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Autore: Ms Mary Santiago    10/03/2019    14 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – ISCRIZIONI CHIUSE]
[Storia ispirata dalla serie tv “Orange is the new black”]
Quando le porte di Azkaban si chiudono alle spalle dei detenuti raramente viene permesso loro di uscirne prima dello scadere della loro condanna definitiva; eppure il nuovo progetto riabilitativo propugnato con tanto ardore dal consulente del nuovo Ministro della magia inglese spinge a rompere queste convenzioni. Per un periodo di prova un piccolo gruppo di detenuti, attentamente sorvegliati da un manipolo scelto di Auror, abbandonerà la prigione per servire lo stato della Gran Bretagna.
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 6

 

 

 

 

 


 

 

- Francis? Francis dove ti sei cacciato? –

La voce di suo padre risuonò nel silenzio del giardino di casa loro mentre l’uomo rientrava dal lavoro e perlustrava l’area con lo sguardo alla ricerca del maggiore dei suoi figli.

- Sono sul retro – replicò con uno sbuffo al pensiero che suo padre non avrebbe mai smesso di chiamarlo in quel modo. Dannate tradizioni familiari.

Sorrise pensando a quello che avrebbe detto sua madre se l’avesse sentito imprecare in quel modo. I bambini di otto anni dovevano avere un linguaggio educato, gli ripeteva sempre, c’era tutta la vita per diventare adulti e parlare come uno di loro.

- Ancora davanti a quel sacco? Hai fatto i tuoi compiti almeno prima di cominciare ad allenarti? –

Annuì mentre metteva da parte la sua attrezzatura, riponendola con cura maniacale nell’armadietto che suo padre gli aveva concesso per tenere i guantoni, le fasce e tutto il resto.

Sua madre non approvava, lo riteneva un passatempo troppo violento, ma lui voleva diventare un Auror proprio come il padre e tanto valeva cominciare ad addestrarsi fin da subito.

- Ho studiato tutto quello che abbiamo fatto a scuola -, confermò ricevendo in risposta un buffetto affettuoso sulla guancia, - e non mi sono allenato poi così tanto … ho ancora molta strada da fare prima di diventare forte come te, papà. –

- Già, ma fino a quel momento rispettiamo l’orario di cena oppure tua madre farà la ramanzina sia a te che a me. –

 

 

Quando la porta della sua camera venne aperta lentamente, seguita da un rumore di piedi che avanzavano nell’oscurità, seppe già di chi si trattava senza alcun bisogno di accendere la luce. C’era solo una persona che si rifugiava da lui quando aveva un incubo, la sua sorellina.

- Farrah? –

- Sì, sono io -, confermò la vocina della bambina di cinque anni, - posso venire a dormire con te? Ho fatto un brutto sogno e non riesco più a dormire. –

Scostò il piumone e si spostò per darle modo di rannicchiarsi accanto a lui.

- Coraggio, scimmietta, vieni qui. –

Farrah l’abbracciò stretto, sistemando l’immancabile Mr Orso vicino a lei, e posò il capo sulla sua spalla.

- Devi partire per forza per Hogwarts? –

- Ne abbiamo già parlato, quando avrai undici anni toccherà anche a te, tutti i maghi e le streghe devono andare a scuola. Quando mi sarò diplomato sarò abbastanza in gamba da poter proteggere te e quegli altri due scalmanati, non sei contenta? –

- Lo fai già. –

Era vero.

Frank era tremendamente protettivo con i tre piccoli di casa, difendendoli a spada tratta ogni volta che i loro compagni di scuola o i figli dei vicini li prendevano di mira e provavano a fare loro delle prepotenze, era un punto di riferimento al pari dei genitori.

- E continuerò a farlo per sempre. –

- Promesso? –

Intrecciarono i mignoli con solennità.

- Promesso. –

 

 

Jonathan fece capolino da dietro il divano su cui era acciambellato per rivolgere un’occhiata incuriosita all’indirizzo di Emer.

