Epilogo
“È
stata
soprannominata Giovanna, la tempesta tropicale che da giorni divampa
nell’Oceano Pacifico. Gli esperti hanno dichiarato lo stato
di allarme per le
isole Mauritius, Riunione, Keeling e Amsterdam dove
l’attività dei
meteo-tsunami è risultata più consistente. Ma
passiamo alle notizie di cronaca
nera con…”
Nonostante
fossero trascorsi un paio di giorni dal rientro dalle vacanze,
il malumore dell’imperatore delle acque di cristallo
sembrava sempre più incontenibile. Rinchiuso per propria
scelta tra le mura del
Palazzo reale del mondo sommerso, Timoteo passava le giornate a
piangere,
dormire, ascoltare James Blunt e a guardare in loop la top 10 dei
migliori film
strappalacrime secondo Cosmopolitan. La manifestazione della sua
sofferenza
emotiva stava affliggendo il mondo ma lui non sembrava rendersene conto
o forse
non gli importava. Dopo il terzo giorno, la tempesta cessò e
la servitù al
servizio dell’imperatore si preparò a vedere
uscire il ragazzo dalla camera
patronale. Ma questo non accadde.
Le
porte del palazzo si spalancarono all’improvviso in quel mite
pomeriggio d’agosto
mentre un ragazzino che non doveva avere più di una decina
d’anni vestito con
pantaloni alla zuava, camicia di jeans e un cappellino dei Minions,
faceva il
suo ingresso saltellando. Salutò la corte con un cenno della
mano e si diresse
a passo sicuro verso la camera dell’imperatore. A nulla
valsero i tentativi di
fermarlo da parte delle guardie che si ritrovarono con i loro mutandoni
al
posto degli elmetti. Giunto in prossimità della stanza, il
ragazzino si
dissolse in una nuvola di fumo per riapparirne all’interno.
“C’è
puzza di chiuso qua dentro! Apriamo le finestre?”
Non
ottenne risposta.
“Tesoro…”
Il
bambino si avvicinò al mago che raggomitolato su un fianco
fissava un punto vuoto
davanti a lui. Pallido in volto, scavato per i troppi pasti saltati e
con gli
occhi più rossi di un fattone che si è fumato una
piantagione intera di
Marijuana.
“Non
puoi continuare così, Timoteo. Sono passati tre giorni. Il
tuo stato d’animo
sta alterando il pianeta e sono stufo di intervenire al tuo posto. Devi
andare
avanti”
“Come
se fosse facile”
“Non
lo è mai… ma sai bene quanto me che con questo
atteggiamento non risolverai
nulla”
“Per
favore… non ho voglia di vedere nessuno. Vattene”
“Bhè,
temo che te la farai venire perché io non vado da nessuna
parte. Tua sorella mi
ha mandato i biglietti per la Tokyo’s Fashion Week e si
aspetta che saremo
presenti”
“Ci
saranno bruschi risvegli allora. Non me la sento di venire”
Storcendo
le labbra, il ragazzino si buttò sul letto, alle spalle del
mago e gli cinse le
spalle a volerlo coccolare. Qualche lacrima sfuggì sul
cuscino mentre Timoteo
cercava di trattenere un singhiozzo.
“Devo
ammettere che sono sorpreso. Non pensavo ti potessi
innamorare…”
“A
me lo dici! Ma è successo, Didi! E adesso mi sento di merda
perché l’uomo che
amo è a novecento e passa anni da me”
Accarezzandogli
il capo con una mano, il ragazzino, alias Dio, domando:
“Pensi
che sia
riuscito a spezzare la maledizione di questa vita?”
“Non
credo. Da quando sono tornato ho iniziato a sentire i primi sintomi
della
morte. Quest’anno sono 28, Didì. Sai bene che non
vado mai oltre i 30…”
“Oh,
il mio piccolo bambino…”
“Sai
che fa senso detto da un bambino di 10 anni?”
“Ero
davvero indeciso se indossare i panni di un’adolescente Grace
Kelly o quelli di
Spanky di Piccole Canaglie. Ho
lanciato
una moneta e…”
“Vedo”
“Ti
va di parlarmi di… Dmitri?”
“Scommetto
che ti sei fatto una full-immersion in questi giorni sul tuo
personalissimo
Netflix”
“Ho
saltato le scene più piccanti se ti può
consolare. Volevo che me le raccontassi
tu”
“Eh,
sì! Sono proprio dell’umore giusto
guarda!”
