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Autore: jarmione    17/12/2018    2 recensioni
Immaginatevi se le dodici fatiche di Asterix le compissero i Dalton.
Cosa accadrebbe? Ci riuscirebbero?
Ed Evelyn? sarà di aiuto ai fratelli in queste dodici fatiche, o Joe la considererà la solita palla al piede? (da cui, si sa, non riesce a staccarsi alla fine)
ATTENZIONE: OOC - AU - CROSSOVER - WHAT IF?
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Dalton ed Evelyn'
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Ok, non potevo abbandonarvi senza aver postato l’inizio dell’ottava prova.
Approfitto di questo capitolo per augurare a tutti voi buone feste (pure a te, Evelyn80, anche se te le ho già fatte le rinnovo) e felice anno nuovo.
Ci rivediamo l’anno prossimo (e stavolta sul serio) con il nuovo capitolo che è già in lavorazione.
Buona lettura
 
 
Il mattino seguente, all’alba, William fu il primo a svegliarsi.
All’inizio gli ci vollero alcuni secondi per realizzare dove fosse e perché stava lì poi, una volta concretizzato il tutto, si voltò verso Averell ed Evelyn; quest’ultima dormiva abbracciata al fratello, il quale russava e parlava nel sonno.
Si voltò verso la tenda e intravide Joe, che stava ancora dormendo, mentre Jack stava rannicchiato accanto ad un masso posto in mezzo alle due tende.
Luke, invece, non c’era.
Probabilmente si era recato in città a sistemare le ultime cose per la prova successiva.
Si stiracchiò e si alzò, respirando a pieni polmoni l’aria fresca del mattino e facendosi colpire dai raggi del sole.
–Che paesaggio splendido– pensò –peccato che al penitenziario non vedremo mai una cosa simile–
Ebbe un idea.
Si chinò accanto ad Evelyn e la scosse delicatamente “Ehi, Evy, Svegliati”
La ragazza mugugnò e, lentamente, aprì gli occhi, strofinandoseli “Will...che succede?”
“Assolutamente niente” la rassicurò lui “ma devi venire a vedere”
Lei sbadigliò e, cercando di non svegliare Averell, spostò il braccio del fratello dalla sua vita riuscendo a sgusciare fuori ed a mettersi in piedi.
“Dormito bene?” domandò William, anche se come domanda suonava molto stupida.
“Più o meno” Evelyn si massaggiò il collo e salutò William con un bacio sulla guancia “Buongiorno, comunque, fratellone”
“Anche a te” poi si scansò ed indicò il paesaggio, illuminato dai raggi del sole mattutino, nonché il cielo che sfumava dal rosa al giallo ed iniziava ad intravedersi l’azzurro.
Gli alberi della foresta circostante prendevano colore e gli uccellini cinguettavano allegri ed erano già all’opera per sistemare o costruire il proprio nido e sfamare i loro piccoli.
Evelyn sgranò gli occhi, dimenticandosi del sonno, e spalancò la bocca meravigliata.
“E’ splendido” mormorò mentre William, accanto a lei, le metteva un braccio intorno alle spalle “non ho mai visto niente di simile”
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto”
Evelyn annuì “Peccato che al penitenziario non vedremo mai una cosa simile”
“E’ vero ma, se ci pensi, io e te potremo raccontarlo e questo sarà un ricordo che ci porteremo per sempre con noi”
“Si, hai ragione” confermò la ragazza, spostando il suo sguardo verso Averell “grazie per aver passato la notte con me”
“Figurati” ammiccò William.
Entrambi si voltarono verso la tenda di Luke, anche Evelyn immagino che fosse a preparare la prossima prova e quindi non si soffermò a lungo.
Evitò di guardare verso la loro tenda, non voleva arrabbiarsi già di primo mattino; guardò, invece, verso Jack.
William non poteva sapere cosa passasse per la mente della sorella ma, conoscendola, poteva benissimo immaginare il rimorso ed i sensi di colpa che sentiva.
“Perché essere donna è così difficile?” domandò lei, più rivolta a se stessa che al fratello.
“Lo sai che non è colpa tua” cercò di tranquillizzarla William “Joe sa essere un vero diavolo, anche se non pensavo che arrivasse a tanto pure con te”
“Non mi aspettavo niente di diverso” replicò lei guardando, infine, verso la loro tenda.
