Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ghost Writer TNCS    15/12/2018    2 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

16. Fase uno

Quando ormai era tardo pomeriggio, Zabar si diresse verso la canonica e varcò il cancello esterno. L’edificio si trovava nella città alta ed era molto più grande rispetto a quello in cui aveva trascorso gli ultimi anni: una città come Chalacyra del resto aveva molti templi, quindi erano necessari molti chierici e molti sacerdoti. Se non ricordava male, il priore era un alto sacerdote.

«Buonasera, fratello. Posso aiutarti?» gli domandò un ecclesiastico andandogli incontro. Era relativamente anziano, ma indossava ancora la tunica da chierico: probabilmente l’idea di fare carriera non era stata fra le sue priorità. Indossava un pendente a forma di spiga di grano, quindi doveva essere devoto alla dea Demetra[11].

«Buonasera a te. Sono in viaggio per andare a trovare la mia famiglia, sono appena arrivato in città» gli spiegò Zabar. «Speravo poteste offrirmi ospitalità per la notte.»

«Ma certo, fratello» annuì il faunomorfo con un sorriso gioviale. «Coraggio, seguimi. A breve verrà servita la cena.»

Il chierico lo condusse alla mensa, un ampio locale illuminato da bracieri. Durante il pasto Zabar raccontò ai suoi vicini di tavolo più o meno la stessa bugia che aveva usato con il suo superiore, ma decise di tralasciare la parte del padre malato. Non usò nemmeno il suo vero nome, ma si presentò come Bartahu, l’identità fittizia che usava fin dal suo ingresso nel Clero. Nessuno ebbe motivo di dubitare delle sue parole e tutti quanti gli assicurarono le loro preghiere per un viaggio tranquillo.

Dopo cena partecipò all’orazione comune e poi andò a dormire. Nella stanza che gli avevano assegnato c’erano una dozzina di brande, di cui un paio libere. Era proprio come nella sua canonica, e questo gli fece provare un po’ di nostalgia. La sua determinazione a svelare le menzogne del Clero era salda, tuttavia non provava astio nei confronti dei suoi confratelli, al contrario: li considerava quasi una seconda famiglia. Anche gli ecclesiastici di Chalacyra si erano dimostrati gentili e ospitali; si sentiva in colpa a tradire la loro fiducia, ma la sua missione aveva la priorità. Tenko e Icarus contavano su di lui.

Sicuro dei propri obiettivi, chiuse gli occhi e cercò di prendere sonno: aveva un piano, e questo non implicava di andare in giro per la canonica a cercare le bacchette. Non senza prima conoscerne la posizione.

Il mattino seguente si alzò insieme agli altri chierici, pregò con loro e fece colazione nella mensa.

Finito di mangiare, andò dal chierico che lo aveva accolto la sera prima.

«Fratello Basileus, permettetemi di accompagnarvi in città. Vorrei aiutare gli abitanti per ricambiare la vostra ospitalità.»

«Sei sicuro, fratello Bartahu? Ma la tua famiglia?»

«Un giorno in più non farà molta differenza» rispose il demone con un sorriso conciliante. Avendo tralasciato la parte del padre malato, la sua permanenza non avrebbe destato sospetti. «Sarei felice di aiutarvi. Il sommo Dían Cécht[12] mi ha fatto dono di incantesimi curativi molto efficaci; se conoscete qualcuno malato o ferito, sarei felice di offrirgli il mio aiuto.»

Il faunomorfo annuì. «Grazie per la tua generosità. In effetti abbiamo un paio di persone bisognose, il tuo aiuto sarà molto prezioso.»

«Grazie a voi. Avrei bisogno solo di una bacchetta. Quando sono partito sono stato così sprovveduto da non portarne una con me. Per caso ne avete qualcuna?»

«Naturalmente. Vado subito a chiedere al priore. Ci vorrà un attimo.»

Il demone sorrise e annuì. Il piano procedeva senza intoppi.

***

«Vuoi provare uno di questi biscotti?» chiese Icarus a Tenko. «Sono ottimi col miele.»

Dopo un attimo di esitazione, la demone seguì il consiglio del faunomorfo e spalmò un po’ di miele profumato sul biscotto croccante. Il sole era già alto, eppure Icarus era ancora nel bel mezzo della colazione. Sembrava che niente potesse impensierirlo.

