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Autore: Signorina Granger    20/01/2019    13 recensioni
INTERATTIVA ||
I Peccati Capitali erano un gruppo di maghi e streghe, considerati tra i più potenti della Gran Bretagna, ognuno dei quali rappresentava uno dei sette peccati capitali a causa di una grave colpa da loro commessa.
Il gruppo è stato sciolto e accusato di essere responsabile della morte del Ministro della Magia, ma quasi tutti riuscirono a fuggire, di loro si sono perse lle tracce e sulle loro teste venne messa una taglia.
Dopo tre anni il Ministero è ormai caduto nelle mani dei Cavalieri Sacri, un ordine che dovrebbe occuparsi della tutela dei maghi, e una dei Peccati decide di andare alla ricerca dei suoi vecchi amici con l'intento di trovarli e mettere fine, insieme, alla loro persecuzione, trovando il vero responsabile dell'omicidio che li fece condannare e alle tirannie messe in atto dai Cavalieri.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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 Capitolo 10



Si fermò di colpo, la mano pallida ancora sul corrimano di legno traballante, e rimase come pietrificato sull’ultimo gradino mentre i suoi occhi scrutavano una figura non del tutto nuova ma che non scorgeva da tempo. 

La strega stava in piedi, di profilo rispetto a lui, le braccia sottili strette al petto. Stava parlando con la sua amica, la Giustizia, ma si voltò verso di lui pochi istanti dopo, forse sentendosi osservata.

Era lei, non c’erano dubbi. Anche se l’aveva vista solo una volta e praticamente al buio non avrebbe potuto confondere quel viso nemmeno volendo, tanto gli era rimasto impresso nella mente.
La scrutò con attenzione, avido di dettagli, mentre quei caldi occhi scuri lo osservavano a loro volta, tradendo forse una punta di disagio.

Si mosse e le si avvicinò dopo aver sceso l’ultimo gradino, tenendo gli occhi fissi su di lei mentre la raggiungeva con pochi e rapidi passi. Gli sembrò quasi di galleggiare e di muoversi al rallentatore, ma Loki non ci fece molto caso e un sorriso quasi trionfante, carico di soddisfazione, gli incurvò le labbra piene quando, giunto davanti all’oggetto dei suoi pensieri, sollevò una mano per mettergliela sul viso e l’altra alla base della nuca, attirandola leggermente a sè mentre chinava, al contempo, la testa.

Quando toccò le sue labbra con le proprie Loki sentì quasi il cuore palpitargli nel petto, stringendola a sè mentre tutto ciò che li circondava sembrava sparire in una nuvola di vapore.
All’improvviso non c’era più niente, solo loro due. 

O almeno finché il fastidiosissimo suono di un allarme non lo fece scattare, allontanandosi da quelle labbra meravigliose.
Loki aggrottò la fronte, confuso, chiedendosi cosa fosse. 
Il suono si fece più acuto e insistente e ben presto l’uomo capì che non si trattava di un allarme, ma di una campana.

Campana?



Loki spalancò gli occhi, svegliandosi con un sussulto. Ci volle qualche istante, ma si rese conto in fretta che si era trattato di un sogno e che il suono di una campana l’aveva appena svegliato da quello che la sua mente catalogò nell’immediato come uno dei sogni più belli che avesse mai fatto.

“No… no, no, no!”

Loki si passò le mani sul viso e si voltò, premendo il viso contro il cuscino e chiudendo gli occhi con aria risoluta, desiderando di riaddormentarsi.
Non sapeva cosa fosse quel suono, ma in quel momento desiderò come non mai che la sua fonte venisse incenerita, magari da un meteorite di passaggio.
Considerando che non accennava a smettere il mago si alzò con un basso ringhio pochi istanti dopo, scattando in piedi e raggiungendo la porta a passo di marcia prima di spalancarla e fermarsi sulla soglia:

“CHE DIAVOLO È QUESTA NOVITÀ? EBE!”
“Non urlare Loki, non sono io…”

La porta di fronte alla sua si aprì e dalla stanza parallela emerse una Ebe visibilmente assonnata, in pigiama e arruffata mentre si strofinava gli occhi.
La figura più alta di Alanis comparve alle spalle dell’Invidia, lanciando un’occhiata confusa alle scale prima di borbottare qualcosa:

“Se non siamo noi allora…”
“Alzatevi, splendete e fate qualcosa di utile raggi di sole, la colazione è pronta!”