“Joe è molto burbero e con il suo carattere fa allontanare tutti” ammise William “ma, purtroppo per lui, non riesce a nascondere quello che prova per te. Ti vuole bene, Evy”
“Non è il modo migliore di dimostrarlo”
“Dagli tempo, sarai lui stesso a chiederti scusa”
Evelyn sospirò e tornò ad osservare Jack “Sarà meglio svegliarli, almeno non faremo la prova intontiti”
“Sì, hai ragione” William si allontanò ed andò a svegliare Averell.
Per un istante, Evelyn fu tentata di confessare a William che lei conosceva già le prove e sapeva cosa li aspettava.
D’altro canto, non sapeva come si sarebbero svolte e se sarebbero entrati insieme o singolarmente.
Non aveva ulteriori specifiche e questo la preoccupava.
Scosse la testa e si avvicinò a Jack, passando una mano fra i capelli di lui “Jack” mormorò, facendolo mugugnare “Jack, dobbiamo andare”
Jack sbadigliò e si stiracchiò allo stesso tempo.
Si strofinò gli occhi e mise a fuoco quello che lo circondava.
Quando vide Evelyn, sorrise appena “Buongiorno” biascicò con la voce ancora impastata.
“Buongiorno, Jack” sorrise di rimando lei, aiutandolo ad alzarsi.
Averell si lamentava di avere fame, ma quella non era una novità, mentre Joe…Joe era più brontolone del solito.
“Buongiorno un corno” borbottò “si può sapere perché mi hai svegliato così presto?” domandò rivolto a William “Perché non c’è quel cowboy da quattro soldi? E perché non trovo più quel dannato aggeggio!?”
William, notando che Averell non stava capendo nulla, che Evelyn aveva distolto lo sguardo e che Jack aveva già corrucciato il suo e alzato le maniche della camicia, sospirò e si avvicinò a Joe prendendo il telegrafo portatile di Luke che si era impigliato nel cinturone del fratello.
“Oh…” disse il maggiore, prendendo il telegrafo in mano “ciò non toglie che il cowboy non c’è…ehi! Il cowboy non c’è!” prese il telegrafo e lo mise nella tenda di Luke, tanto sapeva che Evelyn aveva sistemato la situazione la sera precedente “approfittiamone! Siamo liberi!” si voltò e fece per correre via ma, sfortunatamente per lui, il passaggio era bloccato da qualcosa o meglio, qualcuno.
Si ritrovò a terra in un batter d’occhio.
“Ben svegliato, Joe” era Luke “già di corsa di prima mattina?”
Joe digrignò i denti mentre le sue orecchie fumavano e la sua faccia diventava color porpora.
Non si era nemmeno accorto che gli altri non avevano neanche provato ad accennare di seguirlo.
“Buongiorno, Dalton” Luke salutò gli altri, sorridendo “vi ho portato la colazione” mostrò dei grossi fazzoletti chiusi a mo’ di fagotto.
Li porse ai cinque fratelli ai quali, appena videro pane, formaggio ed una bottiglia di latte, si illuminarono gli occhi.
Se non ci fosse stato Luke sarebbero stati perduti.
“Caius Pupus ci aspetta nella piazza centrale della città” specificò il cowboy “finite con calma e poi raggiungetemi…” guardò Joe “…tutti quanti” sottolineò bene le ultime due parole e, una volta ottenuto il consenso, si congedò e tornò verso la città.
“Si fida parecchio di noi” commentò Jack “non ha paura che scappiamo? Dopotutto, Joe stava per farlo”
“Ma no” gli rispose William “si fida perché c’è lei” indicò Evelyn “altrimenti starebbe appiccicato a noi”
“Secondo me pensa che vogliamo fare le prove per lo sconto di pena e che l’evasione la tentiamo dopo” aggiunse Averell facendo meravigliare tutti quanti, Joe compreso.
Lo spilungone, a quel punto, si sentì osservato “Beh? Che c’è?”
“Esci dal corpo di mio fratello!” disse Joe muovendo le mani in stile mago davanti alla faccia di Averell che, per l’appunto, iniziò a tremare di paura.
“Mi fai paura così, Joe” a quell’affermazione, i quattro fratelli tirarono un sospiro di sollievo.
“Bene” aggiunse Joe “qualcun altro ha uscite strane?”
Gli altri scossero la testa.
