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Autore: MadAka    29/12/2018    2 recensioni
Tutto ha inizio con un disegno. Perché è proprio un disegno quello che si trova Ewan, cantante degli Shards, nella tasca dei pantaloni al termine di un concerto. Due figure ben rappresentate su carta, lui e una ragazza e nessun indizio per risalire all'autrice.
Contro ogni previsione, il pensiero di individuare chiunque gli abbia dedicato quel piccolo bozzetto si appropria di lui, portandolo a incontrare una persona che sentiva già di conoscere.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“But oh, my heart was flawed  I knew my weakness  So hold my hand  |  Consign me not to darkness”

Mumford & Sons. Broken Crown

 

 

 

Piccadilly Circus, Londra, 11 settembre

Ore 4:45 PM

 

Piccadilly Circus era il luogo in cui Trent, Chase e Chris avevano organizzato il secret show mentre Ewan era insieme ad Amelia. L’avevano scelto perché era un posto centrale, sufficiente ad accogliere un vasto numero di persone e ben servito dai mezzi pubblici – oltre a essere iconico e suggestivo.

Amelia aveva raggiunto i ragazzi da una decina di minuti, aveva spento la musica su Broken Crown dei Mumford & Sons e si era ritagliata un piccolo angolo all’ombra da cui poterli osservare predisporre la strumentazione per suonare. Stava scorrendo la sua home di Instagram e aveva già individuato alcuni degli indizi che la band aveva disseminato per consentire ai fans di individuarli. Avevano postato un orario, un pezzo del nome della fermata metropolitana – una foto tagliata non semplice da riconoscere per chi non era di Londra o non conoscesse a memoria il complicato reticolo della Tube – e una serie di cavi che lasciavano intendere di essere collegati a una chitarra e un microfono. Dai commenti che Amelia stava leggendo fu in grado di capire che molte persone avevano già indovinato cosa stavano organizzando gli Shards. Forse in molti si stavano già muovendo per cercare di individuare il luogo esatto.

Bloccò lo schermo dello smartphone, sollevando gli occhi sui quattro ragazzi, ancora intenti a sistemare i propri strumenti mentre intorno a loro le persone continuavano a passare. Ewan aveva un cappellino calcato sulla testa e occhiali da sole che gli donavano in modo particolare. Era anonimo con quel look semplice e la cosa contribuiva a farlo passare ancora più inosservato del solito. 

Chi l’avrebbe mai detto che un giorno lei sarebbe stata lì, a osservarli montare i propri strumenti per uno show segreto alle masse? Amelia non riusciva a togliersi dalla mente quanto tutto ciò che le stava succedendo fosse inverosimile. Negli ultimi giorni era riuscita, almeno un minimo, a ignorare quel costante pensiero, ma dalla sera precedente quello si era ripresentato da lei con forza, portando con sé altre sensazioni. La ragazza non riusciva a fare a meno di pensare a come sarebbero andate le cose se la telefonata di Chase non avesse interrotto lei e Ewan. Nel modo in cui si stavano baciando c’era un tale trasporto che non dubitava del fatto che le cose si sarebbero potute evolvere in un solo modo. Lei voleva Ewan ed era certa che se Chase non avesse chiamato il ragazzo loro avrebbero passato la notte insieme. Tuttavia quell’idea – più simile a una consapevolezza che altro – aveva generato qualcosa in Amelia. Una sensazione frustrante le si era annidata dentro il petto, appena sotto al cuore. Una morsa opprimente, come un piccolo buco nero pronto a inghiottire ogni altra sensazione. Ed era il suo passato l’autore di quell’orrendo stato emotivo, un passato che per quanto lei si ostinasse a ignorare ricompariva sempre, con insistenza maggiore a mano a mano che i suoi sentimenti per qualcuno si intensificavano. Non sapeva perché, ma la paura di soffrire di nuovo aveva la spaventosa capacità di annichilire tutto il resto, inclusa quel senso di caldo e piacere che Ewan era in grado di trasmetterle ogni volta che sorrideva nella sua direzione. 

«Quinto indizio.»

