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Autore: T612    04/03/2019    3 recensioni
Dieci anni di Marvel descritti dalle note e dai testi dei Coldplay, in un crescendo che sfiora la soglia della resa dei conti definitiva:
1. Life in technicolor II - Tony Stark
2. Cemeteries of London - Clint Barton
3. Lost! - Peter Quill
4. 42 - Steve Rogers
5. Lovers in Japan - Stephen Strange
6. Viva la vida - Loki Odinson
7. Violet hill - James “Bucky” Barnes
8. Strawberry Swing - Wanda Maximoff
9. Death and all his friends - Natasha Romanoff
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CEMETERIES OF LONDON - Clint Barton
[link alla canzone]



At night they would go walking
'Til the breaking of the day
The morning is for sleeping
Through the dark streets they go searching
To see God in their own way
Save the night time for your weeping
Your weeping
Singing lalalalalalalalaiy
And the night over London lay

Clint ama girovagare di notte tra i vicoli di Londra, la vita frenetica che non si arresta nemmeno sotto la pioggia, mentre la metropolitana sfreccia nel sottosuolo aprendo le sue porte sulle stazioni invase dalle note dei musicisti di strada… sente che è il posto giusto dove rifugiarsi, è sufficientemente lontano da casa ed è una città abbastanza popolata perchè nessuno noti la sua ombra che si staglia sopra i tetti delle case, seguita a ruota da quella di Lucky.
Quel cane lo seguiva dal giorno in cui aveva azzannato la gamba ad un idiota che puntava al suo portafogli. L’aveva ringraziato allungandogli una fetta della pizza che aveva comprato per cena, divorandola in compagnia standosene seduto sui marciapiedi appena fuori dalla stazione della metropolitana mentre il cane gli leccava le scarpe, lasciandosi inseguire fino al tendone del circo… la compagnia del cane non gli dispiaceva, dopotutto erano entrambi randagi senza famiglia e aveva scoperto che tutti e due amavano trascorrere le nottate a girovagare fino all’alba.
Clint ricordava di aver convinto il proprietario del circo a concedergli il permesso di adottare il cane, addestrandolo come aiuto ai suoi numeri nello spettacolo itinerante, prendendosi cura di Lucky come la sua famiglia non aveva mai fatto con lui.
Non rimpiangeva la fattoria in Iowa e le comodità di avere un luogo fisso a cui tornare, soprattutto non sentiva la mancanza delle percosse inflittagli da suo padre quando tornava a casa ubriaco, ma anzi, aveva provato un sentimento molto simile al sollievo quando era avvenuto l’incidente… aveva trovato l’auto accartocciata contro l’albero del vialetto d’entrata, suo padre era morto sul colpo, lasciandolo orfano e senza un soldo.