- Come mai c’è così poca gente in giro per la villa? –

- Ellis, Beatrix e Harvey non sono ancora tornati da Azkaban dopo l’arresto di quei due mentre Frank è stato convocato per una relazione dal Capitano. Yuriko e Roberto sono affaccendati ai fornelli e … -

- Chrys? –

- In camera sua, voleva sdraiarsi un po’, è stata una giornata lunga. –

- Puoi dirlo forte -, le fece spazio sul divano accanto a lui, - ti va di guardare la partita con me? Di solito lo faccio con i ragazzi, ma visto che entrambi siamo stati scaricati dal gruppo tanto vale che ci teniamo occupati in qualche modo. –

Emer sorrise di rimando, accettando la proposta con piacere.

- Sai che anche io gioco? –

- Non lo sapevo -, sgranò gli occhi sorpreso, - e in che ruolo? –

- Difensore, siamo una squadra piuttosto promettente nel campionato femminile. –

- Magari potrei venire ad assistere a una partita, credo che sarebbe interessante. –

Dal sorriso sul volto del collega Emer capì all’istante cosa stava passando per la testa del ragazzo.

- Fammi indovinare, passi solo per le ragazze in pantaloncini vero? –

- Veramente passo per vedere te in pantaloncini – replicò facendole l’occhiolino.

E per la prima volta da un bel po’ di tempo non le rimase che chiudere la bocca a corto di parole; era impossibile stabilire se Jonny stesse scherzando o meno.

 

 

Era appena uscita dalla stanza che condivideva con Emer quando si ritrovò davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettata venisse a parlare con lei.

Eppure Frost era lì, appoggiato alla parete di fronte alla sua stanza, e la guardava come se stesse effettivamente aspettando solo lei.

- Ti serve qualcosa? –

- Volevo parlarti se non hai nulla in contrario. –

Avrebbe dovuto replicare che aveva centomila ragioni contrarie e che avrebbe preferito fare harakiri piuttosto che sostenere una conversazione con lui, ma quegli occhi azzurro chiaro che la scrutavano con serietà la spinsero ad annuire rigidamente.

- Ti concedo un minuto, per una volta cerca di non farmene pentire. –

Frost incassò il commento con stoicità.

- Ho letto Orgoglio e Pregiudizio, devo dire che avevi ragione a paragonarmi a Darcy. –

- E? –

- E immagino significhi che tu mi conosca meglio di molte altre persone -, ammise lentamente, - perciò ammetto di essere stato stupido a pensare che non avresti potuto capire. –

- E invece non ho capito -, replicò duramente, - e probabilmente non lo capirò mai perché non ti sei mai dato la briga di spiegarmi la motivazione dietro alle tue azioni. –

- Era semplicemente meglio così per tutti … e direi che i fatti lo hanno abbondantemente dimostrato, nel caso tu non l’avessi notato siamo in due ruoli totalmente opposti. –

- E di chi è la colpa se noi … -

Non ebbe il tempo di terminare la frase perché si rese conto che il ragazzo le si era avvicinato e aveva allungato una mano ad accarezzarle una guancia.

- Posso solo dirti che mi dispiace, Chrys. –

Poi le voltò le spalle e con la stessa repentinità con cui era apparso la lasciò lì da sola a interrogarsi su come fosse mai possibile che ultimamente le loro conversazioni finissero sempre con l’essere avvolte dal mistero.

 

 

- Perché guardano tutti quella ragazzina? –

Seguì lo sguardo di Jonathan individuando una studentessa del primo anno che percorreva lo stretto corridoio che conduceva al carrello dei dolci. Aveva lunghi capelli biondo dorato, la carnagione chiara screziata di piccole e quasi invisibili efelidi all’altezza del naso e degli occhi di un colore indefinito.

- Non ne ho idea. –

- Quella è la figlia di Rabastan Lestrange -, intervenne Roberto, - credo che si chiami Eltanin o una cosa del genere. Immagino vogliano capire se è fuori di testa come tutto il resto della sua famiglia. –

Frank riprese a osservarla con rinnovato interesse.