L’esclamazione di Chris la riportò alla realtà, sul marciapiede di Londra. Seguì con lo sguardo il giovane fare una foto alla facciata di uno dei palazzi presenti per poi postarla sui social, dopodiché la raggiunse. «Una decina di minuti al massimo e iniziamo» la informò. «Perciò prima devo chiederti un favore.» Si grattò il mento in attesa della risposta, la barba che cominciava a diventare piuttosto lunga. La ragazza acconsentì a fargli il favore e lui le passò il telefono. «Quando iniziamo vorrei che ci facessi una foto in cui si vede bene il posto e noi. Dovresti pubblicarla su Instagram e Twitter, sono già connesso con gli account degli Shards. Scrivi qualcosa tipo “Adesso” e metti hastag come “Secret show”, o roba del genere, sentiti libera. Il codice per sbloccare il telefono è 2588.»

Amelia lo guardò perplessa. «Vuoi davvero che lo faccia io?»

Di tutta risposta Chris si strinse nelle spalle. «Perché no? Sei una dei nostri adesso.» 

Si incamminò per ricongiungersi agli altri, lasciando la ragazza incredula su quanto le era appena stato detto. Si chiese se ci fosse altro sotto e, soprattutto, di quanto i membri degli Shards sapessero di lei e Ewan. Quelle domande avevano appena iniziato a ronzarle in testa quando il tastierista tornò a richiamare la sua attenzione. «Ricordati eh, 2588» disse, scandendo il codice con lentezza.

Amelia corrugò la fronte, guardando torva il ragazzo. «Guarda che me lo ricordo. Hai scelto una sequenza a prova di idiota.»

«E secondo te perché l’ha scelta lui?» si intromise Chase. La ragazza scoppiò a ridere, incrociando poi lo sguardo di Ewan, che stava sorridendo nella sua direzione. Quel suo semplice gesto le provocò una fitta nel petto, la stessa che si può provare nel guardare qualcosa di estremamente bello. Insieme ad essa, però, fu in grado di intensificare anche quel senso soffocante che da ore non voleva saperne di scomparire. Si concentrò su Trent, l’unico che le donava un’immotivata sicurezza. L’aura austera del chitarrista le piaceva in modo particolare, forse perché a differenza di Chase e Chris – che comunque adorava – lui non aveva mai fatto allusioni in qualche modo riconducibili a quanto stava avvenendo fra lei e il cantante.

Ewan le si avvicinò, facendola sussultare quando, una volta averla raggiunta, disse: «Che te ne pare?»

Amelia si voltò a guardarlo, spostando poi gli occhi sul piccolo angolo di strada che i quattro si erano ritagliati. La piazza era trafficatissima fra turisti e persone di passaggio, ma qualche sospetto fan degli Shards cominciava già a comparire. Piccadilly Circus in fin dei conti era uno dei luoghi simbolo di Londra, facile per chi conosceva la città individuare il luogo anche attraverso sporadici e criptati indizi.

«Trovo che sia un bellissimo lunedì per un concerto» rispose la ragazza, dopo aver pensato un momento a cosa dire.

«Hai qualche richiesta particolare? Non abbiamo pensato a nessuna scaletta, credo improvviseremo ogni pezzo» proseguì lui, dopo aver sorriso all’affermazione di Amelia.

Quest’ultima soppesò la domanda del ragazzo, in cerca di una canzone che avrebbe voluto ascoltare quel pomeriggio, in quell’atmosfera unica. Avrebbe voluto sentire ogni singolo brano degli Shards, proprio come ai loro concerti; non c’era canzone che non le dispiacesse non venisse suonata, ma era inevitabile che molte fossero sacrificate quando un gruppo aveva tre album all’attivo. Tuttavia, da quel 2 luglio che sembrava ormai appartenere a un universo parallelo, c’era solo una canzone a cui sentiva di non voler rinunciare.

«Penelope» disse piano, quasi imbarazzata. Voleva sentirla di nuovo cantata da Ewan, sentirlo mormorare le prime strofe di quel brano con il lento accompagnamento della tastiera, per poi salire di tono fino a esplodere nel ritornello, il momento della canzone in cui musica e parole scatenavano in Amelia brividi per l’emozione.

Ewan sorrise nel sentire la sua richiesta. Era contento del fatto che alla ragazza piacesse quella canzone, dopotutto lui sapeva di averla scritta per lei, per quella persona a cui sentiva di essere legato prima ancora di incontrarla. Penelope era la loro canzone, quella era una consapevolezza di entrambi, innegabile, ma che nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di ammettere.

