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Autore: piccolo_uragano_    23/01/2019    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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«Gli ho offerto il mio aiuto, gli ho detto di fermarsi, di parlarne, di raccontarci e di lasciarsi aiutare»
Martha posò una tazza di tè bollente ai piedi di suo marito, seduto a terra, avvolto in una coperta, mentre altre tazze fluttuanti raggiungevano Tonks, Remus, Fred, Damian e Aaron.
«Gli ho chiesto per favore, per favore di lasciarsi aiutare! E lui ha scelto l’elfo!»
«Non credo fosse per fare un torto a te» replicò Remus.
«E sicuramente Regulus non aveva preso in considerazione l’ipotesi che tu potessi aiutarlo» aggiunse Tonks.
«Secondo me non è stato così sciocco affidarsi all’elfo» aggiunse George. «Alla fine, la loro sola legge è di obbedire alla famiglia, e solo a quella. Niente può ferirli, farli soffrire, se non venire meno alle richieste del loro padrone.»
«Quindi Voldemort su di loro ha molto, molto meno potere» concluse Aaron. «Tuo fratello è stato meno sciocco di quanto pensi, Sirius»
«Si ma io gli ho chiesto per favore di farsi aiutare!»
«Ti stai accanendo» sentenziò Martha.
«Non avrebbe dovuto fare niente, ci saremmo occupati di tutto noi!  Doveva solo mettersi in salvo ed evitare di affidare tutto all’elfo di mia madre!»
«Tecnicamente ora è tuo» precisò Tonks.
«Poco importa!»
«Ciò che importa è che lui ti ha chiesto perdono, Sirius, perdono per il male che aveva fatto» replicò Martha, riprendendo il suo posto sulla poltrona che, ormai, era ‘la poltrona di Martha’. Intanto, attorno alla Tana pioveva con insistenza, e il mondo magico e il mondo babbano stavano assistendo all’inverno più freddo di sempre.
«Si riferiva a me e a te e al fatto che ci avesse fatti lasciare!»
«Si riferiva a tutto quanto, Sirius, dannazione»
«Voi vi siete lasciati per un periodo?» domandò Aaron esterrefatto. «Seriamente?»
Martha sorrise, e annuì.
E, in quell’istante, le passarono davanti quelle che era sicura sarebbero state le settimane peggiori della sua vita.
Sirius che corre verso lei e James urlando di avere fatto una stronzata, e poi la sua espressione pentita quando aveva raccontato loro di aver raccolto una provocazione di Piton, che, sospettando della licantropia di Remus, aveva gettato l’amo. E Sirius aveva abboccato, rivelando il luogo dove Remus si sarebbe nascosto, e il modo per arrivarci illesi.
Lei e James che iniziano a correre, correre con l’energia e la forza che aveva avuto solo accanto a James.
Anni dopo, avrebbe corso sullo stesso prato, avrebbe attraversato lo stesso passaggio segreto, per impedire a Sirius di ammazzare Peter, o, perlomeno, impedire che i loro figli lo vedessero farlo.
«Buffa la vita, non è vero?» disse, strizzando l’occhio a suo marito.
Perché ce l’avevano fatta. Lui era diventato suo marito.
Aveva corso con James per difendere Remus, per impedire che Piton vedesse ciò che si aspettava, o comunque, che si ferisse. Ma era troppo tardi.
Martha scostò la manica sinistra del suo maglione per ammirare la sua cicatrice. Era ancora lì, era sempre stata lì, una lunga striscia bianca che andava dal polso al gomito, per ricordarle di quella volta in cui aveva visto Padfoot gettarsi in pasto a Moony per difenderla, e James l’aveva spinta via, facendola inciampare in una finestra.
«Ed era stata colpa di Regulus?» domandò di nuovo.
Sirius si irrigidì. «Io … avevo fatto una stronzata, uno scherzo idiota, per cui Martha ci ha quasi rimesso un braccio» e indicò la cicatrice «e Severus Piton ci ha quasi rimesso la vita, ma questo è un dettaglio insignificante …»
«Sirius» lo richiamò immediatamente Martha.
«Okay, non ci hai quasi rimesso il braccio, ma …»
«Sirius Black»
Lui sorrise, per la prima volta da quando aveva rimesso piede nella Tana.