“Bene, e adesso muovetevi! Razza di imbecilli!” detto questo si avviò verso l’ingresso della città.
I fratelli notarono che, nonostante fosse sembrato felice della colazione, non aveva toccato cibo infatti il suo fazzoletto era ancora chiuso.
Era una cosa alquanto strana, ma decisero di non badarci più di tanto; forse era nervoso per via della prova che li attendeva, pensarono, e quindi gli era passata la fame.
Quando Joe fu vicino alle immense porte di legno massiccio, iniziò a guardarsi attorno con aria furtiva.
–Pensa, Joe– meditò –cosa ha detto la pulce ieri sera? –
Cercò di ricordare quanto le aveva detto la sorella la sera prima.
 
“Domani avrai qualcosa di utile, vicino alla statua a destra dell’ingresso della città”
 
A destra dell’ingresso…
C’erano due enormi statue raffigurante dei leoni seduti e con le fauci spalancate.
Dall’interno della bocca di quello di destra un luccichio metallico attirò la sua attenzione.
“Averell!” Joe chiamò il minore “renditi utile e tirami su!”
“Subito, Joe!” Averell si avvicinò e lo prese sulle spalle, traballando e rischiando più di una volta di farlo cadere.
“Sta fermo, imbecille!” sbottò Joe, obbligando il fratello a restare più fermo che poteva.
Allungò la mano e frugò all’interno delle fauci del leone e vi trovò una pistola… vera.
Gli occhi di Joe si illuminarono e divennero lucidi dall’emozione.
Aveva una pistola!
“Presto, mettimi giù!”
Averell annuì e lo rimise a terra.
Jack e William lo guardarono, curiosi di scoprire cosa avesse trovato all’interno della statua.
“Sai, pulce” disse Joe rivolto ad Evelyn “sto meditando di coinvolgerti più di frequente nei nostri piani di evasione” e mostrò al gruppo la pistola, con aria trionfante.
Anche a Jack e William si illuminarono gli occhi alla sua vista mentre ad Evelyn, invece, venne un colpo.
Una pistola? Perché Luke non gliene aveva parlato? Era forse impazzito?”
Dovette però fingere di esserne al corrente, altrimenti Joe avrebbe capito che c’era qualcosa sotto.
“B-buono a sapersi” mormorò.
Nel frattempo, Joe aveva nascosto accuratamente la pistola nei pantaloni.
“Forza muoviamoci!” esclamò Joe “ci aspetta un’altra prova!” e si avviò all’interno della città, seguito dai fratelli.
“Come un’altra prova?” domandò Jack “non tentiamo di evadere”
“Sei proprio un idiota, Jack” rispose, facendo infervorare Evelyn “Casi...cappio…oh insomma! Il tizio con il naso a punta è addetto a registrare le prove che facciamo e dichiarare se vanno a buon fine o meno, giusto?” attese che i fratelli annuissero e poi proseguì “finiamo tutte le prove, giusto per non stare con le mani in mano e dimostrare che lo sconto di pena ce lo siamo meritati. Finita questa prova, però, faremo fuori Lucky Luke così sarà più facile evadere senza di lui attorno”
“Aah!” esclamò Jack “ora ho capito! Sei un grande, Joe!”
“Sì, sei scaltro come una faina!” aggiunse William, concordando.
“Lo so, lo so” disse sfregandosi le nocche sulla camicia e sorridendo soddisfatto.
Nel frattempo si diedero un occhiata intorno.
Era una città completamente diversa da quelle a cui erano abituati loro, nemmeno quando erano andati nella capitale per il processo della sorella avevano visto delle case così quadrate e…bianche.
Raggiunsero il punto stabilito da Luke e attesero.
Caius Pupus era già lì, pronto ad annunciare la prova, il cowboy, invece, era poco distante con le mani sui fianchi ed un sorriso smagliante.
“Ben arrivati, fratelli Dalton.” salutò Caius Pupus con la sua solita flemma “La prossima prova si svolgerà lì dentro” ed indicò un edificio parecchio alto in fondo alla strada “dovrete recuperare il lascia passare A38, che vi permetterà di accedere alla prova successiva”
“Oh, ma è semplice.” disse Joe “È solo una formalità amministrativa”
“Esatto,” confermò Caius Pupus “una formalità amministrativa”
“Joe” William richiamò l’attenzione del fratello “c’è qualcosa non mi convince, mi sembra troppo semplice”
“E allora?” ribatté lui “Non può esistere una prova semplice?”