«Sarà fatto» promise il cantante con un cenno.

«Ewan sono le cinque» urlò Chase, che si era già sistemato sul suo cajón, pronto per suonare.

Il cantante si ridestò, borbottando un “accidenti”. Il ritardo: perenne tratto distintivo di Ewan Cassian Hill; ad Amelia sfuggì un sorriso. Il ragazzo si tolse il cappello e glielo allungò. «Ti dispiace tenermelo?» le chiese.

Amelia acconsentì, mettendosi il cappello in testa. Le andava largo, ma sentiva che le donava. Ewan si sistemò malamente i capelli con un rapido gesto della mano, scuotendo qualcosa dentro la ragazza, dopodiché le diede un veloce bacio sulla guancia e raggiunse i suoi compagni, tutti sistemati con i relativi strumenti. Amelia si sfiorò il viso, sentendo ancora il tocco leggero delle labbra del ragazzo. La sua mente stava per iniziare a fantasticare ma non ne ebbe il tempo, la voce di Chris, infatti, la tenne ancorata alla realtà: «Ami ricorda: 2–»

«588. Lo so Chris, lo so» sbottò lei, ma non riuscì comunque a fingersi infastidita dalla cosa e finì con il mettersi a ridere.

Il gruppo iniziò poi a suonare, portando la prima delle loro canzoni in versione acustica. L’impianto improvvisato contribuiva a incrementare il volume della voce di Ewan, che iniziò a mescolarsi al traffico di mezzi e persone in Piccadilly Circus. Qualche passante iniziò a voltare la testa in direzione del gruppo e Amelia pensò bene di eseguire gli ordini che Chris le aveva dato poco prima. Scattò un paio di fotografie in modo che si vedesse bene la band e la piazza che li stava ospitando, riprendendo dall’angolazione migliore per inquadrare anche i display luminosi, banale e palese indizio del punto della città in cui si trovavano. Ora che il secret show era iniziato il luogo del concerto andava sbandierato per bene. Attraverso i profili degli Shards la ragazza pubblicò le foto sui vari social, inserendo una descrizione semplice e alcuni hastag, incluso quello che le aveva suggerito prima Chris. Aveva appena pubblicato le foto che subito cominciarono a piovere le prime notifiche. Cuori, commenti e retweet comparvero sotto le immagini, diffondendo la notizia del concerto improvvisato con una velocità sconvolgente. I social network erano un ottimo mezzo, Amelia l’aveva sempre saputo, ma in quel momento si rese conto della potenza che possedevano. Alcune persone già si fermavano davanti agli Shards ad ascoltarli suonare e lei, temendo che in meno di venti minuti la piazza di Piccadilly si sarebbe riempita all’inverosimile, decise di godersi un po’ di quella musica con cui la sua band preferita stava riempiendo l’aria.

Gli Shards erano una eccellente band da stadio. Le loro canzoni erano energiche ed erano le uniche che Amelia ballasse, lei che non era mai stata amante del ballo. Tuttavia le versioni acustiche delle loro canzoni la lasciavano senza fiato e le piacevano allo stesso modo di quelle originali. La voce di Ewan era portata per cantare a quel modo, sapeva essere delicata e avvolgente, perfetta per essere accompagnata dalle tastiere, da una chitarra acustica e un semplice cajón come percussione. Il modo in cui riusciva a far vibrare le parole scatenava nella ragazza un’infinità di emozioni diverse. La musica era sempre stata un rifugio sicuro per lei, in cui nascondersi e riprendersi dai dolori della vita, in particolare le canzoni degli Shards; quelle, ormai da anni, erano l’incarnazione della salvezza. Per tale ragione poter essere lì insieme ai creatori di quelle melodie continuava a essere qualcosa di surreale e bellissimo. Non avrebbe saputo spiegare a parole quello che tutto ciò le faceva provare, non avrebbe mai trovato termini o aggettivi con una tale forza. Tuttavia le sarebbe piaciuto far capire a qualcuno cosa sentiva, almeno per non passare da persona ossessionata o, peggio, fanatica.

