fuori dalle rispettive case, in un giorno di saldi, nell’inverno più freddo in dodici anni, ma fatto stava che lei e Theo erano usciti di casa alle nove quella mattina, nonostante l’aver fatto baldoria fino a tardi la sera – e il giorno intero – prima e si erano diretti alla fermata del bus 137, per arrivare all’incirca mezz’ora dopo al locale che l’ex-Serpeverde aveva deciso di provare quella mattina.
Avevano trovato la coppia ad aspettarli di fronte al 34 di Mayfair, e non sembravano per nulla provati dal freddo: Charlie era coperto fino alla punta dei capelli, mentre Daphne sembrava così sovreccitata dal provare finalmente un nuovo menù brunch in un nuovo posto – almeno per lei, e tutti loro – che non sembrava rendersi conto del gelo, nonostante avesse solo un cappotto in panno grigio, un paraorecchie rosa e le mani – senza guanti – che non smettevano di agitarsi sui tasti del cellulare.
«Immagino che Draco e Hermione non siano ancora arrivati?» chiese Theo dopo aver salutato i due con un cenno del capo, e aver ricevuto lo stesso saluto da Charlie, con incluso un sorriso – quel freddo non permetteva movimenti molto più ampi.
«No, e la prenotazione è per le nove e quarantacinque, cioè cinque minuti fa, e non voglio perdere il tavolo.» dichiarò Daphne, entrando nel locale senza aspettarli.
«Immagino che quindi non stiamo aspettando i Malfoy?» domandò retoricamente Theo, seguendo la compagnia all’interno.
«Salve, ho prenotato un tavolo per sei a nome Greengrass?» sentirono dire Daphne, che si stava già liberando di cappotto e paraorecchie – ed era vestita anche in modo molto formale per essere un giorno in cui probabilmente avrebbero lottato per accaparrarsi qualcosa in saldo, e soprattutto per non essere di lavoro.
«Daph, non dovrebbe perdere punti per il nome poco originale?» continuò Theo, sarcastico, beccandosi una leggera spallata da parte di Luna ma un sorrisino da tutti i presenti – eccetto Daphne, che gli lanciò un’occhiataccia poiché aveva avuto l’ardire di fare una battuta del genere quando il maître era ancora abbastanza vicino da poter sentire.
Non appena si sedettero – Theo e Daphne sui divanetti e Luna e Charlie opposti a loro, sulle sedie – e si liberarono tutti dei cappotti, Daphne riprese a digitare sul telefono.
«Quindi abbiamo deciso di separare i Malfoy?» era la terza domanda, evidentemente non meritevole di risposta, che Theo poneva espressamente a Daphne, con l’intenzione di infastidirla, ma non aveva tutti i torti: avevano lasciato solo i posti a capotavola «Non c’è gusto se mi ignori!»
Charlie e Luna sorridevano, consci che ridacchiare avrebbe indisposto ulteriormente Daphne, la quale cercava di non darlo a vedere ma era almeno marginalmente infastidita dalle battute dell’amico «Non sono domande meritevoli di risposta, Theodore.»
«Oh-oh, è passata a Theodore. Sono nei guai.»
«Dai, lasciala stare» intervenne Luna, ancora sorridente – un po’ troppo per risultare non divertita.
Il telefono di Daphne trillò e la ragazza lo agguantò immediatamente – spaventando il suo vicino al tavolo opposto, che sobbalzò al movimento velocissimo vicino a sé: «Draco e Hermione ci hanno dato buca, quindi non separeremo nessuno. Avrebbero potuto darci più preavviso, però.»
«Sono abbastanza sicuro che se si fossero svegliati stamattina alle sette per avvisarti sarebbero venuti direttamente a mangiare, Daph. Inoltre, bei riflessi da ninja!» commentò Theo, beccandosi un calcio leggero – e scherzosamente ammonitorio – di Luna sotto al tavolo.
Daphne alzò gli occhi al cielo e fece per alzare il braccio per chiamare il menù, ma non dovette nemmeno arrivare a estenderlo tutto che un cameriere aveva già iniziato a portarne loro quattro: il braccio ricadde sul tavolo e la mano dell’ex-Serpeverde venne subito accostata da quella di Charlie, al cui tocco sembrò reagire automaticamente per intrecciarvi le dita.