Non aveva avuto molte alternative, non c’era più nessun parente in vita che potesse badare a lui, così gli assistenti sociali l’avevano portato all’orfanotrofio… erano stati cinque anni difficili, aveva conosciuto dieci famiglie diverse e tutte e dieci l’avevano rispedito indietro.
Aveva dodici anni quando aveva appallottolato qualche vestito e i suoi pochi averi in uno zaino lasciandosi alle spalle l’orfanotrofio, l’aveva considerata una fortuna che in quei giorni ci fosse il circo in città. Ricordava di aver pensato, con la logica inesperta tipica degli adolescenti, che al circo nessuno era mai triste e che lui aveva bisogno di ridere a sufficienza fino a ripagare tutti gli anni della sua infanzia andati persi, eleggendo i circensi a surrogato di tutto ciò che gli era sempre mancato nella vita.
Doveva aver poi ragionato con fare pratico che la scuola pubblica non gli piaceva poi molto e che poteva tranquillamente farne a meno, non doveva essere un genio per imparare a fare il giocoliere o il trapezista, sapeva fare a pugni ed aveva una discreta mira con la fionda… doveva averli considerati dei requisiti base sufficienti per abbassarsi a pregare il proprietario del circo per convincerlo ad unirsi alla compagnia. Ricordava di essere stato al settimo cielo quando aveva ricevuto un riscontro positivo alla proposta, scomparendo dalla circolazione seguendo la tournée, visitando ogni cittadina d’America fino ad imbarcarsi in una nave diretta in Europa.
I primi anni si era divertito, poi crescendo aveva scoperto i traffici di banconote sporche che giravano sotto al tendone bianco e rosso e se ne era chiamato fuori.
Aveva una ventina d’anni quando aveva salutato definitivamente le luci del circo ritrovandosi a girovagare con Lucky per le strade di Londra, esibendosi nelle stazioni della metropolitana con trucchi di prestigio e qualche esercizio da giocoliere per sbarcare il lunario.
Non aveva idea se fosse stato il caso o la fortuna a fargli incontrare Nick Fury, avevano provato a derubarlo ed aveva fermato il ladro centrandolo alla nuca con un birillo, facendolo rovinare a terra ad una ventina di metri di distanza.
L’occhio martoriato di Fury l’aveva squadrato alla velocità della luce da dietro le lenti degli occhiali da sole, restituendogli la refurtiva raccolta da terra, per poi offrirgli un lavoro.
Aveva accettato immediatamente su due piedi senza rifletterci affatto, l’unico pensiero rivolto al fatto che con un vero stipendio per cena poteva dividersi più di un panino con Lucky.
La notte era calata su Londra, con lo stomaco pieno, un vero lavoro ed un cane come unica famiglia.

