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Autore: SkyDream    13/01/2019    5 recensioni
Era cosa assai insolita che qualcuno bussasse alla porta di Fairy Hills, per questo motivo Erza si prese la briga di aprire nonostante fosse appena uscita dalla doccia. Le si presentò davanti un tipo assai strambo, con un occhio livido e una sigaretta tra le labbra.
"Cerco Lluvia Loxar".
Perchè, si sa, nella vita spesso il passato torna a cercarci. Nel caso di Lluvia stava per trascinarla via dal presente, pronta a bloccarla in quelle paure che non hanno mai lasciato il suo cuore.
Gray e Gajeel sono pronti a tutto pur di riportarla a casa, ma si può convincere qualcuno ad abbandonare i propri fantasmi?
_Dal testo_
«Akio adorava tormentare Lluvia, le diceva sempre di non piangere e di non provare emozioni o la sua pioggia avrebbe inondato tutto il mondo. E’ solo colpa sua se Lluvia per tanti anni ha finito con l’essere apatica davanti ogni sorte di minaccia o di tortura. Poi un giorno…»
[...]
«Libri di poesie, per l’esattezza. Lluvia non aveva mai visto il sole e collezionava poesie che descrivessero i raggi solari e l’estate, qualcosa che non aveva mai potuto provare addosso.»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Gray Fullbuster, Gray/Juvia, Lluvia, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Soul Rain~
Spin off

« Il sole risplende: non ha altra scelta, nulla di nuovo. »
 
Gray scuoteva le redini del cavallo su cui era salito in groppa, sentiva il vento fresco tra i capelli e non potè che trovarlo dannatamente rassicurante e rigenerante.
Quelle mattine d’estate sapevano essere asfissianti, ed il fatto che avesse preso casa in cima ai monti aveva aiutato solo in parte.
Continuava a cavalcare con grande maestria, perso in quei pensieri che per una volta erano più leggeri. Meno stancanti.
Lo ferivano solo in parte.
«Gray-sama, siamo quasi arrivati.» lo avvertì Lluvia, seduta dietro di lui, che si era stretta al suo petto.
Appena Gray udì la sua voce, sprofondò in quella dura verità che per pochi attimi si era costretto ad evitare. Lluvia era realmente dietro di lui e incrociava le mani fredde sui suoi pettorali scoperti.
«Era questo il posto che volevi vedere?» chiese facendo fermare il puledro che aveva preso. Decisamente il miglior acquisto di sempre.
Moshi, così lo aveva chiamato Asuka appena lo aveva visto, era diventato subito un grande amico di Lluvia, facendosi coccolare e permettendole di sentirsi utile almeno in parte.
Moshi, oltretutto, aveva imparato ad abbassarsi sulle zampe per permettere a Lluvia di salire in groppa senza l’aiuto di nessuno. Era libera di andare alla gilda anche quando lui era in missione.
«Gray-sama, forse non ti piace il mare al tramonto?» chiese innocentemente la ragazza mentre aspettava che l’altro la aiutasse a scendere.
«Sì, mi sono solo perso un momento nei miei pensieri.» le confidò prendendola per il busto e facendola scivolare lentamente a terra, le strinse i fianchi quando se la ritrovò poco sotto il mento. Aveva sempre il terrore che perdesse l'equilibrio e finisse per terra.
Che vita infernale che stava conducendo la sua anima da quel tragico evento!
Gray si chiese, per l’ennesima volta in quei mesi, se si sarebbe mai perdonato per non averlo evitato e per non essere accorso prima.
«Credo sia un posto molto bello su cui rifugiarci, anziché restare sempre relegati su quelle montagne!» esultò lei distraendolo con il suo tipico entusiasmo infantile.
Lluvia poggiò i piedi uno davanti all’altro, avanzando, lasciò che la brezza marina le colpisse il viso e che l’aria ora fresca si insinuasse sotto la maglietta e tra gli spacchi della lunga gonna che le scivolava lungo le gambe.
Gray rimase qualche passo indietro a fissare il profilo longilineo della ragazza che aveva davanti. Era bellissima.
Inevitabilmente abbassò gli occhi sulla sua gamba sinistra, quella che le era stata amputata quell’inverno.
Al suo posto era stata montata una protesi magica che somigliava molto ad una normale gamba ma, per un occhio molto attento, erano visibili i fili scuri dietro il ginocchio e le caviglie, lì dove ci sarebbero dovuti stare i tendini.
Lluvia spostò i capelli turchini e rivelò la profonda scollatura della maglietta, sul seno sinistro spiccava il simbolo della gilda.
Blu come quello di Gray.
 
«Sei sicura di volere il simbolo proprio qui?».
 
«Sì, Master. Uccidermi sarà l’unico modo per togliermi ancora lo stemma della gilda».
 
A quel ricordo, Gray sentì un brivido lungo la schiena.
Avrebbe voluto tanto prendersi il suo dolore, fisico ed emotivo, pur di non scoprirla piangere la notte per le morse infernali che le attanagliavano la gamba.
Avrebbe tanto voluto rivedere il suo sorriso senza che le lacrime salate le increspassero le labbra.
Mai una volta si era lamentata del dolore in presenza di qualcuno, aveva sempre stretto i denti ed era rimasta positiva anche quando Polyushika l’aveva addormentata per poterle togliere un pezzo di se stessa.
 
