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Autore: PrincessintheNorth    07/01/2019    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KATHERINE
 
 
Il mattino dopo, stranamente, mi svegliai presto, e non perché Belle stesse piangendo, Murtagh mi avesse rubato le coperte (di nuovo), April, mia sorella, e Annabeth, mia nipote, mi fossero saltate addosso pregandomi di lasciarle giocare con Belle, né perché venni assalita dall’esercito di animali che avevamo io e Murtagh, ovvero la mia lupa Ariel (che ovviamente aveva partorito cinque cagnolini), il nostro (ma che era più di Murtagh) cane Denver (padre dei cuccioli), la tigre di Belle, Altair, e la mia gatta Blake. Oddio, lei mi stava leccando la mano, ma di solito non mi svegliavo per quello.
Mi alzai, raccogliendo da terra la corta vestaglia di seta e pizzo blu e indossandola, e andai verso la culla: la mia piccola dormiva tranquilla nella sua tutina a draghetto rossa e scaldata dalla sua copertina con lo stemma di Murtagh, il leone purpureo in campo nero, un piccolo cappello bianco, regalo di Audrey, e tenendo in una manina la zampa del suo pupazzetto a forma di cagnolino.
Le feci una carezza sulla guancia morbida e vellutata, per poi voltarmi verso Murtagh: anche lui dormiva tranquillamente, e di nuovo notai come quei due avessero la stessa espressione pacifica nel sonno.
- Dormi ancora un po’, puzzolona. – sussurrai dando una leggera spinta alla culla. – Così la mamma può rendersi un minimo decente.
Dato che nessuno dei due sembrava avere intenzione di svegliarsi presto, andai verso la specchiera per prendermi un po’ cura di me stessa: da quando era nata Belle non avevo avuto molto tempo per coltivare le mie abitudini, ma non ne avevo minimamente sentito la mancanza. La mia bimba era più importante di qualunque cosa, sicuramente di libri, modellini di navi e maschere per la pelle.
Tamponai leggermente il mio viso con un panno imbevuto di acqua di rose, per poi asciugarlo e stenderci su una maschera per aiutare a combattere le impurità e le occhiaie: era la stessa che, ricordai divertita, avevo messo a Murtagh a tradimento, mentre dormiva, quando ero incinta di Belle di circa quattro mesi. Era stato talmente deliziato dalla cosa, quando l’aveva scoperto dopo il risveglio, che aveva minacciato di strangolarmi.
Dato che odiavo attendere che la maschera facesse effetto senza far niente, andai alla mia scrivania e iniziai a controllare i vari avvisi e atti che mi giungevano dall’Ovest e da Northern Harbor, la mia zona d’influenza nel Nord: mi sarebbe piaciuto dire che, dato che vari conti e duchi minori governavano la maggior parte dell’Ovest in mia vece, avessi poco da fare, ma la verità era un’altra: della città principale dell’Ovest, ovvero Northern Harbor, ero io la Duchessa, ed era quindi mio il compito di gestirla, così come dovevo gestire il mio castello, il Tridente, e la Marina, di cui ero Comandante.
Grazie agli dei, quella mattina i dispacci erano pochi e portavano problemi semplici da risolvere, tutti principalmente di natura legale (piccole scaramuccie tra contadini e cose simili), così che li risolsi tutti prima che la maschera finisse di fare il suo lavoro, perciò passai a lavorare ancora sulla nave in bottiglia che stavo costruendo: era una fedelissima rappresentazione della nave di Magnus Black, uno dei principali pirati e mio amico.
Dovevo solamente finire di mettere le vele e la polena e sarebbe stata ultimata, finalmente.
- Tata …
La porta della camera si aprì leggermente, rivelando la figurina di April, che mi guardava facendomi il labbruccio.
Indossava quella che era evidentemente una delle maglie di papà, che le arrivava fin oltre i piedini nudi.
- April! Già sveglia?
Andai a prenderla in braccio, per poi tornare alla scrivania.
Sapevo che, da quando c’era Belle, si sentiva un po’ messa da parte: d’altro canto, prima sia io che Murtagh avevamo occhi solo per lei e Annabeth, mentre ora stavamo tutto il giorno e tutta la notte dietro alla piccola.
Non era facile barcamenarsi tra tutto ciò che avevamo da fare e contemporaneamente non far sentire nessuno triste o messo da parte.
April annuì lentamente. – E ma pecché non avevo tanta voglia di fale la nanna. – mi spiegò. – Così sono andata dalla mamma e dal papà e poi dopo un po’ mi è venuto mal di pancia e il vomitino e ho spoccato il mio pigiama molto molto bello e allola papi mi ha dato quetta maliettina che pelò mi sta un po’ glandicella tata. E poi si è messo a lussale … faceva casino tata!
