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Autore: _Bri_    18/01/2019    10 recensioni
[Storia Interattiva - Iscrizioni Chiuse]
Mentre ad Hogwarts si sta svolgendo il Torneo Tre Maghi, da qualche parte, in Inghilterra, esiste un "Giardino Segreto" apparentemente bellissimo ed unico, ma che nasconde ben più degli incanti che lo immergono nel costante clima primaverile. Dodici celle, occupate da dodici creature che il dottor Steiner ha rinchiuso lì. Il motivo è sconosciuto, ma chi vi è rinchiuso dovrà lottare con tutto se stesso, per ottenere la libertà.
Genere: Dark, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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CAPITOLO IV
La Luna e lo Scudo
 
 

“Elyon Olivia Yaxley, prego, ci confermi il suo nome”
 
Pallida, austera, impenetrabile. La ragazza mosse impercettibilmente il capo in segno d’assenso, smuovendo la lunga chioma rossa
 
“È il mio nome completo, si”
 
Amelia Bones, dall’alto della sua seduta d’elegante ebano, rigirava fra le mani un legno non particolarmente lungo
 
“Larice, con nucleo di corda di cuore di drago; questa è la bacchetta che le appartiene, signorina Yaxley?”
 
Un altro segno d’assenso, questa volta muto
 
“Signorina Yaxley, conosce il motivo per cui è stata richiamata a deporre davanti la corte tutta del Wizengamot: lei è accusata dell’omicidio di Camilla Marie Yaxley nata in Fawley, a capo del reparto del San Mungo Lesioni da incantesimo, nonché sua genitrice. Come si dichiara, signorina Yaxley?”
 
La giovane inclinò leggermente il capo, prendendo a carezzarsi il lobo dell’orecchio mentre il suo sguardo saltò da Amelia Bones all’uomo seduto compostamente dietro il banco alla sua sinistra. Robert Steiner accennò un sorriso di rassicurazione e contemporaneamente annuì lievemente. Elyon tornò ad osservare la portavoce del Wizengamot
 
“Mi dichiaro innocente”
 
Un mormorio vivace si diffuse fra i membri della corte e fra i presenti in aula. Ma Elyon rimase impassibile, nell’attesa che quel chiacchiericcio s’assopisse
 
“Silenzio!” imperò Bartemius Crouch che in seguito rivolse la sua attenzione alla Bones
 
“Chiamiamo a testimoniare Robert Malus Steiner, a sua detta testimone oculare della tragica vicenda e apportatore del primo soccorso in favore della signora Yaxley. Si avvicini, signor Steiner”
 
Robert si alzò con tutta calma e s’accomodò sulla seduta predisposta per i testimoni. Elyon guardò il dottore con curiosità, ma senza l’ombra d’agitazione: riponeva in quel mago piena fiducia e sapeva che avrebbe fatto di tutto, pur di scagionarla da quelle accuse
 
“In che rapporti eravate con Camilla Yaxley, signor Steiner?”
 
“Fino al tragico evento avvenuto tre sere fa, ero il suo assistente di reparto, onorevole Crouch”
 
“E mi sa dire come mai si trovasse alla residenza in Cornovaglia dei Fawley, quel giorno?”
 
“Certo” Robert non esitò nemmeno un’istante ed imitò un sorriso amaro e malinconico, prima di proseguire “Avevo preso precedenti accordi con Cam…perdonatemi, è l’emozione…con la mia collega e superiore dottoressa Fawley per questioni lavorative; stavamo affrontando un caso particolarmente difficile in reparto ed avevo bisogno della sua supervisione. Se solo fossi arrivato in anticipo, forse lei…”
 
Crouch lo interruppe bruscamente “Sa dirci cosa ha visto di preciso, una volta giunto alla villa?”
 
Robert Steiner intrecciò le mani sulle ginocchia e conservò una postura impeccabile, che sapeva infondere sicurezza negli esaminatori della corte
 
“Sono più che certo che un lupo mannaro abbia attaccato la povera Camilla…appena arrivai, la vidi annaspare, con una mano trattenuta alla gola azzannata di fresco ed una figura enorme, animalesca, fuggire via, perdendosi nel bosco adiacente alla residenza. Posso assicurarvi che doveva trattarsi di un lupo mannaro, in quanto nel corso della mia carriera ho avuto il dispiacere di incontrarne più di uno. Posso inoltre confermare di aver trovato la signorina Yaxley in un mare di lacrime, disperata…mi ha implorato di aiutare sua madre; vedete, il suo stato di shock non le ha permesso di fare nulla di concreto per aiutare la povera donna. Ritengo sia stata molto fortunata: se non fossi arrivato, probabilmente la signorina Yaxley si sarebbe gettata all’inseguimento del carnefice di sua madre, trovando morte certa”
 
Gli occhi di Elyon si velarono, mentre le parole di Robert Steiner venivano assorbite dai presenti. Fu un gesto provvidenziale, perché la corte del Wizengamot dovette credere che la ragazza si stesse commuovendo per la perdita della madre, quando il motivo di quell’accenno di lacrime era legato all’uomo che l’aveva appena salvata. Robert Steiner l’aveva appena scagionata dall’atroce reato che aveva commesso, ma per il quale non provava alcun tipo di rimorso.
Elyon aveva liberato se stessa da una vita orribile, piegata da quella donna riprovevole che era stata sua madre.
Ed in quel momento, Robert Steiner l’aveva appena liberata dalle accuse, permettendole di essere ritenuta innocente. Robert Steiner l’aveva salvata ed Elyon gli sarebbe stata eternamente grata.
 
