Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    21/01/2019    2 recensioni
Seguito di "High School Holmes".
Anna, Kristoff, Judy, Nick, Elsa, Jack e amici hanno ognuno la propria vita. Lavoro, amicizia, famiglia, felicità ma anche tante difficoltà quotidiane. Ora, come protagonisti, ci sono i loro figli immersi nella scuola e in tutte le sue avventure. La ribelle Emma, la dolce Ariel, la calma Aurora, il musicista Michele e tanti altri vivranno dei momenti significativi per ogni adolescente. Anna, Kristoff e company riusciranno ad affrontare la missione più difficile di tutte, ovvero essere dei buoni genitori?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO XX

COCO

Il giorno dopo…


Emma era stata accolta calorosamente da tutti e mai si sarebbe aspettata una reazione simile.
La ragazza aveva già fatto i conti con la scuola, con le assenze e le materie da recuperare, con la polizia e le questioni giuridiche e tutto si stava aggiustando. La cosa più bella, però, era il calore che aveva ricominciato ad avvertire all’interno di casa sua. Il morbido divano dove saltava con papà quando mamma non c’era, le scritte sui muri, le cornici e i quadri che ritraevano tutta la famiglia al completo, la sua camera che ora appariva vuota perché la ragazza aveva passato la mattinata a staccare poster e buttare oggetti che le ricordavano la Emma delinquente che non voleva più essere.

“E’ permesso?” domandò Anna bussando alla porta della figlia in segno di rispetto.

“Certo, entra!” acconsentì Emma prendendo dallo scaffale un album di fotografie tutto ricoperto di polvere.

“Mamma, perché non sei al lavoro?” domandò la quindicenne pulendo con la mano il raccoglitore e cominciando a sfogliarlo.

“Te ne parlerò…” rispose Anna non ancora pronta a rivelare la storia della gravidanza e della sofferenza provata dall’allontanamento con Emma.

“Cosa stai guardando?” chiese la madre avvicinandosi e cambiando discorso.

“Un album di foto che avevo nascosto e che ora ho voglia di guardare” rispose lei facendo un po’ di spazio sul letto per la madre.

“Oh che bei momenti!” affermò Anna con gli occhi lucidi vedendosi ancora una volta ragazza di 19 anni con Emma tra le braccia.

Kristoff che insegna ad Emma ad andare in bicicletta, Anna ed Emma addormentate nel lettone, il suo battesimo, Elsa intenta a farla giocare, la prima foto insieme ad Ariel nella culla, le due bambine che giocano con del cibo finto o travestite da principesse per carnevale e una foto insolita staccata da tutte le altre.

“E questa che ci fa qui?” chiese Anna prendendo la fotografia tra le mani e aprendo la bocca per lo stupore.

“Fammi vedere!” disse Emma sporgendosi in avanti.

L’immagine ritraeva Anna e Kristoff davanti al Colosseo di Roma. Non si vedeva bene perché era buio e la fotografia era stata scattata di fretta. Anna aveva una mano sul volto e Kristoff la stava abbracciando.

“Cosa avevate fatto?” chiese Emma non capendo il significato.

“Mi aveva appena chiesto di sposarlo” rispose Anna sognante ricordando ogni singolo momento.

“Mi ero allontanata da casa per fare un corso di musica di due mesi. Tu avevi già due anni e papà avrebbe dovuto tenerti senza il mio aiuto. Lo sentivo grazie alle telefonate, ai messaggi dove mi chiedeva quanti grammi di pastina potessi mangiare tu, se aveva usato la crema giusta dopo averti fatto il bagnetto, dove fosse il ciuccio di scorta quando tu decidevi di buttarlo dietro al letto, come lavarti i vestiti e tanto altro. Al termine di quei due mesi io ricevetti una sorpresa. Stavo camminando per strada fuori dal Colosseo per staccare un po’ la testa e non pensare a tutte le cose da fare ed ecco tuo papà comparirmi davanti.
Ti aveva lasciata dai nonni ed era partito subito per chiedermi una cosa importante. Mi disse che erano bastati quei due mesi per fargli capire che senza di me non voleva più stare, che era fiero di me per come mi prendevo cura di te…insomma, morale della favola si inginocchiò e mi diede l’anello. Un passante osservò la scena e, emozionato, decise di farci questa foto per poi girarcela.”


“Wow!” si limitò a dire Emma con sguardo sognante sperando, anche lei, di vivere un amore così. Quell’ultimo pensiero le mise malinconia e tristezza perché solo in quel momento la ragazza si ricordò di Luca e non averlo ringraziato e salutato.

“Che c’è?” chiese Anna vedendo la trasformazione nell’espressione della figlia.

“Stavo pensando a una cosa…” rispose lei ancora leggermente imbarazzata nel raccontare di sé alla madre. Alla fine non le aveva mai detto niente e non era abituata a quel cambiamento, ma la poca differenza d’età tra le due permise ad Emma di vedere la madre come un’amica di cui fidarsi motivo per cui le spiegò tutto comunque.

“Stai pensando a Biff, non mi vorrai dire che è successo qualcosa con lui a casa sua…” si preoccupò Anna richiudendo l’album e voltandosi verso la figlia per vederla meglio in viso.

“No. Con lui ho fatto di tutto e di più mamma e mi vergogno di questo. Avrei voluto condividere quel momento che tu sai con lui visto che continuava a chiedermelo ma non l’ho fatto. Lui insisteva, insisteva e diventava sempre più violento ad ogni mio no, così sono scappata ed ho incontrato una persona…” cominciò a dire Emma fermandosi per prendere fiato e far metabolizzare la notizia.

“Chi?” insistette Anna incuriosita dal racconto.