Suo padre faceva parte della squadra che stava cercando per mari e monti Rabastan Lestrange e il fatto che sua figlia si aggirasse per l’Espresso come se nulla fosse lo lasciava spiazzato. Razionalmente sapeva che non c’era motivo d’impedire la frequenza scolastica a una ragazzina che non aveva certo scelto in che famiglia nascere, ma la trovava comunque una scelta singolare. 

- Sembra abbastanza innocua. –

Roberto inarcò un sopracciglio al di sopra della copia della Gazzetta del Profeta che stava leggendo.

- Non lo sembrano tutti a undici anni? –

 

 

Beatrix si fermò davanti al tavolo dei Grifondoro e rivolse loro un’occhiata visibilmente eccitata, il che non era da poco considerato che solitamente lasciava trasparire poco di quello che le passava per la testa.

- È vero quello che si dice in giro? –

- Dipende da cosa si dice -, replicò Frank pacatamente, - ne girano tante di voci ultimamente. –

- Dicono che hai ricevuto la lettera d’accettazione all’Accademia Auror anche se l’anno accademico non è ancora finito. Quindi il pre test è andato bene? –

Si aprì in un sorriso orgoglioso e ripescò la pergamena che teneva nella tasca interna della divisa.

- Già, sembra proprio che dopo i M.A.G.O. avrà ufficialmente inizio il mio addestramento. –

La ragazza alzò una mano invitandolo a scambiare un cinque vittorioso prima di tornare improvvisamente seria.

- Non osare arrestare tutti i pezzi grossi finchè non sarò entrata anche io in Accademia. –

- Vedrò cosa posso fare. –

 

 

Ripose il giubbotto sullo schienale della sedia e lanciò un’occhiata interrogativa all’indirizzo della sua partner che sembrava tergiversare.

- Non hai fame? L’ultimo appostamento è stato molto lungo, io personalmente staccherei la testa a morsi a chiunque si mettesse tra me e del cibo. –

Eltanin sorrise, ma continuò a rimanere ferma a fissarlo senza proferire parola così provò a insistere.

- Non vuoi andare in mensa? –

- No … togliti la maglietta. –

Aggrottò la fronte, fissandola come se le fosse improvvisamente dato di volta il cervello.

- Come scusa? –

- Mi hai sentita … lo vedo che c’è qualcosa che ti fa male, ti muovi in modo strano. –

Imprecò tra i denti.

Credeva di essere stato bravo a mascherare la ferita riportata dopo l’arresto che avevano effettuato un’ora prima, ma evidentemente qualcosa l’aveva tradito.

- Non è necessario, sto bene. –

- Questo lascialo decidere a me. Coraggio o te la strappo di dosso. –

- Queste affermazioni potrebbero rientrare tra le molestie sessuali del seminario a cui ci hanno fatto partecipare a inizio anno – la prese bonariamente in giro.  

- Certo -, decise di reggergli il gioco, - scommetto che ti piacerebbe da matti se volessi davvero molestarti, Jonesy. –

Per tutta risposta rise.

Tuttavia lui per primo non era sicuro di suonare sincero, consapevole che l’idea di Eltanin addosso al suo corpo non gli dispiaceva affatto.

Così alla fine si limitò ad assecondarla, consapevole che non l’avrebbe mai fatto uscire di lì finchè non avesse fatto ciò che diceva.

Sfilò la maglietta in un movimento fluido, mettendo in mostra il fisico asciutto e muscoloso con un pizzico di auto compiacimento. Era una bella vista a torso nudo, ne era perfettamente consapevole, e la ragazza davanti a lui doveva aver pensato lo stesso perché le iridi color indaco avevano studiato rapidamente i pettorali definiti e gli addominali scolpiti prima di soffermarsi sulla ferita sul fianco.

Allungò una mano, accarezzandola delicatamente con la punta delle dita, mentre la soppesava con serietà.