«Non sei un po’ troppo… tranquillo?» gli chiese la giovane dopo aver finito di masticare. «Zabar potrebbe finire nei guai per colpa tua.»

Icarus smise a sua volta di mangiare e incrociò le dita sul tavolo. «Sai, mia cara, nella mia famiglia siamo mercanti da generazioni. I miei nonni hanno insegnato il mestiere ai miei genitori, e i miei genitori lo hanno insegnato a me. So che per guadagnare bisogna correre dei rischi, e so che la pazienza è una potente alleata. E poi tu e Zabar avete studiato il piano nel dettaglio: perché dovrei essere preoccupato? Sei preoccupata per lui?»

Lei distolse lo sguardo, stizzita e un po’ imbarazzata. «Non sono preoccupata per lui.» Rimase un attimo in silenzio. «È solo che… Insomma, se lo scoprissero, se lo catturassero… sarebbe un bel problema.»

«Questo è vero. Però io mi fido di lui, e dovresti farlo anche tu.» Icarus bevve un breve sorso. «Ho un’idea: hai voglia di vedere i miei laboratori? Ne ho due: uno qui in cantina e uno fuori città. Posso mostrarteli entrambi.»

La notizia fece drizzare le orecchie a Tenko. «Ci puoi scommettere.»

Icarus sorrise compiaciuto. «Bene, seguimi.»

Lasciarono la sala da pranzo, attraversarono un corridoio e poi scesero lungo una stretta scala di pietra. Sottoterra l’aria era fredda e umida, e c’era un odore particolare, di chiuso e muffa.

«Prima era solo un magazzino, ma ho ricavato una stanza nascosta, così nessuno può ficcare il naso.»

In effetti l’ambiente aveva tutta l’aria di essere una banale cantina, c’erano casse e barili impilati un po’ ovunque, ma Icarus si mosse sicuro, infilò una mano in un pertugio e subito dopo qualcosa scattò: una serratura. La porta, perfettamente mimetizzata con il resto della parete, si aprì con un leggerissimo cigolio, rivelando una stanzetta buia.

Icarus accese delle torce magiche e in un attimo Tenko si scoprì circondata di fogli, pergamene, libri, ampolle, bacchette e una miriade di oggetti che non aveva mai visto. Quello era esattamente il laboratorio che si era immaginata, un luogo nascosto e inaccessibile, che custodiva un segreto potente e pericoloso.

«Guarda, queste bacchette le ho modificate io» disse Icarus, orgoglioso. «Sono più potenti di quelle normali, ma gli incantesimi consumano meno energia e posso lanciarne di più uno dopo l’altro.»

Tenko ne prese in mano una. A prima vista sembrava una comune bacchetta monovalente, guardando bene però si accorse che la struttura era più complessa del normale; riconobbe anche delle sottili incisioni, e alcuni materiali sembravano diversi da quelli consueti.

«Guarda questo» proseguì il faunomorfo. In mano aveva un piccolo oggetto di legno di forma cilindrica.

Lei lo prese e lo osservò. «A cosa serve?»

«Semplice: è un generatore automatico di incantesimi. Basta togliere la sicura e si attiva automaticamente. Non devi neanche infonderci la tua magia!»

La demone parve molto colpita.

«A proposito, sei anche tu una maga naturale come Zabar?»

«No, anche io ho bevuto una pozione dei Biisto. Però Zabar mi ha detto che noi demoni abbiamo una maggior affinità con la magia, quindi me la cavo abbastanza con le bacchette.»

«Davvero?» Il faunomorfo si fece di colpo pensieroso. «Interessante…»

Tenko si stupì di quel cambio di atteggiamento. Un attimo prima Icarus sembrava un bambino orgoglioso dei propri giocattoli, ora invece era diventato un uomo serio e concentrato. Sembrava un’altra persona.

«Non lo sapevi?» gli domandò. «Non te l’ha detto?»

«Adesso che ci penso, forse me ne aveva parlato tempo fa. Comunque grazie per avermelo ricordato.»