Mackenzie li raggiunse un istante dopo, preceduta dal rumore dei propri passi sulle scale, con un sorriso sul volto e una campanella in mano, ignorando lo sguardo torvo che l’amico le indirizzò prima di parlare con un sibilo:

“IO STAVO DORMENDO!”
“Pazienza, potrai dormire di nuovo stanotte, Loki... hai presente? È un ciclo continuo.” 

Mackenzie aggrottò la fronte e rivolse all’amico un’occhiata eloquente mentre Loki, al contrario, contorse la mascella prima di borbottare sommessamente qualcosa. 

“Come? Scusa Loki, non ho sentito.”
“Probabilmente stava sognando di sbaciucchiarsi con il suo amore segreto non più tanto segreto…”

Ebe, sorridendo, sbattè le palpebre e simulò di mandare alla Lussuria dei baci mentre gli passava davanti, ridacchiando di fronte all’occhiata truce che l’amico le rivolse:

“Ebe, sai che ho un debole per te, ma non tirare troppo la corda.”
“Altrimenti userai i tuoi Galeoni giocattolo contro di me?”
“Non sono giocattoli! Lascia perdere, non puoi capire. Certe cose non sono per tutti, evidentemente.”

Loki superò Mackenzie per scendere le scale mentre Alanis, alzando gli occhi al cielo, incrociava le braccia al petto prima di mormorare qualcosa alla Gola:

“Una volta terrorizzò un ragazzino del terzo anno che aveva rotto l’albero maestro del suo veliero in costruzione, fossi in Ebe lo prenderei sul serio.”
“Ebe ha smesso di farlo tempo fa, Alanis, quando ha capito come prenderlo.”



“Maaaaaac, hai fatto le uova strapazzate, io le volevo fritte!”
Mackenzie sospirò alle parole di Ebe, ma non ebbe il tempo di voltarsi per ricordare all’amica che quello non era un albergo: Loki pensò bene di precederla, suggerendo all’Invidia di pensare al colesterolo e alla linea con quello che, sia Alanis che Mac ne furono certe anche se non potevano vederlo, il suo peggior sorrisetto stampato sul bel volto. 

Quello che seguì fu un confuso insieme di tonfi, suoni metallici di pentole che cadevano o che venivano lanciate e colorite esclamazioni in un mix tra inglese e spagnolo da parte della strega, tra cui le altre due donne colsero solo “vergognati”, “screanzato” e “chiudo la bocca”.

“Ebe, non fare così, ricorda che dopo una certa età il metabolismo rallenta…”
“MI STAI DANDO DELLA VECCHIA?! Attento a te, o spedirò il tuo whiskey, le tue sigarette e I tuoi dannati giocattoli nel sottosuolo!”

“Scusa, capisco che i trent’anni non siano un traguardo facile…”
“CIERRA LA BOCA!”


*


Salem camminava solo nella zona 10 di Praga, costeggiando un grande magazzino abbandonato. 
Molte delle vetrine erano rotte, altre ricoperte di giornali vecchi. Solo in alcune era possibile scorgere il riflesso dell’esterno o i locali interni ormai in disuso grazie alla calda luce del Sole, e il mago indugiò con lo sguardo proprio su uno di quei frammenti di vetro che probabilmente non venivano lucidati da anni.
Si fermò e osservò il proprio riflesso, pensando a quando si era visto in faccia l’ultima volta: di certo non era sua abitudine raggiungere le zone centrali della città, fin troppo caotiche è sempre pullulanti di turisti. Certo Praga trasudava di uomini che vivevano per strada e forse sarebbe anche passato inosservato, ma non voleva correre rischi inutili.

Era già un piccolo traguardo, per lui, essere uscito in pieno giorno, cosa che non succedeva da qualche tempo.

Salem sollevò una mano per portarsela sullo zigomo sinistro, ricoperto di barba scura e incolta. Sospirò piano, chiuse gli occhi e cercò di immaginare le sue dita sfiorargli il viso.

“Dovresti tagliarla?”
“Non ti piace?”  Doveva aver sfoggiato un’espressione piuttosto delusa, perché lei aveva sorriso con quel cipiglio intenerito che era sempre capace di sciogliergli il cuore. Aveva scosso il capo, assicurandogli che fosse sempre bellissimo, mentre gli sfiorava la barba che si era leggermente fatto crescere.

“È che ti preferisco senza, personalmente.”