So we rode down to the river
Where Victorian ghosts pray
For their curses to be broken
We go wandering 'neath the arches
Where the witches are and they say
There are ghost towns in the ocean
The ocean
Singing lalalalalalalalaiy
And the night over London lay

Clint aveva seguito il corso degli eventi come un fiume in piena, venendone completamente travolto. Viaggiava spesso, in lungo e in largo senza fermarsi per più di un mese nello stesso posto, fino a quando non era incappato in uno sguardo color smeraldo e una chioma rosso fuoco.
Il cielo di Budapest si era tinto di rosso, aveva caricato Natasha su un aereo diretto in America, proponendosi come garante prendendosela in custodia sotto il suo tetto.
Nei mesi successivi la donna non gli aveva reso la vita facile, anzi, ma si era convinto ad osservare la situazione sotto una luce forzatamente positiva, ragionando che c’era qualcuno che rifilava le crocchette a Lucky quando lui non era in casa e che il suo accento russo aveva bisogno di una ripassata… ma con lo scorrere dei mesi aveva appurato che, invece di esprimere concetti e parole, quella era una lingua che parlava più volentieri quando la usava per lasciare una scia di baci focosi lungo il collo di Natasha.
Erano trascorsi due anni prima che capissero entrambi che tra loro due le cose funzionavano meglio se venivano utilizzate solo le parole, erano rimasti amici e Natasha si era ritrovata a ricoprire il ruolo della sorella che non aveva mai avuto, suggerendogli che forse lui era ancora in tempo per crearsi una vera famiglia, magari con una persona dalla vita decisamente meno turbolenta della loro.
C’era voluto altrettanto tempo perché Clint iniziasse a considerare la possibilità di guadagnarsi un briciolo di felicità... c’erano volute delle discussioni interminabili a cui Natasha a lungo andare era diventata insofferente, ormai sorda alle proteste di Clint che rivangano la maledizione che si era auto inflitto, mordendosi la lingua ogni volta che provava a contestarla ricordandole che, loro due, una famiglia non sarebbero mai stati in grado di crearla.
Era in quei momenti che Natasha si alzava e raggiungeva spedita la palestra per sbollire la rabbia, mentre Clint si mordeva la lingua e rimuginava su cose che non avrebbe dovuto dire ad alta voce, mettendo il guinzaglio a Lucky per poi uscire a prendere una boccata d’aria fresca.
Era stato dopo uno di quegli episodi che aveva dovuto rivedere le sue priorità. Aveva portato Lucky a Central Park per schiarirsi le idee come al solito, ma non aveva messo in conto che i suoi pensieri potessero incepparsi davanti al sorriso di Laura, che dopo essersi rialzata da terra spolverandosi le ginocchia sbucciate, aveva iniziato a grattare le orecchie al disgraziato del suo cane.
Ricordava di essersi scusato per il fatto che Lucky le fosse saltato addosso atterrandola senza logica apparente, tentando un accenno di un sorriso mortificato, inebetito dallo sguardo che aveva ricevuto in risposta, ritrovandosi ad offrirle un caffè.
I caffè erano diventati due, sette, quindici e cinquanta, seguiti a ruota dalle cene al ristorante e i picnic al parco… Clint credeva di essere andato completamente fuori di testa quando le aveva rivelato di essere una spia, ma aveva dovuto ricredersi quando si era sentito rispondere che a lei non importava assolutamente e che a quel punto voleva un anello al dito, scherzando sul fatto che dopo una confessione del genere o la sposava oppure sarebbe stato costretto ad ucciderla.
Non ci aveva pensato due volte a dirle di sì, aveva attraversato il varco che credeva inaccessibile a cuor leggero quando Laura aveva avuto l’approvazione di Natasha e, a distanza di un paio d’anni, avevano festeggiato il Ringraziamento tutti e tre insieme sotto lo stesso tetto mentre Cooper gattonava sopra il tappeto del salotto sotto lo sguardo vecchio e stanco di Lucky.
Le cose erano cambiate dopo New York, contro ogni logica Fury era riuscito a localizzare la fattoria in Iowa dove era cresciuto, trasformandola in una casa sicura per Laura e i bambini… credeva che quel posto fosse stato raso al suolo molti anni prima, tramutato in un appezzamento di terra vuoto dove si raccontava ci fosse stata una casa in rovina popolata dal fantasma del padre e dall’ombra del figlio scomparso.
Clint aveva trovato paradossale rimetterci piede dopo così tanti anni, soprattutto dopo aver incollato i cocci della sua vita in modo costruttivo, temendo di mandare tutto in mille pezzi e dover ricominciare da capo, adottando come soluzione quella di scardinare e smontare ogni asse, chiodo e vetro per ricostruire l’intero stabile… un modo come un altro per rendere tangibile il cambiamento, per adeguare la sua nuova vita ai muri di quella vecchia.
Alla fine era calata una notte serena su tutta la sua famiglia… una moglie, due figli, una sorella e un cane defunto sepolto in giardino.

God is in the houses
And God is in my head
And all the cemeteries of London
I see God come in my garden
But I don't know what he said
For my heart it wasn't open
Not open
Singing lalalalalalalalaiy
And the night over London lay

