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Autore: Shade Owl    14/01/2019    3 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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- Orlaith? Oddio! Ma che ci fai qui?-
All'improvviso le era saltata al collo, strizzandola con la forza di un serpente, apparentemente dimentica della battaglia aerea tra i due stregoni. Se ne ricordò non appena una folgore di Jayden, deviata dalle protezioni di Vaněk, piovve lì vicino, facendola sussultare con tanta forza da sbilanciarla di nuovo.
- Cazzo!- gridò - Me lo dici dopo!-
Fece per trascinarla via, ma Orlaith la costrinse a lasciarla.
- Non posso. Andate voi.- disse - Io ho una cosa da fare.-
- Cosa?- esclamò Annie, fissandola come se avesse perso la testa - Orlaith, non scherziamo! C'è il finimondo e tu decidi adesso di tornare a casa?-
- Annie, non ora!- esclamò Orlaith, la sua voce quasi completamente coperta da una nuova esplosione.
La situazione stava precipitando sempre più in fretta: il vento aveva preso a soffiare con forza crescente, e i danni collaterali del combattimento si stavano facendo via via più numerosi e gravi. Il tempo stava scadendo.
- Senti, non ho il tempo di convincerti.- disse stancamente Orlaith - Vattene e basta... se tutto va bene potremo stare un po' insieme più tardi.-
Era una situazione surreale: aveva desiderato per mesi rivedere la sua migliore amica d'infanzia e, adesso che ce l'aveva davanti, doveva lasciarla per andare a combattere due stregoni pazzi. Perfetto.
- Ma...-
- Non ci sono ma!- disse con fermezza - McGrath, mi serve il tuo aiuto... devo salire in alto.-
Il maggiordomo annuì.
- Quanto in alto?-
Lei puntò un dito verso il fondo della strada.
- Così.- rispose.
Stava indicando il campanile.

Annie assistette impotente mentre l'uomo di nome McGrath si caricava Orlaith sulla schiena (insieme al misterioso borsone) e cominciava a correre verso la chiesa, ignorando il disastro che si stava consumando sopra e attorno a loro.
Spaventata e confusa, si voltò a guardare il signor Alexander, che a sua volta stava fissando sua figlia, rannicchiata sulla schiena dello sconosciuto.
- Signor Alexander... cosa sta succedendo?- chiese.
L'uomo scosse lentamente la testa. Aveva un aspetto terribile, l'aveva visto così solo il giorno del funerale della moglie.
- Non lo so...- ammise - Io... non lo so.-
- Succede che quei due stanno scatenando un finimondo...- brontolò cupamente David Valdéz - ... e che la tua amica si è messa in testa di fermarli da sola.-
- Ma... perché? Dobbiamo... dobbiamo fermarla!-
- Ci abbiamo provato.- rispose l'uomo, scrollando le braccia - In tutti i modi, a parte darle una botta in testa... non vuole ascoltarci.-
- Ma cosa ha intenzione di fare? Lei ha solo... il suo violino, e...-
- Basterà.- disse in tono duro il signor Alexander, senza smettere di fissare la figlia - Deve bastare.-
Annie tornò a guardare Orlaith, ormai arrivata all'ombra dell'edificio. Qualsiasi cosa stesse succedendo, ora non aveva più paura che quei due mostri la uccidessero.
Ora aveva paura che uccidessero lei.

