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Autore: guiky80    29/01/2019    5 recensioni
La piccola Sanae Nakazawa alle prese con i primi batticuori.
‘Quindi se uno ti chiama per nome è perché gli piaci?’
Questa domanda ronzava in testa alla piccola Sanae Nakazawa, otto anni, maschiaccio, sempre pronta a far rissa, un leader nato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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25 anni dopo
 
“Dove diavolo è finito?!”
“Genzo, calmati.”
“Sanae è il giorno del suo matrimonio, dove diavolo si è cacciato tuo figlio?”
Lei sospirò: “Ed ecco che magicamente diventa solo figlio mio.”
Una ragazza dai capelli scuri e ben acconciati arrivò alle spalle dei genitori: “L’ho trovato, è al bar con K.J.”
La donna sorrise alla figlia: “Grazie Aja.”
Genzo alzò gli occhi al cielo: “Con quello scapestrato!”
“È il suo testimone papà ed è il figlio di Schneider, insomma… è colpa tua se si conoscono.”
Con ovvietà alzò le spalle e si allontanò lasciando il padre con gli occhi sgranati e la madre a ridere.
“Tua figlia sta diventando troppo sfacciata.”
Sanae lo guardò di traverso prima di ribattere: “Considerato che Allen e Abel stanno flirtando laggiù invece di fare ciò che gli era stato chiesto, immagino siano anche loro figli miei. La domanda sorge spontanea: tu, non hai avuto figli?”
Genzo le regalò un sorriso sghembo.
“Molto divertente, davvero molto divertente!”
La donna scosse la testa mentre lo osservava nel completo scuro di alta sartoria, Genzo era sempre stato bello e portava molto bene sia gli abiti sportivi, sia quelli eleganti e lei ne restava sempre affascinata anche dopo più di trent’anni.
Dopo essersi sistemato la giacca, l’uomo si voltò verso di lei che ancora sghignazzava di quanto appena accaduto, l’abito lungo a sirena blu con maniche in raffinato pizzo seguiva la sua figura in maniera perfetta. Anche i capelli semi raccolti le ricadevano sulle spalle con boccoli perfetti, sorrise ricordando il momento in cui aveva osato tirarne uno poche ore prima, rischiando di perdere una mano.
Incredibile come fosse passato in fretta il tempo. Il loro amore, il matrimonio, la nascita di Axel, seguito da Aja e subito dopo dai gemelli, una vita assolutamente fantastica.
L’attirò a sé la baciò senza badare alle proteste sul trucco, sull’abito sgualcito: ma cosa importava? Lui amava sua moglie e l’avrebbe dimostrato sempre, in ogni momento o circostanza.
 
Un’ora dopo con le lacrime agli occhi Sanae fissò il suo bambino prendere in sposa la fidanzata di sempre, accanto a lei Genzo annuiva soddisfatto, Axel era il primo a sposarsi e lui era felice, automaticamente voltò lo sguardo ad Aja, non sarebbe stato così facile con lei, decisamente no.
Il ricevimento fu molto sontuoso, il rampollo primogenito dei Wakabayashi si sposava con la figlia del diplomatico olandese in Germania, un matrimonio molto blasonato.
Aja si aggirò tra i tavoli con tatuati addosso gli occhi di Karl Schneider junior, da tutti chiamato K.J. e Genzo non poté fare a meno di grugnire insulti al padre di quest’ultimo.
“Tieni tuo figlio lontano da mia figlia!”
“E perché mai? Accasarsi con i Wakabayashi non sarebbe male!”
Il capitano tedesco scoppiò a ridere alla faccia sconvolta dell’amico e decise di rincarare la dose: “Sai, potremmo fare un doppio matrimonio, la mia cara Klara ha puntato i tuoi gemelli.”
“Quale dei due?”
“O non importa a lei piacciono entrambi.”
Genzo scosse la testa.
“Roba da matti! E poi è piccola!”
“Ha diciassette anni e i gemelli ventitré, sarebbe perfetto.”
“Sarebbe un disastro!”
Poco lontano Sanae e la signora Schneider ridevano dei discorsi dei mariti. Anche la signora Wakabayashi conosceva la vita amorosa strampalata del figlio degli Schneider, ma era un bravo ragazzo, un ottimo amico di Axel e se puntava Aja… beh, c’era poco da fare, del resto sua figlia sapeva difendersi molto bene; l’aveva imparato fin da piccola, il cognome che portava era ‘pesante’ attirava gente di ogni genere, e tutti i suoi figli avevano imparato presto come comportarsi, soprattutto Aja.
 
