Fumetti/Cartoni europei > I Dalton
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Autore: jarmione    30/01/2019    2 recensioni
Immaginatevi se le dodici fatiche di Asterix le compissero i Dalton.
Cosa accadrebbe? Ci riuscirebbero?
Ed Evelyn? sarà di aiuto ai fratelli in queste dodici fatiche, o Joe la considererà la solita palla al piede? (da cui, si sa, non riesce a staccarsi alla fine)
ATTENZIONE: OOC - AU - CROSSOVER - WHAT IF?
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Dalton ed Evelyn'
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Per i cinque Dalton, seguendo Caius Pupus, non fu difficile intuire dove si sarebbe svolta la prova successiva.
Il sentiero che stavano percorrendo portava dritto verso la montagna, la cui cima era coperta da una spessa coltre di nuvole al di sotto della quale si intravedeva la neve.
Per un attimo sperarono di essersi sbagliati e che avrebbero proseguito dritto verso un’altra meta, ma per loro sfortuna, la loro speranza fu disillusa, infatti Caius Pupus indicò proprio la montagna in questione “La prossima prova si svolgerà lì”
Tutti sbuffarono, compreso Averell che non amava la montagna.
Joe decise di portarsi avanti e chiese “In che cosa consiste questa prova?”
“Dovrete rispondere all’enigma del saggio della montagna” rispose Caius Pupus.
Joe alzò un sopracciglio “E che enigma sarebbe?”
“Non ne ho idea” Caius Pupus alzò le spalle “dicono che l’enigma è molto difficile e chi non lo supera viene gettato negli inferi”
“Cioè, sta dicendo, che verremo scaraventati quaggiù?” domandò Jack, iniziando a tremare.
“No, Jack, inferi!” ripeté William “secondo l’antica mitologia romana gli inferi sono…”
“Sì, sì, ok, abbiamo capito!” lo zittì Joe “Ci farai lezione più tardi” poi si rivolse a Caius Pupus, che si era fermato esattamente alla base della montagna “Chi dovrà affrontare questo enigma?”
“Dovrà affrontarlo almeno uno di voi” rispose l’uomo “chi sbaglia non avrà modo di ripetere e l’enigma cambia ogni volta”
“Questo non è incoraggiante.” commentò Evelyn, osservando bene la montagna “Come raggiungiamo la cima?”
“Salite quelle scale” Caius Pupus indicò una scalinata scolpita nella roccia, che portava fino a circa metà monte e poi si fermava “una volta lì dovrete scalare quello che vi manca. Io credo sia da folli tentare di raggiungere la cima, ma non ho creato io le prove.” concluse con un sospiro sconsolato “Troverete il modo di scendere una volta concluso la prova. Vi aspetterò dalla parte opposta…invano” e si avviò.
I fratelli si guardarono.
“Sbaglio o non era per nulla rassicurante?” domandò Jack, sperando di non aver sentito davvero l’ultima parola di Caius Pupus.
“Io sto rimpiangendo il penitenziario.” aggiunse William osservando verso la cima della montagna “È bella alta, ancora più grande di quella in cui era situato l’antro della bestia”
“Joe, Joe!” Averell richiamò l’attenzione del maggiore “posso scalarla io la montagna?” domandò “Mamma diceva sempre che ero bravo ad arrampicarmi e prendere quello che gli serviva sulle mensole”
Jack, William ed Evelyn si chiesero mentalmente se Averell era consapevole di ciò che sarebbe accaduto nel caso avesse scalato la montagna.
Sospirarono; probabilmente non aveva ancora realizzato che le prove erano pericolose e che, oltretutto, tutti loro avevano bisogno dello sconto di pena.
Joe, dal canto suo, sembrava d’accordo con Averell e disse “Vuoi davvero salire lassù?”
“Sì, sì!” esclamò lo spilungone “Prima io! Scegli me!” aggiunse mentre gli altri tre si batterono una mano sulla fronte.
Era davvero stupido.
Joe, invece, rifletté “Perché no?” disse “così se sbagli avremo zavorra in meno da portarci appresso.” Borbottò più rivolto a se stesso che al fratello, venendo comunque sentito dagli altri tre “Molto bene, Averell, scalerai questa montagna” ed Averell saltò esultando.
“Cosa!?” chiesero in coro gli altri fratelli.
“Sei sicuro, Joe?” domandò Jack “non sembra che Averell abbia capito cosa lo aspetta”
“Appunto per questo vado con lui.” rispose Joe “Se lui sbaglia posso sempre tentarci io”
“Ma se sbaglia verrà spedito negli inferi, Joe” spiegò William “e stessa cosa accadrebbe a te se dovessi sbagliare”
“Pff, bubbole, io sono più intelligente di quello lì” indicò Averell che si stava scaldando con un po’ di stretching, pronto per la scalata.
“Joe, non ti rendi conto di quello che fai?” gli domandò Evelyn, ricevendo un occhiataccia dal maggiore.
“Tu è meglio taci, pulce” rispose voltandosi e avvicinandosi alla scala “Averell! Muoviti!” e il più alto lo seguì, salutando nel frattempo quelli che rimanevano.
Evelyn chiuse gli occhi e si morse la lingua per evitare di urlare a Joe tutto quello che pensava, nonché l’augurio di vederlo cadere negli inferi (cosa di cui si pentì quasi istantaneamente) “Che cosa facciamo?” domandò agli altri due “Restiamo qui?”
“Raggiungiamo Caius Pupus” rispose William “altro non possiamo fare”
Jack ed Evelyn annuirono ed insieme si diressero verso il lato opposto della montagna.
 
