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Autore: Elgul1    06/03/2019    16 recensioni
In un mondo popolato da esseri sovrumani sta alla polizia cercare di garantire una sorta d'equilibrio, ma quando è la legge ad essere braccata, chi si occupa dell'ordine? Un nemico invisibile inizia a dare la caccia ad ogni eroe che lotta per la giustizia e la polizia brancola nel buio più totale. Starà a Steve e una squadra di agenti scelti scoprire chi si nasconde dietro queste morti brutali e i motivi che guidano il killer verso un piano malvagio e ambizioso.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando riaprì gli occhi Steve si ritrovo nella sua camera d'albergo. Provò ad alzarsi dalla sedia ma, come aveva intuito, era stato legato a dovere. - Magnifico.- Pensò maledicendosi di essere voluto andare fin laggiù.
 
 " Ben svegliato amore mio." Disse una voce radiosa che conosceva fin troppo bene. 
" Ciao Jennifer..." Borbottò di malavoglia mentre la donna si chinò per baciarlo sulle labbra con passione. 
" Mi sei mancato sai?" Gli disse la donna timidamente staccandosi e mettendosi davanti a lui. 
" Dov'è il mio collega? E per quanto ho dormito?" Chiese di rimando l uomo ignorando la risposta della donna. 
Lei sbuffo contrariata. " Acid e un gruppo dei miei lo stanno scortando al luogo dove vi ho fissato l'appuntamento. Hai dormito per quasi dodici ore sei proprio un dormiglione sai?" Replicò nervosa e indispettita.
 Lui la guardò allibito. " Cioè, fammi capire bene, mi hai tramortito, legato e in più ti sei presa pure la briga di far incontrare quel tipo al mio compagno..." Mormorò lui cercando di comprendere il filo logico. 
Lei annuì.  " Avevo bisogno di parlarti da sola. Dato che, quel tipo, continuava a fare domande ho deciso di spedirlo laggiù a calci. Tranquillo, i miei ragazzi, lo riporteranno qua intero non appena avrà finito." Lo rassicurò sorridendo. Lui alzò gli occhi al cielo esausto. In quel fottuto periodo non gliene andava bene una.
" Cristo Jennifer di cosa diavolo dobbiamo parlare?" Domandò lui afflitto e che moriva dalla voglia di sbattere la testa contro il muro. 
" Come di cosa?!" Esclamò lei allibita alzandosi in piedi. " Forse del fatto che mi hai lasciata a letto per sparire per oltre quattro mesi? Oppure del fatto che sei tornato a lavorare per la polizia dopo quello che mi hai raccontato e che, inoltre, stai indagando su quelle morti degli agenti?" Disse ancora lei tutta d'un fiato facendo tremare col suo potere vari oggetti della camera. 
 
" Allora..." Cominciò a dire lui con tono pacato. " Cerca di calmarti. Lo sai benissimo che non riesci a controllare bene il tuo potere sotto stress." Disse premuroso Steve. Lei lo guardò con i suoi occhi bianchi e i capelli rosso fuoco che svolazzavano qua e la poi, dopo aver preso un profondo respiro, i mobili smisero di muoversi così come le ciocche rosse.
" Ora sono calma ed esigo spiegazioni." Mormorò ancora decisa sedendosi nuovamente. Lui sospirò maledicendosi per quella dannata sera di un anno e mezzo fa in cui aveva conosciuto quella sventola rossa.  Sperava solo in un'avventura di una notte e invece, la cosa, si era trasformata in una vera storia.
" Sto indagando su quegli omicidi perché mi hanno incastrato col mio dannato fascicolo. Non potevo tirarmi indietro." Spiegò il più brevemente possibile omettendo più che pote. " Piuttosto, come diavolo fai a sapere tutte queste cose? La polizia non ha divulgato niente." Disse stupito.
 " Non sottovalutare la nostra organizzazione..." Lo rimproverò la donna. " Comprare e vendere informazioni è il nostro pane quotidiano. Dovresti saperlo." Lo rimbeccò lei. 
" Si hai ragione." Ammise lui imbarazzato. Lavorando per il mercato nero era possibile ottenere informazioni di qualsiasi tipo al modico prezzo ovviamente e se erano state recuperate.
 