 
 
Elyon scosse il capo, nell’impresa di scacciare quel ricordo che era apparso a lei d’improvviso, mentre percorreva la strada con Adrian. Elyon non aveva paura; gli eventi che avevano composto la sua insolita e faticosa vita, avevano fatto in modo che lei imparasse a riconoscere la paura e a combatterla. Elyon non tremava, mai, se non di rabbia, come in quel momento, mentre la stretta intorno all’esile braccio si faceva più forte. Se avesse voluto, avrebbe potuto richiamare a sé il potere della terra e ribaltare Adrian in un attimo. Dopo essere stata chiusa in quella serra, aver avuto modo di incontrare altri reclusi, essere stata colpita e poi portata via da Adrian, quest’ultimo l’aveva sbattuta in cella, minacciandola che si sarebbero rivisti il giorno seguente e che l’avrebbe condotta dal dottore. Elyon si era morsa forte il labbro per non dire una parola di più, visto che Adrian si era sforzato di calmarla, eppure la rabbia nei confronti di quest’ultimo sembrava non scemare e la strega avrebbe davvero potuto recargli molto dolore, se solo avesse voluto.
Ma no, non era quello che voleva, per ben due motivi: il primo e più importante (o almeno questo era ciò che raccontò a se stessa) risiedeva nell’imminente incontro con il dottore, che Adrian pose come una minaccia, ma che era ciò che aspettava da quando l’avevano portata lì. Il secondo motivo, quello più difficile da motivare, era rappresentato proprio da Adrian Reed; Elyon sapeva bene che non sarebbe riuscita a fargli davvero del male, probabilmente nemmeno se si fosse trovata costretta a scegliere fra la propria vita e quella dell’altro. Un moto di rabbia montò, violento, non appena arrivò questa consapevolezza, in quanto la strega provava l’esigenza di avercela con lui, di odiarlo e di recargli danno.
Eppure non ci riusciva
 
-Puoi lasciarmi adesso? Mi sono calmata, non c’è bisogno che continui a trascinarmi come un sacco!-
 
Adrian allentò la presa, per poi lasciarla definitivamente. Elyon trattenne un sussulto, quando il mago girò di scatto la testa verso di lei, inchiodando gli occhi chiari e furiosi nei suoi, color di bosco
 
-Sei avvisata e non te lo ripeterò più: prova a fare una sola stronzata, una sola, Elyon, e ti assicuro che il tuo confronto con Steiner sarà una passeggiata, paragonato a quello che avrai con me!-
 
Elyon strinse le labbra e solo dopo aver indugiato per qualche istante, tornò a rivolgersi al mago che la fissava senza battere ciglio
 
-Voglio solo avere delle spiegazioni, solo questo-
 
Adrian soppesò la reazione della strega; la conosceva bene, probabilmente più di quanto immaginasse, per questo non si fidava affatto della sua reazione controllata e pacata. Decise comunque di lasciarle il giusto spazio, ma non l’avrebbe mollata per un solo istante, non poteva permettere di farle mandare tutto all’aria.
 
*
 

Adam guardava il suo unico figlio sistemare con cura il proprio baule, mentre scacciava le premure della madre
 
“Non ho bisogno di aiuto, mamma! È quasi tutto fatto”
 
“Min lilla en (1)…il faro è proprio necessario?”
 
L’uomo incrociò le braccia ed accennò un sorriso
 
“Sophie, se la caverà…e se vuole portarsi dietro quel modellino lascialo fare, che male può fargli?”
 
“Ecco, dai retta a papà!” Victor sfregò gli occhi cerchiati dalle occhiaie, come al solito, prima di posizionare con cura la lampada a forma di faro in cima al baule, che irradiava una piacevole luce calda, che solo Victor riusciva a vedere. La strega tirò dietro l’orecchio una ciocca di capelli chiari e sospirò, così si avvicinò al marito
 
“Non dorme…quasi mai! Non sarebbe il caso di togliere i libri superflui? E poi quel faro…abbiamo fatto male a regalarglielo”
 
Adam posizionò un braccio intorno alle spalle della moglie
 
“Perché, tu quando mai hai dormito più di quattro ore per notte? Quel faro gli sarà utile, o almeno lo sarà ai suoi compagni nel dormitorio Serpeverde”
 
Nel sentire il padre, il dinoccolato ragazzino chiuse con forza il baule e piroettò nella loro direzione, con espressione entusiasta
 
“Secondo te finirò in Serpeverde?! Proprio come te?! Grandioso!”
 
“Saresti sprecato in qualsiasi altra casa”
 
“Adam! Come puoi dire questo?! A noi andrà bene qualsiasi scelta di quel vostro strano cappello, basta che ti comporti bene e che non farai le ore piccole per leggere”
 
Victor liberò una risata “Mamma, sai che non ti posso promettere questa cosa, vero? E poi tu sei la prima a passare notti intere a leggere!”
 
La strega sospirò per l’ennesima volta da quando aveva messo piede nella grande ed ordinata stanza di suo figlio, poi arricciò il naso, stizzita “Du hai rätt 
(2), è tutta colpa mia se sei pieno di difetti!”
 
Padre e figlio scoppiarono a ridere all’unisono; Sophie Ström pensò che con Adam avessero dato la vita ad una piccola copia del marito, tanto erano simili. L’unica cosa che aveva ereditato da lei, quel figlio un po’ sfortunato, era quella maledetta insonnia e la patologica passione per la lettura, che era diventata a tutti gli effetti il suo scudo nei confronti del mondo. Eppure Sophie non poteva essere più fiera di così, del suo unico figlio che il giorno dopo avrebbe iniziato la formazione ad Hogwarts.
Quel suo bambino, già tanto alto per la sua età, con le ginocchia sporgenti e le braccia lunghe, non avrebbe avuto alcun problema a stringere amicizie e prendere buoni voti, se lo sentiva.
Grandi cose si attendevano da lui.
 
 
-Andiamo, Roxie! Non puoi togliermi anche quello!-
 
Roxanne rigirò fra le dita una copia sgualcita di “Il sentiero dei nidi di Ragno” (3), mentre guardava Victor mantenendo un sopracciglio molto inarcato
 
-Il dottore ritiene che tu abbia bisogno di un po’ di disciplina…fatti bastare i tre libri che ti ha concesso di tenere-
 
Victor sbuffò sonoramente –Non vi è bastato chiudermi con quella pazza che ci ha quasi ammazzati?! Mi sembra di essermi comportato bene questa volta!-
 
-Evidentemente non abbastanza…comunque si stanno occupando di lei proprio adesso: non bastava una testa calda, ci mancava Elyon Yaxley a peggiorare la situazione, che noia-
 
Roxanne sfogliò rapidamente il libro con fare distratto, poi dette le spalle a Victor e gli fece cenno di seguirla
 
-Forza, oggi riunione di gruppo, non sei contento Selwyn?-
 
-Se, come no- Victor mise le mani in tasca e si affiancò a Roxanne, prima che la strega potesse cambiare idea e lasciarlo dentro la propria cella. Si sarebbe dovuto comportare bene davvero, visto che aveva esigenza di incontrare quanti più reclusi possibili per cercare di mettere insieme i pezzi e capire il motivo per cui erano stati rinchiusi e, cosa non meno importante, come diavolo fare a scappare di lì.
 