***************
 
Raggiungere la cima della lunga scalinata fu un giochetto per Averell, che saltellava allegro senza sentire la fatica.
Joe avrebbe dato un braccio per scoprire cosa lo rendesse così baldanzoso.
Lui era stanco e si trascinava con rantoli disumani sugli ultimi gradini.
Dio volendo la scalinata si concluse ed una roccia ripida e scivolosa apparve davanti a loro.
Adesso avrebbero dovuto scalare quella roccia senza nessun tipo di aiuto.
Per Joe sarebbe stato uno scherzo in quanto non era tanto diverso che scalare il muro del penitenziario per evadere, ma era talmente stanco da non riuscire a ragionare e nemmeno a trovare un appiglio da cui partire, senza contare che non avevano neanche una corda.
Inoltre, faceva un freddo così glaciale che, sicuro come l’oro, neanche infuriandosi sarebbe riuscito a scaldarsi.
“A-Averell…” balbettò richiamando l’attenzione del fratello “c-come f-fai a non a-avere f-freddo?” dalla sua bocca uscivano nubi di vapore che si congelavano al contatto con l’aria gelida e trasformandosi immediatamente in palle di ghiaccio che precipitavano con un fischio.
“Sono a stomaco pieno, Joe” rispose semplicemente Averell con tono allegro e spensierato “quando ho lo stomaco pieno mi sento sempre più caldo”
Joe sgranò gli occhi, per quanto possibile dato che si erano congelati pure loro assieme a naso, baffi e capelli.
“Era m-meglio s-se n-non chi-chiedevo” borbottò cercando di guardare verso l’alto.
Notò delle piccole sporgenze, adatte per arrampicarsi, che portavano accanto ad una base di legno, abbastanza resistente da reggere sia lui che Averell, posta a circa dieci metri di altezza.
Joe si fece coraggio e cercò di reprimere il freddo “Averell! Prima tu” e fece salire Averell.
In men che non si dica raggiunsero la prima base di legno, ma da lì in poi partiva una nebbia fittissima, dovuta alla coltre di nubi che circondavano la montagna, in più, come se non bastasse, cominciavano a scendere i primissimi fiocchi di neve che diventavano sempre più grossi man in mano che ci si avvicinava alla cima.
Joe si rese conto che quell’impresa sarebbe stata impossibile persino per lui ed iniziò ad avere un senso di pentimento per quanto accaduto nella piazza della città.
Se non avessero ucciso Lucky Luke allora, avrebbe potuto mandarlo per primo e poi avrebbe causato un “incidente” facendolo cadere giù, così otteneva, comunque, ciò che voleva: la morte del cowboy da strapazzo.
Quanto gente moriva scalando le montagne? Chi avrebbe mai dato la colpa a lui o a Jack?
Sbuffò, ormai la frittata era fatta e non poteva tirarsi indietro; se ce la faceva Averell poteva farcela anche lui.
Sarebbe stata una lunga scalata.
 