Chissà che cosa avrebbe pensato vedendolo in quello stato. Le sarebbe venuto un colpo, probabilmente.
Salem aprì gli occhi e si accorse che un sorriso amaro gli era apparso sul volto senza che se ne rendesse conto. Studiò il proprio riflesso per qualche altro istante, scorgendo occhi chiari stanchi, un po’ arrossati e vacui, pelle pallida e capelli spettinati, più lunghi di quanto non fosse solito portarli. 

Merlino, si riconosceva a stento.
Salem sospirò, poi si voltò lentamente e riprese a camminare dopo un istante di esitazione. 
Dopo tre anni, chiunque avrebbe scommesso che si sarebbe dimenticato dei suoi amici, della sua vecchia “famiglia”, di lei. Quei quasi tre anni passati insieme, tuttavia, erano stati tra i più belli della sua vita e non passava giorno in cui il Capitano non li rimpiangesse. 
E che non rimpiangesse lei.

A volte si chiedeva se sarebbe riuscito ad andare avanti, a cosa avrebbe fatto della sua vita: voleva trascorrerla così, in quel modo? Senza vivere? Aspettando in eterno qualcosa di cui nemmeno era sicuro? 
La verità era che nemmeno lui sapeva per cosa fosse in attesa. Tutte le giornate erano grigie, vuote, uguali, si accorgeva a malapena del tempo che passava… si sentiva perennemente in cerca di qualcosa che una parte di sè credeva sarebbe arrivato, prima o poi. 
Ma se così non fosse stato? 


*


“Perciò siamo sicure del fatto che tengano qualcosa di molto importante a Fortressea.”
“Precisamente… qualcosa che preme molto al Ministro, direi. E vista la tempistica, è quasi sicuro che riguardi i nostri amici peccatori.”
“Un Tesoro Sacro?”
“Può darsi. Loki non ha il suo, e nemmeno Mackenzie ed Ebe. Dei quattro che al momento si sono riuniti l’unica ad avere ancora il proprio è Alanis. Potrebbe trattarsi di uno dei Tesori dei primi tre.”

“E quelli mancanti? Non sappiamo se li hanno.”
“È molto probabile che la Superbia abbia il suo, quanto ad Ira e Accidia… probabilmente vale lo stesso per uno dei due. In ogni caso, recuperarli è fondamentale, quindi di qualunque si tratti dobbiamo fare in modo che i Peccati lo prendano.”

“Non penso sarà un problema per loro. Il problema è farli arrivare laggiù senza far capire al Ministro che noi siamo implicate in tutto questo. Maysen, hai scucito qualcosa di bocca ad Asher Flint?”
“Non molto, è criptico. Pensate che possano sospettare di noi?”
“Se anche fosse, fa’ finta di nulla, ignoriamo la cosa… Il Ministro ha mandato lui a Fortressea, l’altro giorno, quindi sa cosa ci tengono.”

“E cosa devo fare, chiederglielo?” Maysen aggrottò la fronte, le braccia strette al petto. Jezabel però scosse il capo, parlando con tono neutro e stringendosi nelle spalle:
“Per poi spedire laggiù i Peccati due giorni dopo e scatenare il putiferio? No, capirebbero che siamo d’accordo con loro… May, non menzionare più l’argomento, d’accordo? Non voglio sentire il fiato del Ministro sul collo più di quanto già non lo senta.”

“Perciò?”
“Lasciamo perdere i Peccati, non nominiamoli… Ma tu tieniti buono Asher Flint, potrebbe esserci utile.”

Maysen non rispose, chinando lo sguardo prima di annuire piano: l’idea di sfruttare qualcuno non le piaceva, specie perché il suddetto Cavaliere non le dava l’impressione di essere una cattiva persona. Non nutriva particolare stima verso di loro, ma molta compassione per lasciarsi facilmente abbindolare dal Ministro, eppure non moriva dalla voglia di approfittarsi di uno di loro. 

E non solo perché era disgustosamente attraente, si disse la Prudenza con decisione.


*


“Chissà se Cap ha il suo Tesoro Sacro… onestamente non pensavo che tutti voi non l’aveste.”
“Sono stati ad Azkaban per tre anni, dove avrei dovuto tenere Harlit?!”

“Rilassati Loki, parlavo con le ragazze, non con te. Allora? Che fine hanno fatto Gideon e Aldan?”

Alanis inarcò un sopracciglio, spostando lo sguardo da Mackenzie ad Ebe con tono scettico mentre stringeva Corechouse, il suo bastone a quattro sezioni, unite da delle catene ricoperte da incisioni, dalle estremità appuntite.