- Non sembra molto grave, ma di sicuro deve essere ripulita e disinfettata. –

- Non ce ne è bisogno … -

- Non essere ridicolo, certo che ce ne è bisogno, non sei immune alle infezioni “mr muscolo”, perciò mettiamoci a lavoro. Prima ti medico e prima potrai andare a mangiare. –

Quello sì che era un tasto giusto da premere, specialmente quando non mangiava nulla di solido da trentasei ore.

- Devi proprio usare quel disinfettante? In infermeria hanno quello che non brucia – protestò mentre la osservava inumidire un batuffolo di cotone e avvicinarsi alla ferita.

Ridacchiò.

- Sei peggio di un bambino … se ti fai curare come si deve oltre al pranzo ti do anche un bacino così la smetti di frignare, okay? –

- Va bene -, sbuffò rilassandosi contro la scrivania, - basta che facciamo in fretta. Oggi è la giornata dei tacos. –

Eltanin si mosse in modo rapido, coprendo il tutto con una garza, e quando ebbe finito si alzò in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla guancia fresca di rasatura.

La sensazione delle labbra contro la sua pelle gli procurò un calore diffuso un po’ ovunque e sperò con tutto il cuore di non essere arrossito.

- Ecco fatto, bambinone, ora possiamo andare a mangiare. –

 

 

- Hai una pessima cera. –

Quasi sussultò nel richiudere la porta della sua stanza alle spalle.

Eltanin era sdraiata sul suo letto con le braccia incrociate sotto la chioma rossa e lo osservava con un pizzico di curiosità.

- Tu sì che sai come tirare su l’autostima di qualcuno. –

- Da che mi ricordo non hai mai avuto problemi con la tua autostima -, lo rimbeccò rimettendosi seduta con un agile colpo di reni, - e comunque sono qui per un motivo più che valido. –

- Quindi non solo per darmi contro? –

- Sarebbe divertente -, ammise, - ma no. Stavo pensando all’incontro che abbiamo avuto alla Testa di Porco. Non pensi che sia quantomeno una stranissima coincidenza il fatto che Mulciber fosse lì? –

Improvvisamente serio, la raggiunse e si accomodò a sua volta sul letto.

- Molto, ma se ricordo bene sei stata tu a dire che era comune che ci fosse quell’affluenza. –

- Non dopo un’assoluzione. –

- Sono passati anni dalla sua assoluzione. –

- Ma non mi dire -, ironizzò, - sai che all’interno di Azkaban il tempo scorre ancora più lentamente? –

Sospirò, fissandola dritta negli occhi finchè non gli sembrò che Eltanin fosse pronta a mettere da parte un pizzico di quell’ostilità che gli riservava da quando quella maledetta storia del progetto riabilitativo era ricominciata.

- Quindi tu cosa pensi? –

- Penso che fosse lì per incontrare qualcuno e che la nostra presenza abbia mandato all’aria i loro piani … magari proprio qualcuno coinvolto in quel casino del mio arresto. Ah, ma che ne parlo a fare con te … dopotutto hai già deciso da tempo che sono colpevole, no? –

Tentennò.

La verità era che non lo sapeva più.

Tutto si era incastrato alla perfezione quando l’aveva arrestata, come se le prove fossero state messe lì apposta.

- Non sono stato io a condannarti. –

- No, tu hai solo scelto di non credermi. –

- Se sei convinta che io non creda a una parola di quello che dici perché sei qui? –

Fece spallucce, alzandosi in piedi e facendo per dirigersi verso la porta.

- Perché ho dato retta a Frost, ma a quanto pare sbagliava: certe cose sono impossibili da dimenticare. –

Si richiuse la porta alle spalle con un gesto deciso, lasciandolo solo a meditare su quelle considerazioni.

 

 

Quella era la prima mattina da quando aveva lasciato l’Accademia in cui non andava a lavorare. Ogni singolo giorno, indipendentemente da quale periodo dell’anno fosse o da quale fosse la sua condizione di salute, aveva sempre varcato la soglia del suo ufficio ma non quel giorno. Era in congedo obbligatorio per colpa di quel grandissimo stronzo del loro nuovo Capitano che, non si sapeva bene per quale motivo, sembrava averlo preso in antipatia fin dalla prima volta che l’aveva visto. Accarezzò il capo del dobermann acciambellato al suo fianco sul divano, il quale socchiuse gli occhi prima di aprirli nuovamente e drizzare le orecchie.