La demone fece un cenno d’assenso e continuò a guardarsi intorno. Provò a scorrere qualche foglio, ma tutte quelle lettere e simboli erano per lei illeggibili.

«Scusa se mi permetto, ma posso farti una domanda?»

Tenko fece spallucce e annuì distrattamente.

«Cos’hai fatto per inimicarti così il Clero? Intendo, al punto da dover evitare le guardie alle porte della città alta.»

Lei si concesse un sorriso macchiato di emozioni: era amaro, ma anche sprezzante. «Da dove vuoi che comincio?» Smise di guardarsi intorno e si rivolse al faunomorfo. «Intanto sono una sopravvissuta dello stesso circo di Zabar, ma credo che questo se lo siano dimenticato. Se dovessi limitarmi agli ultimi tempi, allora sono evasa e ho ucciso un sacerdote, ho riunito un gruppo di fuorilegge con cui ho saccheggiato varie armerie, e poi ho ammazzato un mucchio di guardie e di ecclesiastici. Ho anche cercato di conquistare una città.» Mentre parlava, si aiutò a tenere il conto con le dita. «Ah, nel frattempo sono anche riuscita a rubare parecchie bacchette, ma purtroppo le ho perse.» Abbassò mestamente lo sguardo. «Ho perso tutto. I miei compagni sono stati uccisi dagli inquisitori, credo di essere l’unica superstite.» Un altro sorriso, questa volta solo amaro. «Ma ci sono abituata: il Clero uccide sempre tutti quelli che mi stanno a cuore.»

«Oh, io… Mi spiace.»

«Non dispiacerti: potresti essere il prossimo.» Subito si pentì di aver pronunciato quella frase, ma ormai era troppo tardi. «No, scusa, io non intendevo… Oh, lascia perdere!»

Icarus, dopo un attimo di sconcerto, dissimulò l’emozione con un sorriso da mercante. «Non ti preoccupare, mia cara: è da una vita che mi guardo le spalle.»

Lei, arrabbiata con sé stessa, si limitò a un’espressione di vago assenso. Icarus magari non era l’uomo che si era immaginata, però li stava aiutando mettendo a rischio la sua vita. La demone sapeva di essere una persona egoista e sgarbata: sarebbe mai riuscita a migliorare in questo?

«Piuttosto, cambiamo discorso: non ho potuto non notare la tua frusta. Per caso ha all’interno una fibra reattiva alla magia?»

Tenko annuì. «Serve per farla avvolgere intorno agli oggetti.»

«Se ti interessa, potrei costruirtene una versione migliorata. Se Zabar riesce a trovare qualche bacchetta polivalente, potrei costruirti una frusta con dentro una bacchetta. Ti permetterebbe di usare vari incantesimi, ad esempio potrebbe essere infuocata, oppure elettrificata, o tutto quello che vuoi.»

La demone sorrise all’idea. La sua frusta era già un’ottima arma, ma con quel miglioramento sarebbe diventata eccezionale. «Sei un mercante, immagino vorrai qualcosa in cambio.»

«Beh, in effetti oltre alla bacchetta polivalente mi servirebbero un po’ di materiali. Se riesci a procurarmeli, ti costruirò una frusta polivalente. Siamo d’accordo?»

Tenko non perse tempo: «Dimmi solo cosa ti serve e dove lo trovo.»

***

Il giorno seguente Zabar si svegliò di buon’ora insieme agli altri chierici, di nuovo pregò e mangiò insieme a loro, dopodiché li salutò calorosamente.

«Grazie ancora per la vostra ospitalità. Pregherò per voi.»

«Grazie a te per il tuo aiuto. Buon viaggio.»

Il demone si sistemò lo zaino in spalla e poi si allontanò con passo tranquillo. Aveva dovuto restituire la bacchetta polivalente, dunque materialmente se ne stava andando a mani vuote, ma anche questo faceva parte del suo piano. Se anche fosse riuscito a convincere il priore a lasciargli l’artefatto, questo non sarebbe stato sufficiente: a lui servivano almeno due bacchette polivalenti, una per gli studi di Icarus e una per Tenko.

Camminò per le strade ampie e tutto sommato pulite della città alta, e questa volta riuscì a raggiungere la casa di Icarus senza perdersi. Lì lo aspettavano Tenko e il padrone di casa.