«Lluvia non ha paura, Gray-sama! Solo, stammi vicino, va bene?».
«Ti aspetterò in corridoio tutto il tempo, Lluvia».
 
Le aveva lasciato il suo braccialetto al polso e le aveva baciato la fronte prima di uscire. Appena aveva chiuso la porta alle sue spalle, aveva sentito Polyushika sussurrarle di non piangere.
Che sarebbe andato tutto bene.
Lluvia si era risvegliata con una gamba nuova, perché Wendy era riuscita a fermare la maledizione di Akio, ma non a curare un tessuto ormai morto, necrotizzato.
Lluvia non aveva mai avuto un rapporto conflittuale con la protesi magica, si era sempre prefissata nuovi obiettivi da raggiungere autonomamente o sostenendosi con i suoi amici, che non l’avevano lasciata sola nemmeno un momento.
Gray l’aveva vista prima rimettersi in piedi, poi camminare, l’aveva vista indossare da sola una gonna o un paio di pantaloncini. Con i tacchi continuava a litigare.
Lluvia aveva imparato perfino a ballare i lenti da scalza, riusciva anche a salire gli scalini bassi e a fare passeggiate.
Quello che però Gray non sopportava, era il non vederla correre.
Era così abituato ad essere rincorso ed assalito da lei, così radiosa e solare, che vederla in piedi ma ferma, lo disturbava nel profondo.
“Eppure, - pensò alzando gli occhi dai piedi al volto di Lluvia - eccola che sorride al tramonto”.
«Gray-sama!» lo richiamò preoccupata lei mentre si avvicinava, «A cosa stai pensando?».
Gray si perse nei suoi occhi chiari, determinati. Aveva perso così tanto, ma non si era mai arresa e aveva finito per abituarsi e plasmarsi alle situazioni, uscendone sempre vincitrice.
Come un corso d’acqua che scorre e si abitua ai sassi che ostacolano il suo percorso.
«Lluvia, perché non veniamo in spiaggia anche domani mattina?» propose lui di rimando cercando di sorridere, incrociò le braccia al petto nudo e si complimentò con sé stesso per l’idea geniale che aveva appena avuto.
Con quella domanda sarebbe riuscito a scoprire una cosa che da un po’ lo insospettiva e preoccupava.
Lluvia in tutta risposta spostò lo sguardo verso le onde del mare e sembrò scurirsi in volto.
“No, Gray, pessima idea!” pensò improvvisamente il mago del ghiaccio deglutendo. Non era quello il suo obiettivo, sentì un brivido dietro la schiena.
«Lluvia si vergogna un po’ a mettersi in costume davanti a tutti.» confessò l’altra di punto in bianco.
Gray sospirò e si lasciò scivolare contro il muro, rimanendo a guardare la ragazza ancora in piedi sulla sabbia.
«Se è per via della protesi, sai che non è un problema. Non hai nulla da invidiare alle altre ragazze, Lluvia, e poi potremmo venire qui solo a prendere un po’ di sole, non ti pare?».
Gray sospettava ormai da settimane che il disagio di Lluvia doveva essersi acuito con l’arrivo dell’estate.
L’aveva vagamente intuito dall’utilizzo di gonne invernali nonostante lui stesse in costume pure a casa.
Anche se effettivamente lui aveva l’abitudine di spogliarsi anche in inverno.
“Ma non è l’unica cosa, vero Lluvia?” pensò il mago senza aggiungere altro.
«C’è un’altra cosa che fa molto male a Lluvia.» ammise l’altra quasi leggendogli il pensiero e avvicinando il piede sano alle onde d’acqua salata.
I primi raggi della notte lambivano i granelli di sabbia.
«Lluvia è una maga dell’acqua, ma non potrà più nuotare né trasformarsi del tutto in acqua. E’ forse la menomazione più dolorosa».
Il tono serio e sofferente con cui sospirò quelle parole, convinsero Gray ad avvinarsi a lei. A chiamarla per nome e a sfiorarle un braccio.
La ragazza strinse i pugni e scoppiò, finalmente, in un lungo e liberatorio pianto.
Gray era certo che lasciarsi andare le avrebbe fatto bene. Per quanto volesse dimostrarsi forte, aveva bisogno di concedersi un momento per elaborare quell’enorme perdita che l’aveva colpita come un fulmine a ciel sereno.
Il ragazzo avvolse Lluvia tra le sue braccia e lasciò che piangesse appoggiata al suo petto fresco per la brezza. Le lisciò i capelli con una mano, saggiando la consistenza delle lunghe e morbide ciocche.
«Ti ricordi cosa mi dicesti mesi fa, quando volevi alzarti in piedi per la prima volta?» le chiese con tono basso, dolce.
Un tono che non avrebbe creduto gli sarebbe mai appartenuto. Non prima di quella disgrazia.
Lluvia negò, seppur tenesse a quel ricordo come pochi.
Era il ricordo della sua rinascita, e lei era rinata al suo fianco.
 