****************
 
Caius Pupus se ne stava seduto accanto ad un’altra scalinata, probabilmente quella da cui Joe ed Averell sarebbero scesi una volta conclusa la prova.
Sulla parete di roccia vicina vi era un cartello di pietra su cui si muoveva magicamente un sassolino rosso.
Jack ed Evelyn era seduti in disparte mentre William stava vicino a Caius Pupus e giocavano a scacchi (dove Caius Pupus avesse preso la scacchiera rimaneva un mistero)
“Posso porti una domanda?” chiese William e Caius Pupus annuì “Quel sassolino rosso…” indicò il cartello in pietra “…che cosa significa? Perché si muove?”
“Serve per indicare a che punto è chi effettua la prova” spiegò Caius Pupus “i vostri fratelli hanno da poco superato la metà, se dovesse accadergli qualcosa lo scopriremo subito perché il sassolino scenderebbe di colpo in basso” William rabbrividì e tornò a concentrarsi sulla mossa successiva della partita, ma Caius Pupus richiamò di nuovo la sua attenzione “ho ricevuto un ordine, poco prima della vostra uscita dalla casa che rende folli” disse facendo incuriosire William “e posso parlarne solo con te, William Dalton” precisò iniziando a spiegare.
Nel frattempo, Jack ed Evelyn si guardavano attorno con modi impacciati.
Lui si vergognava ad incrociare gli occhi di lei e si era pentito di essere arrivato ad un gesto così estremo solo per gelosia.
Per quanto fosse infuriato e odiasse Lucky Luke, una morte così era davvero troppo.
Ancora si chiedeva come potesse la sua ragazza stargli vicino, come facesse ancora a sostenerlo dopo quello che aveva fatto.
Evelyn, dal canto suo, conosceva bene il carattere di Jack e sapeva quanto lui, William ed anche Averell fossero influenzabili.
Jack aveva premuto il grilletto, ma lei non riusciva ad essere arrabbiata con lui; sapeva molto bene che era Joe la causa di tutto e, pur di non rovinarsi le mani, aveva fatto fare il lavoro sporco ad un altro.
Joe era meschino e subdolo e in città aveva dato mostra di questo suo aspetto.
Evelyn lo aveva sempre ammirato e rispettato: lui era sempre stato il suo fratellone, il suo idolo.
Lui le aveva dato tutto, non lo avrebbe mai negato, ma mai si sarebbe immaginata che potesse arrivare a tanto.
Prima l’aveva minacciata e poi obbligata a guardare Jack che sparava al cowboy.
Per un secondo, ma solo per un secondo, desiderò che il sassolino rosso, indicante la posizione di Joe ed Averell, cadesse giù e venisse dichiarata nulla la prova.
Immediatamente si pentì di questo brutto pensiero; anche perché c’era Averell di mezzo.
E pure Jack e William non centravano nulla; meritavano più di tanti altri lo sconto di pena.
–Però…– pensò –Anche Joe se lo merita, è mio fratello e non voglio che rimanga al penitenziario a vita–
Alla fine non riusciva ad essere cattiva con lui e neanche a volergli meno bene.
Sospirò e si alzò.
“Dove vai?” domandò Jack, alzandosi a sua volta.
“A schiarirmi le idee” mormorò e, vedendo Jack assumere uno sguardo colpevole, gli diede un bacio per tranquillizzarlo e poi si allontanò.
Aveva parecchio a cui pensare e poi…le mancava terribilmente Luke.
 