«Ha funzionato?» gli chiese subito la demone.

«Grazie, anche io sono felice di rivederti» ribatté Zabar. «Comunque sì, riesco ancora a percepire la posizione della bacchetta.»

«Bene, allora possiamo andare avanti col piano» stabilì la giovane.

«Tra poco manderò il carro, lo troverai al punto prestabilito» affermò Icarus.

«Grazie, amico. Allora ci vediamo dopo.»

«A dopo, vecchio mio.»

Zabar lasciò la casa e si incamminò verso la città bassa, deciso a far credere che stava lasciando la città. Aveva applicato un incantesimo di localizzazione alla bacchetta che gli avevano prestato, in questo modo sarebbe stato in grado di trovare la stanza dove era custodita insieme a tutte le altre. Prima di rubarla però avevano deciso di attendere un paio di giorni: non volevano che i chierici lo ricollegassero al furto.

Superò una delle porte della città alta, come sempre piantonata da alcune guardie, e proseguì attraverso la città bassa, mescolandosi tra la folla. Quando, pochi minuti dopo, un carro lo affiancò, nessuno fece caso a loro.

Il demone salì sul retro, Tenko invece fece l’esatto opposto.

«Dove stai andando?» le chiese Zabar.

«A prendere alcune cose per Icarus. Ha detto che può combinare la mia frusta con una bacchetta polivalente.»

«Può farlo? Interessante. Beh, stai attenta.»

Lei gli rivolse un mezzo sorriso. «Così mi offendi.»

Lui ricambiò il sorriso e le rivolse un rapido saluto prima che lei si allontanasse. Non dubitava che la giovane fosse in grado di badare a sé stessa, ma l’idea di saperla là fuori lo faceva stare un po’ in pensiero.

Il carro si mise in movimento e lui ne approfittò per sfilarsi la tunica da chierico. Al suo posto indossò degli abiti semplici e ordinari, forse quelli di uno dei servitori di Icarus. Il faunomorfo gli aveva fatto avere anche una bandana per nascondere i suoi capelli arancioni e dei pezzi di pelliccia per mascherare le sue orecchie da pipistrello.

Il mezzo di trasporto lo fece arrivare sul retro della casa di Icarus, il quale lo accolse con un allegro “Ben tornato!”.

«Tenko mi ha detto che puoi combinare la sua frusta con una bacchetta polivalente. È vero?»

«Ci puoi scommettere! La mia ricerca primaria andrà pure a rilento, ma in compenso mi sono dedicato anche ad altri progetti. Vieni ti faccio vedere. Anzi, se hai voglia potresti darmi una mano intanto che aspettiamo per la seconda parte del piano.»

Zabar annuì. «In effetti sono un po’ curioso.» Sorrise. «Alla fine sei riuscito ad ottenere quello che volevi, eh, vecchio mio?»

Icarus allargò le braccia. «È l’indole del mercante: ho trovato una soluzione in grado di soddisfare entrambe le parti.»

Tutto sommato il faunomorfo aveva ragione: per riuscire a rubare le bacchette senza che i chierici pensassero a Zabar, il modo migliore era far passare un po’ di tempo tra la partenza del demone e il furto. Tempo che poteva essere sfruttato per portare avanti insieme gli studi sulla magia.

Il chierico mise una mano sulla spalla dell’amico. «Mettiamoci al lavoro.»


Note dell’autore

Il piano di Zabar è andato a buon fine e adesso sanno dove andare a prendere le bacchette. Ora non resta che aspettare e prepararsi alla fase due.

Nel frattempo Tenko ha avuto modo di conoscere un po’ meglio Icarus e il faunomorfo le ha promesso un utile power-up per la frusta. L’idea è molto allettante e la demone è stata ben felice di accettare l’accordo.


Nel prossimo capitolo Tenko e Zabar si riposeranno e sarà di nuovo il turno di Persephone.

Non mancate! ;)


Segui Project Crossover: facebook, twitter, feed RSS e newsletter!



[11] Dea greca dei raccolti.

[12] Dían Cécht è un guaritore divino della mitologia irlandese.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ghost Writer TNCS