L’arrivo dei menù portò la quiete al tavolo, poiché tutti lo stavano consultando attentamente. Fin quando Charlie non prese parola: «Che ne dite di mettere i muffin misti al centro e poi ognuno sceglie il piatto che preferisce?»
«Okay per me» rispose Luna, voltandosi verso Theo per sapere la sua risposta, che si manifestò con un cenno di assenso, mentre tutti attendevano la risposta di Daphne, che faticava ad arrivare.
«Oh? Sì, d’accordo, muffin al centro.» rispose dopo un po’ la Greengrass, riprendendo a studiare il menù.
«Stai cercando di capire qual è la cosa migliore da prendere in modo da poter fare paragoni tra questo posto e altri?» chiese Luna, osservando l’altra bionda.
«Quello lo so già. Il fatto è che sono indecisa, mi ispira particolarmente l’uovo di anatra fritto... e anche quello al forno con salsiccia siciliana...»
Charlie le lanciò un’occhiata divertita: sembrava stesse per decidere il destino del mondo «Io prendo le Eggs Benedict, puoi tranquillamente assaggiarle da me.»
«Davvero?» Daphne batté le mani, sorridente: ora sembrava risoluta «Allora prendo l’uovo di anatra fritto.»
«Huevos rancheros per me» ordinò Luna, chiedendosi se il cameriere fosse sempre stato lì o se si fosse discretamente materializzato accanto a loro in un momento non meglio specificato che avevano perso di vista tant’erano presi dalle disquisizioni di Daphne.
«E siccome non sono un mostro che mangia salato a colazione, banoffee waffle per me!» aggiunse Theo per ultimo, venendo completamente ignorato da Daphne, che era nuovamente impegnata per scegliere i tè.
«Theodore, di grazia, perché sei così fastidioso stamane? Hai sognato che ti torturavo stanotte?» chiese l’amica in questione, dopo che il cameriere se ne fu andato.
«Nah, è solo che devo riabituarti all’acidità quotidiana dopo tutta la delicatezza e il sentimentalismo di ieri. È il mio compito di amico, riabituarti alla normalità.» rispose il bruno accanto a lei, impegnato a lasciar cadere una zolletta di zucchero nel suo caffè americano appena arrivato.
«Grazie mille, come farei senza di te» commentò Daphne, con un sarcasmo per nulla latente.
«Esattamente, è quello lo spirito!» esclamò Theo, puntandole il cucchiaino con cui aveva appena girato il caffè contro e beccandosi un’occhiataccia di risposta «E poi qualcuno deve pure prepararti alla malvagità che dovremo affrontare oggi da Westfield.»
«Ricordatemi, perché stiamo andando a fare compere durante il Boxing Day?» aggiunse Luna, versando il latte nel suo caffè e terminando il tutto con una zolletta di zucchero, ignara degli occhi dalla parte opposta del tavolo che la guardavano sconvolti «Sì?» chiese allora, perplessa.
«Lo vuole la tradizione! Difatti Draco e Hermione dovranno avere una scusa migliore del “mi sono svegliato tardi”, perché quella di Blaise e Ginny è accettabile, visto che stanno usufruendo del nostro regalo per loro, ma Hermione e Draco non hanno una motivazione altrettanto forte!» spiegò Theo in un fiume di parole, durante il quale Daphne iniziò a scuotere la testa e a ribattere a bassa voce «Chissene del fatto che si son sposati ieri, è perché stanno usufruendo del suo regalo di nozze che sono esentati...»
«Effettivamente, Luna, come puoi dimenticare uno dei loro pochissimi rituali di gruppo...» la riprese Charlie, facendo calare il silenzio al tavolo.
Luna nascose il sorrisino divertito nel tovagliolo, mentre Daphne assottigliava gli occhi e Theo lo osservava a bocca aperta: «Ha appena fatto... una battuta... sarcastica?!»
«Sì. L’ho cresciuto bene, ora è quasi un perfetto Serpeverde.» rispose Daphne, con uno sguardo orgoglioso.
«Abbiamo contagiato un altro Weasley, questo è un sogno che diventa realtà!» esclamò Theo, alzando brevemente le braccia al cielo e poi battendo il cinque con l’amica seduta accanto.

