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Autore: MonicaX1974    29/01/2019    1 recensioni
Raccolta di One Shot dedicata ai contest.
Genere: Generale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sono arrabbiata, così tanto che non riesco a prendere sonno!

Mamma e papà mi hanno messa in punizione per aver lasciato in disordine la mia stanza e adesso non potrò andare alla festa che darà Claire per il suo compleanno. Ci saranno tutti – ci sarà anche Brendon – e io sarò costretta a casa a fare da baby sitter a mio fratello Jamie. Non ho voglia di badare al nanerottolo, voglio uscire a divertirmi, voglio poter fare quello che voglio.

«Non vedo l'ora di diventare grande, così nessuno potrà dirmi cosa devo fare!» Con questo pensiero detto ad alta voce, mi volto su un fianco, e cerco di tenere gli occhi chiusi.

Sento i muscoli del viso in tensione, le sopracciglia corrucciate, le labbra strette in una linea sottile e la mandibola serrata, quasi a digrignare i denti: è così che mi addormento e il mio umore, la mattina successiva, non è migliorato, anzi.

Mi alzo dal letto sbuffando, esco dalla stanza e scendo al piano inferiore dove trovo una situazione a dir poco assurda: papà che si arrabbia con uno stupido giochino che sta facendo al cellulare, mamma che sembra chattare come un adolescente e mio fratello di nove anni che tenta di preparare la colazione.

«Che sta succedendo qui?» domando avvicinandomi al tavolo.

I miei genitori mi degnano a malapena di uno sguardo, poi è mamma a parlare: «Mi devi preparare il pranzo oggi perché ho il corso di scrittura creativa nel pomeriggio». Torna a sorridere allo schermo del suo cellulare come se niente fosse, poi è il turno di papà, che mi guarda in modo strano.

«Domani sera degli amici mi hanno invitato al cinema, posso andarci?» Lo guardo come se fosse un alieno, in realtà guardo tutti e tre allo stesso modo e non riesco a capire stia succedendo.

«Josie?» Stavolta è mio fratello a richiamare la mia attenzione: si volta tenendo in mano un padellino con le uova, che poi porta a tavola per servire la colazione a mamma e papà. «Oggi dovresti passare in tintoria per ritirare il vestito che ho portato a lavare, poi c'è da fare la spesa, il frigo è quasi vuoto, e non dimenticare di passare a pagare le bollette. Te le ho lasciate sul mobile all'ingresso». Sono ancora confusa e incredula: sembra che il mondo si sia rivoltato al contrario. I genitori chiedono il permesso per uscire e i figli hanno le responsabilità da adulti, ma se è davvero così ho anche tutti i privilegi degli adulti, e posso andare a quella festa senza che nessuno possa impedirmelo.

«Josie possiamo prendere la macchina per andare al lavoro?» domanda papà senza staccare gli occhi dal cellulare.

È la mia opportunità, devo approfittarne. «No, papà, la macchina la prendo io oggi».

«Che palle» borbotta a bassa voce, più o meno come faccio io la mattina quando chiedo loro l'auto per andare a scuola.

Sento una crescente soddisfazione farsi largo nella mia testa, mi sento così potente, adesso che sono io a decidere. Inizio a passare in rassegna tutte le cose che potrei fare e sono così tante che non so da dove iniziare.

«Noi andiamo!» Mamma e papà escono di casa mentre Jamie sta finendo la colazione.

Mi unisco a lui intanto che mi ripete tutte le commissioni che devo fare, poi esce anche lui quando arriva il pullmino della scuola e io ho tutta la casa per me. Decido di vestirmi e uscire per sbrigare tutti i compiti che mio fratello mi ha assegnato, così, quando sarò di ritorno, potrò fare tutto quello che voglio.

Arrivata alla tintoria consegno il tagliando per il ritiro del vestito, inizialmente sembra scomparso e il tempo d'attesa che avevo stimato in un paio di minuti, si prolunga fino a diventare mezz'ora. Esco dal negozio spazientita dopo il ritrovamento e mi reco al supermercato per la spesa. Fatico a trovare parcheggio perché sembra che oggi tutti si siano dati appuntamento qui, neanche regalassero la roba!

Sono già nervosa per l'attesa, il traffico e per il posteggio che non riuscivo a trovare, ma mi concentro sul fatto che tornata a casa sono libera, così cammino svelta tra le corsie alla ricerca di tutti i prodotti segnati sulla lista, li butto a casaccio nel carrello e mi metto in coda alla cassa.

Chiudo gli occhi e sospiro pesantemente quando noto sette carrelli prima di me, tutti esageratamente pieni, e la situazione alle altre casse non è diversa. Sbuffo e aspetto, aspetto e aspetto ancora: è passata quasi un'ora da quando sono entrata qui dentro e finalmente tocca a me, ma quando sto per pagare, il terminale va in blocco e non accetta più pagamenti, così la cassiera chiama un tecnico per ripristinare il tutto, e perdo un'altra mezz'ora.

Per pagare le bollette la situazione persiste: coda, attesa, problemi, e se ne va un'altra ora. Ho sprecato l'intera mattina per assolvere ai miei compiti e non mi sono divertita affatto. Sto rincasando, sono stanca e nervosa, e se penso che devo sistemare la spesa rimpiango la mia giornata scolastica.

Scendo dall'auto, prendo i sacchetti e li porto in casa, ma resto impalata sulla soglia della cucina quando vedo i miei genitori seduti al tavolo che mi osservano con aria divertita.

«Che significa?» 

«Volevamo dimostrarti di persona la nostra idea. Ieri sera ti ho sentita brontolare e abbiamo pensato di farti provare cosa implica l'essere adulti». Papà parla tranquillo, mamma sorride e io sono confusa.

«Era uno scherzo?» 

«Era una prova, Josie, che tu hai superato brillantemente. Hai dato la precedenza al dovere e ti sei resa conto del rovescio della medaglia: essere adulti non comporta solo cose divertenti».

«Questo vuol dire che non dovrò occuparmi più di tutto questo?»

«Almeno finché non sarai grande... ora puoi tornare a fare la diciottenne e andare alla festa». Le parole di papà mi fanno tornare il sorriso, ma non dimentico la lezione di oggi: ho tempo per crescere, ora è giusto che mi attenga al mio ruolo, essere adulti può aspettare.
 

   
 
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