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Autore: Sophie Ondine    30/01/2019    5 recensioni
Dal testo:
-Un giorno, non ti è dato sapere come, non ti è dato sapere quando, tu e il tuo amore vi incontrerete nuovamente. Non avrete ricordi della vostra vita precedente, ma verrete attratti l’una all’altro senza neanche accorgervene, non potrete fare niente per impedirlo. Quello che è accaduto in questa vita, si ripeterà nuovamente e ancora e ancora, fino a quando il vostro amore non troverà realizzazione. È questo il destino delle anime gemelle.-
***
Cosa succederebbe se due anime, separate nella vita precedente, si reincarnassero? Che cosa attira una semplice ragazzina con la passione per il teatro verso un gelido demone? Nonostante la Vita si diverta a metterli sempre l'uno contro l'altra, cosa farà il Destino?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2- Midoriko

 

La sveglia trillò prepotente, riempiendo la stanza silenziosa.

La ragazzina che dormiva nel fouton emise un lamento mentre si girava in direzione di quella macchina infernale per poterla spegnere e far cessare quel rumore che le martellava le orecchie. Allungò la mano e la sbattè forte sul piccolo oggetto tondo.

Rin aprì a malincuore gli occhi.

Un’altra giornata, un altro giorno di scuola. Ad un tratto si ricordò che quello era un giorno speciale: era il suo complenno.

Quell’anno Rin avrebbe compiuto undici anni. 20 marzo, primo giorno di primavera. La mamma le diceva sempre che aveva deciso di venire al mondo nel giorno più bello di tutto l’anno. Era il giorno in cui la natura si risvegliava dal letargo invernale e si apriva alla bella stagione piena di sogni e speranze. In Giappone, di lì a breve, sarebbe incominciata la fioritura dei ciliegi, tutta la nazione avrebbe indossato un velo color rosa, come una sposa molto allegra. Sarebbero incominciate le giornate tiepide di sole, la luce avrebbe gentilmente spinto lontano il buio.

Quando era piccola, la mamma soleva prepararle una torta al limone, ripiena di glassa. Ancora prima che la figlia si svegliasse, lei e nonna Kaede, salivano le scale in punta di piedi, con altrettanta cura aprivano la porta scorrevole per poi intonare la canzone di buon compleanno. Rin ricordava la faccia sorridente della mamma, sembrava quasi più emozionata di lei, come se quello fosse il giorno del suo compleanno.

Rin si sentiva già molto grande, gradualmente stava abbandonando i giardini dell’infanzia e si addentrava nell’adolescenza. In realtà la nonna non perdeva occasione per ricordarle che le mancavano ancora due anni per essere considerata una vera teenager, ma lei non ci badava, preferiva far finta di non sentire.
Scostò la coperta del fouton e si alzò per poter raggiungere la nonna giù in cucina.

Scese piano le scale.

Quando si affacciò con la testa sulla porta della cucina, vide sua nonna intenta a trafficare con una spatola sul piano cottura della cucina. Non sembrava padrona delle sue azioni, anzi sembrava che la situazione le stesse sfuggendo di mano.

-Che stai facendo, nonna?- domandò la bambina senza nemmeno annunciare la sua presenza.

Infatti la donna ebbe un sussulto di spavento, aveva completamente perso la cognizione del tempo a causa della sorpresa che sperava di farle trovare.
Rin entrò completamente nella stanza e si avvicinò alla nonna, notando che teneva in mano una spatola per dolci sporca di una crema chiara, una torta tagliata in due, pronta per essere farcita. Saltava subito all’occhio però che la torta era stata tagliata male e al centro fosse ancora leggermente cruda: non una base perfetta da cui partire.

Kaede sospirò afflitta e dispiaciuta:- Tesoro mio, volevo prepararti una torta di compleanno come quelle che ti preparava tua mamma. Purtroppo non sono brava come lei nella ricette di pasticceria occidentale- ammise.

Aveva i capelli leggermente sporchi di panna, probabilmente era schizzata via quando aveva provato a montarle con le fruste elettriche.

Rin sorrise, allora non si era dimenticata. Ammise a sé stessa quanto fosse rimasta delusa dal fatto che non aveva sentito nessuno fare ingresso in camera sua e intonarle la canzone “tanti auguri a te”. Temeva che sua nonna si fosse dimenticata, o peggio, che non avesse avuto voglia di pensare a lei. Nel suo cuore si fece spazio la tenerezza: era rincuorante vedere la nonna pensare a lei costantemente, intenta a non far cadere una tradizione che andava avanti da sempre.