Mackenzie serrò le mascella, stringendosi nelle spalle e parlando con tono gelido e carico di risentimento mentre stringeva le braccia al petto:

“Come Loki, l’ho perso quando mi hanno arrestata. Io sarò anche riuscita a scappare, ma non a prendere Aldan.”
“Già, lo stesso vale per me… anche se ho sentito che è stato rubato anche dalle grinfie del Ministero, che idioti. Come hanno potuto farsi scappare il mio martello?!”

“Non potevate prenderveli prima di sparire nel nulla?!”
“Facile parlare per te, il tuo potere ti permette di sottrarre qualsiasi arma a chiunque, ti sei appropriata di Corechouse solo schioccando le dita! E sapendo di Aldan, di certo lo terranno sotto massima sicurezza.”  Ebe si strinse nelle spalle e Mackenzie sbuffò appena, borbottando che preferiva cambiare argomento e concentrarsi, per il momento, sul recupero del Capitano.

“Va bene, allora parliamo di Cap. Sicura che si trovi nell’Europa centrale?”
“Sì, e le Virtù mi stanno aiutando a provarlo. Presto dovremmo riuscire a capire dove si trovi con precisione… E all’ora potremo andare a prenderlo.”
“Spero che accada preso, sono stufo di stare solo con voi, non fate che coalizzarvi contro di me e prendermi in giro.”

Loki rivolse un’occhiata torva ad Ebe e a Mac,  eh per tutta risposta alzò gli occhi al cielo mente la prima, invece! Sfoggiò  un’occhiata grave prima di rivolgersi all’amica:

“Oh no, Lady D si sente bullizzata… Mac, cosa possiamo fare?”
“Loki, niente lamentele, o niente cena.”

“Ridete pure, ma prima o poi mi vendicherò.”


*


Melissa, in piedi accanto alla porta, rivolse all’enorme ingresso – lo stipite era alto quasi due volte lei – un’occhiata torva prima di borbottare a mezza voce che non vedeva come sarebbero riusciti a far uscire quel che il Ministro custodiva lì dentro. 
Sam, in piedi accanto a lei, si strinse nelle spalle e asserì che un modo lo avrebbero di certo trovato, anche grazie all’aiuto dei Peccati:

“Ma Sam, non si tratta solo di entrare ed eludere la sicurezza, ci sono Incantesimi di un livello pauroso...”
“Lo so Mel, ma sono sicuro che loro saranno in grado di superarli. Abbiamo visto un’anteprima di quello che sa fare la Gola, no?”

Melissa avrebbe risposto, ma si zittì quando vide l’alta e robusta figura di Brian avvicinarsi a passo di marcia, la frusta arrotolata e agganciata alla cintura. 

“Salve Brian… qualcosa non va?”
“No, nulla, sono venuto a darti il cambio. Il Gran Cavaliere richiede la presenza del suo “ariete”.”

Brian accennò a Sam, che annuì roteando gli occhi prima di superarlo con la sua immancabile ed enorme ascia bipenne agganciata sulla schiena come se fosse un comunissimo zaino.

“D’accordo, grazie. A dopo Mel.”
“Ciao Sam. A cosa gli serve Sam?”

Melissa si rivolse a Brian mentre il collega si allontanava, e il moro incrociò le braccia al petto mente si appoggiava alla parete, gli occhi fissi sull’imponente figura di Sam:

“Fortressea.”


*


Maysen respirò profondamente, dopodiché si avviò attraverso l’Atrium, camminando con passo deciso verso un dei camini messi a disposizione dal Ministero per lasciare o raggiungere l’edificio.

L’orario di lavoro della maggior parte dei dipendenti era finito da un pezzo e la strega sapeva che ormai erano in pochi a trovarsi ancora lì, ma l’idea era esattamente quella: non si stupì affatto quando sentì dei passi alle sue spalle e, un attimo dopo, una voce chiamarla.
La strega si fermò, si voltò e, sfoggiando una studiata espressione piacevolmente sorprese posò lo sguardo su Asher Flint, che le stava andando incontro.

“Buonasera. Ancora qui?”

Come se non avesse aspettato di fingere di andarsene proprio allo scadere del turno del Cavaliere, sperando di incrociarlo.
“Purtroppo sì. Anche lei, vedo.”
“Beh, noi non abbiamo veri e propri orari prestabiliti, ma ci piace fare gli straordinari. Per favore, dammi del tu Flint, credo di essere persino più giovane di te.”