“Si chiama Luca. E’ grazie a lui se sono diventata così. Mi ha accolta in casa, mi è subito diventato amico, mi ha fatto smettere di fumare, mi ha portato nei musei e mi ha fatto capire che, da grande, voglio fare il medico. Nessuno era stato capace di cambiarmi come ha fatto lui, poi…” esitò Emma lasciando intuire la continuazione alla madre.

“Te ne sei innamorata…”

“Non lo so questo. Io pensavo di sì, ma forse ero solo ammaliata dalla sua dolcezza e dalla sua perfezione. Lui mi ha anche baciata una sera ed è stato il bacio più bello della mia vita.”

“Ed ora lui dov’è?” chiese Anna scioccata dal racconto.

“Se ne è andato ed è giusto così. Ha una sua vita, una ragazza, una famiglia, un’altra città… io non ho nemmeno il suo numero o il suo indirizzo. E’ stato un amico essenziale e porterò sempre nel cuore il suo insegnamento.” Rispose lei sorridente dimostrando una forte maturità.
“Sono fiera di te tesoro, ma voglio darti un consiglio. Tu non sai come andrà la vita, cosa succederà o cosa avrà in serbo per te il destino. Devi solo fidarti”

Emma abbracciò forte la madre anche se non capì a pieno cosa volesse dirle con quel messaggio.

A casa di Luca…


Il ragazzo aveva deciso di tornarsene a casa la sera stessa dell’incidente avvenuto alla sorella di Emma. Emma aveva ritrovato la sua casa, la sua famiglia e le sue attività. La loro amicizia era servita per farli crescere e focalizzarsi sugli aspetti della propria vita. Emma era stata una bellissima scoperta ma alla fine non la conosceva, era molto più piccola e diversa da lui. Non poteva lasciarsi ammaliare e mettere in forse la relazione con Chiara, sua fidanzata, solo per aver vissuto qualche giorno con una ragazza!

Luca aveva vissuto delle situazioni molto brutte in famiglia e la fidanzata era stata una boccata di aria fresca, non poteva perderla così.

Il ragazzo mise la macchina in garage ed entrò nell’appartamento, accese le luci e, mentre la malinconia e la tristezza stavano per prendere il sopravvento, ecco qualcosa attirare la sua attenzione.

Al posto della scritta “Chi sono” sulla sua simpatica lavagnetta a forma di elefante, c’erano delle nuove parole: “Grazie di tutto!”
Emma le aveva scritte prima di partire e, sul volto del ragazzo, si fece largo un grande sorriso.

Qualche giorno dopo…


“Allora campione! Domani è il grande giorno! Devi essere carico eh! Mi raccomando!” disse zio Oliver al telefono.

“Sì,sì…ci vediamo domani” rispose Michele poco convinto.

Il ragazzo era pronto a suonare, aveva studiato molto, ma quella famosa ispirazione non era ancora tornata e la cosa lo demoralizzava. Ormai era troppo tardi!

Il bambino si preparò per andare a letto, non prima di aver sistemato gli spartiti e la chitarra per il giorno dopo.

Degli esercizi di riscaldamento, due studi di Bach, un brano di Mozart, il pezzo originale scritto con Rapunzel e Ricordami…no un attimo…Ricordami? Il brano scritto per la nonna? Cosa ci faceva insieme ai brani per l’audizione?

Il bambino abbandonò gli spartiti sul letto e prese tra le mani quel foglio pentagrammato dove anni prima aveva scritto la sua canzone più bella.
Michele girò il foglio ed ecco qualcosa che non aveva mai visto prima. Inizialmente il bambino pensò che la nonna avesse scritto il testo della canzone, ma era impossibile visto che le frasi erano troppo lunghe.

Quella era una lettera.

“Caro Michele,
spero che questa mia lettera possa arrivarti il prima possibile. L’altro giorno hai dimenticato questo spartito qui da me e, nello stesso momento, ho saputo che tuo zio Oliver ti ha iscritto a un concorso. Io, tesoro mio, non potrò esserci a quell’importante traguardo della tua vita. Non potrò esserci fisicamente ma sarò la più fortunata di tutti e sai perché? Perché io sarò in un luogo bellissimo dove i concerti si sentono benissimo, con delle sedie comodissime fatte di nuvole e accanto il tuo protettore: l’arcangelo Michele. Pensa che bello! La tua musica volerà e arriverà a me! Tu, però, mi devi promettere che darai il meglio di te. Sei un bambino speciale, l’unico capace di farmi tornare la memoria, hai un talento strepitoso nel suonare la chitarra e con te ho vissuto i momenti più belli della mia vita. Ora, però, devi andare avanti e coltivare i tuoi sogni. Lo so che non mi vedi ma ti assicuro che sono accanto a te sempre…soprattutto quando suoni.
Forza Michele che il concerto si avvicina e tu dovrai dare il massimo di te! Divertiti, impegnati e sorridi…solo così riuscirò a sentirti pure io.
Ti voglio bene Michele e, come dice la nostra canzone: ricordati che ovunque andrai sarò sempre con te
In bocca al lupo!
Nonna Coco”

Michele finì di leggere e si asciugò le lacrime con la manica del pigiama. Quella lettera aveva mosso in lui molte emozioni ed avvertì un senso di benessere e serenità farsi strada dentro di sé.

Ora aveva qualcosa di Nonna Coco e lei sapeva benissimo di questo suo importante obbiettivo.

Al bambino venne un’improvvisa voglia di suonare, come se la chitarra lo stesse chiamando nonostante l’ora tarda e, così, imbracciò lo strumento e lasciò muovere le dita sulle corde senza pensarci troppo.

I musicisti sanno benissimo come si chiama questo fenomeno: ispirazione
  
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