“Ti ricordi per attraversare il lago?” si intromise Jack “Abbiamo perso molto tempo senza nemmeno accorgercene e anche lì credevamo che fosse semplice”
Joe sentì la guancia sinistra bruciare, in ricordo dello schiaffo preso a causa di quella prova “E va bene, avete ragione.” si voltò verso Caius Pupus “Che edificio sarebbe quello?”
“La chiamano la casa che rende folli” rispose “chiunque entra lì dentro ne esce matto” ed indicò un gruppo di persone che stavano passando in fila indiana emettendo suoni simili a quelli di un treno e l’uomo che stava davanti fumava dalla testa proprio come una locomotiva.
I cinque fratelli deglutirono.
Averell prese parola “Joe, dobbiamo fare il trenino?” domandò “Posso fare la locomotiva?”
Joe tirò fuori dal nulla un orologio da taschino e lo consultò “Ok, è l’ora delle sberle”
E quattro sonori ceffoni, che fecero volare via anche i piccioni dalla paura, si udirono per tutta la città.
Averell si ritrovò a terra con dei mini Averell, muniti di cetra, che gli svolazzavano intorno.
Joe, una volta calmo, tornò a guardare Caius Pupus “dobbiamo entrate tutti o solo uno?”
“In questo caso potete scegliere” rispose “uno alla volta, tutti insieme oppure in due gruppi, l’importante è che uno di voi riesca nell’impresa”
“Molto bene, ragazzi!” Joe chiamò i fratelli “consultiamoci…tu no, pulce!”
“Scusa, perché?”
“In questa prova ci arrangiamo noi”
“Scordatelo!” ribatté lei “scegli chi ti pare, ma sappi che io verrò! ...o vuoi che inizio a parlare?” lasciò intendere a Joe che avrebbe confessato a Luke della pistola.
Joe digrignò i denti “E va bene!” acconsentì “ricattatrice” aggiunse borbottando.
“Nano” gli disse di rimando.
“Ti ho sentito!” ribatté lui.
Evelyn ridacchiò e poi si avvicinò a Luke, che osservava divertito la scena.
“Tutto bene?” domandò quest’ultimo.
“Secondo te?” rispose Evelyn “ti rendi conto che Joe ha una pistola?”
“Lo so, l’ho messa io”
“Sei impazzito, Luke?” Evelyn lo guardò “intervieni o si metterà male!”
“Non succederà niente, vedrai” la rassicurò lui “Joe non è tipo da usarla davvero, sa le conseguenze che gli spettano”
“Tu non lo conosci!” lo implorò lei “ti ucciderà, Luke! Non voglio che accada!”
“Non ti preoccupare” rispose lui sempre tranquillo “Tu hai fatto quello che ti ho chiesto?” Evelyn annuì “Molto bene, allora andate avanti nelle vostre prove fino alla fine…” avvicinò il suo volto all’orecchio di Evelyn “…qualunque cosa accada” e poi la superò, avvicinandosi a Caius Pupus.
Joe, nel frattempo, aveva deciso chi sarebbe entrato con lui nel palazzo.
“Entreremo io e William, per primi” si udì Evelyn che si schiariva la voce “e la pulce” borbottò, concludendo.
Caius Pupus segnò tutto sulla sua tavoletta “Buona fortuna, se così si può dire”
William rabbrividì e si diede una bella grattata scaramantica, poi seguì Joe ed Evelyn.
Prima di entrare, si fermarono all’ingresso ed osservarono l’altezza dell’edificio.
“Sono otto piani!” esclamò Evelyn “ditemi che non dobbiamo andare fino all’ultimo”
“Ho paura che si rivelerà più difficile del previsto” commentò William “non mi convince per niente, è troppo semplice e deve per forza esserci qualcosa sotto”
“Io, invece” aggiunse Joe “credo che se non la finite di lamentarvi finirete voi sotto…sotto terra, però!” e varcò la soglia.
Evelyn e William si scambiarono un’occhiata e, sospirando, lo seguirono.
 
 
Perdonatemi ma “scaltro come una faina”, in onore del famoso trio, dovevo metterlo…era già da tre capitoli che volevo farlo e non mi decidevo (vedrete cosa ho in servo per l’ultimissima prova muahahahah)
  
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