*
 
 
Quello strano giardino sembrava provvisto di una coscienza, in grado di deliberare autonomamente come e quando modificare le proprie fattezze. Elyon aveva provato a fissare il percorso fatto con Adrian, ma dopo una manciata di minuti si era resa conto che sarebbe stato perfettamente inutile, dato che siepi ed arbusti si piegavano davanti la camminata sicura del Mangiamorte, come se la natura fosse consapevole di dover rispondere delle proprie azioni solo a determinati padroni. La strega trattenne lo stupore non appena apparvero, quasi per incanto, davanti una porta in ferro battuto, corrosa da rossa ruggine. Fu a quel punto che Adrian afferrò di nuovo il suo braccio, ma questa volta Elyon percepì maggiore delicatezza da parte del mago, che aprì la porta e la trascinò con sé; una corrente fortissima li investì, tanto che Elyon fu costretta a chiudere gli occhi per proteggerli dai propri capelli, che le frustavano il viso con irruenza. Adrian le si parò davanti il più possibile e all’apertura di una seconda porta la corrente s’arrestò, permettendo ai due di entrare nell’immensa hall di una villa.
I ferini occhi verdi della strega indugiarono sulle ampie vetrate di vetro opaco, aldilà delle quali un tramonto caldo ed accogliente era mascherato a tratti da ingombranti nuvole cariche di pioggia. Elyon per un momento fu investita da una fortissima carica emotiva: da quanto era che non vedeva un tramonto? E la pioggia?
Da quanto tempo non vedeva la Luna?
 
Saliva e sangue, avvinghiati in un’unica e copiosa miscela, ballavano nelle fauci. Quella era stata una notte di caccia, la più cruenta da quando era stata trasformata.
Stremata, eppure in un estatico stato d’agitazione, con il presentarsi della timida aurora sentì le ossa piegarsi ed il puro istinto tornare a dormire nell’angolo più remoto della sua testa.
Ma la frenesia faticava a lasciare il suo giovane corpo, che quasi s’accasciò all’uscio dell’isolata dimora in legno, nascosta dalle fronde delle querce. Entrò all’interno non riuscendo a trattenere una risata abbondante, sconveniente, carica e con quella, arrivò una salda stretta al suo seno, nudo come il resto del suo corpo a seguito della trasformazione. Erano mani grandi e forti, mani che aveva imparato a conoscere
 
“Sei su di giri, bambina…hai bisogno di sfogarti un po’ “
 
La voce roca e profonda precedette un morso sul collo candido, che fece fremere ancor più Elyon. Si divincolò senza sforzo e si voltò verso il compagno decisamente più anziano di lei
 
“Con te basta chiedere, non è vero Fenrir?”
 
La mano del licantropo passò dietro la schiena per attirarla a lui con forza e le dita seguirono una spessa cicatrice, mentre un sorriso accattivante ne illuminava il viso
 
“Te l’ho detto che sei sempre più brava? Sembra che tu sia nata, per diventare come me…”
 
Elyon passò una mano fra i capelli lunghi e scompigliati di lui, madidi dopo la notte appena trascorsa
 
“Il fatto che io ti abbia chiesto di trasformarmi non vuol dire che sia nata per questo…ma ora basta chiacchierare, fammi vedere di cosa sei capace”
 
Greyback accennò una risata, prima di rigirarla senza alcuno sforzo; gli occhi scuri corsero lungo la scritta incisa sulla sua pelle
 
*Terra sono e alla terra tornerò*
 
Sogghignò, Fenrir Greyback, mentre afferrava i fianchi stretti con un tocco violento che faceva salire l’eccitazione di Elyon alle stelle, anche se non era a quell’uomo che la spinse contro il divano per poi farla sua, che la strega stava pensando
 
-A cosa stai pensando?-
 
Adrian teneva le mani nelle tasche e camminava lungo il corridoio, mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé; a quella domanda Elyon accennò un sorriso
 
-A come poter staccare la testa di Steiner- mentì. Non glielo avrebbe mai detto, ad Adrian, che era lui ad essersi incastrato nella sua testa fin dai tempi di Hogwarts. Elyon sentiva ancora di doverlo e volerlo proteggere, nonostante tutto; era più che certa, infatti, che Adrian si sarebbe dovuto tenere lontano da lei per via della sua condizione, sebbene il Mangiamorte l’avesse tradita, accondiscendendo il dottore e rinchiudendola in quel giardino come fosse stata un qualsiasi animale da circo.
Adrian roteò gli occhi e infine arrestò il passo, davanti ad una porta di spesso legno massello
 
-Siamo arrivati-
 
Elyon lo obbligò a tirare fuori dalla tasca la mano, che strinse con vigore inchiodando poi le pupille nei suoi occhi chiari
 
-Adrian, devi dirmelo: tu lo sapevi? Sapevi mi avrebbero portata qui?-
 
La strega percepì la mano di lui tremare appena e vide il suo sguardo esitare, prima di farsi duro e scostante. Ritirò la mano, con la quale bussò alla porta.
Elyon non avrebbe avuto risposte da lui.
 
