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Autore: FedericoAltafini    02/01/2019    0 recensioni
Hunter Green, la guerra magica vista dagli occhi di un mangiamorte diventato auror.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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20 OTTOBRE 1980
Le finestre di casa avevano i vetri infranti e la staccionata era distrutta. Il portone era come esploso. Non può essere… non sono passate due ore… mi ha tradito lui per primo…
Estrassi la bacchetta e mi fiondai all’interno. Non pensavo fosse lord Voldemort, o almeno lo speravo. Non volevo duellare proprio contro il mago oscuro più potente di tutti i tempi.
All’interno regnava il silenzio più totale, solo lo spezzarsi dei vetri sotto i miei stivali si poteva udire. Perlustrai molto velocemente tutto il pian terreno e non vi era nessuno. Salii al secondo piano e lì mi sentii mancare… Helena giaceva a terra, con gli occhi spalancati, bianca, fredda. Non è possibile… non può averlo fatto davvero. Non ero arrivato in tempo, non avevo potuto salvarla.
I miei occhi si riempirono di lacrime e quasi non riuscivo a respirare. Cosa ho fatto? Pensai. L’ho condannata a morte… è solo colpa mia… < EMMA! >, urlai in preda al panico. Dovevo restare calmo. Non con poca fatica distolsi lo sguardo da Helena e mi fiondai nella camera della bambina.
Era in piedi, nella sua culla, appoggiata alle sbarre. Quella visione mi tranquillizzò per qualche secondo. Mia figlia stava bene, era sana e salva.
< Papà? >, disse inclinando la testa verso sinistra.
Feci fatica a trattenere le lacrime. < Tranquilla amore - dissi avvicinandomi - papà è qui con te >.
Non feci in tempo ad arrivare alla culla che un lampo verde si illuminò alle mie spalle. Prontamente mi voltai e lanciai l’incantesimo “Protego”. Ora ero veramente arrabbiato, nessuno osa attaccarmi alle spalle e nessuno lancia incantesimi pericolosi davanti a mia figlia. < Da quando attacchi alle spalle… Bella? >.
Bellatrix Lestrange, una donna abominevole, arrogante. Non eravamo mai andati d’accordo, più di una volta ci puntammo le bacchette addosso ma mai ci lanciammo degli incantesimi, fino a quel momento. Nemmeno con suo marito Rodolphus ero mai andato d’accordo. Lo consideravo la seconda scelta di Bella in quanto non poteva sposarsi con il Signore Oscuro. Non lo temevo e più volte glielo dissi in faccia, una volta intervenne Igor Karkaroff a separarci.
< Hai tradito il Signore oscuro, vigliacco… >, non le feci finire la frase. Le lanciai una fattura che la fece indietreggiare di qualche passo.
Mi guardò esterrefatta: < Come osi attaccarmi - fece qualche secondo di silenzio - puoi ancora pentirti! Tu sei potente e da morto saresti solo sprecato. >.
< Vai da lui e racconta del tuo fallimento. >. Alzai la bacchetta e lanciai l’incantesimo “Stupeficium” in maniera così violenta che Bellatrix volò fuori dalla cameretta e sfondò addirittura il muro alle sue spalle. Era KO ma solo per poco.
Avvolsi Emma nella sua coperta. La guardi fisso negli occhi, avrei dato la mia vita per lei. Ci smaterializzammo e un secondo dopo eravamo di nuovo sulla torre di astronomia. Silente era ancora in piedi, immobile, a guardare l’orizzonte. Lui sapeva cosa era successo, Silente non era uno stupido, forse sapeva ancora prima della mia partenza che Helena era morta. Che gran bastardo…
< Signore... >, dissi con la voce rotta in gola. < Professor. Silente… > continuai.
< E’ successa la catastrofe… come temevo… > Lo interruppi: < Signore non voglio litigare con mia figlia tra le braccia... la prego, mi dica dove devo portarla per proteggerla. >.
Silente si avvicinò, sorrise alla piccola Emma e le fece una carezza sulla testa. < È già al sicuro, e sembra sentirsi anche a suo agio. >, Silente mi sorrise e abbassò gli occhiali a mezzaluna sulla punta del naso.
< Con me non sarà mai al sicuro... e Lei lo sa bene, deve nasconderla qui, ad Hogwarts, non esiste posto più sicuro al mondo! >.
Sapevo bene che la scuola non poteva ospitare una bambina di appena un anno, ma sarebbe stato solo per un breve periodo, almeno fino a quando il Signore Oscuro non sarebbe caduto.
Emma si addormentò. È stana come cosa, lei non riposava mai in posti nuovi che non conosceva, questo significava che Helena l’aveva già portata lì in passato. Avvolta sempre nella sua copertina la misi a riposare su una panca in legno.
< Voglio fargliela pagare. > dissi appoggiandomi al cornicione.
< È molto potente, non è per nulla saggio affrontarlo o sfidarlo. >
< Sa una cosa – Silente si voltò a fissarmi – Lei è l’unico mago che teme. Sul serio, Lui tendeva a parlare molto dei suoi pensieri con me e mi è sempre sembrato di intendere che Lei fosse quasi   un’ ossessione. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene. >.
Silente sospirò e guardò il cielo nuvoloso. < Probabilmente perché quando era a scuola, ero uno dei suoi professori preferiti o perché tutti si ostinano a considerarmi il mago più potete di tutti i tempi – fece una pausa, molto lunga – avevi ragione prima... tua figlia non può restare con te. Tu sarai un bersaglio troppo facile nei prossimi giorni e se la profezia si avvera, come penso e spero, non penso che Voldemort sarà sconfitto per sempre... >
< Come fa a sapere che quella profezia si avvererà? E perché pensa che non sarà sconfitto per sempre? >. Non avevo ancora capito a che gioco stesse giocando. Prima dice che Emma sarà al sicuro tra le mie braccia e poi dice che non lo è. Prima dice che la profezia sconfiggerà il Signore Oscuro poi dice che non sarà in maniera definitiva.
< Vedi Hunter, io ho molta fede nelle profezie, come in tutte le arti magiche. Queste predizioni si avverano sempre, a loro modo almeno. Sta a noi saperle interpretare. >.
Solo ora mi rendevo conto di quando Silente fosse saggio e superiore. Parlammo per almeno altre due ore e imparai tantissime cose che nessuno prima mi aveva spiegato. Decidemmo insieme come agire con mia figlia, non poteva restare con me. Era troppo pericoloso e, se dopo la caduta del Signore Oscuro fossi finito ad Azkaban nonostante le Sue promesse, chissà dove sarebbe finita. Decidemmo di affidarla ad una famiglia babbana che non riusciva ad avere figli, cari amici di Silente. Io per la sua sicurezza non avrei mai dovuto scoprire chi fossero.
Salutarla fu come morire, non avrei mai più visto i suoi occhi e i suoi morbidi capelli. Promisi a Silente e a me stesso, che non l’avrei cercata. Scoppiai a piangere quando il Professore si smaterializzò con lei tra le braccia.
Ora non ho più nulla.
 
   
 
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