“Qualcosina
ho intravisto… anche perché era impossibile da
non vedere! Era davvero dotato
il tuo principe azzurro!” ridacchio tirandogli una pacca sul
sedere
“Non
me lo ricordare. Mi sono persino dimenticato di misurarlo…
Grazie Didì, posso
aggiungerlo alla lista di altre cose che non ho fatto con
Dmitri”
“Puoi
spuntare questa voce dalla tua lista. L’ho fatto
io!” scoppiò a ridere, tirando
fuori un foglietto di carta dalla tasca. Timoteo, si girò
leggermente a
guardare e, dopo averglielo strappato di mano, lo spiegò per
leggerne il
contenuto.”
“28,4
cm! E sti cazzi… cioè, sto cazzo! Non pensavo
così tanto”
“Si
fiero di te stesso, mio caro traforo del Frejus. È un
miracolo che non senta
l’eco della mia voce parlandoti a distanza così
ravvicinata!”
Timoteo
si voltò a guardare in volto il bambino che con un sorriso
forzato cercava
disperatamente di distrarre il “figlio” dal suo
male di vivere. Ci sarebbe
voluto tempo, molto tempo per riprendersi. Didì sapeva che
Aquarius non si
innamorava facilmente come gli altri suoi figli. Persino quando il
cuore gli
batteva ancora nel petto, era restio a dare confidenza alle altre
creature che
abitavano il pianeta. Una diffidenza innata che, vita dopo vita,
continua a
portarsi dietro sin dalla sua creazione miliardi di anni prima.
“Mi
aveva chiesto di sposarlo…”
“Lo
so”
“Non
so se ha sentito la mia risposta…”
“Continuare
a rimuginarci sopra non ha molto senso… e non puoi comunque
tornare indietro
per scoprirlo. Non voglio mettere il dito nella piaga, Aquarius
ma… è stato un
errore. E lo sappiamo entrambi. Fai un favore a te stesso. Custodisci i
preziosi ricordi che hai di Dmitri nel cuore e vai avanti”
Il
mago socchiuse gli occhi mentre con una mano afferrava quella della
piccola
divinità.
“Dimmi
solo se ha sentito la mia risposta. So che lo sai”
“Se
prometti di uscire da questa stanza e ritornare alla tua vita, allora
ti dirò
quello che vuoi sapere”
“Ok…”
“Non
l’ha sentita…”
“Fanculo”
Inspirò
profondamente prima di scostare le coperte e uscire da quel letto. Si
sentiva
debole e distrutto emotivamente ma Didì aveva ragione, non
avrebbe avuto senso
continuare a crogiolarsi nell’autocommiserazione. Sarebbe
tornato alla sua
vita. Dmitri non avrebbe mai voluto vederlo in quello stato.
“Non
so cosa mettermi per la sfilata di Celestia. Ti va di scegliere
qualcosa per
me?” esclamò lasciando una scia di vestiti sul
pavimento mentre si dirigeva in
bagno.
“Certamente!”
risposte giuliva la piccola divinità fiondandosi nella
cabina armadio
“E
che sia qualcosa di sobrio! Non stiamo andando al Carnevale di
Rio!”
“Tanto
la gente si concia allo stesso modo. Chi vuoi che noti la
differenza!”
Spalancando
le porte della cabina armadio, Didì ebbe modo di osservare i
graziosi
lineamenti del volto fanciullesco che erano riflessi sullo specchio
davanti
all’entrata e con un sorriso a trentadue denti si
avvicinò al cassetto dove
l’amico/figlio teneva la biancheria intima. Estrasse una
scatolina infiocchettata
dalla tasca posteriore e la depositò al suo interno, facendo
in modo che il
logo Clearblue fosse in evidenza.
“Oh
si mio caro, ci saranno bruschi risvegli!”
Si
dice che le cose accadano per un motivo, o una ragione, e questa
è la pura e
semplice verità. Nessuno può sfuggire alle trame
del fato che come milioni di
fili di seta scorrono sulle mani della mente primigenia. Di colei o
colui (fate
vobis) che è considerata/o la più grande
sceneggiatrice di tutti i tempi.
***
Novembre,
1153
da qualche parte nei pressi del Monte Testa di Volpe
“HILDA!
