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Autore: annies_rumor    21/01/2019    2 recensioni
Cosa c'è realmente dopo l'adolescenza?
Questo racconto è un piccolo viaggio introspettivo attraverso la mente di una ragazza semplice.
"Semplice", una parola comune, di cui tutti sanno il significato...
Ma cosa di cela realmente dietro una ragazza "semplice?"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Figlia di un padre svanito nel nulla dopo il divorzio ma si potrebbe dire già assente dalla nascita.
Figlia di una madre con la sindrome di Peter Pan sfociata anni dopo in alcolismo.
Figlia di qualcuno o di nessuno?
E' una domanda che mi sono sempre posta, non riuscendo mai ad evincerne la risposta corretta.
Tempo fa, la reale percezione dell'assenza paterna: una morte, nemmeno troppo preannunciata. Un fulmine a ciel sereno oserei dire.
Nessuna depressione post notizia, con l'assenza ci ho sempre convissuto.
Ho pochi ricordi di mio padre, quasi nulla.
Vangando nei meandri della mia mente ricordo un grande uomo, fisicamente parlando.
Altro e grosso. Occhiali spessi ed un occhio ricostruito già dall'età adolescenziale dovuto ad una "marachella" di quel fratello maggiore, mio zio, mai conosciuto.
Una voce possente, sentita raramente: mio padre quando entrava in casa era solito  fischiare.
Fischiava per far capire che lui era a casa e che da quel momento in poi dovevo lasciare tutto e ciondolargli davanti mentre qualcuno gli scaldava la cena.
Il suo unico pasto in casa era la cena, dall'alba al tramonto lui era via per lavoro.
Quel lavoro di cui ho sempre nutrito vergogna sin dall'infanzia: mio padre era un fruttivendolo.
Ricordo bene che alle elementari ci chiesero un  tema sul lavoro dei nostri genitori,
ed io guardando i fogli dei miei compagni mi sentii così declassata da inventare il mio compito di sana pianta.
Finsi che mio padre fosse un maresciallo di Polizia, ma il Paese dove abitavo all'epoca era piccolissimo e si sà, le bugie hanno le gambe corte.
Mi vergognai successivamente della bugia detta, ma preferivo salvarmi la faccia davanti ai miei  compagni.
Anni dopo capii che non avevo nulla da invidiare ai miei compagni di classe, se non l'affetto paterno. Così posso raccontare ad oggi, in brevi righe, la figura di mio padre.
Mia madre? Mia madre non l'ho mai capita realmente.
E' sempre stata una figura misteriosa. Anche le sue scelte, persino oggi che sono cresciuta, non riesco a spigarmele.
Forse è diventata madre troppo presto, forse dalla vita ha sempre voluto di più senza mai ottenerlo, forse è semplicemente il suo modo di essere.
Con mia madre ho passato gran parte della mia infanzia e della mia adolescenza ma adesso, in età adulta, cerco di evitarla il più possibile.
Abbiamo due stili di vita completamente differenti e due concezioni del mondo attorno a noi completamente opposte.
Con il tempo, tutte le sue mancanze, tutte le sue "altre vite" soffocate e probabilmente anche il semplice mettere al mondo quattro figli, l'hanno annientata a tal punto da diventare schiava di sè stessa credendosi però schiava della vita. E' un concetto difficile da spiegare ma reale al punto da permettermi di capire che adesso, superata la soglia dei 40 anni, mia madre è affetta dalla sindrome di Peter Pan aggravata dal suo rifugiarsi nell'alcool ed il tutto contornato da un meraviglioso non rendersene minimamente conto. Quella donna sarebbe capace di scolarsi 40 birre e dire di non essere affatto ubriaca vomitando ai piedi del letto e dormendo successivamente nel suo stesso rigurgito.
Scene forti da immaginare, scene da film, quei film non poi così lontani dalle realtà di periferia.
Ho scelto ben presto di andar via di casa senza pentirmene: ero stanca di far da madre a mia madre.
E' successo tutto cosi velocemente da non rendermene conto:
un minuto prima sei una ragazzina imprigionata tra i banchi di scuola e quello dopo sei un'adulta che lavora e bada a sè stessa.


 
   
 
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