A festa ultimata i giovani sposi se ne andarono sull’auto sportiva di Axel, mente Genzo salutava gli ultimi ospiti; trovò la moglie sulla terrazza intenta a fissare la figlia che poco lontano conversava con un giovanotto di bell’aspetto.
“E quello chi è?”
Prima di rispondere la donna accennò un sorriso: “Non K.J.”
“Lo vedo, ma chi è?”
Sospirando Sanae si voltò a guardarlo, quegli occhi che tanto amava fissavano la figlia e lei gli prese il viso tra le mani affinché fissasse lei.
“Ti rendi conto che Aja ha quasi venticinque anni, si è appena laureata e che alla sua età Axel era già fidanzato? Non puoi tenerla legata a te. È un miracolo che abbia scelto di restare a casa.”
“Un miracolo… non esagerare, dove poteva andare?”
Lei scosse la testa: “Poteva andare all’estero. Abel vive da due anni in Inghilterra, Allen fa la spola tra qui e Barcellona e tu li hai lasciati andare.”
Lui sollevò le spalle.
“Ho dovuto. Allen è il portiere della seconda squadra del Barcellona, e poi c’è Tsubasa a badare a lui, e Abel ha chiesto di studiare là.”
“E Aja è rimasta qui, ma è stato un caso, ti ricordo che Axel è uscito di casa a ventidue anni.”
Arreso Genzo l’abbracciò: “So che hai ragione, so che siamo stati fortunati a vivere sereni e insieme soprattutto, mi hai dato quattro splendidi figli e ti amo come allora.”
Lei sbatté le palpebre con innocenza.
“Ma dai, ora sono figli tuoi?”
Risero insieme fino alle parole di Sanae.
“Io ringrazio te, per avermi travolta al parco quel giorno e per avermi baciata anni dopo al ritiro.”
“Ti dirò: è stata la cosa più saggia che potevo fare! Baciarti, travolgerti al parco è stato un caso. Ti ho mai detto che ti avevo visto poco prima di venirti addosso?”
Lei negò con la testa aggrottando le sopracciglia.
“Stavo correndo come sempre, e ti ho visto; camminavi con la tua famiglia, vestita tutta carina, ma imbronciata. La faccia era quella di Anego, ma la bimba che guardavo non aveva nulla del maschiaccio che litigava sempre con me. In quel momento mi sono reso conto di quanto fossi carina. Poco dopo ti sono venuto addosso.”
Lei lo guardò stupita, non le aveva mai raccontato questo momento della sua vita, della loro vita.
“Forse io non ti ho mai detto di quando, piena di imbarazzo mi chiudevo nel bagno di casa e guardandomi allo specchio-”
“Cosa facevi?! Scostumata!” Genzo la interruppe all’improvviso.
Alzando gli occhi al cielo, Sanae gli tirò un pugno sul braccio.
“Ma che hai capito? Ero piccola! Guardavo lo specchio e sussurravo ‘Sanae Wakabayashi’ poi arrossivo e scappavo via.”
Piacevolmente sorpreso Genzo le passò un braccio intorno alle spalle: “Ah, davvero? Volevi già diventare la Signora Wakabayashi?”
“Te l’ho detto, no? Quando mi hai dato l’anello, ricordi cosa ti dissi? Che era da quando ero caduta al parco che aspettavo quel momento, in realtà lo aspettavo da prima, ma ero troppo piccola, troppo ingenua per capire davvero cosa volesse dire. Poi tu sei partito, la vita è andata avanti così fino al ritiro.”
“Già, fino al ritiro.”
Si sorrisero, ignorando la figlia che nel frattempo si stava allontanando nel parco con K.J..
Sanae lo baciò con lentezza come quella sera lontana sotto al portico, di colpo si ritrovarono a essere quei ragazzi in tuta che si scrutavano da lontano, gli stessi ragazzi con i cuori a mille che non sapevano cosa fare, ritornano indietro nel tempo di colpo e fu assolutamente perfetto.
 
 
 
 
 
Angolino dell’autrice: e la raccolta si chiude qui, con i coniugi innamorati, con i figli che spiccano il volo, con Genzo geloso e Sanae che lo prende in giro.
Mi spiace, sono onesta, scrivere di Genzo e Sanae mi piace sempre, e lo farò sicuramente ancora. Per ora vi saluto, ringrazio tutti quelli che hanno seguito la raccolta, nonostante non sia stata costante la pubblicazione dei capitoli.
Grazie, come sempre, alla mia Beta reader Sanae77.
Un bacio e alla prossima.
Guiky80
   
 
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