" Tornando all altro discorso perché diavolo te ne sei andato!" Esclamò Jennifer alzando la voce e cambiando totalmente argomento. Steve la guardò sbigottito. 
" Sul serio ne vuoi parlare adesso? Con me legato?" Chiese facendo notare i lacci che finivano dietro la schiena. 
" Se ti slegassi tenteresti la fuga." Replicò lei sicura. " Perciò te ne starai buono qui e mi spiegherai perchè sei fuggito." Sbottò ancora spazientita. 
" Facciamo un patto..." Propose al contrario Steve. " Tu mi slegherai, mi darai delle informazioni e, in cambio, io ti dirò il perché ok?" Chiese sperando che quella pazza lo ascoltasse per cinque minuti buoni e magari riuscire a non dare spiegazioni per quella fuga.
Jennifer lo guardò storto poi, alzandosi in piedi, gli ando dietro la schiena e lo liberò da quei nodi. Steve si massaggio le mani per riprendere sensibilita. 
" Ma quanto cavolo gli avevi fatti stretti?" Domandò lui.
 " Abbastanza da non permetterti di liberarti. Coraggio domanda." Disse sbrigativa la donna rimettendosi seduta di fronte a lui. " Per caso, nel mercato, sono circolate voci sull'identita di questo tipo? O qualsiasi altra informazione su di lui?" Domandò schiettamente Steve. Se avesse avuto un nome e simili avrebbe potuto restringere il campo e chiudere quella dannata storia una volta per tutte.
Lei scosse la testa. " Sarò sincera con te. Perfino noi e i nostri informatori, sparsi per il paese, non sappiamo ne la sua identita e nemmeno che faccia abbia." Steve rimase di sasso. " Stai scherzando spero..." Mormorò totalmente stupito. Gli informatori dell'Organizzazione  erano i migliori a scovare segreti e, pure loro, non avevano niente?
" Purtroppo no, è qualcosa di assurdo perfino per me. Sappiamo solo che viene da Elderen ma, del resto, niente di certo. E' come se fosse un fantasma..." Aggiunse Jennifer seria in viso. " Ora che ti ho risposto che ne dici se mi..." Prima che finisse di parlare la porta si aprì rivelando la figura di Walter seguita da quattro uomini. 
" Scusate il ritardo." Cominciò a dire il vecchio a mo di scusa con una faccia depressa. 
 
Notando, la distrazione della donna, Steve si alzò di scatto dalla sedia diretto alla finestra davanti a lui. " Scusa Jennifer sarà per la prossima volta!" Gridò prima di gettarsi fuori d'impeto. Sentì i frammenti di vetro colpirgli le braccia che si era portato davanti per proteggersi e, una volta fuori, cominciò a correre per la strada.
 
" Non ci voglio credere!" Gridò la rossa isterica con i capelli che svolazzavano qua e là dalla rabbia. " Acid e voi altri andate a riprenderlo subito!" Ordinò perentoria, il gruppo annuì e subito si misero all'inseguimento. " Uff..." Borbottò ancora lei buttandosi sulla sedia. " Perché scappa sempre quello stronzo..." Disse fissando torva Walter. " Avresti dovuto metterci di più." Borbottò stizzita.
 " Ehi! Mica è colpa mia se quello scemo è preso ed è scappato!" Esclamò Walter stupito di essersi beccato tutta la colpa. Jennifer sospirò ancora avvilita.
" Sperò solo che tu abbia ottenuto quello che cerchi." Disse infine con un sorriso triste. Walter annuì anche se poco convinto.
" Già, lo spero..." Rispose ripensando a quello che aveva scoperto.
 