Si alzò sulle punte e depositò un tenero bacio sulla guancia raggrinzita dalle rughe della nonna.

-Grazie, nonnina. Perché però non la compriamo in pasticceria? Così sarà più facile- suggerì lei.

Kaede annuì prontamente. Quella era la soluzione più sensata, veloce e, soprattutto, gustosa.

-E sia bambina mia. Ora siediti e fai colazione. All’ingresso ti ho lasciato già pronto il tuo bento. Ho preparato doppia porzione perché oggi avrai il club di recitazione, vero?-

-Esatto- rispose la piccola prendendo posto e impugnando le bacchette per potersi servire- oggi sarà una giornata particolare. Il nostro insegnante ci ha detto che verrà a farci visita una persona importante-

Qualche settimana prima, durante uno dei tanti esercizi di respirazione che gli allievi erano costretti a svolgere prima di salire sul palco per qualche improvvisazione, il maestro aveva annunciato al suo gruppo di piccoli attori che avrebbero a breve ospitato una persona importante durante la lezione. Tutti i bambini avevano iniziato a domandarsi ad alta voce chi mai potesse essere il misterioso personaggio che veniva a fare loro visita, loro, il gruppo di una scuola elementare. Qualche bambino subito aveva iniziato a chiedere degli indizi all’insegnante, qualcun altro urlò un nome di un qualche personaggio famoso della televisione, levando un coro cacofonico di voci infantili. Il maestro del club si era maledetto immediatamente per aver dato l’annuncio, con l’unico risultato di aver scatenato quell’inferno sonoro. Mise a frutto gli anni di accademia teatrale e gli addominali possenti, che spinsero sul diaframma, liberando una voce forte, che fece cessare il chiacchiericcio dei piccoli allievi.

Rin e Kanna avevano passato i giorni successivi ad interrogarsi sull’identità dell’ospite speciale.

La piccola trangugiò la sua colazione molto velocemente, poi pulì tutti i piatti e le bacchette e si precipitò verso la sua nuova giornata.

Mentre aspettava l’autobus che l’avrebbe portata a scuola, Rin si sedette sul sedile della pensilina. Nonostante avesse una verifica di matematica quel giorno, non riusciva a smettere di pensare ancora ad una volta a quel sogno strano, che ormai occupava i suoi sogni da un anno a quella parte, almeno da quanto ricordava lei.

Vedeva nel sogno sempre degli esseri strani: un piccolo demone che le ricordava un kappa dalle fattezze, un drago a due teste ed un uomo alto, molto alto, dai lunghi capelli argentei. Lei in quei sogni indossava un kimono a scacchi arancione e giallo. Era piccola, più piccola di quanto fosse lei adesso. Ricordava vagamente quel sogno, ad eccezion fatta per l’uomo dai capelli argentei. Si muoveva lentamente, con un’eleganza innaturale per qualsiasi essere umano, indossava sempre un abito bianco ed un’armatura, sul lato destro del suo corpo ricadeva una lunga pelliccia bianca. Rin non riusciva a ricordare molto del suo viso, ma nel sogno sentiva dentro il suo petto crescere un sentimento di ammirazione immenso, vedeva la sua manina allungarsi verso quella figura regale, sempre qualche passo più avanti rispetto a lei.

Negli ultimi tempi aveva fatto quel sogno molto spesso, ma al risveglio ricordava ben poco, i contorni delle figure erano del tutto sfumati e indefiniti.

Mentre rimurginava sul significato di quelle figure, che cosa volessero mai poter dire per lei, arrivò il suo autobus.

Forse era il caso di concentrarsi sulla verifica che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco.

 

***

Tutta la classe era in fermento, i ragazzi non riuscivano a fare a meno di guardare la filiforme figura della donna dai lunghi capelli corvini che se ne stava seduta lì ad osservarli. Sebbene si fosse seduta in un angolo della sala prove, riusciva a catalizzare su di sé tutta l’attenzione.

Rin e Kanna avevano cercato di capire chi fosse quella donna così misteriosa e bella.

-Lei è la signora Midoriko no Tama, mio papà è un suo grande fan. Mi ha detto che da giovane era una donna bellissima ed un’attrice famosissima- aveva detto una loro compagna di corso.