- Cosa c’è Bullet? Hai sentito qualcosa? –

L’animale uggiolò come a rispondere affermativamente e poco dopo il rumore delle nocche che s’infrangevano contro la porta di casa gli confermò che il suo cane aveva perfettamente ragione.

- Chi è? –

- Sono io. –

- È aperto, entra pure, sono in salone. –

Poco dopo Eltanin fece capolino stringendo tra le mani una confezione di cartone e due caffè d’asporto. La scritta sulla scatola diceva chiaramente che era andata a prenderli alla Bakery che aveva aperto da poco all’angolo. E lui adorava quel posto, era il suo preferito per la colazione e il brunch.

- Uno al cioccolato e caffè amaro e semplice per te, uno al lampone e caffè macchiato freddo e dolce per me. –

- Mi conosci fin troppo bene ormai. –

- Abbastanza da sapere che saresti stato di pessimo umore per tutto il congedo obbligato e che solo una bella dose di caffeina e dolci avrebbe potuto migliorarti un po’ l’umore -, confermò prendendo posto sul divano accanto a lui e grattando dietro le orecchie Bullet, - perciò eccomi qui. –

- Non eri di turno? –

- Certo, ma ho preso un po’ di ferie … ne avevo accumulate parecchie così mi avrai tra i piedi per tutta la settimana di congedo. –

- Il Capitano non ne sarà molto contento. –

- Che si fotta. Siamo partner, no? Dove vai tu vado io. –

- Ne sei sicura? Non voglio che se la prenda anche con te. –

Eltanin fece spallucce e si allungò ad afferrare il telecomando. Accese la tv e la sintonizzò su Netflix, sfogliando l’elenco alla ricerca di Orange is the new black.

- Più che sicura, anche perché dobbiamo terminare la sesta stagione. Voglio vedere cosa combinerà Frieda, adoro quella donna. –

- Ed io che ti facevo più tipo da Carol Denning. –

- Ma per favore -, sbuffò, - se mai dovessi uccidere qualcuno lo farei subito, non starei venticinque anni con le mani in mano come lei. –

Poi afferrò il plaid e lo sistemò sulle gambe di entrambi, inarcando un sopracciglio mentre accennava al petto, - Ti dispiace? Mi piace stare comoda quando guardo la tv. –

Alzò il braccio, passandoglielo attorno alle spalle e cingendola a sé, sorridendo di riflesso quando la sentì rilassarsi nella sua stretta e cominciare a inveire contro la stupidità di Piper Chapman e l’antipatia di Madison Murphy.

Era incredibile come momenti come quelli fossero diventati ormai parte della loro quotidianità.

 

 

Non riusciva a credere a quello che avevano visto i suoi occhi, eppure Eltanin era in quella stessa stanza in cui si erano riuniti tutti i membri della Fratellanza Purosangue. Così era stato inevitabile arrestarla, specialmente dopo che avevano rivenuto incartamenti che testimoniavano una serie di attacchi già avvenuti e molti altri ancora in progetto.

- Non è come sembra, Frank. –

- È buffo che tu lo dica, perché sembra che tu fossi parte integrante dei loro piani visto che ti abbiamo trovato in casa loro. –

Eltanin scosse il capo con forza, le iridi indaco arrossate e l’espressione sconvolta.

Sembrava sinceramente colpita dalla cosa e incredula, ma come poteva crederle quando nessuno della Fratellanza aveva aperto bocca per scagionarla e tutto sembrava puntare verso la direzione della collaborazione.