- So cosa significa. – annuii scompigliandole la massa di boccoli castani tendenti al caramello. Ai miei tempi di bambina, quando anch’io dormivo nel lettone, le russa di papà erano paragonabili all’avere un rombo di draghi nelle orecchie.
- Cosa fai tata?
- Allora, adesso tolgo la maschera, sennò sembro il mostro della palude, e poi finisco la nave … però, April, parla più piano o Belle si sveglia.
- Ma sta facendo la nanna?
- Miracolosamente sì.
Andai alla specchiera per finire di sistemarmi, ma una volta tolta la maschera mi resi conto che aveva sortito ben poco effetto: la mia pelle e il mio viso sembravano più sani e puliti, ma le occhiaie erano sempre lì. In generale, cercavo sempre di non guardarmi allo specchio, perché vedere quant’ero diversa da com’ero prima di avere Belle era ancora piuttosto sconvolgente, anche se sapevo che ne era valsa, e ne valeva, la pena.
Mi truccai leggermente e velocemente, ma in quel momento sentii una mano farmi un leggero grattino sui capelli, e un paio di labbra soffici e calde sfiorarmi la guancia.
- Abbiamo già ripreso le brutte abitudini, moglie? – ridacchiò Murtagh facendo per togliermi di mano il pennello della cipria.
- Vogliamo riprendere la lite sui trucchi, marito?
- Non ci tengo. – commentò, per poi baciarmi.
- Ma la volete piantale voi due? Siete semple lì a fale muamua! – protestò April.
- Scusa, piccola. – fece Murtagh prendendola in braccio. – E tu che ci fai qua?
- Volevo giocale! – rispose come se fosse ovvio.
D’altro canto, cos’altro poteva volere una bimba di tre anni?
- Giusto … allora a cosa …
Non fece in tempo a finire di parlare, che un urlo acuto ci annunciò che Belle si era svegliata.
Lasciai giù pennelli e prodotti e andai a prenderla, iniziando a cullarla e cercando di calmarla parlandole piano.
- Cos’ha? – chiese Murtagh.
- Fame …
- Vuoi che la tenga io, così almeno tu giochi con Apr …
- E come pensi di sopperire tu alla fame?! – sbottai a quel punto. Ma almeno mi ascoltava quando parlavo?!
Sospirò, passandosi una mano sul volto. – Lo so, Katherine, stavo solo dicendo che …
- Lo so, ma al momento non c’è niente che tu possa fare. Tranquilla, piccola, adesso ci pensa la mamma …
Mi andai a sedere sulla poltrona e subito la piccola si attaccò al mio seno, smettendo di urlare.
La cosa non piacque ad April, che continuava a fissarmi infuriata, incurante dei tentativi di Murtagh di portarla a giocare.
- April, senti. – cercai di spiegarle. – Ti prometto che dopo giochiamo, ma ora …
- IO TI ODIO TATA! – urlò piangendo. – TI ODIO TANTISSIMO! – e corse via.
Murtagh la inseguì, mentre io facevo del mio meglio per non scoppiare in lacrime.
Da quasi una settimana, gradualmente, la situazione si era fatta tesissima, soprattutto con Murtagh: spesso era insofferente, alcune volte acido, e non mi era ben chiaro il perché. Forse era stanco, ma lo ero anche io, per tutti gli dei, e ciononostante cercavo sempre di rivolgermi in maniera gentile a lui. Invece, e ciò non era affatto da lui, spesso mi rinfacciava anche le più piccole cose ed era irritato, anche se altrettanto spesso cercava di mostrarsi tranquillo e gentile.
Sentire poi April urlare di odiarmi … non l’aveva mai detto prima, e non fu un boccone facile da mandar giù: sapevo che erano parole dette da un’infante in un momento di rabbia e gelosia, ma facevano comunque male, perché mi ricordavano quanto stessi fallendo.
Con mio marito la situazione si faceva più tesa ogni giorno; a malapena parlavo con i miei familiari; adesso anche la mia sorellina pagava il prezzo della mia inadeguatezza, il tutto perché mi era difficile lasciare la mia piccola.
Certo, lei valeva più di qualunque altra cosa, ma ogni momento che passava mi sentivo sempre più sola ed inadeguata, e se inizialmente pensavo che almeno lei mi vedesse in una luce quantomeno positiva, ormai mi sembrava di leggere nei suoi occhietti grigi più disappunto che approvazione, come a dire “ecco, ho una mamma che nemmeno riesce a dedicare cinque minuti a sua sorella o alla sua famiglia”.