 
-
 
 
Walter sedeva in quella caffetteria e si sentiva realmente molto nervoso. Si guardò attorno notando, quei tre gorilla, intenti a guardarlo da tre punti diversi come a volerlo bloccare in caso di fuga. - Ma in che razza di situazione mi ha trascinato quello scemo?- Pensò fra sè e se mentre sorseggiava quel caffè stantio.  Quando senti le campanelle  del locale suonare si girò di scatto. Sull'ingresso si trovava un uomo alto dal fisico grassoccio. Indossava una divisa militare sgualcita in più punti con alcuni punti ricuciti alla bene e meglio. A passo svelto si avvicino al suo tavolo e, con un tonfo, si sedette sopra i divanetti in pelle rovinata che scricchiolarono sotto il suo peso. 
" Mi chiamo August lei è quello interessato alle armi immagino." Mormorò rapidamente mentre, dal viso, gocciolava sudore per il caldo. 
" Si, esattamente." Rispose rapido Walter mettendo sul tavolo il coltello a mo di esempio. August fischiò ammirato. 
" Un coltello di Iosedenite niente male!" Esclamò rigirando la lama tra le mani con fare esperto. 
Walter annuì. " Lo so benissimo e, infatti, vorremmo acquistarne altri so che vanno via come il pane." Mormorò il vecchio in risposta. August sollevò lo sguardo incrociando quello di Walter con fare serio. 
" Armi del genere non sono uno scherzo lo sa?" Cominciò a dire mentre, una cameriera, gli servì un caffè davanti. " Questi coltelli sono capaci di uccidere super senza alcun problema e, inoltre, per farmele arrivare non le dico quanto ci vuole visto i problemi della dogana e simili..." Aggiunse muovendo la mano in maniera convulsa. 
" Ne ha venduti parecchi di recente?" Domandò Walter interrompendo il suo flusso di parole.
 August rispose di si con la testa. " Ho ricevuto una grossa somma per una partita intera di circa duecento di queste lame. Ma, per correttezza, non rivelo i nomi di altri clienti durante le trattative." Si giustificò lui alzando un sopracciglio per l'irritazione mentre, tra le mani, aveva ripreso la lama stranamente serio in viso. 
" Oh certo, capisco..." Rispose Walter con tono dispiaciuto e imprecando mentalmente. A quanto pare il loro bersaglio aveva acquistato dal tipo dalla lingua sciolta gli strumenti necessari e questo gli dava una sorta di conferma.  
" Comunque dove l'avete trovata?" Chiese all'improvviso lasciando sbigottito Walter per quella strana richiesta. 
" L'abbiamo presa da un uomo che ci doveva dei soldi. Perché questa domanda?" Rispose a sua volta. August alzò il sopracciglio destro con fare sospetto e indicò la lama. " Strano perchè, questa lama, sembra appartenere a quell'ultima partita che ho venduto..." Annunciò rimettendola sul tavolo quasi disgustato.
" Come può saperlo?" Disse di rimando Walter. " Sicuramente ne avrà venduti centinaia."  
 August Si toccò la tempia con la mano sinistra. " La mia abilita memory mi consente di ricordare qualsiasi cosa anche il più insignificante dei dettagli. Ricordare una lama che ho tenuto tra le mani per me è come respirare. Perciò cosa sta cercando? Oppure chi sta cercando?" Walter non rispose. " Se colui a cui ho venduto i coltelli ha ucciso una persona a cui tiene oppure le ha fatto qualcosa di male lasci perdere. Dimentichi e vada avanti con la sua vita mi creda..." Annunciò con un tono freddo nella voce. 
" Sembra conoscerlo a quanto pare..." Replicò acido Walter. 
August sbuffò. " Senta... se ne vada è meglio per tutti noi. Se scoprisse che ho parlato sarei morto ancora prima di rendermene conto." Disse alzandosi dai divanetti. " Mi dica almeno chi è questo tipo?!" Esclamò Walter d'impeto. August lo guardò per qualche istante con uno sguardo serio. " Mi ascolti ha ucciso delle persone molto vicine a  me. Io esigo vendetta sono disposto a qualunque cifra pur di di ottenerla." Disse ancora Walter mentendo sperando, in questo modo, di ottenere altre informazioni.
 August si mise a sedere nuovamente. " Non le dirò il suo nome..." Disse brevemente senza vacillare minimamente a quell'offerta. " Ma lasci che le racconti una cosa sul tizio che sta cercando..." Puntò gli occhi su Walter confuso. " Tre anni fa, in uno squallido albergo della città di Voldur, alloggiava un boss della mafia che ne aveva fatto la sua residenza. Sapendo che, la legge e i rivali lo stavano cercando per prendere il suo territorio, si era circondato di oltre cinquanta uomini scelti addestrati tra cui ben venti super di classe I e cinque di classe II che non perdevano mai d'occhio il luogo..." Il suo viso non cambiò espressione ma rimase serio. " Un lavoro impossibile per qualunque sicario ma lui lo ha accettato da solo..." Emise una risata a bassa voce. " Dopo quattro giorni è tornato  con la testa del boss senza un minimo danno. Da come si racconta si era fatto avanti da solo uccidendo ognuno di quei tizi senza alcun timore ma armato solo di un dannato coltello..." Si rialzò in piedi poggiando le mani sul tavolino. " Se vuole davvero dare la caccia a quel tizio la avverto si circondi di un dannato esercito perché niente lo fermerà mai. Arrivederci." Concluse dirigendosi verso la porta a passo svelto. Walter, mentre se ne andava, impreco a bassa voce.
Quella dichiarazione lo aveva shockato oltre misura. - Questa pista ormai è andata.- Pensò fra sè e sè amareggiato bevendo un ultimo sorso di caffè per poi, scortato dal trio, uscire dal locale.