*
 
Odette osservava, stupita, l’invasione di persone che sbucavano da ogni angolo del giardino. Era la prima volta da quando era stata chiusa lì, che aveva l’occasione di incontrare così tanta gente. Sperò di vedere quella ragazza, Evie, che aveva occupato buona parte dei suoi pensieri da quando le avevano separate, preoccupata per lei e per quello che le fosse accaduto. Si avvicinò con passo frettoloso a Lucas, non appena lo vide apparire
 
-Che fine hai fatto?! Dove ti hanno portato?! Mi sono preoccupata da morire…Luke! Sai che dobbiamo parlare, vero?!-
 
La strega cominciò a scuotere il fascio di muscoli che costituiva il braccio dell’amico, mentre gli rigurgitava addosso domande e lui la guardava con occhi placidi
 
-Stai calma, ti hanno drogata per caso?-
 
Mentre Odette continuava a strattonarlo con foga, Lucas cominciò a guardarsi intorno, inchiodando poi lo sguardo su un bel ragazzo moro, che si guardava intorno sospettoso ed insicuro
 
-Ulalà…questo giardino continua a riservarmi piacevoli sorprese-
 
Odette si bloccò con la bocca spalancata, che fino all’istante prima stava gridando improperi nei confronti dell’amico
 
-Come, scusa?-
 
Lucas indicò il mago che non sapeva bene quale direzione prendere, tante erano le persone che stavano arrivando
 
-Quello lì. Gay. Cento per cento-
 
-Ma cos’hai, una specie di radar? Mi sarebbe utile sai…- Poi la strega scosse il capo –Ma non è il momento per pensare a cose simili, non siamo mica ad uno speed date…oh! Evangeline!-
 
Odette smollò il braccio di Lucas non appena identificò la ragazza la quale, riconoscendo la sua voce, le corse incontro
 
-Odette! Stai bene!-
 
Le due si strinsero in un forte abbraccio, come se si conoscessero da una vita. Lucas seguì l’amica con lo sguardo
 
-Ma guardala, poi dice a me- bofonchiò, poi ne approfittò per sistemare i suoi capelli ed avviarsi, con passo sicuro e spavaldo, verso quel mago che assottigliò gli occhi chiari appena vide quell’energumeno avvicinarsi a lui
 
-Chi sei?- Joshua soppesò la figura imponente di Lucas, sorridente e allegro, che non esitò ad avvicinarsi ulteriormente a lui
 
-Mi chiamo Lucas, sono nato il dodici Gennaio, ho venticinque anni e sono un esperto auror, nonché un inguaribile romantico…e tu, bel tipino?-
 
Joshua sgranò gli occhi davanti quella schiettezza. Provò un forte senso di inadeguatezza ed agitazione in presenza di quel mago così sfrontato, non avendo compreso se lo stesse prendendo in giro o meno. Fu inevitabile arrossire ed i suoi capelli assunsero una sfumatura antagonista al viso, di un lieve turchese, cosa che fece allargare il sorriso di Lucas
 
-I tuoi capelli sono fichissimi, amico!- senza pensarci su, Lucas allungò una mano per toccarne una ciocca, ma Joshua la scacciò subito con gesto secco
 
-Io sono Joshua e di certo non sono un tuo amico- rispose acido il metamorfo, prima di voltarsi ed avviarsi con passo militare in un’altra direzione. Lucas sorrise malandrino
 
-Ritrosetto il ragazzo…mi piace!- dichiarò, per poi seguirlo fischiettando.
 
*
 
Yann era stato trascinato fuori dalla sua cella non appena sveglio. Fu bendato e condotto in un luogo non meglio identificato per poi scoprire, con sommo stupore, che si trattasse di un vero e proprio laboratorio da fabbro. Gli occhi del mago si illuminarono alla vista degli strumenti del mestiere che temeva di non poter più utilizzare e, con l’emozione che si espandeva fino alle dita, sfiorò i calderoni ancora intatti, le incudini di varie dimensioni, le pinze magiche con cui avrebbe potuto estrarre i suoi magnifici capolavori.
Sapeva bene perché era stato portato lì; ancora non riusciva a non stupirsi al ricordo della vista della piccola strega che aveva conosciuto la quale, davanti a lui, aveva sfilato quelle pesanti scarpe per mostrargli il motivo per il quale era costretta ad indossarle
 
-Ciao Yann…-
 
Il mago si voltò di scatto, perdendosi nei grandi occhi di Jules, che lo fissavano carichi di commozione
 
-Mi spiace che ti abbiano obbligato a fare questa cosa…io ecco…potevo rimanere anche con queste, anche se cominciano ad essere un po’ strette-
 
Yann si avvicinò alla strega
 
-Posso?- le chiese con cautela
 
Jules annuì; sedette su uno sgabello ed allungò le gambette esili nella direzione di Yann che, seduto di fronte a lei, ne slacciò una con cautela. Sentì gli occhi velarsi appena, Yann, quando vide i segni di quelle cinghie, che avevano abraso la caviglia. Tirò su con il naso ed alzò nuovamente lo sguardo su Jules alla quale sorrise sincero, cercando di infonderle sicurezza
 
-Non preoccuparti, piccola Jules: farò in modo di farti delle scarpe che non ti daranno più alcun tipo di problema, va bene? Mi fa piacere aiutarti-
 
Jules allungò una mano, con la quale accarezzò il volto ispido di Yann
 
-Tu sei un uomo buono- le labbra rosse si piegarono in un sorriso morbido –Però ti dispiace usare dell’altro materiale? Vorrei tenerle, queste…ci tengo tanto-
 
Yann si scaldò con il tocco gentile di Jules, sotto il quale socchiuse gli occhi per qualche istante, prima di tornare a guardarla
 
-Tutto quello che vuole, signorina Airgood; forza, mettiamoci al lavoro…sono sicuro mi sarai di grande aiuto!-
 
*
 
Alistair dovette essere sedato dopo quanto successo nello studio di quell’uomo, o almeno quella era stata la sensazione provata. Difatti il povero ragazzo fece giusto in tempo a vedere quel dottore estrarre la bacchetta e puntarla nella sua direzione; da quel momento i ricordi si erano fatti confusi e nebulosi ed il babbano si era poi risvegliato, al solito, nella cella che lo ospitava. Il primo istinto fu quello di chiudersi nel piccolo bagno della sua prigione; purtroppo si rassegnò quando si rese conto che avrebbero potuto buttare giù la porta con facilità, di conseguenza il suo tentativo di morire di fame e di sete sarebbe stato inutile.
Quando la sua cella si aprì, Alistair uscì con rassegnazione, trascinandosi fin dove il Giardino aveva deciso per lui. Si arrestò solo quando sentì delle voci che lo portarono, con timore, a svoltare alla propria destra
 