DOVE
SIETE? So che è qui che vi nascondete! Ho bisogno di
parlarvi!”
L’impavido
cavaliere dalla brillante armatura e dal ben famoso spadone
si era fatto strada con non poca fatica tra le grotte alla
base del Monte Testa di Volpe, note ai locali per essere state la
dimora di una
congrega di streghe. Le informazioni che Dmitri aveva raccolto in quei
mesi in
cui non era riuscito a dimenticare il suo primo e vero amore,
l’avevano
condotto fin lì per chiedere udienza all’unica
persona in grado di aiutarlo. A
suo dire.
Un
bagliore
accecò per un istante l’uomo che seguendo il
percorso della grotta, si ritrovò
all’improvviso in uno splendido giardino con alberi da frutto
che crescevano
rigogliosi intorno ad uno sparuto gruppetto di case. Sedute intorno ad
un
laghetto al centro di quella grotta a cielo aperto, alcune donne di
diversa età
erano intente a parlare sopra un tomo di ragguardevoli dimensioni.
Dmitri
raccolse il coraggio a due mani e si avvicinò a quelle
persone che, non appena
lo notarono, si alzarono in piedi sulla difensiva. Dei bambini che
correvano
stringendo dei fiori nella mano, arrestarono il loro moto quando lo
sconosciuto
si avvicinò al centro del loro piccolo e segreto villaggio.
“Perdonate
il
disturbo, mie signore. Mi chiamo Dmitri e sono un cavaliere di
Mészàrad. Sono
qui per vedere la strega Hilda… Se possibile!”
Le
donne si
guardarono con volti corrucciati tra di loro prima che una di loro,
rispondesse
al forestiero.
“Perché
cercate
Hilda, la strega?”
“Ho
bisogno di
un aiuto… un magico aiuto e non conosco altre streghe mio
malgrado”
“Che
tipo di
aiuto stai cercando, cavaliere?” domandò
un’altra donna fissandolo da capo a
piedi. La sua attenzione si soffermò per
un’istante all’altezza del cavallo dei
pantaloni per poi risollevarsi imbarazzata al viso.
“Ho
bisogno di
viaggiare nel tempo, mie signore! Devo raggiungere il XXI secolo per
ricongiungermi con la persona che amo”
Le
prime due
donne ad aver preso parola scoppiarono in una risata acuta, incredule
per
quello che avevano appena sentito. La sola idea di viaggiare nel tempo
era
assurda ma il fatto di doverlo fare per ricongiungersi al vero amore
poi, non
era minimamente fattibile. La terza donna del gruppo, quella
più anziana,
sollevò una mano e le due cessarono all’istante di
starnazzare. Vi fu uno
sguardo di intesa tra il cavaliere e la vecchia donna che studiava i
suoi
lineamenti con fare scrupoloso.
“Siete
voi il
cavaliere che ha giaciuto con la re-incarnazione di Sua
Maestà, l’imperatore
degli Abissi, giusto?”
“Si,
mia signora.
Sono io”. Le due donne spalancarono le bocche incredule
guardando l’essere
umano che stava loro di fronte.
“Ma
allora
quella storia era vera!” esclamarono all’unisono le
due continuando a studiare
l’uomo da capo a piedi.
“Ascolta
Cavaliere. Ciò che chiedi non è impossibile ma
è molto complicato e Hilda non è
all’altezza di poterti aiutare per quello che cerchi. Oltre
al fatto che è
stata esiliata da questo villaggio.”
“Sono
pronto a
fare anche l’impossibile per rivederlo. Vi scongiuro. Non
importa ciò che devo
sacrificare. Ditemi chi può aiutarmi nella mia impresa se
Hilda, la strega non
può!”
“Io
posso”
“Madre,
cosa
dite?” domandò una delle due donne alla
più anziana.
“Vago
per queste
terre da più di duecento anni, figliole mie. Ho imparato
tante cose quante
quelle che vorrei dimenticare. Vostra sorella Hilda ha fatto cattivo
uso dei
miei insegnamenti e si è rivoltata contro uno dei nostri
sovrani. Cavaliere…”
disse la donna spostando lo sguardo dalle figlie all’uomo che
le stava di
fronte “…il destino che volete percorrere
è irto di ostacoli e potreste perdere
voi stesso nell’impresa. Non so cosa vi riserva il futuro ma
conoscono un
incantesimo per farvi vivere abbastanza a lungo da potervi
ricongiungere alla
re-incarnazione dell’Aquarius del XXI secolo”
“Questo
significa che dovrei attendere più di 900 anni per vederlo?