-

 
" Ehi, ci sei?" Gli domandò Jennifer schioccandogli le dita davanti per farlo rinsavire.
" Eh si, scusa stavo pensando. Piuttosto volevo chiederti..." Cominciò a dire Walter. " Posso andarmene?" Domandò imbarazzato. 
Lei annuì anche se di malavoglia. " Avrei voluto ottenere la risposta che cerco da quell'infame ma, da come hai potuto vedere, è scappato." Borbottò innevorsita.
" Mi spiace molto, spero che i tuoi gli diano un'po di legnate comunque." Rispose di rimando il vecchio prendendo il suo bagaglio. Jennifer rise a quella risposta. " Credimi, in questo momento, immagino già che stiano passando un brutto quarto d'ora." Disse a Walter abbastanza confuso da quella risposta.
 
 
-
 
 
Steve si fermò all'imbocco del vicolo. - Qua dovrebbe andare bene.- Pensò fra sè e sè col fiatone sentendo i passi affrettati dei suoi inseguitori fermarsi e bloccare così la via di fuga. 
" Sei in trappola cocco." Disse Acid ridendo seguito dagli altri tre uomini.
 " Forse siete voi quelli in trappola con me." Rispose di rimando l altro mettendosi in posizione di guardia con un'aria strafottente sul volto. 
Acid sputò a terra serio liquefacendo il punto dove era caduta la saliva. " Ragazzi, prendete questo scemo." Ordinò. Il trio iniziò ad avvicinarsi minaccioso mettendo delle mazze in avanti. 
Steve sorrise. " Allora chi vuole farsi male per primo?" Chiese spavaldo.                         
" Sta zitto!" Ruggì quello sulla destra mulinando la mazza e cercando di colpirlo.

Steve lo evitò spostandosi sulla sinistra e colpì con un gancio il muso del tizio che barcollo all'indietro. Quello sulla sinistra attacco in quel momento il giovane fece una giravolta evitandolo per poi sferrare un calcio dritto alla schiena dell'avversario facendolo cozzare contro il precedente aggressore che capitombolo a terra.
" Prendi questo!" Gridò il terzo sferrando un destro. Lui lo bloccò con la mano sinistra e, rapidamente, scaglio un veloce destro dritto sulla sua mascella spedendolo al suolo. Gli altri due, rialzatisi, si buttarono su di lui infuriati. Afferrando la mazza caduta al suolo gli ando incontro il primo lo prese in pieno petto  all'altezza dello stomaco facendolo piegare in due. L altro, evitanto l'attacco, lo colpì in pieno sul ginocchio destro e poi, carponi sulla testa mandandolo al tappeto. 
 