Dopo la Sokovia Clint era andato in pensione, aveva consegnato il distintivo a Fury ed era tornato a casa per godersi la pace con la sua famiglia.
Aveva finito di smantellare la serra ed aveva costruito lo studio per Laura, aveva assemblato una culla per Nathaniel, aveva accolto a braccia aperte Wanda e le sue visite discrete, approfittando della sua presenza per concedersi qualche buca a golf mentre Laura era a lavoro.
Ogni tanto Natasha rubava un Quinjet al Complesso e li degnava di una visita, raccogliendo le acclamazioni dei bambini che la definivano la zia preferita, usando la scusante di rifornire i nipoti di regali per aggiornarlo sul clima di cambiamenti che si era abbattuto su New York.
Clint non sapeva dire con certezza quando si era reso conto che, per quanto credesse di desiderare una vita tranquilla, l’adrenalina gli mancava terribilmente.
Si era scoperto invidioso, e a tratti preoccupato, del fatto che Natasha fosse al Complesso a discutere del se, del come e del perché rischiare l’osso del collo, decisa a mantenere i piedi in due scarpe in una posizione scomoda ed ad alto rischio. Riflettendoci si era reso conto che era invidioso del non aver avuto voce in capitolo riguardo ad una faccenda che fino ad un anno prima l’avrebbe riguardato da vicino… invece di sentirsi sollevato dal non essere costretto a prendere posizione, si era sentito messo da parte, insofferente ai termini e alle condizioni in cui i membri della sua famiglia allargata erano costretti a sottostare.
Laura non gli aveva lanciato contro l’intero servizio di piatti solamente perché non era il tipo di persona che si lasciava andare a certi impulsi, ma il messaggio era giunto comunque forte e chiaro… disapprovava, palesemente, ma sapeva di non poterlo dissuadere, lasciandolo decollare alla volta di New York.
Clint aveva raggiunto il Complesso facendo evadere Wanda, confessandole di star deludendo i suoi figli, raggiungendo Rogers a Lipsia, finendo in gattabuia ventiquattr’ore dopo… forse avrebbe dovuto dare retta a sua moglie chiamandosene fuori, forse non sarebbe mai dovuto andare in pensione.
Aveva firmato per gli arresti domiciliari, varcando la soglia di casa con la cavigliera elettronica e Laura l’aveva rimproverato bonariamente di non assecondare mai più gli impulsi folli dettati dalla crisi di mezza età… l’aveva sposato, sapeva a cosa andava incontro quando aveva detto di sì davanti all’altare, arrivata a quel punto era solamente grata che non fosse morto.
La notte era calata silenziosa sulla fattoria, celando agli occhi del mondo l’invio delle coordinate del Raft al transponder di Natasha.

Singing lalalalalalalalaiy
There's no light over London today

Quando Clint si era svegliato quel mattino, avrebbe dovuto capire che c’era qualcosa che non andava.
Aveva ignorato il cielo grigio che rischiarava pallido l’ambiente, a discapito delle previsioni meteo che avevano preannunciato un sole accecante. Non aveva dato peso al fatto che non sentisse il rumore delle sedie che sfregavano contro il parquet della cucina mentre i bambini facevano colazione, come non si era minimamente preoccupato per la mancanza del profumo del caffè che risaliva le scale ogni mattino da due anni a quella parte.
Aveva realizzato i dettagli mancanti solamente quando aveva capito di essere solo in casa… quando aveva trovato le quattro sedie della cucina ricoperte da un sottile strato di cenere.
In quel momento era stato incapace di provare qualunque cosa, aveva avuto solo le forze di alzare gli occhi su quel cielo pallido… era inutile che cercasse un qualsiasi spiraglio di sole, non c’era luce quel giorno, tutte le lampadine del mondo si erano fulminate nel giro di uno schiocco di dita.



Commento dalla regia:
Per questo personaggio, e per questa canzone in particolare, credo che una specificazione sia d’obbligo.
In questo caso particolare va tenuto in considerazione il sound della canzone, soprattutto le note di pianoforte finali, in quanto l’ultimo paragrafo idealmente si rifà ad esse, ciò che descrivo è una mia speculazione alquanto plausibile basata sui trailer di “Avengers - Endgame” resi pubblici.
Per quanto riguarda i primi paragrafi, ho attinto a qualche nozione fumettistica (il padre violento, la fattoria in Iowa, l'orfanotrofio, il circo e Lucky) riadattando il tutto alle nozioni canoniche dell’MCU. Non ho idea se effettivamente la fattoria della sua infanzia sia la stessa istituita a “casa Barton”, ho semplicemente voluto dare una spiegazione plausibile alle infinite ristrutturazioni, mentre sono da considerarsi miei headcanon il come sia avvenuto l’incontro con Fury e quello con Laura (considerato che quest’ultima nei fumetti non esiste, in quanto Clint è divorziato da Mimo AKA “Bobby” Morse da tempi storici).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, qualunque commento/opinione è assai gradito!
_T

   
 
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