-Non capisco la logica, sinceramente…ci deve essere un motivo per il quale decidono di smistarci ogni volta-
 
Alistair si irrigidì e trattenne il fiato. Aveva sperato con tutto se stesso di incontrare l’unico volto conosciuto, ovvero quello di Joshua Hollens, ma del ragazzo non ce n’era l’ombra. Al suo posto invece, persi in un fitto dialogo, c’erano un ragazzo molto alto dai lunghi capelli dorati ed una ragazza con i capelli altrettanto chiari ed il viso affilato che, appena percepirono la sua presenza, si voltarono verso di lui. Alistair avrebbe fatto volentieri dietrofront, ma il gesto della mano di quella ragazza fu inequivocabile: gli stava chiedendo di avvicinarsi. Dinoccolato e affranto, Alistair si accostò cauto ai due
 
-Bene- disse pratica Martha, sbattendo le mani –Possiamo ricapitolare: entrambi abbiamo conosciuto Jules- nel sentir pronunciare quel nome, il ragazzo sembrò rabbuiarsi, così l’altra lo rassicurò –Tranquillo, sono convinta stia bene! Poi tu hai conosciuto un certo Lucas, giusto?-
 
Alon annuì –Esatto…uno strano mago, ma sembra uno a posto-
 
-Ed io ho incontrato Victor ed un’altra mia vecchia conoscenza- Martha guardò in alto, contando con le dita –Considerando anche lui- Martha indicò Alistair senza guardarlo, che deglutì sonoramente –Sappiamo per certo di essere almeno in…sette-
 
Alistair provò ad intervenire, ma venne ignorato dai due
 
-Secondo me siamo più di sette…comunque dobbiamo scoprirlo in fretta, così riusciremo a capire cosa ci accomuna- Alon incrociò le braccia, pensieroso
 
-Di certo siamo tutti maghi atipici- Martha perse lo sguardo davanti a sé per qualche istante, prima di voltarsi di scatto vero Alistair, che sussultò
 
-Tu chi saresti?-
 
-I-io mi chi-chi-chiamo Alis-stair…-
 
-E hai conosciuto qualcun altro?- domandò Alon
 
-Ecco io…si ecco…si chiama Joshua…l-lui è…un…mago, come v-voi…-
 
Martha ed Alon inarcarono contemporaneamente le sopracciglia, ma appena la prima provò a chiedere spiegazioni, un fruscio di foglie e rametti attirò l’attenzione dei tre: William sbucò dallo spiraglio di una siepe alla loro sinistra e nello stesso istante Mazelyn apparve alla loro destra. Martha sembrò illuminarsi
 
-Bene, siamo già arrivati a dieci, a questo punto!- esclamò soddisfatta, così tornò a fissare Alistair
 
-Allora? Tu chi, o meglio…cosa saresti?-
 
*
 
Messo piede nello studio, Elyon sentì subito il proprio corpo avvolto da corde invisibili
 
-Le precauzioni non sono mai abbastanza con te, giusto mia cara?-
 
Quella voce era inconfondibile: inginocchiata sul pavimento dello studio, rantolante per la stretta costrittiva, la strega alzò lo sguardo che si scontrò con quello di Robert Steiner
 
-Non c’era bisogno…ci ho parlato io, si comporterà bene-
 
Il dottore accennò un sorriso alle parole di Adrian, non interrompendo mai il contatto visivo con Elyon
 
-Ah…mio caro ragazzo…la tua ingenuità certe volte mi lascia davvero stupito. Eppure la conosci da così tanti anni, sai benissimo che non possiamo fidarci di questa irrazionale testolina rossa-
 
Robert piegò le ginocchia e molleggiò appena davanti la ragazza
 
-Mi spiace averti fatta aspettare, ma avevo bisogno di capire delle cose, prima di farti arrivare qui…certo, dopo che Adrian mi ha gentilmente riferito come ti sei comportata ieri mi sono reso conto di non poter rimandare ancora-
 
-S-sei…un m-maledetto bastardo!-
 
Il sorriso sul viso del dottore s’allargò –Non ci siamo, mia dolce Elyon…se questi sono i toni, credo non ti concederò di darmi alcun tipo di spiegazione sul tuo tradimento. Sei libera di scegliere quindi: puoi tranquillizzarti ed accomodarti su quella poltrona, è molto comoda sai? Altrimenti beh, Adrian provvederà ad adempiere le mie volontà…come ha sempre fatto, del resto-
 
Elyon, che non era di certo una stupida, aveva capito che quella del dottore fosse una provocazione; fece comunque male sentire dalla sua bocca che Adrian era sempre stato un suo fedele servitore; proprio lui, che Elyon aveva tentato di mettere in guardia, non appena si era resa conto che Robert Steiner non fosse che un mostro. Perché nonostante tutto, ciò che provava per il Mangiamorte era qualcosa che andava oltre l’egoismo che la muoveva
 
 
Quella vicinanza lì, quel tocco lì, Elyon l’aveva sempre sognato, fin da quando aveva visto quel ragazzo sfrontato ad Hogwarts, ben più grande di lei. Ai tempi, Elyon non era che una ragazzina dolce ed impaurita, che rivedeva in Adrian Reed un desiderio da accantonare nel cassetto. Figuriamoci se lui avesse mai potuto metterle gli occhi addosso; Elyon era convinta di essere stata solo una simpatica mascotte da portarsi dietro, durante il tempo che avevano condiviso nella scuola. Ma gli anni erano passati ed il destino aveva deciso per Elyon che avrebbe dovuto unire il proprio cammino a quello di Adrian il quale, in quel momento, le aveva afferrato il viso con presa salda. L’Amortentia aveva esattamente quell’odore di fumo e whisky che sentiva con distinzione arrivare dalle labbra tanto vicine di lui.
Adrian strinse i suoi capelli fra le dita e prese a parlarle sulle labbra, con l’impeto che lo contraddistingueva
 
