La vie (capitolo
settimo e ultimo)
Tristan
tornò da Elijah che, nel frattempo, aveva usato la compulsione per indurre il
sicario a ricordare l’uomo che lo aveva pagato per assassinare i De Martel e a
descriverlo. Il soggiogamento aveva portato il malvivente a ricordare anche i
minimi particolari del suo mandante e Elijah ne era stato molto compiaciuto.
Poi, come aveva promesso, gli aveva concesso una morte rapida e indolore
spezzandogli il collo.
“Aurora
ha eliminato l’altro sicario e sta bene” riferì il giovane Conte. “Questo
bifolco ha parlato?”
“Sì,
mi ha dato una descrizione piuttosto precisa” rispose il vampiro Originale. Poi
riportò quello che il sicario gli aveva detto e che comprendeva non solo il
nobile che gli aveva parlato personalmente, ma anche quello che lo aveva
accompagnato restando in silenzio.
Tristan
ascoltò attentamente e un lampo di rabbia attraversò l’azzurro dei suoi occhi.
“Sono
il Duca De Trevalion e il Barone De Monluc” sibilò. “Sono stati loro a
organizzare la congiura contro di me e contro mia sorella.”
Il
giovane fremeva per l’indignazione e Elijah lesse sul suo volto che, se fosse
stato per lui, si sarebbe precipitato immediatamente negli appartamenti privati
dei due colpevoli e li avrebbe torturati lentamente fino ad ucciderli. Senza
parlare, lo prese per le braccia e lo attirò a sé.
“Lasciami,
Elijah” protestò il Conte De Martel, “non permetterò che quei due vili la
passino liscia. Anzi, la loro punizione dovrà essere talmente esemplare da
scoraggiare chiunque altro dal tentare un’azione così scellerata!”
Elijah
lo strinse ancora più forte a sé, le sue braccia ad avvolgerlo e a contenerlo,
il suo corpo solido come baluardo tra il ragazzo infuriato e la sua sete di
vendetta.
“Su
questo concordo con te, Tristan” gli disse a voce bassa, parlandogli
all’orecchio. “Dovrai punire coloro che hanno tentato di farti del male e
dovrai farlo in modo che tutti ricordino e nessuno osi ripetere una simile
vergogna.”
“Se
sei d’accordo con me, allora lasciami andare” insisté Tristan, cercando di
sfuggire all’abbraccio del suo Sire. “Voglio prenderli subito, voglio che
inizino a pagare questa notte stessa!”
L’abbraccio
di Elijah si fece ancora più forte e il vampiro Originale sollevò il Conte,
cercando di portarlo in camera da letto.
“No,
Tristan, non ora e non così” mormorò con le labbra sui suoi capelli. Spinse la
porta della stanza del giovane e vi entrò con lui. “Tu non sei questo, sei
migliore di così, devi essere migliore di così.”
Elijah
portò Tristan sul letto, ve lo depose e si distese su di lui, prendendolo per i
polsi e iniziando a baciarlo. Tra un bacio e l’altro continuava a parlargli, a
frenare la sua ira, a contenerlo e trattenerlo cercando di farlo ragionare.
“Questa
notte non pensare a fare giustizia, non pensare a niente, lascia sbollire la
tua collera, questa notte è per noi” gli ripeteva, facendo scivolare via le sue
vesti di seta e broccato e liberandosi delle proprie. Soffocò le ulteriori e
sempre più deboli proteste di Tristan chiudendogli la bocca con la propria,
baciandolo sempre più profondamente e intensamente. Esplorò con passione la sua
bocca, felice di godersi il sapore e il tepore di lui, quel gusto così
familiare e amato, respirò il suo respiro, facendo aderire di più il suo corpo
a quello delicato del Conte. Immerse le mani nei suoi capelli e lo baciò ancora,
sulle guance morbide, sulle palpebre, agli angoli della bocca, finché non
catturò le sue labbra piene, schiudendole e cercando la lingua di lui con la
sua. Continuò a baciarlo profondamente per un tempo infinito, sentendo che
avrebbe potuto divorare la sua bocca senza mai stancarsi. Gli divaricò le gambe,
accarezzandole, per poi affondare nelle sue carni più intime, seppellendosi con
lentezza in lui fino a sentirlo fremere, spinse ancora, ancora e ancora, diventando
un’unica essenza con l’amato. Insieme gemettero e ansimarono al ritmo delle
onde di piacere che li pervadevano, finché non raggiunsero l’apice. Rimasero
stretti l’uno nelle braccia dell’altro, teneramente avvinghiati anche dopo
l’amore, con Elijah che continuava ad accarezzare i morbidi capelli del suo
piccolo Conte, finalmente placato.