Le canzoni suonate dagli Shards si susseguirono in una sequenza perfetta, ciascuna mostrando il suo lato più leggero e sensibile nella versione acustica. Con il passare del tempo, però, sempre più persone si fermarono intorno ai quattro, creando un capannello fitto e impenetrabile. Amelia sapeva che erano tutti loro fan. Il numero di notifiche sui vari social aveva ormai superato le quattro cifre e dal modo in cui ragazzi e ragazze raggiungevano di corsa il luogo del concerto – uscendo in fretta dalla Tube, scendendo dai bus o giungendo dalle strade laterali – era chiaro che quel secret show non era più tale. La visuale di Amelia fu totalmente oscurata, non superare il metro e sessantacinque non le era affatto d’aiuto. Si accontentò di sentire la voce di Ewan, sebbene il traffico e il chiacchiericcio – a tratti isterico – di tutti i nuovi arrivati non le consentivano di assaporare quei momenti con il desiderato trasporto. Si spostò in cerca di un punto migliore, ma la calca di gente che continuava ad aumentare rese la sua idea del tutto inutile.

La prima ora scorse così, con persone su persone che continuavano a intasare Piccadilly Circus e gli Shards che cantavano e intrattenevano i fans, ringraziandoli di essere venuti a quel loro show segreto. Sebbene non riuscisse a vederlo, Amelia poteva capire dal suo tono che Ewan si stava divertendo per il fatto che l’idea partorita dai suoi amici avesse portato una così vasta quantità di persone nel cuore pulsante di Londra.

«Vi facciamo un regalo» disse dopo l’ennesimo pezzo il cantante. Alla ragazza parve quasi di vederlo mentre lo sentiva inspirare, le labbra a sfiorare la superficie ruvida della testa del microfono. «Questo è un brano nuovo, che abbiamo suonato davvero poche volte. Sono molto legato a questa canzone e spero davvero che vi piaccia.» Gli venne spontaneo cercare con gli occhi Amelia, ma non fu in grado di trovarla. Davanti e tutt’intorno a lui c’erano solo volti sorridenti ed eccitati. Sapeva che la ragazza era lì da qualche parte, che lo stava ascoltando, ma in quel momento avrebbe solo voluto incontrare i suoi occhi castani. Anche lei avrebbe voluto udire Penelope in condizioni ben diverse rispetto a quelle in cui si trovava in quel momento. Le prime parole di quella canzone la stavano già facendo fremere quando si rese conto che qualcuno dei presenti conosceva quel brano. Lo canticchiavano con fare insicuro, mugugnando più che altro, ma era evidente che dovevano aver premuto play più volte sui pochi video di YouTube che esistevano di quella canzone.

D’improvviso si sentì strana, violata. Le sembrava quasi che quelle persone le stessero portando via qualcosa di personale, di suo. Come se si fossero intromessi a centinaia nel rapporto fra lei e il cantante e facessero di tutto per allontanarli. Non avevano senso quelle emozioni, lo sapeva, eppure non riusciva a ignorarle. Lo aveva sempre saputo che quando si trattava di Ewan non si sarebbe mai potuto avere l’esclusiva, non riguardo la sua musica e le sue canzoni. Lui le scriveva apposta per condividerle, per far sì che tutti potessero provare emozioni a ogni ascolto. Non avrebbe dovuto sorprendersi della cosa, né esserne infastidita o addolorata; dopotutto anche lei faceva parte di quella sfilza di persone che poteva usufruire dell’arte degli Shards. Tuttavia per Penelope provava emozioni uniche, inclusa una sorta di gelosia. La prima volta che era stata suonata dal vivo Ewan l’aveva espressamente dedicata a lei e anche la notte stessa, in giro per Glasgow, le aveva rivelato che era stato il suo disegno – per lei così banale – ad ispirarlo. Penelope era il brano che la faceva sentire legata al cantante, che rendeva concreto e tangibile quanto le stava accadendo ormai da più di un mese. Quando sentiva quella canzone, anche quando ripensava solo alle parole, alla mente le affioravano la moltitudine di ricordi che aveva immagazzinato di Ewan dal momento del suo arrivo a Londra. Ripensava ai caffè presi insieme, le ore di lavoro per le grafiche, le chiacchiere su cinema, musica e tutte le altre cose su cui avevano speso il loro tempo. Rivedeva con una nitidezza sorprendente le uscite con il ragazzo, quasi le sembrava di sentire ancora i suoi baci. Era sconvolgente ciò che quella canzone scatenava in lei, il modo in cui le ribaltava lo stomaco e le scaldava l’anima.