****************
 
“Ehi, Joe!” disse Averell, mentre si arrampicava sulla fredda roccia “senti che aria pulita che c’è qui!”
“Chiudi il becco e muoviti, imbecille!” ribattè il maggiore che, sotto lo sforzo fisico, aveva smesso di sentire freddo “Piuttosto, quanto manca!?”
Averell guardò verso l’alto, ma non si vedeva nulla tranne che un cumulo di neve.
“Non si vede nulla, Joe!” piagnucolò Averell “e sto anche iniziando a sentire fame e freddo!”
Joe sbuffò e riprese ad arrampicarsi, usando il fratello come appiglio “Devo sempre fare tutto io, razza di idiota patentato!” raggiunse il cumulo di neve, su cui risultò difficile trovare un appiglio.
Una volta trovatone uno si tirò su e finì in pieno dentro la neve, che era più alta di lui.
Averell lo raggiunse poco dopo e rimase stupito dell’improvvisa sparizione di Joe.
“Joe?” si guardò attorno “dove sei, Joe? JOOOOOOOE” lo chiamò e notò una mano spuntare dalla neve.
Incuriosito si chinò e l’afferrò scoprendo Joe in versione cubo ghiacciato.
“Aaah ma sei qui, Joe!” esclamò felice Averell “stavi giocando a nascondino! Tana per Joe!”
Joe, anche se ghiacciato, cambiò colore e, fumando, fece sciogliere il ghiaccio che lo ricopriva “Mettimi subito giù, IMBECILLE!”
Ed Averell eseguì. Joe non mancò di brontolare e lanciare improperi.
Poi si guardò attorno e non vide nulla, nemmeno altra roccia su cui arrampicarsi.
Dedusse che erano arrivati in cima e questo lo fece sospirare di sollievo; non avrebbe retto un’altra arrampicata.
Ma del saggio, o chi per esso, non vi era nemmeno l’ombra.
“Non si vede un accidenti!” esclamò “come facciamo a trovare questo tizio?”
“Forse è laggiù, Joe” Averell indicò un punto distante, che Joe non poteva vedere in quanto troppo basso e a rischio affondamento nella neve.
Facendosi aiutare da Averell, si avvicinarono al punto indicato e intravidero una sagoma.
“Venite avanti!” tuonò una voce “Sbrigatevi!”
Una volta vicini trovarono un uomo anziano seduto su un trono di pietra fredda e liscia.
Come vestito aveva solo una larga tunica blu leggera, coperta da una lunga barba bianca.
“E sarebbe questo qui il saggio?” domandò Joe ad Averell, anche se sapeva che non avrebbe ottenuto grandi risposte.
“Ehilà, signore!” Averell attirò l’attenzione dell’anziano “sei tu il saggio della montagna?”
“Si! Sono io” rispose “siete qui per l’enigma?”
“Si” rispose Joe “e diamoci una mossa, che qui fa freddo”
“Un momento!” tuonò l’anziano “ricordatevi che se sbaglierete verrete gettati negli inferi e che…”
“Senti, vecchio, lo sappiamo!” sbottò Joe, zittendolo “datti una mossa e proponi a questo imbecille l’enigma” spinse Averell in avanti “non ho tempo da perdere!”
L’anziano sospirò “E va bene, poveri illusi” rispose “seguitemi” si alzò e si portò istintivamente le mani alla schiena dolorante.
“Posso suggerirle una vacanza al mare?” azzardò Averell “le farà bene”
Ma l’uomo non rispose e portò Averell accanto ad un tavolo, anch’esso di pietra fredda e liscia, su cui erano poste due pile indumenti piegati.
“Ora verrai bendato” spiegò l’anziano “e tu dovrai indovinare quale di queste due pile è stata lavata usando il nostro detersivo OLIMPO, il detersivo degli Dei” prese una benda e coprì gli occhi di Averell.
Joe sgranò gli occhi “U-un detersivo?” domandò “abbiamo fatto tutta questa fatica per sentirci proporre un enigma su un detersivo!?” Iniziò di nuovo a fumare “Vuoi prenderci in giro, vecchio!?”
“Questo è l’enigma” rispose l’anziano “a molti è stato proposto e nessuno ha mai saputo rispondere”
Joe stava per avere una crisi di nervi, ma cercò di ricomporsi; voleva lo sconto di pena e pregò che Averell non sbagliasse.
“Allora?” domandò “ti dai una mossa, cretino!”
Averell arricciò le labbra ed iniziò a tastare entrambe le pile.
Le sfiorava come se fossero delle belle donne e le annusò come se fossero cibarie.
Joe non aveva mai visto il fratello tanto concentrato.
“Ci sono!” esclamò all’improvviso “è questa qui!” indicando la pila alla sua sinistra “ha un profumo molto intenso ed è morbida come le lenzuola della mamma!” si tolse la benda e l’anziano, dimenticandosi dei dolori, si avvicinò velocemente ad Averell con in mano un fusto del detersivo OLIMPO.
“Esatto, caro ragazzo!” disse con un largo sorriso “OLIMPO, il detersivo degli dei che rende la biancheria pulita e profumata e fa diventare le mani morbide!”
E con un gesto repentino, cliccò un tasto vicino al tavolo e fece apparire una scala dal nulla che portava verso il basso.
“Ok abbiamo capito” Joe brancò Averell e lo trascinò verso la scala “noi dobbiamo andare”
Non ascoltarono ciò che il vecchio disse, non sembrava nemmeno che stesse parlando con loro.
Si incamminarono giù per la scala e Joe, strano ma vero, sembrava molto allegro e soddisfatto.
 