«Dunque, dicevo. È la prima volta che racconto questa storia, credo. I ragazzi la sanno?»
«Non tutta» rispose immediatamente Remus. «Sicuramente non la parte in cui fai l’idiota»
«Che è più o meno tutta la storia» replicò Tonks «Oh, ti riferivi solo allo scherzo a Piton?»
Fu Martha a sorridere, scendendo dalla sua poltrona per sedersi accanto a Sirius, che la avvolse nella coperta che stava usando come mantello.
«Quindi, Aaron, se vuoi entrare a far parte della famiglia, o almeno della parte adulta della famiglia, ti racconterò questa storia.»
Aaron rivolse loro un sorriso tremendamente simile a quello di Rose. «Sono onorato», disse, e tutti seppero che era sincero.
«Ovviamente» e si rivolse a Fred «né Kayla né Robert ne sapranno nulla fino a che non sarò io a raccontarglielo»
«Questo è il momento dell’anno in cui fai il suocero che mi fa paura?»
«Assolutamente sì. E non chiamarmi suocero, ragazzo, dico sul serio. Dove ero rimasto?»
Aaron lo aiutò a ritrovare il filo, e lui raccontò lo scherzo come se fosse accaduto il giorno prima. Martha sentì i brividi, ripensando a tutta quella scena, e si sentì tremendamente sciocca per aver litigato con Lily e rassicurato Peter, anziché fare l’inverso.
Raccontò di Regulus che, il giorno dopo lo scherzo, lo cerca tra i corridoi, per la prima volta dopo anni gli rivolge la parola. Era un po’ che Sirius non pensava a quella versione di Regulus, con la cravatta verde e argento, il portamento fiero, lo sguardo spavaldo, e quelle parole taglienti: “devi lasciare la tua Mezzosangue”.
Raccontò di essersi seduto in riva al Lago, terrorizzato dalla minaccia di Regulus, tremando all’idea che i Black potessero fare del male a Martha, come avevano fatto solo qualche settimana prima, in pieno centro a Londra. E poi raccontò di averlo fatto: di essere andato da lei e averle detto che era finita. Raccontò anche di lei che piange, e di un giovane Sirius che corre dal suo più caro amico e gli dice di andare da lei e proteggerla, per quanto possibile, da tutto il male che avrebbe provato.
Damian sospirò. «Rose ti ha sempre definito un coglione patentato, quando mi raccontava questa storia»
«Rose ha sempre avuto la capacità di dire la cosa giusta nel momento giusto» rispose Sirius, guardando il francese. «Quando le ho detto che avevo lasciato sua sorella, ha chiesto se mi rendessi conto che Martha sarebbe morta per me. E io l’avevo lasciata proprio perché ero convinto che se fosse rimasta con me, sarebbe morta. La cosa giusta, al momento giusto.»
«Quindi siete tornati subito insieme» sentenziò Aaron.
Martha scosse la testa. E fu lei a raccontare.
Raccontò di non aver visto la luce, per un po’ di tempo. Di non aver sorriso, ma di non essere mai stata sola. James, Rose, Remus e Peter erano sempre con lei. Lily la guardava da lontano, perché avevano litigato, ma vent’anni dopo sapeva, sapeva che le era stata accanto anche così.  Con uno sguardo, e un sorriso da lontano.
Venne poi il giorno in cui James corse da Martha, urlando che Sirius si era ammalato, e lei ricordò una promessa fatta mesi prima: mi prenderò cura di te.
E così fece. Con modi bruschi e toni severi, ma lo portò in Infermeria, e prese l’abitudine di fargli visita tutti i pomeriggi, portando messaggi di James, che non avendo mai avuto contatto con il virus, era bandito dall’infermeria.
«Non è a questo punto che ti ha dato gli Specchi Gemelli?» domandò Damian.
«Ehi, aspetta, aspetta, gli Specchi Gemelli li hai inventati tu?» chiese Fred.
«Non li ho inventati. Li avevo trovati in un negozietto a Diagon Alley, mesi prima. Li avevo presi per me e Rose, per l’anno in cui sarei rimasta a Hogwarts senza di lei.  Ma mi avevano rotto talmente tanto le Pluffe, perché non avevano modo di vedersi, che alla fine avevo deciso di darli a loro. E comunque grazie per la fiducia, Fred!»