Continuò a guardarsi intorno, a guardare quelle centinaia di giovani e meno giovani che affollavano Piccadilly Circus per ascoltare gli Shards e si rese conto che la sensazione opprimente che provava al petto si stava intensificando, divenendo quasi claustrofobica. Si chiese cosa ci facesse lei in quel posto, con il cappellino di Ewan calcato sulla testa e il cellulare di Chris in mano, che continuamente si illuminava per via di nuove notifiche dai vari social della band. Pensò a come sarebbero potute evolversi le cose, a come avrebbe potuto sentirsi nel dover sopportare ogni volta di doversi fare da parte affinché sconosciuti potessero avere la possibilità di incontrare i propri idoli, incluso il ragazzo di cui lei sapeva di starsi innamorando. Come avrebbe potuto reggere a tutto quello se nemmeno quando la riservatezza, la quiete e l’intimità erano garantiti, le sue storie erano andate a buon fine? Cercò di scacciare quei pensieri concentrandosi sulla voce di Ewan ma le fu impossibile. Il caos del traffico e delle persone sembravano dare nuova forza a ciò che di negativo le aveva invaso il petto e allagato la mente. Le sembrava tutto così complicato, impossibile, al punto che si chiese se davvero stava facendo le scelte giuste per sé. La sofferenza era sempre lì, pronta a ripresentarsi al primo segno di instabilità. Forse lei non era fatta per quell’ambiente, non era all’altezza dei quattro ragazzi che continuamente le donavano sostegno e sollievo con le proprie canzoni.

Forse lei non era abbastanza per Ewan.

Sentì il respiro morirle in gola appena formulò quel pensiero. Eric e Richard l’avevano abbandonata e tradita perché lei non era stata sufficiente per entrambi e anche i pochi ragazzi che erano venuti dopo di loro non la consideravano adeguata se non per il suo corpo. Una delusione dietro l’altra le avevano distrutto ogni sicurezza, ferendola nel profondo, e tutto ciò era sempre avvenuto proprio quando lei si era aperta con quelle persone, alle volte anche donando tutta se stessa. A causa di ciò le risultava impossibile ignorare quella voce che, come un monito, le chiedeva perché con Ewan avrebbe dovuto essere diverso se, fino a quel momento, i ragazzi che le avevano detto di provare dei sentimenti per lei non avevano fatto altro che ferirla.

Fece del suo meglio per concentrarsi sulla musica degli Shards, sulla voce rassicurante di Ewan che sembrava quasi volerla accarezzare in mezzo a quel caos di persone. Tuttavia il pensiero del ragazzo fu solo in grado di incrementare quel tormento che ormai l’aveva presa.

I minuti successivi parvero durare un’eternità. Le persone intorno a lei urlavano e si divertivano, cantando le canzoni e battendo le mani. Amelia, invece, si sentì d’un tratto senza difese come se qualcuno, da un momento all’altro, potesse arrivare per strapparle il cuore dal petto. Era già passata almeno una volta da quello stato e anche allora riuscire a stare meglio aveva richiesto molto tempo.

Il secret show degli Shards terminò. La ragazza sentì Ewan annunciarlo al microfono e ringraziare di cuore tutti i presenti. Lei ebbe un moto di rabbia verso di sé per non aver saputo godere appieno di quelle ore in cui la sua band preferita aveva offerto intrattenimento senza chiedere nulla in cambio, ma anche la sua stessa rabbia fu di scarso aiuto nel recupero di un adeguato autocontrollo. Aveva bisogno di stare un po’ sola, almeno per cercare di riordinare le idee, di capire cosa, davvero, avrebbe dovuto fare.

Tuttavia non poteva andarsene in quel momento, perciò rimase lì, ad aspettare che i ragazzi si liberassero dai nugoli di persone che si erano loro radunati intorno. Come le avevano già dimostrato più volte, i quattro erano cortesi e alla mano con i propri fan. Si scattavano foto, firmavano autografi e chiacchieravano con tutti, dando a ciascuno il proprio tempo da trascorrere insieme. Amelia rimase lì, immobile a osservare la scena, il petto schiacciato dalle emozioni e domande su domande che le accalcavano la mente. Non riusciva a spiegarsi perché si fosse sentita così dal momento in cui Penelope era iniziata, sebbene capisse che c’entrava quella canzone e tutto ciò che la legava a Ewan. La paura era un’emozione brutale, più forte e intensa di molte altre e, purtroppo per lei, ormai ben radicata nel suo cuore.