“Sai,
Tristan, sarei lieto di suggerirti una punizione più che mai esemplare per
coloro che hanno congiurato contro di te” disse poi il vampiro Originale,
valutando che il suo giovane amante fosse ormai abbastanza calmo da disporsi ad
ascoltarlo.
Gli
occhi azzurri di Tristan si posarono su di lui con una luce di curiosità e
interesse che li faceva risplendere.
“Domani
potresti organizzare un banchetto e invitare anche loro” spiegò Elijah, “poi
denuncerai il loro crimine davanti a tutta la Corte riunita. Quando la loro
vergogna sarà rivelata, tu ti mostrerai misericordioso e risparmierai la loro
misera vita… per poi esiliarli per sempre da Marsiglia e da tutti i tuoi
territori.”
Sul
volto del Conte apparve un’espressione delusa. Era chiaro che si aspettava
qualcosa di molto più sanguinoso e violento.
“Tutto
qui? Ti sembra una punizione sufficiente per tutto ciò che hanno fatto quegli
esseri vili e spregevoli?”
Elijah
sorrise e lo baciò.
“Mio
caro Conte, non hai ancora compreso, dunque, cosa diventerà la tua Corte nei
prossimi anni?” gli disse, malizioso. “Noi trasformeremo gli artisti, i nobili
e i cortigiani più meritevoli creando una stirpe di vampiri eletti e questo
sarà un luogo di potere e cultura elitario e illuminato, un esempio per
l’Europa intera. Essere esclusi da una Corte così raffinata e potente sarà la
più memorabile delle punizioni: quei mostri saranno dimenticati mentre tu sfavillerai in eterno.”
Un
sorriso compiaciuto si dipinse sulle labbra di Tristan mentre la luce azzurra
dei suoi occhi inondava Elijah.
“Noi sfavilleremo in eterno, insieme”
dichiarò.
Un
altro lungo bacio unì i due amanti, che poi si abbandonarono ad un sonno
pacifico e ristoratore, allacciati l’uno all’altro.
Il
giorno seguente, il banchetto fu organizzato così come aveva suggerito Elijah.
Tristan, Aurora e i Mikaelson sedevano a capotavola, con sorrisi trionfanti sul
volto. Alla fine del sontuoso pranzo, prima dei brindisi, Tristan si alzò in
piedi e prese la parola, in un silenzio carico di aspettativa.
“Miei
amati sudditi e amici, siamo oggi qui riuniti per condividere la felicità di
trovarci in questa Corte, per festeggiare il fatto che, in pochi mesi, la Corte
di Marsiglia si sia trasformata in un luogo di arte, cultura e potere che è
l’invidia e il modello per le Corti di tutta Europa” esordì, sorridendo
compiaciuto.
Gli
invitati proruppero in applausi, grida di giubilo ed esclamazioni di
ammirazione per il Conte e la Contessa De Martel.
“Vi
ringrazio, le vostre manifestazioni di affetto e stima mi riempiono di
soddisfazione” disse Tristan. “Purtroppo, però, devo anche rivelarvi che non
tutti mi sono fedeli e che qualcosa di turpe e imperdonabile è avvenuto la
notte scorsa.”
Un
silenzio gravido di tensione accolse quelle parole.
“Due
uomini armati si sono introdotti nel palazzo e hanno tentato di assassinare me
e la Contessa mia sorella. Soltanto grazie all’intervento tempestivo dei Baroni
Mikaelson siamo sani e salvi” continuò il giovane Conte.