Sentì le labbra di Draco sulla sua guancia e il suo peso parzialmente su di lei prima che poté aprire gli occhi «Buongiorno, siamo in ritardo!»
Hermione aprì un occhio, per cercare di vedere che diavolo stesse facendo il suo ragazzo con un braccio verso l’esterno del letto. «Diamine.» aveva detto tra sé e sé Draco, riuscendo nell’opera di prendere il cellulare – e la sveglia, poiché voleva investigare perché non avesse suonato – e rendendosi conto di quanto fossero in ritardo.
«Mhmm.» fu l’unico commento di Hermione, che gli diede le spalle e richiuse gli occhi.
Draco le lanciò un’occhiata divertita e digitò qualcosa sul telefono, prima di controllare la presenza di sveglie sull’orologio da comodino.
«Ha suonato, l’ho spenta io.» commentò Hermione, senza aprire gli occhi ma sapendo – come, non era dato a sapersi – quello che stava facendo Draco alle sue spalle.
«Perché?» chiese Malfoy, lasciando la sveglia in questione sul suo comodino e andando ad abbracciare la ragazza da dietro, ancora sotto le coperte.
«Perché avevo sonno, ero stanca, e la combo cielo coperto e previsioni del tempo non mi ispirava a uscire dal letto.» commentò quella, girandosi finalmente verso Draco e rispondendo all’abbraccio, ma continuando a tenere gli occhi chiusi.
«Quindi hai preso una decisione esecutiva senza consultarmi.» ritornò Draco all’attacco, dopo aver digitato qualcos’altro sul suo telefono e averlo lasciato sul comodino – aveva quasi ripreso sonno in quell’intervallo di tempo che avevano smesso di parlare.
«Sì, direi che potresti definirla così.» commentò Hermione, ancora ad occhi chiusi.
«Mh.» rispose Draco, e il successivo silenzio fece aprire almeno un occhio alla ragazza, intenzionata a controllare se Malfoy fosse arrabbiato o se stesse solo cercando di capire come fargliela pagare.
Scoprì che si trattava della seconda opzione, poiché dopo aver aperto entrambi gli occhi si ritrovò catapultata dalla parte opposta del letto: doveva averlo assecondato, perché le loro gambe erano intrecciate e lei aveva ormai gli occhi spalancati, che osservavano l’espressione furbetta di Malfoy.
«Buongiorno.» dichiarò, sorridente.
«Immagino che sia arrivato.» rispose quella, vendicandosi del risveglio brusco piazzandosi su di lui e baciandogli la punta del naso «Buongiorno, Malfoy.»
«Quindi, dobbiamo uscire dal caldo letto?» Hermione si era appena resa conto che c’erano solo loro due in camera: ovunque Nyx e Nix fossero, non erano al loro piano «Visto che ormai mi hai svegliata...»
«Nah, ho già detto a Daphne che non ce l’avremmo fatta ad arrivare in tempo.» rispose il biondo, piazzandole un bacio al centro della fronte «E se le avessimo fatto perdere il tavolo ci avrebbe ammazzati, meglio dare loro buca e far loro godere il brunch in pace. Al massimo li raggiungiamo a Westfield.»
«E allora perché mi hai svegliata?» il tono inquisitorio di Hermione non tardò ad arrivare, e inizialmente Malfoy le rivolse solo un sorriso malizioso.
«Beh, ti dovrò punire per la decisione esecutiva presa senza di me...» continuò Malfoy, ed Hermione alzò la testa per osservarlo meglio. La velocità con cui si liberò della maglia del pigiama fece ridacchiare Draco.
«Che c’è? Mi sto solo portando avanti. E poi non è colpa mia se fa improvvisamente caldo sotto a questo piumone.» commentò la ragazza, tirando giù i pantaloni con nonchalance e arrotolandoli alla sua sinistra.
«Immagino.» rispose Malfoy, sogghignando maliziosamente. Hermione gli rivolse un’occhiata interrogatoria, ma lui non sembrava intenzionato a spogliarsi «Beh?»
«Per quanto seducente siano questi versi che non formano proprio parole, non è quello che avevo in mente.»