Il maestro aveva presentato ai suoi allievi Midoriko cercando di essere il più distaccato possibile, senza suscitare nei ragazzi alcun tipo di meraviglia o di curiosità, ma i suoi sforzi erano stati del tutto vani, come spesso accadeva a chi doveva badare a ben quindici ragazzini.

-Bene, è ora di cominciare! Come vi ho già detto, la nostra lezione si svolgerà normalmente- aveva urlato alla classe l’uomo, battendo le mani per richiamare l’attenzione.

I ragazzi, seppur con qualche difficoltà, cercano di fare quanto richiesto. Aprirono  il loro copione e iniziarono le prove.
Quell’anno era stato stabilito che l’opera da mettere in scena sarebbe stata “Il mago di Oz”, il primo spettacolo teatrale della sua vita.
A Rin era toccata la parte di Dorothy, la protagonista. Era molto emozionata perché era la prima volta che le veniva data una parte così importante. Solo che ora l’eccitazione era stata soppiantata dal timore, dovuto soprattutto alla donna che, come una sfinge, osservava tutto quello che accadeva nella sala.
La piccola si sentiva più che emozionata, il cuore le martellava nel petto e sentiva le budella attorcigliarsi. Forse solo prima di uno spettacolo si era sentita così sotto pressione.

-Rin, tocca a te!- urlò il maestro.

Molto lentamente, la bambina di alzò e si diresse al centro della sala, lasciata vuota per ospitare il loro palco immaginario.
Aprì il copione, respirò profondamente e iniziò. Ma qualcosa andò storto, perché le prime battute le disse balbettando.
Decise di fermarsi per qualche secondo, fece un respiro profondo.

“Rin, ce la puoi fare. Non pensare a niente, se non a Dorothy” disse a sé stessa.

Poi, come per magia, cominciò a recitare la sua parte come sempre.

 

***

-Rin, Kanna! Potete venire qui un momento?- disse la voce robusta del loro maesro a prove concluse.

Le due bambine si guardarono con sguardo interrogativo. Chissà cosa voleva da loro. Si avvicinarono timorese. In piedi davanti a loro  si ergevano le figure del maestro e della misteriosa donna che le aveva osservate quel pomeriggio.
Nessuna delle due osò prendere la parola per prima e rimasero educatamente in silenzio. Rin osservò Midoriko con timore reverenziale: era dannatamente bella e austera, emanava una luce di dignità abbagliante.
Osservò i suoi lunghi capelli corvini, lisci e lucenti, le labbra accuratamente truccate, segnate leggermente da qualche piccola ruga. Gli occhi però erano il dettaglio che aveva colpito maggiormente la piccola Rin: scuri, profondi, velati da un sentimento di stanchezza, come se avesse lottato da tutta la vita ed ora fosse abbastanza.

-Vi presento la signora Midoriko no Tama, è un’attrice molto famosa- disse subito il loro maestro, mettendo fine a quel silenzio logorante per le due bambine.

-Suvvia, Ryota- esclamò subito con voce leggiadra la donna- Sono così giovani! Al massimo i loro genitori possono ricordarsi di me, se non addirittura i loro genitori-

Entrambi risero. Rin e Kanna non accennarono nemmeno un mezzo sorriso, tanto si sentivano in soggezione.

-Come dicevo, Midoriko ormai si è ritirata dalle scene ed è diventata la direttrice di una scuola di giovani talenti. È venuta a farci visita qui oggi perché è in cerca di giovani attori talentuosi-

Le due amiche si guardarono sorprese.

-Quello che sta cercando di dirvi il vostro maestro è che la vostra recitazione mi ha molto colpita, siete così giovani eppure penso che in voi ci sia del potenziale. Sarei molto contenta di essere la vostra prossima insegnante l’anno prossimo-

-Di… dice sul serio?- chiese subito Rin, quasi come se facesse fatica a credere a quelle parole.

Sperava in cuor suo che non si trattasse di un sogno o, peggio ancora, di uno scherzo di cattivo gusto.

Midoriko la guardò fissa negli occhi, sorrise dolcemente e disse:-Certo. Se non avete alcuna fretta di tornare a casa vi spiegherò meglio di cosa si tratta-

 

***

Rin camminava per le strade di Tokyo, diretta verso casa, con aria sognante ed un’espressione estasiata sul viso. Il giorno del suo compleanno non sarebbe potuto andare meglio: era stata notata da un’importante attrice e le aveva proposto di studiare recitazione nella sua scuola il prossimo anno.
Mentre velocemente si affrettava a tornare a casa per gustare il dolce che la nonna le aveva comprato per il suo compleanno, pensò tra sé e sé che forse era stata la mamma a mandarle quell’inaspettato regalo. Sì, doveva essere proprio così. La mamma aveva deciso di incoraggiare il talento della figlia e non essendo più fisicamente presente in questo modo le aveva mandato un’altra persona.