****************
 
Quando Evelyn tornò dagli altri il suo sguardo cadde sul cartello di pietra e sul sassolino rosso che indicava a che punto erano Joe ed Averell.
Il sassolino stava scendendo lentamente dalla parte opposta…dalla loro.
“Ragazzi, guardate!” indicò il cartello “ce l’hanno fatta! Stanno scendendo!”
Jack e William si fiondarono accanto alle scale, seguiti da Caius Pupus.
Averell scese le scale saltellando come una ballerina e Joe, dietro di lui, sembrava fare lo stesso, tanto che gli altri tre rimasero sbalorditi da quel comportamento.
“Ce l’avete fatta!” esclamò William “era difficile l’enigma?”
“Quale enigma?” domandò Averell “mi hanno fatto solo una domanda e non un enigma”
“E’ stato facilissimo” intervenne Joe per lui “Averell ha dimostrato che, dentro quella zucca vuota, ogni tanto spunta un cervello” sorrise soddisfatto.
Caius Pupus dichiarò la prova eseguita e sorrise appena “Molto bene” disse “possiamo passare alla prova successiva” e si avviò lungo il sentiero.
“Però io voglio sapere qual’è questo enigma” si lamentò Averell “La domanda che mi ha fatto era facilissima ed io so che gli enigmi sono molto più complicati! Non sono mica stupido, io!” fece per tornare su ma Joe, insieme agli altri, lo bloccarono e lo trascinarono lungo il sentiero.
“Lasciatemi! Voglio sapere l’enigma!” piagnucolò.
“Ok” borbottò Joe “il cervello era solo un impressione” si bloccò e, pochi istanti dopo, si udì un sonorissimo SCIAF per tutta la zona.
  
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