“Non ce la faccio più, Ellie…non posso resistere ancora” sussurrò con voce roca, prima di scontrare la bocca con quella di lei, che si aprì ad un bacio incredibilmente vivido.
Quel bacio le fece ribollire il sangue, perché mai con nessuno Elyon aveva provato una simile sensazione di stravolgimento sensoriale, nemmeno con il suo ex compagno Fenrir.
Ma Elyon lo sapeva che sarebbe stato così, lo aveva sempre saputo; si era limitata a tacerlo a se stessa per non rischiare di rompere quell’equilibrio stranamente sano che si era creato con il mago.
 Successe tutto con rapidità, perché era così che doveva essere: la saliva si mischiava, le mani strappavano i vestiti, i denti attaccavano il collo con inaudita ferocia. Con Adrian era uno scontro alla pari; violento, aggressivo, audace, ma alla pari ed Elyon non si era mai sentita tanto in sintonia con qualcuno.
Mentre lo ricercava, insinuando la mano nei pantaloni sgualciti, una verità soffocante la colpì in pieno petto: Elyon Yaxley era perdutamente innamorata di Adrian Reed, da sempre. E per la prima volta in tutta la sua vita, intanto che Adrian la spingeva contro la parete del suo modesto appartamento di città, Elyon sentì di mettere da parte se stessa e ciò che voleva per lei.
Lei era un licantropo. Aveva deciso consapevolmente di farsi avvelenare, quando Fenrir Greyback era corso in suo soccorso per salvarla da quella terribile donna, che l’aveva usata come cavia da laboratorio da quando ne aveva ricordo e che sarebbe rimasta a guardare mentre la figlia abbandonava la vita, per sua stessa mano. Ma Elyon non voleva rischiare di infettare quell’uomo, che era l’unico al mondo che avesse mai amato. Fu per questo che lo scansò, irruenta e gelida, d’improvviso. Adrian, con i capelli scompigliati, a petto nudo, la guardò allibito, prima di ritentare. Ma Elyon non cedette, fino ad urlargli contro che doveva andare via, che non potevano, che era sbagliato.
Sbagliato.
Adrian non ricevette mai una vera spiegazione per il comportamento fortemente ambiguo della strega.
Ed Elyon dovette reprimersi, perché temeva che se Adrian fosse venuto a conoscenza della sua condizione, mai più l’avrebbe guardata con gli stessi occhi. L’avrebbe disprezzata ed allontanata ancor più.
 
Quel ricordo arrivò, inevitabile, alla mente della strega, mentre accettava di calmarsi e prendere posto sulla poltrona, come le era stato suggerito. Robert Steiner portò le mani dietro la schiena e cominciò a camminare, con aria fintamente assorta
 
-Allora Elyon, cosa ti ha portato a volermi tradire?-
 
La strega stese le labbra, tentando di reprimere la rabbia
 
-Io non ti ho tradito…ho solo scoperto che non solo ti sei preso gioco di me da quando sono bambina, ma che hai fatto di tutto per rovinarmi…io mi fidavo di te-
 
Adrian teneva la bacchetta tesa verso Elyon, ma la testa rimase china, con espressione contratta, mentre seguiva il dialogo fra i due
 
-Mi dispiace sentirti parlare così, in quanto ritengo che questo non sia avvenuto: io mi sono sempre preso cura di te, ma forse te lo sei dimenticato-
 
-Stronzate!- urlò, Elyon –ricordo tutto quello che è successo…hai assecondato mia madre, l’hai aiutata con i suoi esperimenti! Per tutto questo tempo hai solo finto di essere dalla mia parte, quando invece non hai fatto altro che usarmi, come fossi uno qualsiasi dei tuoi adepti!-
 
-Elyon!-
 
Il dottore tese un braccio verso Adrian, imponendo al Mangiamorte di zittirsi, dopo di che si avvicinò alla poltrona, fissando gli occhi in quelli di Elyon
 
-Ne sei davvero sicura?-
 
Le mani strinsero i braccioli con forza, ma la donna rimase in silenzio, in attesa che Robert Steiner proseguisse. Quest’ultimo allungò una mano e tirò su il mento di lei, con delicatezza
 
-Se davvero avessi voluto rovinarti l’avrei fatto da tempo; non ti avrei salvata da una condanna certa, avrei rivelato a tutti come te e Fenrir Greyback disseminavate il panico…ti avrei uccisa, invece di portarti qui. Ho sempre voluto il meglio per te, mia dolce Elyon, volevo solo che sfruttassi le tue grandi capacità al meglio, senza che rovinassi tutto con il tuo piglio irrazionale-
 
-E allora perché mi hai rinchiusa qui, eh?! Perché solo adesso mi dici questo?! Sapevi che avevo capito tutto…-
 
Robert si piegò, per portare il viso all’altezza di quello di lei
 
-Perché è giunto il momento che ripaghi il tuo debito nei miei confronti; il mio progetto è grande e ambizioso e forse farà saltare qualche testa. Eppure se deciderai di restare dalla mia parte, come ha deciso sensatamente di fare Adrian…-
 
Elyon fece scattare per un momento lo sguardo sul Mangiamorte, che ricambiò esitante, così tornò sul dottore –…potresti salvarti. Ma se ti opporrai a me, ti assicuro che non sarai l’unica a pagarla-
 
Fu la volta del dottore di rivolgere un fugace sguardo allusivo ad Adrian, il quale sgranò gli occhi, sentendosi chiamato in causa.
Robert Steiner aveva appena ottenuto il proprio scopo: aveva sfruttato l’unico vero legame rimasto ad Elyon Yaxley, il più forte, per portare la situazione a proprio vantaggio.
 
Elyon fu riportata nella propria cella, perché a detta di Robert Steiner, la strega aveva bisogno di riflettere su quanto si erano appena detti.
La confusione regnava sovrana, nella testa della sfortunata Yaxley, che si trovò davanti ad un bivio: ribellarsi a Steiner e distruggere l’uomo che amava, o tentare di salvare entrambi.
Quale sarebbe stata la cosa migliore da fare?
 