Ci volle quasi un’ora perché gli Shards si liberassero dai propri fan. Amelia raggiunse i quattro mentre questi cominciavano a smontate e scollegare i propri strumenti, riponendoli con cura nelle rispettive custodie. La ragazza restituì il cellulare a Chris, il quale controllò le varie notifiche. «Certo che potevi anche farle sparire ogni tanto» le disse, riferendosi alle piccole note rosse che in ogni social brillavano in un punto preciso.

«È il tuo telefono, non mi sembrava garbato» si scusò lei arricciando le labbra con fare indispettito.  Il ragazzo sollevò un sopracciglio. «Beh, la prossima volta non farti tutti questi problemi. Avresti potuto pubblicare anche una foto delle tutte scarpe, per farti capire quanto teniamo in considerazione i nostri social.»

«È un modo bizzarro per spiegare che non siamo dei fissati riguardo ai contenuti dei nostri post sui social network. Ma direi che dovresti averlo capito anche da sola.» Ewan comparve con quelle parole al fianco di Amelia. Era  visibilmente soddisfatto del piccolo e improvvisato show che avevano tenuto, la ragazza lo capì dal sorriso che gli illuminava il volto. Trovava che quando il cantante era così felice diventasse ancora più bello. Si tolse di testa il cappello, pronta per restituirlo al suo proprietario, ma Ewan fece un cenno con la mano. «Tienilo pure. Ti dona.»

Amelia si sentì arrossire a quelle poche parole e non ne capì con esattezza il motivo. Era un marasma di emozioni quello che le stava invadendo la cassa toracica e pensò che rincasare, cercare di riordinare il tutto e capire come muoversi potesse essere la soluzione migliore alla sua situazione. 

«Si va a mangiare qualcosa?» propose Chase, che nel mentre aveva raggiunto i tre. 

Chris e Ewan acconsentirono subito, Amelia, invece, non ne fu in grado. Non poteva stare insieme a loro, non nello stato in cui si sentiva in quel momento. Non avrebbe potuto fingere di stare bene, che tutto andasse a meraviglia; i ragazzi erano svegli, avrebbero capito che qualcosa la stava turbando. Le servivano tempo e spazio per sé e, in quel preciso momento, una valida scusa. 

«Io...scusate, ma io devo passare» disse.

Chase, Chris e Ewan la guardarono delusi. Nonostante il disagio che si ritrovò a provare fu in grado di proseguire: «Ho detto a Pani che ci saremmo sentite verso le otto e, beh, gliel’ho promesso.»

Non riuscì a evitare di sentirsi in colpa a udire la sua stessa voce, ma la scusa parve funzionare. Anche se dispiaciuti, i ragazzi la lasciarono andare verso casa. Ewan si offrì di accompagnarla, ma lei declinò dicendo che non gli andava di sapere che rinunciava alla sua uscita con gli Shards per lei. 

Il ragazzo allora le sorrise. «Vorrà dire che ci sentiamo» le disse.

«Ci sentiamo» rispose lei. Tentò di nuovo di restituirgli il cappello e lui di nuovo non lo volle. Amelia quindi salutò i presenti – incluso Trent che nel frattempo li aveva raggiunti – e si avviò in direzione della Tube. Quando fu certa di non essere vista da nessuno dei ragazzi si portò una mano sullo stomaco. Il cuore le batteva a ritmi forsennati e cominciava a sudare freddo. Si sentiva invasa da un’angoscia irrazionale e violenta. Quello stato emotivo aveva tutta la parvenza di un attacco di panico, per lei inspiegabile. Perché doveva andare a finire così? Perché ora che sapeva di essere in procinto di innamorarsi di nuovo, e di qualcuno che sembrava davvero interessato a lei, il suo passato e le sue paure sembravano essere più capaci che mai di afferrarla e trascinarla a fondo, nella parte più buia e fredda della sua anima?

 

  
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