«Lluvia, sicura di essere pronta?»
«Il sole risplende: non ha altra scelta1
 
Gray, pensando proprio a quelle parole, vide il sole sparire del tutto oltre la linea orizzontale del mare. Avrebbe continuato a splendere dall’altra parte del mondo.
«Vuoi tornare a casa, Lluvia?» le chiese mentre sentiva che smetteva di piangere.
Lluvia alzò gli occhi verso i suoi, non si erano più baciati dopo quella volta.
 
Gray si era solo permesso di chiederle il suo primo bacio, poi aveva lasciato che parlassero altri gesti per lui.
Gesti piccoli come i cornetti caldi la mattina, le passeggiate sui prati in primavera, scalzi, con i piedi in mezzo all’erba.
Ma, la cosa che l’aveva commossa forse di più, era stata la stanza segreta che per giorni Gray aveva preparato nell’attesa che lei potesse uscire dalla gilda per andare a vivere con lui.
Lui che aveva giurato a sé stesso di insegnarle nuovamente a far tutto, come lei gli aveva insegnato ad amare e a proteggere.
Lluvia aveva da subito amato Moshi, ma la sorpresa che l’attendeva tra quelle quattro mura era frutto di un mese di ricerche di Gray, Lucy e Levy.
Quando aprì la porta della sua nuova stanza, vi trovò una libreria colma di libri di poesie.
«Gajeel ci ha aiutato a riconoscere alcuni libri, gli altri li hanno scelti le ragazze. Prendilo come l’augurio di una nuova vita!».
Lluvia era rimasta senza parole e, zoppicando appena, si era avvicinata alla libreria sfiorando tutte le copertine colorate.
«Sono miei?» chiese con la voce spezzata, esitante. Temeva che potesse essere tutto un sogno.
«Non credo avrò il tempo di leggerle anche ioi, ma Gajeel mi ha detto che avevi il vizio di lasciare fogli con le poesie sparse per tutta la gilda. Quindi credo che qualcosa apprenderò.» affermò Gray facendo spallucce, quasi per togliere importanza e solennità a quel regalo. Era imbarazzato.
Lluvia da allora era diventata sempre più ottimista, anche se Gray aveva capito che il non poter usare il suo potere al massimo le faceva male.
Un male incredibile.
E lui soffriva con lei, ma non le avrebbe mai lasciato la mano.
 
«Vuoi tornare a casa, Lluvia?» chiese nuovamente.
La ragazza lo guardò ancora, facendogli credere per un momento che fosse rimasta paralizzata.
Il mago sollevò un sopracciglio, dubbioso.
«Hai dato il tuo primo bacio, o hai solo rubato quello di Lluvia?» chiese lei all’improvviso totalmente dimentica del discorso serio e delle lacrime.
“Diamine se si riprende in fretta! Altro che sole che splende.” Pensò l’altro mentre arrossiva.
Sperava che quella faccenda fosse ormai chiusa.
«Non ho ancora dato il mio primo bacio e nessuno me l’ha rubato, okay?» Gray avrebbe tanto voluto scansarsi, ma ora era Lluvia a tenerlo incatenato contro il suo corpo così morbido.
Gray, abbassando lo sguardo su di lei, si accorse di trovarla estremamente sensuale e bella, bella come poche cose.
Si maledisse per aver aspettato tutto quel tempo, d’altronde cosa sarebbe mai potuto accadere?
Abbassò le labbra sulle sue, ritrovandole morbide come l’ultima volta, ma meno calde.
La preferiva senza febbre, senza essere in pericolo di vita. La preferiva viva e in sé tra le sue braccia. Che importava se aveva solo una gamba? Era sempre la sua Lluvia e l’unica cosa che voleva era sentirla accanto.
Si sfiorarono appena le labbra quando il baciò terminò per permettere ad entrambi di prendere aria. Si guardarono un lungo momento.
Poi Lluvia gli ricordò con chi aveva a che fare:
«Gray-sama ha dato a Lluvia il suo primo bacio!» esclamò sorridendo e portando le braccia al cielo, liberandolo finalmente.
Gray, con un sorriso, pensò che per essere la solita Lluvia non le servisse poi correre e saltellare.
Le bastava sorridere.
 
[1] Samuel Beckett
Angolo autrice: Eccoci alla fine di questa storia che, ripeto, sarà il trampolino di lancio per una long che uscirà però, credo, dopo la sessione d'esame.
Ci lavorerò molto lentamente perchè ho delle belle aspettative.
Il finale di Starry Night mi ha troppo delusa, devo rifarmi!
Spero di non aver turbato nessuno con la scelta di far perdere la gamba a Lluvia, ma avevo intenzione di fare un complesso lavoro di introspezione e di crescita.
Infatti pensavo di fare una raccolta di flash dove si vede il suo cambiamento.
Vorrei far notare che insieme a lei, anche Gray è cambiato ed è diventato in parte più tormentato. Tormentato dal senso di colpa per non aver fermato Akio.
Niente, spero che la storia vi sia piaciuta e ci vediamo al più presto!
Un grazia a tutti i lettori <3
   
 
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