*
 
 
-Siediti Vic, purtroppo non ho buone notizie-
 
 Philip Butler conosceva Victor da anni ed i due erano uniti da un forte legame d’amicizia. Per questo non avrebbe mai voluto fosse suo compito, dare la notizia al suo amico che rimase in piedi a mordicchiare una penna
 
-Dimmi quello che devi e basta Phil; non giriamoci intorno, va bene?-
 
Il medimago congiunse le mani sulla scrivania e puntò gli occhi castani in quelli più scuri di Victor
 
-Pare che sia autoimmune…per il momento non ci sono cure risolutive. Per piacere, siediti-
 
Victor però non gli dette retta. Continuava a mordicchiare la penna apparentemente molto sereno, tanto che Philip si chiese se il mago, che aveva sempre ritenuto essere una delle persone più intelligenti ed argute che avesse mai conosciuto, avesse realmente capito quanto grave fosse la situazione. Il medimago perse lo sguardo sulla scia di tatuaggi che tempestavano le braccia scoperte di Victor, per poi risalire al petto, ovviamente coperto dalla camicia a maniche corte di trama scozzese segnata dagli straccali, sotto la quale sapeva trovarsi il tatuaggio che lui stesso lo aveva accompagnato a fare. Philip trovò ironico quanto quella semplice parola, -Bliss-, si allontanasse dall’animo dell’ex compagno di casa
 
-Recepito- Victor colse Philip alla sprovvista, che tornò a guardarlo con apprensione –quindi che dovrei fare, doc?-
 
-Amico, purtroppo questo non è un gioco…-
 
-Lo so, ma cosa dovrei fare, struggermi di dolore? Voglio solo sapere se devo seguire un protocollo, oppure rassegnarmi al fatto che creperò giovane-
 
Philip si perse negli incisivi storti a cui il sorriso di Victor aveva lasciato spazio. Dopo un breve momento d’esitazione, tornò a parlare
 
-C’è una questione…stanno testando una cura, ma non c’è alcuna garanzia. Come ti ho detto è in fase di sperimentazione, ma se volessi potrei metterti in contatto con il medimago a capo del progetto. Non è molto, ma è già qualcosa, no?-
 
-Ottimo direi- Victor fece cadere la penna sulla scrivania di Philip con noncuranza –dammi il nome di questo tipo allora-
 
-Te lo segno-
 
Mentre Philip scriveva, Victor si voltò verso la porta che si era schiusa d’improvviso. Martha, con aria stralunata, soffermò lo sguardo sul ragazzo
 
-Victor Selwyn? Che ci fai tu qui?-
 
-Martha Zeller, potrei farti la stessa domanda!- Victor tornò a fissare l’amico che gli passò l’appunto con il nome del medimago da contattare, mentre il viso era diventato di un bel rosso vivo. Victor era senza ombra di dubbio una delle persone più curiose al mondo, ma in quel momento capì che fosse meglio non indagare oltre. Del resto aveva ben altre cose a cui pensare, purtroppo.
 
-Siamo arrivati al parco giochi, Selwyn. Vai a giocare con gli altri ora-
 
-Te l’hanno mai detto che sei simpatica come un dito in c…-
 
-Un’altra parola e ti guadagnerai la settima tacca, ci siamo capiti?-
 
Il magigiornalista sghignazzò –recepito, Roxie. Tu che farai intanto, la guardona? Ok ok, ho capito, vado!-
 
Victor evitò per un soffio la bacchetta di Roxanne e con estrema serenità si avvicinò al gruppetto formato da Lucas, Joshua, Odette ed Evangeline, ai quali s’era aggiunta Cora Dagenhart, che roteò gli occhi al suo arrivo
 
-Daggy! Radiosa come sempre, vedo-
 
-Wow…non vedevo l’ora di rincontrarti, Selwyn, davvero- rispose sarcastica Cora –che c’è, ti sei portato il cane da guardia dietro?- chiese poi, indicando Roxanne con un gesto del viso che, distante, sembrava prendere appunti con aria annoiata. Victor fece saltare lo sguardo sugli altri presenti, soffermandosi infine su Evangeline, davanti alla quale titubò appena. Di contro Evie incrociò le braccia sotto il seno, raddrizzò la schiena ed inarcò un sopracciglio
 
-Beh? Non hai mai visto una persona in vita tua?- chiese sorridente la giovane strega, mascherando un certo interesse per il mago che si era appena presentato loro. Di contro Victor scosse appena la testa per riprendersi dallo smisurato potere sprigionato da Evangeline
 
-Emh…noi ci siamo presentati- Joshua fece un passo in avanti, nel tentativo di prendere la situazione in mano –Io sono Joshua, stiamo tentando di approfittare di questo meeting allargato per capire cosa ci accomuna, dato che siamo stati rinchiusi qui-
 
Il magigiornalista passò una mano fra i capelli, tentando di non soffermare di nuovo l’attenzione su quella giovane strega, che sembrava alquanto divertita al contrario di Odette la quale, nell’immediato, si era affiancata all’altra in maniera difensiva
 
-Io sono Victor Selwyn, sono chiuso nella cella phi e…sarei molto lieto di unirmi a questo brainstorming: cominciamo?-
 
*
 
Maze si sentiva decisamente rinvigorita. Non si chiese quale fine avessero fatto fare al corpo di quella donna, perché era ormai chiaro che, se avesse voluto sopravvivere, avrebbe dovuto sottostare alle regole imposte “dall’alto”. Finalmente, la ragazza era stata liberata e, per la prima volta da quando era stata portata lì, si era ritrovata a contatto con un buon numero di persone. Non riuscì a non sorridere quando si rese conto che, al suo arrivo, quei maghi e quella strega non avevano occhi che per lei; quasi si era dimenticata, Maze, quanto il suo fascino fosse un’arma potente. Mentre sui visi di Alon, di William e di Alistair s’erano formati sorrisi inebetiti, Martha sembrava studiarla con attenzione. Mazelyn accennò un sorriso senza scoprire i denti; solitamente nessuno fuggiva al suo fascino di vampiro, uomo o donna che fosse. Eppure quella strega dai capelli biondi stava reagendo in maniera decisamente atipica. Maze decise di fare qualche altro passo in avanti e, contemporaneamente, Martha ne fece un paio indietro
 
-Non devi preoccuparti…purtroppo sono una reclusa, esattamente come voi-
 
Eppure Martha scosse la testa –No che non lo sei, esattamente come noi-
 
-Andiamo, non essere scortese- si introdusse Alon che sembrava proprio strafatto, in presenza di Mazelyn, così come William che non riusciva a fare altro che boccheggiare. Martha però non cedette, così tornò a rivolgersi a Maze
 
-Tu hai qualcosa…qualcosa di non umano-
 
Mazelyn allargò il sorriso. Quell’atipica strega l’aveva smascherata, quindi. Beh, poco male, pensò la ragazza che, tirando indietro i capelli con un gesto fluido, rispose con voce melodiosa
 
-Hai ragione ragazza, anche se è la prima volta che mi capita di incontrare qualcuno in grado di riconoscermi: mi chiamo Mazelyn e sono una figlia di Caino…un vampiro-
 
Alistair si risvegliò di colpo e cominciò ad arretrare, terrorizzato.
Maghi, incantesimi, dottori pazzi e resurrezioni; ci mancava giusto un vampiro all’appello delle rivelazioni sconvolgenti. Cos’altro doveva aspettarsi ora, sirene e lupi mannari, per caso?