Le lacrime erano ad un passo dall’uscire, ma scossi la testa e le ricacciai indietro.
No.
Non avrei permesso che, oltre ad un fallimento, mia figlia avesse anche una madre debole.
Per cercare di tirarmi un po’ su, tentai di pensare a Grasvard, agli strilli suini che aveva iniziato ad emettere non appena avevamo iniziato il rituale dell’aquila di sangue, mentre Murtagh faceva scorrere la lama del pugnale d’osso rituale al centro esatto della sua schiena: era un pensiero che mi dava sempre un po’ di gioia, ma non mi aiutò.
Passarono due ore, nelle quali Belle ed io giocammo a rotola-rotola, che aiutò moltissimo a distrarmi, e il castello si rimise in moto, tra pulizie, scuotimenti di lenzuola e il profumo della colazione che saliva dalle finestre delle cucine. Stavano preparando pancetta e fagioli in salsa, e mi venne da sorridere pensando a quanto Belle, quando ancora era dentro di me, si muovesse ogni volta che mangiavo quei cibi: evidentemente le piacevano.
- E poi mi facevi venire voglia di avocado. – ridacchiai coccolandola, e lei fece un bel sorriso. – Piccola peste. Hai idea di quanto abbiamo speso perché volevi mangiare l’avocado? Guarda che poi diventiamo poveri e non possiamo prenderti i giochi.
- Ehi, Katie, scusa, hai visto la mia bussola? – chiese Sìgurd, mio cugino, entrando.
- È la tua, quindi ne dubito. – commentai. – Non sono la tua balia.  
- Oh, andiamo …
- Probabilmente l’hai lasciata in giro. Hai controllato nelle tasche?
Arrossì.
- In effetti no.
Uscì, e dopo cinque minuti al suo posto arrivò Murtagh, che sembrava tranquillo e non in vena di acidità.
- Si è calmata. – disse raggiungendoci. – E tu?
- Sto bene. – mentii.
- Katie …
- Ti ho detto che sto bene.
- Talmente bene che sei sull’orlo di una crisi di pianto, piccola.
Come sempre, notava ogni più piccolo ed insignificante dettaglio, o forse quello era molto evidente.
- Sono solo stanca. – mentii ancora.
Sì, ero stanca, ma lo ero anche del suo comportamento poco chiaro e anche di non riuscire a vedere mai nessuno.
Mi abbracciò con delicatezza, per poi lasciarmi un bacio sui capelli.
- Lo sai che ne puoi parlare. – mormorò. – Se c’è qualcosa che non va, se sei preoccupata o turbata … qualunque cosa succeda, dillo. Scusa se ho esagerato, prima, non avevo motivo di farlo. Così come non ne avevo in questi giorni, non ho idea del perché mi sia comportato così. Ad ogni modo, scusami.
Annuii in fretta, più che altro perché la piccola aveva iniziato a cacciarmi le dita nel naso.
- Ehi, tu, lascia stare la mamma. – la ammonì divertito. – Guarda che se le fai male io ti denuncio.
- E nessuno ti prenderà sul serio … - commentai ridendo. Almeno si era scusato, si era reso conto di come si stesse comportando. – E scusa se sono stata anch’io un po’ sclerata …
- Non preoccuparti. – sorrise. – Lo fai già troppo. Inoltre, sono abituato a te sclerata, lo sei sempre …
- Dopo questa ti soffoco con il cuscino mentre dormi.
Sorrise ancora. – Ecco la mia Katie. Adesso … andiamo a far colazione o no? Perché io avrei anche una discreta fame, se moglie e figlia permettono …
- Non temere, siamo molto permissive. – ridacchiai.
- Certo, come no. – sbuffò divertito. – Alzati, adesso, o tuo padre si divorerà tutto, ho visto come adocchiava il bacon.
- Non puoi portarmi qui la colazione? Devo star dietro alla bimba, non ho …
- Cosa? Tempo? Sei un Cavaliere dei Draghi, ciò implica che di tempo tu ne abbia a volontà. Alzati e vieni a mangiare.
- Ma Belle si infastidisce se sente rumore …
- Allora chiederemo che se ne faccia poco. E poi, se mi presento per la terza volta a tavola senza te e la piccola, tuo padre mi ha già detto che lo considererà come rapimento. Non ho voglia di andare in prigione. – fece gli occhi da cucciolo. – Salva un pover’uomo, Katherine. Devi solo venire a mangiare … e tu ami mangiare. Due piccioni con una fava, amore …  
- Va bene … - sospirai, ed esultò.
- Sono salvo!
