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Autore: Silyia_Shio    16/12/2018    0 recensioni
Alcune persone nascono con un innato senso della programmazione, sanno esattamente che passi compiere per raggiungere i loro obiettivi e Bakugo Katsuki è una di queste, in pochi mesi otterrà la laurea magistrale in ingegneria genetica e potrà svolgere il dottorato a cui ambisce da quando ha scoperto l'esistenza dei geni.
Anche Kirishima Eijiro aveva un piano, ma è stato costretto a reinventare la propria vita in cerca di una stabilità.
E poi c'è il tempo che si disinteressa delle persone e dei loro piani o dei loro tentativi di stare a galla. Il tempo in pochi mesi così come in poche ore può rimescolare le vite come vuole.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Istanti


Doveva ricordarsi di ringraziare Mina per avergli consigliato quel locale.
Si guardò intorno e capì perché ne fosse così entusiasta: le pareti erano ricoperte di quadri, tutti ritraevano il cielo nelle sue numerose sfumature dei giorni, e dove i colori lasciavano spazio alla notte, anche i quadri lasciavano spazio alle immagini di pianeti, nebulose e galassie; i pochi spazi lasciati liberi ospitavano scaffali stracolmi di libri dalle copertine bizzarre, colori sgargianti, decorazioni dorate e borchie, che poteva immaginarsi contenessero storie fantascientifiche, weird o steampunk, i generi che piacevano a lei. 
Prese la tazza con il cappuccino tra le mani ghiacciate e sentì subito che le guance stavano smettendo di pungere ormai abituatesi al calore dell'ambiente.
La temperatura era precipitata improvvisamente e la madre aveva deciso di sostituire le passeggiate al parco con le chiacchiere con “Saeko la pet-therapist”, così lui si era ritrovato con del tempo libero dopo tanto tempo.
Assaporò il primo sorso della bevanda bollente.
Non era certo di riuscire a tornare a studiare dopo tutti quegli anni di pausa, per di più non era neanche mai stato un’eccellenza negli studi, però sentiva una strana emozione risalirgli da dentro quando immaginava di aprire il libro che teneva nello zaino.
Si avvicinò a un tavolo vicino a un vecchio giradischi, il legno della base mostrava le sbeccature dell'età con orgoglio. Denki ne sarebbe impazzito.
Guardò fuori dalla finestra chiedendosi se la madre stesse bene. Sicuramente sì, con quella signora era tornata a mostrare il suo sorriso più luminoso e di certo non era tutto merito del dolcissimo labrador che la curava a modo suo.
Sorrise, e mentre si stava facendo scivolare le bretelle dello zaino dalle spalle, notò un volto famigliare
Le guance tornarono a pizzicargli, eppure il cappuccino l'aveva posato sul tavolo.

*** 

Maledetti farmaci.
Maledetti range.
Si pizzicò tra l'indice e il pollice la pelle tra le sopracciglia.
Maledette cifre che continuavano a confondersi l'un l'altra.
E maledetta memoria fotografica che aveva deciso di prendersi una vacanza, erano ore che stava vedendo e rivedendo sempre quelle stesse due maledettissime pagine.
Lasciò la testa ricadere oltre la testiera della sedia, la mano sugli occhi.
Sembrava stesse avendo una crisi come quegli sfigati in aula studio. Sorrise con amarezza.
"Una camomilla o un espresso?"
Bene, ci voleva giusto il cameriere assillante, eppure aveva giurato d'averlo già scacciato una volta, l'occhiata era stata più che esplicita: non aveva ancora finito e non doveva disturbarlo.
"Non ho ancora..." iniziò a dire togliendosi la mano dagli occhi, ma il sguardo incorniciò una massa di aculei rossi che incorniciavano un viso eccessivamente sorridente.
Perfetto, pensò mentre dichiarava la giornata fallimentare sotto tutti i punti di vista.
Eppure la sua mente ricordò tutti i range mentre scambiava i primi convenevoli col rosso.
 