Fred  sorrise a alzò le mani in segno di scuse.
Parlando con James, poi, era stato il suo turno di mettere insieme i pezzi. E così, aveva raggiunto i sotterranei, gli stessi sotterranei in cui adesso dormiva Kayla, e aveva tirato un pugno a Regulus. Poi era corsa da Sirius, e, in lacrime, gli aveva detto che lo odiava, ma che lo amava.
«Hai detto che ero un piccolo codardo bastardo» precisò Sirius. «e mi hai tirato uno schiaffo, me lo ricordo bene.»
«Nulla che non ti meritassi» rispose Martha, per riprendere a raccontare. Raccontò di una lezione sull’Amortentia, di come Sirius avesse sentito il profumo di Martha e Martha avesse sentito il profumo di Sirius, e di come Lily le si fosse riavvicinata con una semplice frase. Raccontò di come, una sera, si fossero ritrovati esattamente dove si erano conosciuti: lui ai piedi delle scale, lei sul vecchio divano a guardare il fuoco. Raccontò di quell’ennesima promessa: io di te non mi stanco. E non ebbe bisogno di raccontare quanto fosse vera.
«Poi ci siamo urlati contro per un paio di giorni» concluse Sirius «giusto per ricordarci l’un l’altro quanto male ci fossimo fatti. E poi … è venuta a svegliarmi, una notte, per dirmi che mi amava. E lì è tornato tutto come prima.»
Martha si perse a guardare Sirius, vent’anni più vecchio ma vent’anni più bello. Io di te non mi stanco.
Ed eccoli lì: dopo una gravidanza, un padre ammazzato, un matrimonio in fretta e furia, un parto da incubo, dopo il terrore per quello che era successo ai Paciock, dopo il matrimonio di James e Lily e la nascita di Harry, dopo la paura per ‘la spia’, dopo la notte più buia di sempre; dopo l’arresto, il carcere, Kayla, la pozione antilupo, Robert e Kayla che crescono e Rose che sparisce per mesi, dopo dieci Natali e dieci compleanni, dopo che Robert era salito sul treno per il primo anno preoccupato perché lasciava sua madre da sola, dopo notti passate a piangere, dopo la lettera in cui James dice la verità: non era Sirius il Custode.
Dopo che lei se lo era andato a riprendere, e lui aveva creduto di essere morto, quando aveva sentito la sua voce. Dopo che era tornata a casa dicendo che papà sarebbe tornato, dopo aver preso Harry, avergli insegnato il bene e il male, e ora era chissà dove a cercare di far vincere il bene.
Erano ancora lì dopo la morte di Marie, dopo Rose che decide di andarsene, dopo l’arrivo tanto atteso di Anastasia e l’arrivo improvviso di Nicole, erano ancora lì, erano ancora loro. E Rose aveva saltato, per difenderli. Gli aveva dato del coglione patentato per anni, e poi aveva saltato. E li aveva salvati.
Li aveva salvati perché loro potessero andare avanti, potessero continuare ad ‘essere lì’.
Sirius baciò dolcemente le labbra della donna della sua vita.
«Più di ieri, meno di domani»
 
«Non sono riuscito a dirtelo, ieri»
Martha guardò Aaron con aria curiosa.
«Ma sono … sono davvero felice, per te. Avrei voluto esserci, non dico quando andavate a scuola, ma … dopo. Durante il matrimonio, quando eri sola, e tutto il resto. E dico sul serio.»
Era l’alba. Martha e Aaron si stavano preparando per il turno di guardia mattutino attorno a Hogsmeade, dove avrebbero raggiunto George e Robert.
«Grazie» disse lei, infilandosi il mantello. «Sai, anche … anche io avrei voluto che tu ci fossi, al mio matrimonio. Eravamo davvero carini.»
«Io ero bellissimo» precisò Sirius, riemergendo dal bagno ancora in vestaglia.
«Tieni d’occhio i bambini e non cercare di insegnare a Gabriel a cavalcare quella scopa»
Sirius alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi alla moglie per baciarla. «Sarà un ottimo Portiere» si difese.
Aaron si allacciò la sciarpa con cura. «Buona giornata, Sirius» disse, con tono garbato.