- A quanto sembra …
Mi baciò, e sarebbe durato più a lungo se la nostra bimba ce lo avesse concesso, ma iniziò a emettere gridolini infastiditi e, a malincuore, smettemmo.
- Allora, piccola. – disse Murtagh prendendola in braccio. – Mettiamo in chiaro un paio di cose. In ogni famiglia ci sono delle regole: i genitori le fanno e i bimbi le rispettano. La prima regola di questa famiglia è che non si interrompe il papà quando fa le coccole alla mamma. Hai capito bene?
Per tutta risposta, lei rise, fece per volerlo abbracciare e lui cadde nella trappola: se la strinse a sé, e lei ne approfittò per sbavargli sulla maglia, una bella colata di bava con qualche accenno di rigurgito.
La sua espressione sconsolata fu impagabile.
- Lo sapevo che il carattere l’hai preso da tua madre … ecco, va da lei, così potete fomentare altri piani malefici ai miei danni mentre mi cambio.
Andò verso la cassettiera per prendersi una maglietta, e intanto mi misi a giocare con la piccola.
- Che papà tragico che hai, Belle … tutto per un vomitino …
- Sai com’è, mi ha vomitato addosso …
- Per citare qualcuno, ti avrà vomitato addosso per lasciare su di te una traccia di sé, così che tu non sia utilizzabile dai suoi fratellini.
Aveva detto così dopo che Belle aveva vomitato sulla sua tutina a leoncino, che lui insisteva a metterle addosso.
- Non usare le mie frasi contro di me, Shepherd …
- E tu non dire frasi che possa usare contro di te, Kirk.
- Non è facile, usi tutto contro di me. E adesso … andiamo.
- Ma non ho voglia …
- Sì che ne hai. E poi hai capito o no che devi salvarmi?!
A quel punto mi tirò su di peso, nonostante avessi la piccola in braccio, e in men che non si dica eravamo nella sala da pranzo: erano già tutti lì, mancavamo solamente noi.
- Quasi non ci credo. – fece Alec ridendosela. – Katherine esiste ancora! Non era un frutto della mia immaginazione!
- Alec … - lo minacciai, senza scendere nei dettagli: li conosceva già benissimo.
- Lo so, lo so. Torture, mutilazioni e simpatie varie. – sbuffò.
- Bravo.
Misi Belle nella carrozzina, dato che Murtagh era riuscito sia a portare me e la piccola che quella, il tutto senza magia, e mi sedetti, mentre lei si perdette via a giocare con il suo cagnolino, ovvero ad abbracciarlo.
- Oh, no, assolutamente no. – fece papà andando a prenderla. Lei, nel vederlo, gli fece un gran sorriso. – Sono tre giorni che stai attaccata ai tuoi genitori, signorina. Adesso giochi un po’ col nonno.
Belle si mise ad abbracciare lui, regalandogli ogni tanto qualche bacino bavoso.
- Allora, piccola, dobbiamo dire al tuo papà che stai meglio con la tutina a draghetto …
- Non è vero! – saltò su Murtagh. – Sta meglio con quella a leoncino! Katherine, non ti chiedo di confermare la mia versione perché tanto non lo farai, ma qualcun altro lo confermi!
- Derek … - fece la mamma, divertita. – Stavolta devo dargli ragione.
- NON E’ VERO! – protestammo sia io che papà.
- Guarda che faccio una legge apposta per confermare la mia idea. – minacciò papà.
- Davvero? – fece scettico Murtagh, inarcando un sopracciglio. – Per la legge del Regno, BabyBelle è più carina con la tutina a draghetto rossa?
- Esattamente. – sostenni papà. – è una bellissima legge.
- Ma dove sono finito … - sospirò. – Katie, salvami …
Continuammo a chiacchierare, finché un valletto non corse nella sala, affannato.
- Perdonate l’interruzione, Altezze Reali. Cavaliere, vostro fratello vi attende allo specchio … - guardò Murtagh, e lui annuì in fretta.
- Cos’ha adesso? – sbuffò.
- Non ha voluto dire niente, tranne che ha estrema urgenza di parlarvi.Sospirò. – Torno subito …
Si alzò, e andò a sentire cos’avesse Eragon.
- Ma guarda te, Belle. – commentò papà, mentre lei lo ascoltava tutta attenta. – Questo tuo zio Eragon che ti ruba il papà. Non si fa, glielo dobbiamo spiegare. Quando verrà a trovarti glielo dirai, non si ruba il papà alle bimbe belle.
Lei annuì, ma poi si rese effettivamente conto che Murtagh era uscito, e scoppiò a piangere.




 
   
 
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