- Ho ricevuto una soffiata e sono andata a controllare. Avrei voluto chiamarti, ma era più facile infiltrarmi da sola che spiegare la tua presenza. –

- Immagino. E chi ti ha fatto questa soffiata? –

- Non lo so, la lettera non era firmata, diceva solo dove andare e a che ora. –

- Ma tu guarda il caso. –

- Frank … -

- La lettera che dici di aver lasciato sul tuo comodino non c’è, Eltanin … questo come lo spieghi? –

La vide tentennare, segno che questa volta non aveva una spiegazione valida alla cosa.

- Non lo so, ma hai la mia parola che non c’entro nulla. –

- Non mi basta, non quando in ballo ci sono delle prove. Eri nel quartier generale di alcuni fanatici che progettavano un attacco, gente che ai tempi della scuola conoscevi molto bene. Cosa dovrei pensare? –

- Nulla. Non dovresti pensare nulla, solo fidarti di me. –

Rimase in silenzio per alcuni secondi, poi spinse la sedia all’indietro e si diresse verso l’uscita della sala interrogatori.

- Questa volta temo proprio di non poterlo fare, Eltanin. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 


 

 

- Mamma? –

Coreen si voltò verso il figlio che arrancava lungo il corridoio che collegava la cucina alla sala da pranzo con le braccia cariche di vassoi.

- Non dirmi che tu e la nonna siete stati tutto il pomeriggio in cucina – sorrise, accarezzandogli la sommità dei ricci scuri con affetto.

Il piccolo annuì, sorridendo fiero.

Gli era sempre piaciuto passare il tempo in compagnia delle due donne della sua vita, specialmente se questo voleva dire poter aiutare la nonna in cucina oppure passare del tempo con loro sul retro dell’abitazione accudendo animaletti di vario genere che erano lì di passaggio.

- E tu l’hai aiutata? –

- Certo -, la voce della nonna annunciò loro che anche lei si era unita alla conversazione, - e questo ometto sta imparando tutto in modo molto veloce. Chi lo sposerà sarà una persona molto fortunata. –

Il sorriso orgoglioso di Milo si allargò ancora di più sul faccino dall’aria vispa e malandrina. Poco importava che suo padre se ne fosse andato, lasciandoli quando la delusione per quel figlio così strano era stata troppa da sopportare a suo giudizio, non avrebbe potuto chiedere una famiglia migliore di quella che aveva in quel momento.

 

 

- Milo? Milo, corri! –

Sua madre era appena tornata da un estenuante turno di notte nell’ospedale in cui lavorava come infermiera, ma la stanchezza sembrava essere improvvisamente scomparsa dalla sua voce per lasciare spazio a una sincera emozione. Così, curioso di scoprire cosa avrebbe potuto contribuire a migliorare il giorno del suo undicesimo compleanno, abbandonò momentaneamente il gattino che stava coccolando e tornò in casa a passo svelto.

Trovò la mamma e la nonna sedute al tavolo, la colazione già pronta, e una lettera deposta a pochi centimetri dal suo piatto. Per un attimo si chiese se non fosse un messaggio da parte di suo padre e la cosa lo lasciò interdetto, non sapendo bene quali fossero i sentimenti più adeguati da provare in una situazione come quella.

- Cos’è? –

- Una lettera da quella scuola di cui ci ha parlato il gentile signore che è venuto a trovarci la settimana scorsa. –

- Hagrid? –

Ricordava bene l’uomo dalla statura impressionante che in un inglese grammaticalmente poco corretto gli aveva rivelato la spiegazione alla sua apparente stranezza. In un primo momento non ci aveva creduto, ma aprendo quella lettera e scorrendo le parole vergate con calligrafia sottile e spigolosa dovette ricredersi.

- Sono un mago … sono davvero un mago – mormorò emozionato.

Sua nonna battè le mani deliziata.

- L’ho sempre detto che il nostro bambino era speciale. –

 

 

Vagava lungo lo stretto corridoio che collegava i vari vagoni dell’Espresso per Hogwarts con espressione perplessa dipinta sul volto. Non conosceva nessuno lì e non sapeva bene dove scegliere di sedersi. Così si limitava a vagare nella speranza che qualche anima pia si accorgesse di lui e lo invitasse a unirsi a loro.