No, ne era sicura, aveva controllato il suo fascicolo personale e sapeva che il Cavaliere era nato un anno prima di lei.

Asher abbozzò un sorriso, annuendo prima di chiederle, in cambio, di chiamarlo per nome.

“Si può fare. Beh, buona serata, Asher.”
La strega girò sui tacchi e fece per dirigersi verso il camino che aveva puntato, ma si fermò nuovamente e sfoggiò un sorriso soddisfatto quando si sentì chiedere di aspettare.

“Se non le… se non ti dispiace, io non ho nulla da fare e non è così tardi… Ti andrebbe di bere qualcosa?”
“Volentieri.”

Maysen annuì mentre si voltava, gli occhi azzurri luccicanti. Un po’ si sentiva in colpa, ma non poteva immaginare che quell’incontro non avesse nulla di casuale nemmeno da parte del Cavaliere, che sorrise mentre pensava a come avesse fatto di tutto per incrociarla, quel giorno. Del resto il Ministro gli aveva ordinato di tenere d’occhio la strega, e non era incline a non seguire un ordine.


*


“Posso chiederti una cosa? Perché li odi tanto?”
“Non li odiano tutti? Hanno ucciso il Ministro.”
“Sì, ma ho idea che per alcuni sia più… Personale che per altri. Non volermene, ma sono molto perspicace.” 

Maysen abbozzò un sorriso e Asher la imitò, annuendo piano:

“Ma certo, dimenticavo con chi sto parlando.”
“Non mi devi rispondere per forza.”
“No, non è un problema. A causa loro mia sorella Ashley è molta, cinque anni fa.”

“Oh mio Dio… scusa, non ne avevo idea, mi dispiace moltissimo.”

Maysen spalancò gli occhi azzurri, sinceramente dispiaciuta per averglielo chiesto, e allungò istintivamente una mano per sfiorare quella del ragazzo, appoggiata sul tavolo di fronte a lei. Asher esitò, gli occhi fissi sulle loro mani, e abbozzò un sorriso tetro prima di assicurarle che non era necessario scusarsi:

“Non è colpa tua, naturalmente, ma loro.”

Maysen avrebbe voluto sapere come fosse accaduto, ma preferì non chiederglielo e fece scivolare lentamente la mano da quella del Cavaliere prima di parlare a bassa voce, gli occhi fissi su di lui:

“Non mi voglio impicciare, ma il risentimento non porta mai da nessuna parte. Immagino che non sia facile, ma…”
“Voglio solo che abbiano quello che si meritano. E non solo per mia sorella, l’hanno passata liscia troppe volte, tutto qui.”

Asher si strinse nelle spalle e la strega, dopo un breve attimo di esitazione, annuì, ripetendosi che fosse meglio lasciar cadere l’argomento:

“Beh, ad ognuno le sue opinioni, dopotutto. Ho sentito però che il Ministro ha aumentato la sorveglianza a Fortressea, teme che possano recarsi lì per qualche motivo?”
“Immagino di sì.”


*



Loki era sceso al pian terreno per versarsi qualcosa da bere – aveva bisogno di distrarsi un po’ dopo aver sognato Azkaban per l’ennesima volta –, ma il mago indugiò quando vide Ebe rannicchiata sul divano. 

“Non dormi?”
“Non è sempre facile per me.”
“… Neanche per me, dopo Azkaban.”

Il mago esitò ma poi si avvicinò all’amica, sedendo accanto a lei. Per qualche istante nessuno dei due disse nulla, poi Loki si voltò verso l’ex Grifondoro, parlando a bassa voce mente la scrutava con attenzione:

“Posso aiutarti, se vuoi.”
“Loki, non voglio che tu faccia cose strane al mio cervello, lo sai.”
“Non faccio niente di strano, ma posso aiutarti a dormire. Quando mia sorella aveva gli incubi e non riusciva a dormire lo facevo sempre, non è niente di complicato.”

Loki sollevò una mano per sfiorare la tempia di Ebe, che lo guardò con curiosità prima di parlare a bassa voce a sua volta – non volendo svegliare Mackenzie, che si alzava sempre prima di tutti –:

“Ti ho sentito nominare tua sorella più di una volta, ma mai parlarne apertamente.”
“Non la vedo da anni. È un capitolo chiuso, immagino mi abbia dimenticato. Allora, posso?”