***

Tentennò rimanendo per qualche secondo in più sul bordo della tazza, si era formato uno strano silenzio imbarazzante e non sapeva come riprendere la conversazione, quel ragazzo lo faceva sentire nervoso e tutta la sua audacia sembrava esser svanita con la prima frase, eppure ne era attratto, voleva poter cogliere il suo sguardo per più di qualche secondo fugace.
Abbassò la tazza e cercò i suoi occhi, ma come i minuti precedenti lui stava osservando qualcos’altro: le sue mani intorno alla ceramica bianca del cappuccino.
Le allentò.
Probabilmente era pieno di piccoli taglietti per colpa del freddo.
“Ecco, sì, volevo scusarmi per quella sera.”, si portò una mano al collo in imbarazzo, “Non volevo andarmene così, è che ho ricevuto una chiamata urgente.”, stava per aggiungere che la chiamata era arrivata dal telefono di sua madre e che era Carla e che con la voce stridula gli diceva che la madre era svenuta e che doveva andare subito in ospedale, ma si bloccò, quelle non erano informazioni da confidare a un ragazzo che si voleva conoscere meglio.
“Non importa.” rispose il ragazzo spostando lo sguardo sui propri appunti.
Lo stava disturbando.
Forse doveva lasciarlo in pace.
Ma l’aveva incontrato, non c’erano così tante possibilità che succedesse, neanche così poche a dire il vero, visto che l’aveva già incrociato più volte al parco e fuori dal campus universitario.
Però quelli erano solo istanti, questa la sua occasione. Tutte le altre volte il biondo sembrava troppo inaccessibile, con l’attenzione rivolta solo verso la sorella o con le cuffiette nelle orecchie che sembravano chiuderlo in una bolla personale.
“Mi piacerebbe offrirti un caffè.” spiccicò tentando di non mordersi la lingua.
“Sono a posto, grazie.”
“Oh.”, stava per alzarsi, non era il caso di continuare a infastidirlo, ma poi vide che il ragazzo si stava portando alle labbra la sua tazza, e aggiunse: “No, io intendevo un altro giorno, magari. O anche dopo. O un altro giorno, così dopo puoi studiare.”
Grande abilità dialettica , si rimproverò Kirishima, sperando di non esser risultato un completo idiota.

***

Osservò quel sorriso.
Sembrava di star vedendo due volti fotografati in due momenti differenti e poi sovrapposti.
Uno solo sorrideva.
Non c’è bisogno di sorridere, pensò Bakugo spostando lo sguardo dal suo interlocutore ai suoi appunti.
Tutta la frustrazione per lo studio sembrava essersi sciolta.
E forse non era neanche così male il fatto di aver incontrato di nuovo quel ragazzo.
Guardò le sue labbra muoversi: gli offriva un caffè.
Aveva una bella voce.
E lui un caffè ce l’aveva già.
Prese la tazza tra le mani e bevve. Per finirlo e averne un altro o per distogliere l’attenzione da quella bocca, comunque il caffè lì non era poi così malaccio.
Posò di nuovo la tazza vicino agli appunti e lo sguardo sul volto del rosso, quel sorriso imbarazzato invece era di una sola fotografia.
“Giovedì finisco alle sei.”

 



***********************************
N.d.A.
Bonsoir cari lettori!
Vi state tenendo al caldo sorseggiando thè caffè o cioccolate? O state studiando fino ad impazzire come Bakugo?
Comunque, divagazioni a parte, ringrazio come sempre tutti voi che vi fermate un attimo a leggere queste poche parole che riesco a mettere in fila e che spero vi risultino piacevoli.
Non so se riuscirò a pubblicare un altro capitolo prima di Natale, quindi ne approfitto per augurarvi anche buone feste e tanto buon cibo! 

Ci vediamo al quinto capitolo!

 
   
 
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