Fu allora che le vide.

Tre ragazze che a giudicare dall’aria spaesata erano del primo anno e al pari di lui non ne sapevano assolutamente nulla sul mondo della magia. Si avvicinò loro, sorridendo amichevole mentre tendeva una mano, - Ciao, sono Milo … Milo Mills. Anche voi non sapete dove andare? –

Una delle tre, la più minuta dai capelli castani, rispose all’istante alla stretta della mano con un sorriso solare.

- Elizabeth Richardson … loro sono Amber e Audrey Lockheart. Anche tu sei un Nato Babbano? –

Annuì.

Una delle due gemelle, non seppe identificare se Amber o Audrey, propose: - Potremmo occupare uno scompartimento tutti insieme. Dopotutto siamo tutti nella stessa situazione e si sa che l’unione fa la forza. –

- Mi sembra un’idea fantastica. –

Era sempre stato a suo agio tra le donne e a quanto pareva aveva appena stretto le sue prime amicizie nel mondo magico.   

 

 

Venne svegliato dalle urla belluine che provenivano dallo studio che gli Auror avevano deciso di adibire a loro personale sala operativa. Uscì dalla stanza per finire con l’imbattersi con Magpie e Phoenix che correvano spediti lungo le scale sghignazzando come un paio di studenti che avevano giocato un tiro mancino ai loro sorveglianti.

Di riflesso pensò agli anni di scuola in cui la vittima finiva sempre con l’essere Gazza.

- Cosa avete combinato? –

- Abbiamo organizzato un piccolo raid al grido di “Attica*” – rise Magpie.

- Un raid? –

- Con le Caccabombe -, spiegò con le lacrime agli occhi Phoenix, - e credo di aver centrato Isabelle in piena faccia. –

Scoppiò a ridere, scambiando un cinque con i due.

- Possibile che quando organizzate queste cose non mi chiamate mai? La prossima volta devo esserci anche io, è tassativo. –

- Sei ancora in tempo per inserire l’essenza di yak nella boccetta dello shampoo di Sissy. –

Davanti all’espressione perplessa dell’amico, Magpie spiegò: - Volevamo limitarci agli Auror, ma coinvolgere tutti sarà ancora più divertente … ti unisci a noi? –

- Certo che sì. –

 

 

 

 

- Milo? –

Elaiza, una sua compagna di Casa di un anno più piccola di lui, gli sedette accanto mentre finiva di fare colazione studiando di tanto in tanto il tavolo verde argento dall’altro lato della sala.

- Uhm uhm? –

- So che tu sei il primo della scuola nel corso di Cura delle creature magiche e tra pochi giorni ho un compito importante … pensi che potresti darmi una mano a prendere un buon voto? –

Amicizia e lealtà erano due delle doti che univano un po’ tutti i Tassorosso e poi Elaiza Anderson con quella sua aria sbarazzina e divertente gli aveva sempre fatto una simpatia immediata.

- D’accordo, nessun problema. –

Elaiza fece per alzarsi e raggiungere la sua amica Serpeverde, ma si fermò sorridendogli con fare malizioso.

- Comunque se te lo stai chiedendo, il ragazzo che fissi da un po’ gioca decisamente nella “tua squadra”. Se vuoi posso chiedere a Chrystal di presentartelo. –

- Fare affari con te è sempre un piacere, Elaiza. –

 

 

Milo aveva cominciato a lavorare alla Testa di Porco dopo la morte di sua madre, non appena aveva concluso il settimo anno e non era riuscito a trovare un impiego che potesse permettergli di mantenere la casa, se stesso e la nonna. Non era un ambiente che nessuna delle due avrebbe mai approvato, ne era consapevole, ma bastava per permettergli di far quadrare i conti e c’erano decine di avventori a dir poco interessanti che ogni giorno passavano da quelle parti per bere e condurre i loro loschi affari lontani dagli sguardi degli Auror. Fu proprio durante uno dei suoi turni al bancone che sentì una conversazione a dir poco interessante.