Rin stringeva la cartella di scuola e sorrideva al pensiero di sua madre. Le mancava terribilmente, non c’era dubbio. Le mancavano le carezze, le mancava la mamma che con pazienza le pettinava i lunghi capelli corvini, le mancava la mamma che batteva furiosamente le mani quando lei improvvisava uno spettacolo teatrale a casa.
Una stretta al cuore le fece sparire il sorriso dal viso. Poi però ricordò le parole che le aveva detto la madre quando si trovava in ospedale: “Se mai ti mancherò Rin, non sentirti triste. Ricordati che la tua mamma sarà sempre vicina a te, anche se tu non puoi vederla. Promettimi che sarai sempre la mia bambina dolce e felice, ma soprattutto promettimi che quando diventerai grande farai quello che ti farà più felice nella vita”. E lei aveva detto di sì, tutto pur di far felice la sua mamma.

Sì, non devo farmi prendere dalla tristezza, pensò subito la bambina assumendo un’espressione volitiva sul viso. Le bastò molto poco per ritrovare la felicità perché subito si ricordò della notizia da dare alla nonna.
Si sentì invadere nuovamente il corpo da una scarica elettrica, ogni parte del suo corpo ne era invasa. Tanto era alta l’eccitazione che non si accorse che il semaforo pedonale era ancora rosso ed attraversò la strada totalmente immersa nei suoi pensieri.

Non vide nemmeno la macchina scura che sfrecciava dritta verso di lei.

Tutto accadde in un secondo: qualcuno e urlò qualcosa da lontano, destandola dal suo sogno ad occhi aperti, un punto nero che diventava sempre più grande pronto ad investirla, un altro urlo, poi il buio.

 

***

Rin aprì lentamente gli occhi, non realizzando dove si trovasse in un primo tempo. Vide sotto di lei il duro asfalto. Si guardò intorno del tutto spaesata. Il mondo le sembrava così ovattato, le voci delle persone in strade le sembravano così lontane. La cartella era stata catapultata a qualche metro di distanza da lei. Si guardò le mani: erano sporche e macchiate di sangue.

Come un lampo che illumina il cielo notturno, si ricordò cosa fosse successo: una macchina stava quasi per investirla, lei istintivamente si era lanciata lontano per evitare l’impatto. Probabilmente aveva strusciato le gambe contro l’asfalto, perché vide che le ginocchia erano sbucciate e la gonna della sua uniforme si era strappata.

Provò ad alzarsi, ma una voce la costrinse a fermarsi. Dal tono non preannunciava nulla di amichevole.

-Maledetta mocciosa, potevi farmi passare un guaio- gracchiava nella sua direzione un ometto piccolo e dalla pelle di un colorito quasi verdastro.

Rin non ebbe il tempo di dire nulla, nemmeno per scusarsi: sembrava una furia contro di lei.

-Sei proprio una mocciosa stupida, ma dove avete la testa voi ragazzi? I tuoi genitori non ti hanno insegnato che non si attraversa la strada se il semaforo è rosso- continuava l’uomo avanzando verso di lei.

Sembrava quasi che una furia demoniaca si fosse impossessata di lui: le guance erano completamente rosse dalla rabbia.

-Jaken!- tuonò una voce dall’abitacolo della macchina.

Per fortuna, pensò Rin, non avrebbe mai sopportato un’altra ondata di insulti.

Mentre la bambina cercava di rialzarsi, vide scendere dalla macchina un giovane uomo dai lunghi capelli argentati. Era molto giovane ma indossava già un elegante abito da uomo d’affari.

Rin lo guardava completamente spaesata. Quei capelli argentati le ricordavano tanto qualcosa, ma al momento non ricordava cosa.

Lo vide avanzare lentamente verso di lei. Anche lui, come la signora Midoriko, emanava un’aura di dignità, ma la sua era regale e quasi glaciale. Rin se ne sentì sopraffatta, tanto avvertiva quella bolla magica in cui era sospeso il giovane uomo. Anche il piccolo uomo, che poco prima inveiva prepotentemente contro Rin, cambiò espressione e si sciolse in un profondo inchino e la sua voce arrabbiata fece spazio ad un tono più sottomesso.