Ebe esitò, osservandolo e desiderando di sapere un po’ di più sul passato de suo criptico amico. Alla fine però annuì, sospirando piano prima di annuire. Loki non disse nulla, sfiorandole la fronte prima di spingerla ad appoggiarsi a lui esercitando una lieve pressione sulle sue spalle. La strega lo lasciò fare, appoggiando la testa sulla sua spalla mentre la sentiva svuotarsi, trasportandola in quel piacevole tepore che precedeva il sonno.

Poco dopo, quando fu certo che si fosse addormentata grazie al suo respiro calmo e regolare, Loki prese la coperta sistemata lì accanto e la sistemò addosso ad entrambi, sospirando mentre teneva un braccio intorno alle spalle dell’amica: se non altro, almeno uno dei due dormiva.


*


“Rita!”

Rita avrebbe incenerito con lo sguardo chiunque stesse correndo per il reparto di psichiatria a quell’ora, se non si fosse trattato della sua migliore amica. 
La celebre psichiatra, invece, aggrottò la fronte e andò incontro a Jezabel quando vide l’ex compagna di Casa correrle incontro, preoccupata e curiosa al tempo stesso:

“Jess, parla piano, è tardi… che ci fai qui?!”
“Conoscendoti, ho controllato prima qui che a casa tua, e evidentemente ho fatto bene… Rita, ho trovato il Capitano.”


*


Qualcuno stava bussando alla porta, tanto violentemente da farla tremare. 
Tutti e quattro gli abitanti della casa avevano sviluppato, grazie ai loro stili di vita anticonvenzionali e travagliati, prontezza di riflessi e sonno leggero negli anni addietro, tanto che Loki non ci mise che un attimo a svegliarsi, sobbalzando e sollevando la testa di scatto. 

Si allarmò per qualche istante, chiedendosi se non li avessero trovati, ma si disse che con gli incantesimi di Mac non era possibile. 
Si sollevò piano – e si rese conto di essere ancora sul divano insieme ad Ebe, che si agitò leggermente e mormorò con voce impastata dal sonno cosa stesse succedendo – prima di alzarsi, dicendo all’amica di restare lì mentre si dirigeva verso la porta.

“Che diavolo sta succedendo?!”

Alanis comparve in cima alle scale stringendo Corechouse tra le mani, Mac accanto. 

Loki rivolse un’occhiata interrogativa alla Gola, che restò impassibile e annuì:

“Apri.”

La Lussuria esitò, ma poi obbedì e aprì la porta. Si era già preparato al peggio quando sentì un peso sprofondargli nelle viscere: s’immobilizzò trovandosi Jezabel davanti, guardandola spalancando gli occhi azzurri.
Quando la porta si era aperta la Virtù aveva fatto per parlare, ma le parole le morirono in gola quando si trovò davanti Loki, restando immobile e in silenzio a guardarlo di rimando – aveva fatto di tutto per non pensare a lui per tutto il giorno e ora, all’improvviso, se lo trovava di fronte – finché, un paio di istanti dopo, non si riprese e parlò a mezza voce:

“Chiedo scusa per l’ora. Posso entrare?”
“Loki, fuori si gela, falla entrare!”

“… Certo.”

La voce di Alanis riportò bruscamente il mago alla realtà e Loki si scostò per far passare la strega, che lo superò rabbrividendo leggermente prima di alzare lo sguardo su Mac e Alanis, ancora in piedi sulle scale:

“Ho pensato voleste sapere che ho trovato il vostro amico, il Capitano. Sono sicura che si trovi in Repubblica Ceca, molto probabilmente a Praga.”







……………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:

Cosa si dice a quasi le due del mattino? Buonanotte? Buongiorno? Fate voi.
Rieccomi, dunque, con un capitolo per questa storia, ancora una volta mi scuso per il ritardo… La buona notizia è che durante le feste ho terminato una storia che avevo in corso, quindi dovrei riuscire ad aggiornare questa con più regolarità.
Il prossimo capitolo sarà parecchio importante, perciò preparatevi a vedere molta carne al fuoco… Inoltre, sappiate che presto dovrei pubblicare un’altra Os, spero in giornata. (Grazie per i voti, naturalmente)

Buonanotte, a presto! 
Signorina Granger 

 
Ps. A tutti coloro che me lo domandano… se volete mandarmi le vostre congetture via MP fate pure, sono sempre molto ben gradite.





   
 
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