Non c’è un modo più
veloce?”
“I
maghi e le
streghe di livello superiore riescono a manipolare spazio e tempo per
brevi
periodi. Figuriamoci un salto temporale di quella entità!
Solo la magia di un
imperatore potrebbe tanto ed è per questo che sono venerati
come re e regine”
rispose una delle figlie della strega
“Aspettate…
Ci
sono altri imperatori oltre ad Aquarius?” domandò
il cavaliere!
“Certo!”
Il
gruppetto di
tre bambini che fino a quel momento era stato in disparte si era
avvicinato,
incuriosito dalla presenza dell’uomo. Uno in particolare dal
volto impiastrato
dalle more con cui aveva appena banchettato rispose:
“I
guardiani
degli elementi sono gli ultimi quattro figli di Dio che, liberi di
vagare per
questo mondo, si occupano di gestire l’equilibrio tra Bene e
Male e la società
magica di cui tutti noi facciamo parte. La tradizione vuole che la
prima ad
essere stata creata delle loro altezze fu Celestia, la regina dei
Cieli,
seguita da Flamingo, il re del Fuoco. Subito dopo vennero create le
maestà
della superfice, Gea, la regina delle terre emerse, e Aquarius, il re
delle
acque di cristallo.”
“Bravissimo,
Otis!” esclamò una delle donne, accarezzando il
capo del bambino.
“Grazie,
Madre!”
“Capisci
quindi
che nessuno potrà darti quello che
chiedi…” intervenne l’anziana signora
“…e le
possibilità che tu riesca a chiedere udienza ad un
imperatore della magia in
questo secolo sono pressoché nulle. Devi sapere che
l’Aquarius di questo secolo
non nutre molta simpatia per gli esseri umani. Anzi, mi è
giunta voce che abbia
spazzato via un’intera isola recentemente. Credo si chiamasse
Atlantide… o
qualcosa del genere”
“Vi
prego…”
Dmitri si inginocchiò guardando la donna negli occhi
“… sono disposto a tutto…”
“Anche
a perdere
la tua anima?”
A
quelle parole,
Dmitri ebbe un attimo di esitazione ma il volto sorridente di Timoteo
affiorò
tra i suoi ricordi spazzando via ogni dubbio.
“Qualsiasi
cosa!”
“Madre,
per
favore! Cosa state dicendo? Un umano che perde la propria anima
è destinato a
diventare un Demone!”
“Esatto…
Ma i
demoni sono immortali e questo gli garantirebbe la sopravvivenza
attraverso i
secoli. Sempre ammesso che riesca a sopravvivere fino al XXI
secolo” esclamò
giuliva la vecchia strega.
“Lo
farò! Non
morirò! Accetto qualsiasi cosa!”
“Dovete
amarlo
davvero tanto per essere così
disperato…” la donna espirò prima di
mettersi le
mani sui fianchi e guardare l’uomo che aveva di fronte.
“Non
potete
capire quanto…”
“Che
Dio ce la
mandi buona!”
Passarono
tre
giorni e tre notti da quando il cuore del cavaliere venne estratto dal
suo
corpo e ri-inserito come il rituale prevedeva. La sua anima era stata
racchiusa
in una pietra che giaceva ai bordi del lago e ne era stato fatto un
anello. Per
la durata di quei giorni, le streghe si presero cura di lui e, quando
alla fine
si destò, cominciarono a prendere coscienza di quello che
avevano fatto.
Dmitri
era
profondamente cambiato. Non nell’aspetto esteriore.
L’esposizione alla luce del sole gli causava profonde
bruciature sul corpo e la
sua dieta era irreversibilmente cambiata. Con il solo tocco di una mano
era in
grado di prelevare l’essenza vitale di una creatura e a
pagarne le spese fu la
capretta di Otis che fu rinvenuta esanime nella stalla.
Le streghe furono allora costrette ad allontanare Dmitri, riversando
nel
torrente della storia un nuovo esemplare di vampiro.
“Bene.
Adesso
cosa faccio per i prossimi 900 anni?”
Dmitri
si mise
in viaggio seguendo la linea dell’orizzonte sperando che
almeno questo l’avrebbe
tenuto occupato per un periodo ragionevole di tempo.