«Oh.» rispose Hermione, palesemente delusa.
«Spogliarmi, intendo.» continuò Malfoy, il cui ghigno divertito faceva ben intendere come si stesse perlomeno gustando le sue reazioni «Per quanto riguarda la punizione, invece...»
Hermione lo stava osservando a metà tra la confusione e il desiderio, e lui si stava divertendo fin troppo a non rendere note le sue intenzioni. Decise di darle tregua, però, ma solo dopo averla spostata alla sua destra.
Hermione lo stava ancora osservando concentrata, concentrazione che evaporò nel momento in cui sentì un suo pollice spostarle leggermente lo slip e toccarla, con leggerezza e delicatezza, che in quel momento non desiderava.
Draco spostò la gamba di lei ancora sul suo fianco per poi sorridere malizioso: «Non puoi toccarmi, però.»
«Questo è ingiusto.» commentò Hermione, sistemandosi però supina e portando le braccia sul cuscino. Quando però Malfoy si sistemò di lato, impegnato a guardarla e a toccarla, come sapeva che le piaceva, portò un braccio attorno al suo collo.
«Signorina Granger!»
«Non mi interessa, non sarò più... lontana.» parlare stava diventando più faticoso, specialmente ora che la mano di Draco si era fatta strada nei suoi slip e Malfoy si stava divertendo a sollecitare un suo capezzolo con la lingua. Era davvero ingiusto non poterlo toccare.
«Signorina Granger, la inviterei a continuare a parlare, se proprio non le è troppo difficile.» continuò il fetente, perché proprio non poteva definirlo diversamente, quando la costringeva a non afferrargli nemmeno i capelli e a creare più frizione possibile contro il suo dito medio, che era esattamente dove voleva che fosse.
«Draco, non sta funzionando.» Hermione quasi gli ringhiò contro, liberandosi degli slip e arpionandolo al letto con le ginocchia, per poi fare lo stesso con la sua maglia del pigiama.
«Sapevo che non avresti... resistito.» Hermione non aveva perso tempo, lasciandosi scivolare su di lui al ritmo esatto di suo gradimento.
«E non azzardarti a spostare la tua mano.» ansimò subito dopo, e Draco si decise a osservarla: aveva fatto tanta strada da quando si vergognava di stare in quella stessa posizione. Se fosse stato possibile, sembrava ancora di più una valchiria selvaggia, e adorava la vista dal suo posto.
«Non lo sognerei nemmeno.» ansimò anche lui, guardandola negli occhi per chiederle un’ultima volta «E la punizione?»
«Beh, non ti sto baciando, no?» gli rispose quella, lanciando i capelli all’indietro per liberare il viso e ritrovandosi subito dopo Draco a due centimetri «Sì, nemmeno quello sta funzionando.»
Prima di baciare quel dannato furetto ansimante non poté che sogghignare soddisfatta.

Erano giorni che Pansy aveva preso l’abitudine di tamburellare inconsciamente le dita sulle ginocchia, e questo suo saltare su per qualsiasi motivo era aumentato esponenzialmente con l’aumentare di lettere da Azkaban.
«Pans, tranquilla. Ti servirà tranquillità.» intervenne Alijeik, posandole una mano sulla spalla, che la ragazza afferrò quasi immediatamente.
«Di quanti giorni ha bisogno di riposare?» Pansy si riferiva alla pozione, e Alijeik lo capì subito: proprio in quel momento stava spegnendo la fiamma e stava coprendo il calderone.
«Quattro. Siamo in tempo, anche se a quello non va mai bene nulla...» Alijeik strinse un pugno, ma Pansy lo raggiunse e lo abbracciò.
«Possiamo ignorarlo finché non è pronta, no? Dopotutto di certo non scapperà da Azkaban.» convenne la ragazza minuta e mora, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita.
Alijeik sorrise: «Nah, non penso che uscirà a breve di lì.»





*SPSS: è un software statistico che ho dovuto imparare a usare per catalogare le duemila pubblicità sulla cui analisi ho basato la mia tesi, quindi ho pensato che Angharad potesse fare la babbana secchiona/pronta a utilizzare mezzi babbani a favore del mondo magico per questa investigazione XD

 
  
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