McGrath si fermò sotto gli scalini della chiesa, un vecchio e grande edificio di mattoni dal tetto nero e spiovente. L'ingresso era preceduto da un'intelaiatura di metallo su cui correva una tenda parasole rossa completamente lacerata dalla violenza dello scontro; subito sopra era situato un finestrone rotondo. Ignorando l'ennesima saetta a vuoto di Jayden (che distrusse parte del tetto della casa dall'altro lato della strada), il maggiordomo alzò lo sguardo verso la cima del campanile.
- Ci siamo. È sicura di volerlo fare?-
- Sicura...mente no.- rispose Orlaith - Ma non ho scelta.- aggiunse, ignorando il nodo che le attorcigliava lo stomaco.
- Allora si regga forte.-
Piegò le ginocchia e, senza alcuno sforzo apparente, spiccò un balzo che li portò sul cornicione e, con un altro piccolo salto, si aggrappò al bordo del tetto, issando entrambi con estrema facilità. Forse provava emozioni, alla fine, ma la fatica gli era ancora decisamente estranea.
- Fino in cima?- chiese.
- Fino in cima.-
Lui annuì e si voltò verso il campanile: non era molto più alto, da terra misurava circa una decina di metri, pochi di più rispetto all'edificio principale. Era comunque il punto più alto che ci fosse negli immediati paraggi del combattimento, e lei voleva essere il più vicina possibile.
McGrath saltò ancora, aggrappandosi ai bordi del tetto piramidale della torre; issatosi là sopra, cominciò a scalarlo rapidamente, portandola fino alla cima vera e propria. Orlaith si aggrappò alla piccola croce metallica sopra di loro, scendendo dalla schiena del maggiordomo, stando bene attenta a non perdere la presa sul violino.
- E adesso?- chiese McGrath.
- E adesso... senti, riesci a... a rompere un po' il tetto? Per farmi stare in piedi... mi basta una nicchia, al resto penserò io suonando.-
Senza una parola, lui tirò indietro il pugno e colpì con forza le tegole vicine alla cima. Con uno schianto fracassante, quelle andarono in frantumi, lasciando un foro poco più grande della sua mano al loro posto.
- Grazie. Adesso torna a terra e apri la borsa. Rovescia tutti i Cerchi Magici, i quaderni e qualsiasi altra cosa abbia portato Jayden per combattere. Poi torna dagli altri e tienili al sicuro.-
Si sentiva strana a dargli ordini, specie considerando che lui, in quanto Homunculus personale di Allwood, non era minimamente tenuto ad assecondarla. D'altra parte non obbiettò in alcun modo e, anzi, annuì un'altra volta.
- Molto bene.- disse - La prego, miss Alexander: faccia molta attenzione. Non voglio che le accada qualcosa.-
- Grazie, McGrath.- rispose lei - Posso chiederti perché è così importante per te?-
Lui sorrise.
- Non lo so.- rispose - Forse provo emozioni, ma non vuol dire che ne capisca il significato o la motivazione. Sono solo un Homunculus, dopotutto.-
Orlaith scosse la testa.
- No, McGrath. Io credo che... che tu sia la parte migliore di Jayden.-
Il maggiordomo abbassò lo sguardo, senza cambiare espressione.
- Forse c'è del vero in questo.- disse - Forse in me sopravvive ciò che lei sperava di salvare. Ma mi addolora ammettere che è troppo tardi, ormai. Faccia ciò che deve.-
Detto questo, McGrath si lasciò scivolare verso il basso per eseguire i suoi ordini.
Covando un sempre più profondo moto di gratitudine nei confronti del maggiordomo, Orlaith si arrampicò come meglio poteva sulla croce, infilando il piede nella nicchia creata da McGrath e mettendo l'altro sopra uno dei bracci metallici della piccola effige.
Sentiva di avere un equilibrio molto precario, e se qualcosa l'avesse sbilanciata sarebbe precipitata verso terra, un pensiero che andò a sommarsi alla sua già enorme paura.
Il che, onestamente, in quel momento non era proprio un male.
Era spaventata, per non dire terrorizzata. Aveva fatto l'impossibile per non darlo a vedere, per mostrarsi sicura di sé con tutti quanti, McGrath compreso, ma la realtà dei fatti era che, pur sapendo quello che stava facendo (o almeno così sperava) sentiva di avere più paura di quanta ne avesse mai provata in vita sua. Paura per se stessa, per Tresckow, per David, per Annie, per suo padre...
In un altro momento sarebbe stato un problema, ma non con una nuova canzone e un nuovo motivo che esprimevano paura, anche se di un genere differente. Si trattava di paura del cambiamento e dell'ignoto, ma era pur sempre paura. Sfruttando quell'emozione, in quel momento tanto potente in lei, sarebbe stata in grado di affrontarli. Forse aveva una possibilità.
Forse.
Chiuse gli occhi e inspirò a fondo per cinque volte, visualizzando un enorme campo di trifogli a cui poteva accedere solo lei, dove nessuno poteva disturbarla o raggiungerla. Dove era al sicuro.
Dove era invincibile.
Mentre un lampo crepitante si scontrava con una fiammata poco lontano da lei, Orlaith riaprì gli occhi e mise l'archetto sul violino.

Orlaith comincia a combattere, e stavolta è giunta allo scontro finale. Mancano solo due capitoli, e poi avremo finalmente l'epilogo di questa storia.
Ringrazio, come sempre, J
ohn Spangler, Old Fashioned, Fan of The Doors, _Alexei_, Kira16, Fiore di Girasole, Sahara_2, Queen FalseHeart, Marz97, Aelfgifu, Roiben e Beauty Queen, che mi stanno seguendo. A presto!
 

   
 
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