Mormorii
di sorpresa e orrore attraversarono la tavolata e gli ospiti iniziarono a
guardarsi l’un l’altro per capire chi potesse aver commesso un’azione tanto
vergognosa.
“Ancora
una volta devo ringraziare i Baroni Mikaelson che sono riusciti a uccidere uno
dei sicari e a interrogare l’altro, che ha saputo descrivere le fattezze dei
suoi mandanti con incredibile precisione e dovizia di particolari” riprese
Tristan, “tanto da permettermi di individuare subito i responsabili.”
La
tensione crebbe ulteriormente durante la pausa ad effetto che il Conte scelse
di fare proprio in quel momento cruciale.
“I
traditori che hanno attentato alla mia vita e a quella di mia sorella sono il
Duca de Trevalion e il Barone De Monluc” dichiarò alla fine, scandendo bene i
nomi incriminati.
Come
per un segnale convenuto, le guardie armate dei De Martel scattarono e
afferrarono per le braccia i due uomini, gettandoli a terra ai piedi di
Tristan, mentre gli altri convitati li insultavano indignati.
“Mio
signore, vi giuro, non ho fatto niente!” gridò il Duca.
“Pietà,
mio signore, pietà, io non volevo, sono stato ingannato, imploro il vostro
perdono!” supplicò il Barone.
“Vergognatevi,
dovete morire!”
“Il
Conte De Martel deve fare giustizia!”
“Impiccateli,
impiccateli!”
Il
sorriso di Tristan era sempre più compiaciuto.
“Nella
mia magnanimità vi farò grazia della vita, non i sporcherò le mani con il
vostro sangue” disse, e la sua voce gelida risuonò grave nel salone fattosi
improvvisamente silenzioso. “Tuttavia non tollererò oltre la vostra presenza
nella mia Corte. Da questo momento siete banditi per sempre e, se soltanto
oserete rimettere piede nelle mie terre, pagherete con la vita. Portateli via!”
Le
guardie trascinarono fuori i due colpevoli che continuavano ad implorare
inutilmente, mentre Tristan tornò a sedersi, sempre con un sorriso di trionfo
sulle labbra.
Quando
tutto fu tornato tranquillo, il Duca De l’Envers si alzò in piedi per omaggiare
il suo signore.
“Vi
chiedo di unirvi a me per un brindisi, per celebrare i nostri illuminati
governanti, il Conte e la Contessa De Martel e i Baroni Mikaelson!” propose.
I
convitati applaudirono con entusiasmo, si alzarono in piedi a loro volta e
alzarono le coppe di vino per unirsi al brindisi, lodando e elogiando Tristan,
Aurora e i Mikaelson.
Elijah
prese affettuosamente la mano di Tristan e i due amanti si sorrisero, mentre il
cuore del giovane sembrava esplodere per la gioia.
“Tristan, Tristan,
svegliati, mi senti? Apri gli occhi, Tristan, te ne prego!”
La voce di Elijah
riempì le orecchie e la mente del Conte De Martel, mentre le meravigliose
immagini della Corte di Marsiglia, del suo trionfo, della sua felicità al
fianco dell’uomo che amava si dissolvevano lentamente.
“No, no, non
voglio tornare!” protestò Tristan, in un debole lamento, ma era ormai troppo
tardi. Il sogno incantevole era svanito e il giovane Conte ne era stato
bruscamente strappato per essere proiettato in una realtà di prigionia e
sofferenza nelle segrete di Villa Mikaelson.
Tutto sembrava
finito, Tristan credeva che il suo destino fosse l’oscurità, l’oblio, il
dolore…
Non poteva ancora
sapere che tutti i suoi sogni stavano per realizzarsi, l’uno dopo l’altro, e
che il suo presente sarebbe divenuto ancora più felice e appagante di ciò che
aveva sognato.
Elijah, in preda
ai rimorsi e ai sensi di colpa, avrebbe fatto in modo che fosse così.
FINE