«Vale lo stesso per me. Per la storia del matrimonio, intendo» infilò una mano nella tasca della vestaglia e con l’altra indicò l’orecchio, per giustificare di aver origliato la conversazione. «Udito da cane» sussurrò, per  poi sparire sulle scale.
Martha sorrise e scosse la testa, pronta ad affrontare il gelido mondo a cui apparteneva – e al quale, alla fine dei conti, era grata e devota.
 
«Le cose cambiano»
«Il rispetto è una di quelle cose non dovrebbe mai cambiare, professore»
«Sono il tuo Preside, ora»
« Il rispetto è una di quelle cose non dovrebbe mai cambiare, Preside»
Kayla era in piedi, con le mani dietro la schiena, la cravatta ben allacciata, i piedi ben allineati e i capelli pettinati in alto, davanti alla scrivania del Preside, Severus Piton.
«La devi smettere di rispondere così al professor Carrow»
«Il professor Carrow si meriterebbe di peggio, Preside, e se ha ancora una coscienza, lo sa anche lei»
Testa alta, sguardo fermo, bacchetta dentro la manica: Kayla era diventata sorprendentemente brava a nascondere la paura.
Accanto a lei, Neville, Luna e Ginny sopportavano molto peggio la situazione. Neville si guardava le scarpe, Luna si era persa guardando i libri tra gli scaffali, e Ginny tradiva disprezzo con lo sguardo.
«Non ti è permesso rivolgerti a me con questo tono »
«E al professor Carrow non è permesso di chiederci di esercitarci con le maledizioni contro i bambini del primo anno, Preside»
Neville tirò una leggerissima gomitata a Kayla: stava tirando la corda.
«Temo di conoscere fin troppo bene questa tua arroganza, Black»
Fu il sorriso che le scappò, la goccia che fece traboccare il vaso.
«Cinquanta punti in meno a ciascuno di voi. Cento, per la signorina Black, e credo che spiegare il motivo non sia necessario. È necessario però chiedervi che questo episodio non si ripeta più.»
Kayla non disse nulla, ma il suo sguardo avrebbe ucciso un troll di montagna.
«Sarò molto più severo, la prossima volta. E non costringetemi a convocare i vostri genitori … o tutori
«Come dicevo, Preside» rispose Kayla con tono pacato «il rispetto dovrebbe essere la prima cosa. Ma a quanto pare questo concetto non è poco chiaro solo al professor Carrow.»
«Altri cinquanta punti verranno tolti alla tua Casa, signorina Black, e la tua possibilità di mantenere delle corrispondenze sarà notevolmente ridotta»
Kayla ignorò liberamente la chiara sensazione della terra che le veniva a mancare sotto i piedi.
«Non può togliermi la possibilità di mandare dei gufi»
«O, certo che posso: come dicevo, sono il tuo Preside, ora»
Piton se ne stava seduto alla scrivania, con la solita tonaca nera, il solito naso aquilino, la solita espressione da schiaffi e il solito sguardo privo di vita. Kayla riuscì solo ad avere schifo della figura che aveva davanti.
«Ce ne possiamo andare, ora, Preside?»
«Liberamente»
La giovane Black mimò una piccola e ironica riverenza, prima di guadagnare l’uscita senza voltarsi indietro. Scese la scale solo quando fu sicura che i suoi amici fossero dietro di lei, e non si curò del rumore che le scarpe facevano sulle scale di pietra. Alla fine delle scale, dietro il gargoyle, trovarono una pallida professoressa McGranitt.
«Voi quattro mi date speranza» sussurrò.
Poi, riprese le sue adorate forme feline, e se ne andò.
Kayla rimase a guardare il punto in cui era sparita per un po’, caricata da quelle parole.
«Ho avuto un’idea» sussurrò, più che certa che i suoi amici fossero ancora dietro di lei.
«Sono con te» rispose Ginny. «Di qualsiasi cosa si tratti.»



Oggi ho letto un messaggio che mi ha fatto venire una voglia matta di rimettere le mani sulla tastiera e scrivere qualcosa di un po' nostalgico. 
Ringraziamo tutti in coro Anthia_Black
Vado a studiare, ora. Spero che la malinconia vi sia gradita. 


 
   
 
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