 
*
 
 
 
 
La strega scostò una ciocca ribelle del caschetto biondo dietro l’orecchio, mentre con la mano libera teneva con presa salda la copia della Gazzetta del profeta, in cui la foto di Victor Selwyn si muoveva, regalando al giovane mago una delle sue espressioni più sfrontate. Le dita pallide e lievemente increspate da qualche efelide, si contrassero con impeto sulle pagine, spiegazzandole sul bordo. Quando sentì un sonoro crack, la donna alzò di scatto la testa, mostrando al marito, in piedi davanti a lei con aria molto provata, i suoi grandi occhi grigi velati di lacrime
 
-Ci hanno messo più di venti giorni a pubblicare questo articolo…è ridicolo!-
 
la mano impattò sul quotidiano, facendo vibrare il tavolo di cristallo di un rumore sinistro. L’uomo sospirò, stanco, mentre sfilava il soprabito che subito abbandonò sulla poltrona di velluto verde, senza curarsi di posizionarlo al proprio posto
 
-Veto del ministero, Sophie…fino ad oggi non sono stati autorizzati a far trapelare la notizia. Purtroppo quella di Victor non è stata l’ultima scomparsa sospetta dell’ultimo mese-
 
La strega si alzò di scatto ed alzò la voce, non riuscendo a trattenersi
 
-Nostro figlio è il Vice Direttore! Come hanno potuto non dire nulla fino a questo momento?! È assurdo…assurdo!-
 
-Calmati amore, agitarti così non farà che farti passare un’altra notte insonne-
 
Adam strinse le spalle della moglie con le mani, accompagnando quel gesto ad un sospiro profondo
 
-Gli auror stanno dando il cento per cento…tra l’altro pare che fra le scomparse sospette ci sia anche un loro collega, persino più piccolo di Vicky…-
 
-E questo loro collega è per caso malato, come il nostro ragazzo?-
 
La voce della moglie arrivò alle sue orecchie come bollenti lame affilate. Adam dovette trattenersi per non scoppiare a piangere; non poteva cedere proprio ora, non davanti a Sophie
 
-Se la caverà, vedrai…dobbiamo farci forza, honey…-
 
La strega mulinò su se stessa e fissò lo sguardo in quello cupo del marito
 
-Tu lavori al Ministero…sei un Selwyn…la mia famiglia purosangue in questo paese non conta nulla, ma la tua dovrebbe!-
 
Adam scosse a malincuore il capo –Purtroppo sto già facendo il possibile. L’unica cosa che possiamo fare per Victor è rimanere uniti, va bene? Dobbiamo mantenere la calma e credere in lui-
 
Fu impossibile, per Sophie, trattenere ancora le lacrime. La strega scoppiò in singhiozzi e strinse la vita del marito
 
-È solo un ragazzo…ha bisogno delle sue cure…-
 
Il mago la strinse a sé, mentre gli occhi scuri vagarono sulla parete di fronte, arrestandosi infine su una foto del figlio, che rideva come suo solito
 
-Victor è un uomo. Un uomo forte e coraggioso, crediamo in lui- concluse sapendo che, se avesse detto una sola altra parola, anche per lui sarebbe stato impossibile trattenere il pianto.
 


 
Fenrir Greyback
 
 
Philip Butler
 
(I pv mi sono stati forniti rispettivamente da Anne ed Em)
 
 
(1) “Piccolo mio” in lingua svedese
(2) “Hai ragione” in lingua svedese
(3) “Il sentiero dei nidi di ragno” è un bellissimo romanzo di Italo Calvino, del quale vi riporto volentieri una frase, che trovo molto attinente al momento:
 
«Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.»

 
 
Cosa avevo detto? Questo capitolo sarebbe stato più breve? Ahahahahaha. E niente, ho esagerato come al solito. Comunque ciao a tutti! Come avrete capito dai vostri voti è uscita fuori Elyon per i vostri oc, Victor per i miei. Avrei potuto continuare a scrivere per altre venti pagine, visto che Elyon è la scheda più complessa che io abbia mai ricevuto, ma ho pensato che non fosse il caso e, specialmente, non ho la minima intenzione di svelarvi tutto adesso.
Non voglio dilungarmi troppo, voglio solo sapere cosa ne pensate voi (sono curiosa in maniera patologica, per quanto riguarda questa interattiva).
Si. Sono impazzita con questa interattiva e quindi mi sono pure dedicata all’articolo di giornale riguardante Vicky. Non giudicatemi ormai sono gli oc che agiscono senza che io lo voglia.
 
Domandine:
 
Vi chiedo di votare un altro vostro oc, che sarà protagonista del prossimo capitolo; prima riceverò i voti prima riuscirò a scrivere il capitolo :)
 
Inoltre vi chiedo di votare anche uno dei miei, ovviamente escludendo Victor e St(ronz)einer (grazie Em per aver creato questo soprannome incredibile).
 
Altra questione: le coppie ed in generale i personaggi che vi piacciono di più. Ovviamente il contesto è quel che è e non tutti finiranno accoppiati, ma sarei curiosa di sapere le vostre idee in merito; qualche oc ha attirato la vostra attenzione in maniera particolare?  Lo vedreste bene con il vostro personaggio per qualche assurdo motivo? Scrivetemi tutto in privato, grazie!
 
Al solito spero vi sia piaciuto il capitolo. A presto.
 
Bri
   
 
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