 " E questi sono sistemati..." Mormorò col fiato corto. - Dovrei proprio smettere di fumare.- Pensò fra sè e sè.
 " Ti sei forse dimenticato di me!" Ruggì il super sputando dell'acido dalla bocca. Steve si scosto subito evitando il liquido che, caduto a terra, iniziò a sciogliere il cemento.
" Credimi..." Disse Steve annoiato scansando un altro attacco a fatica che, per poco, non gli bruciò la gamba destra. " Sei il super più patetico che abbia mai visto!" Disse arrivandogli davanti e, prima che potesse gettare ancora acido, lo colpì dritto sulla mascella con un pugno a piena forza. Avvertì il piccolo e gracile corpo del suo avversario sollevarsi dal suolo oltre alla mano che gli faceva male per via della forza che aveva dato a quel pugno. " Ci metti sempre dieci secondi per ricaricarti. A lunga distanza sei temibile ma, in un posto come questo, sei un avversario fin troppo semplice." Borbottò al tipo ormai privo di sensi a terra. Prese il cellulare dalla tasca. 
" Walter, mi senti?" Domandò mentre, con passo veloce, iniziò ad allontanarsi dalla zona. Se conosceva Jennifer di sicuro aveva mandato qualche altro suo sottoposto a cercarlo. " Si, ti sento." Borbottò lui. 
" Sei con l'auto?" Chiese Steve affrettando il passo. 
" Si, quella tipa mi ha lasciato andare. Dove sei?" Rispose lui mentre, in sottofondo, si sentivano vari clacson.
" Sono a qualche strada più in la dell'albergo. Vediamoci li." Gli disse ancora chiudendo la chiamata e dirigendosi a tutta velocità verso il punto concordato. 
 
 
-
 
 
Jennifer sospirò rassegnata mentre, dalla finestra rotta, osservava le auto passare. " Capo..." Mormorò un uomo in giacca e cravatta dal fisico massiccio.
" Si, dimmi pure Jason." Rispose lei con fare annoiato e di malavoglia.
" Purtroppo è riuscito a fuggire. Vuole che sguinzagli i contatti della capitale?" Chiese lui in tono rispettoso.
Lei scosse la testa. " Non serve. Il mio amato è libero di fare quello che vuole anche se, questo, vuol dire andare incontro alla morte..." Sussurrò gelida. 
" Perché gli ha mentito?" Chiese Jason all'improvviso. Jennifer si girò accigliata. " Noi sappiamo chi è quel tipo che sta facendo quegli omicidi. Perché non ha voluto rivelare il nome? In questo modo avrebbero potuto fermarlo e sarebbe stato libero."  Si affrettò a dire a mo di scusa.
Lei torno a guardare la strada notando, tra le tante, l'auto di Steve che, sgommando, si diresse a tutta velocità fuori dal suo raggio visivo. " Non l'ho detto perché, sapendo come ragiona, si sarebbe fiondato da lui e la cosa sarebbe finita male..." Spiegò  lei brevemente.
Jason sorrise triste. " Lo deve amare davvero molto. Per proteggerlo così..."  Disse il sottoposto. Jennifer senza rispondere a quell'affermazione fu scossa da dei lunghi brividi di freddo per tutta la schiena. Una strana sensazione l'aveva percorsa e ripensando a Steve sperò, con tutto il cuore, che non incrociasse mai la strada di quel pazzo assassino.














ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi con la quarta e ultima parte del nostro arco :) lo so U.u Steve è un'po infame ma credetemi quello che fa lo fa sempre a fin di bene. 
Ciaoo grazie a chi legge e a chi recensisce.

ANGEL:  E' un agente di polizia di classe I. Dotata di ali molto simili a quelle di angelo degli X-men. Oltre a quelle è dotata anche di una vista molto più sviluppata di quella umana. La sua velocità è di circa 90 chilometri orari. 

   
 
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