-Dica, Sesshomaru-sama-

Il giovane però non degnò il suo sottoposto nemmeno di uno sguardo, lo superò senza troppe cerimonie e si diresse verso la bambina.

Rin lo vide abbassarsi verso di lei e tenderle la mano artigliata per poterla farla rialzare. Accettò la mano con timore, ma decide di fidarsi.

Capì che era uno youkai dalla facilità con cui era riuscito a sollevarla da terra, con una sola mano.

Nonostante ora si trovasse in piedi, Rin si sentiva lo stesso piccolissima in confronto a lui. Alzò lo sguardo e incontrò due iridi ambrate. Non erano di certo calorose nei suoi confronti, ma nemmeno ostili.

-Stai bene?- domandò asciutto il demone.

-Io… sì, credo… credo di sì- farfugliò la piccola cercando di nascondere la gonna strappata alla vista di quel ragazzo così bello che, ai suoi occhi, pareva un principe.

Sesshomaru fu però più veloce di lei e notò subito il dettaglio che Rin aveva cercato di nascondere in maniera goffa.

-Vorrei poter risarcire la tua divisa scolastica come modo per scusarmi dei modi rudi del mio autista- disse di nuovo lui.

Rin capì che l’uomo verdastro non avrebbe mai osato contraddire il suo datore di lavoro ed infatti rimase in silenzio, anche se l’espressione sul suo visò mutò nuovamente, diventando da reverenziale ad indignata.

-oh… la ringrazio ma non è necessario- si affrettò a dire Rin, inchinandosi profondamente per chiedere scusa e arrossendo vistosamente.

Si girò per allontanarsi e recuperare la sua cartella.

-Chiedo scusa per la mia sbadataggine… e grazie per la sua gentilezza- urlò mentre si allontanava correndo per le strade cittadine.

Nonostante Rin fosse sparita alla vista, Sesshomaru rimase ancora per qualche secondo in piedi guardando nella sua direzione. Che ragazzina buffa. Si ricordava di lei, la sua memoria demoniaca non falliva mai. L’aveva vista due anni prima a teatro e anche quella volta si era trovata ad occupare il suo spazio. Ma lei non aveva accennato nemmeno un secondo ad un possibile ricordo che le rammentasse il loro incontro avvenuto qualche anno prima. Dopotutto era solo una misera nigen.

-Jaken- tuonò poi in direzione del suo autista, che subito scattò preoccupato.

-Dica, Sesshomaru-sama-

-Tu sai cosa fare- si limitò a dire, mentre lentamente risaliva sulla vettura.

 

***

-Ma sei davvero sicura di quello che dici, Midoriko?- domandò Ryota.

-Assolutamente sì- rispose la donna mentre sorseggiava una tazza di tè bollente.

-Ma sono così giovani, sono ancora del tutto immature-

-Certo che lo sono, ma penso di avere abbastanza esperienza per poter riconoscere due attrici talentuose da lontano- continuò lei con un tono leggermente più duro, risentendosi del fatto che il suo giudizio fosse stato messo in discussione.

-Beh, se lo dici tu, mi fido allora- continuò Ryota, consapevole del fatto di aver offeso la sua amica.

-Ma una emergerà più dell’altra. È molto probabile che con il tempo possano diventare rivali, nel caso entrambe decidessero di intraprendere la carriera di attrice- sentenziò alla fine la donna per poi riprendere a gustare il suo tè.



Salve a tutti voi, cari lettori! Finalmente sono riuscita a pubblicare un capitolo nuovo. Mi dispiace di non poter essere più veloce, ma la storia non è ancora ben definita e nella mia testa penso sempre ai mille cambiamenti che potrei fare. Come scritto nel primo capitolo, questa fanfiction prende spunto da un manga che io personalmente adoro, "Garasu no Kamen", infatti i nostri due beneamini mi ricordano molto i protagonisti del manga. Ovviamente ci saranno alcuni punti di contatto con il manga, ma non vi preoccupate perchè sto lavorando duramente per creare qualcosa del tutto personale.


Ringrazio Gaudia, Saydna e Maria76 per aver commentato il capitolo precedente, spero che anche questo vi sia piaciuto.

Al prossimo capitolo!!!

  
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