Erano due uomini sulla trentina che parlottavano fittamente lamentando la difficoltà con cui era possibile procurarsi determinate sostanze da quando il Ministero della magia aveva stretto un giro di vite ai traffici loschi in giro per la nazione.

- Pagherei a peso d’oro per essere certo di ricevere la merce –, stava dicendo uno dei due, - ma con gli Auror con il fiato sul collo i soliti trafficanti non sono più pronti ad assumersi tutti i rischi. –

- Ho sentito di una nuova società che sta emergendo rapidamente -, gli confidò l’altro con fare da cospiratore, - si chiama Fuoco di Ashwinder o una cosa simile, sembra che siano in grado di procurarti praticamente di tutto. –

- Questa società -, intervenne Milo facendoli trasalire, - conosci qualcuno che ne faccia parte di persona? –

Si scambiarono un’occhiata, quasi soppesando il fatto che potesse essere o meno una spia, ma a giudicare da come si era sempre fatto gli affari suoi da quando aveva cominciato a lavorare lì e dal fatto che non aveva proprio l’aria di un infiltrato parvero decidersi per confermare con un brusco cenno del capo.

- Se ti metto in contatto con loro saresti disponibile a fare da tramite per la merce che ci serve? –

- Se pagate abbastanza bene senza problemi. –

 

 

Quando le porte di Azkaban si erano chiuse alle sue spalle, condannandolo a vent’anni per aver infranto le leggi sui beni non commerciabili di classe A, B e C, la consapevolezza di essere prossimo a entrare in contatto con criminali di ogni calibro lo aveva assalito. E ora, mentre sedeva a un tavolo della mensa accanto a Bon Bon, vedendo passare uno dei pezzi grossi del carcere a passo svelto non potè fare a meno di mostrarsi incuriosito.

- Sai cosa è successo, Bon? –

- Sembra che Frost debba risolvere un problema, dicono che ci sia stato un accoltellamento nel corridoio accanto alla mensa. –

- Te lo ha detto Magpie? –

Annuì, girando la forchetta nel piatto con una smorfia davanti a quella poltiglia molliccia.

- Chi è stato accoltellato? –

- La Bestia. –

Ebbe bisogno di un paio di secondi per rendersi conto di quello che aveva effettivamente detto e di cosa significasse.

La Bestia era in carcere da quattro anni per pluri omicidio aggravato dall’odio razziale, era diventato il leader della Fratellanza Purosangue scalando i vertici con una rapidità impressionante dovuta principalmente alla sua spiccata propensione per la violenza, era lo spauracchio di ogni detenuto lì dentro e il pensiero che fosse stato accoltellato era difficile da assimilare.

- Chi è stato? –

- Quella rossa che se ne sta sempre sulle sue. –

- Quella che a volte pranza con Frost e Mags? –

- Già, credo che Frost si stia sincerando che la Bestia non torni mai più in mezzo a noi per raccontare cosa è successo. –

Emise un fischio flebile.

Quel posto era una maledetta gabbia di matti.

 

 

- Sei sicura che per te non sia un peso? –

Ellis gli battè una mano sulla spalla con fare solidale.

- Vai tranquillo, è giusto che passi un po’ di tempo con tuo figlio, e poi io monopolizzerò il televisore e passerò il tempo guardando le puntate di Gossip Girl. –

Tobias la ricompensò con un sorriso enorme.

- Per Natale ti regalerò qualsiasi cosa. –

- Non sbilanciarti troppo con le promesse -, replicò selezionando la serie, - perché proprio come la Regina Blair anche io sono piuttosto esigente in tema di regali. –

- No, chi le ha lasciato il telecomando? –

Mosse pigramente la mano, facendo scintillare le lunghe unghie smaltate di nero all’indirizzo di Beatrix che fece capolino da dietro la spalla di Tobias.

- Me lo sono conquistata perciò gira al largo, Trixie. –

- Come mi hai chiamata? –

- Da come hai risposto so per certo che mi hai sentita. –

- E io che tu non hai il coraggio di ripeterlo. –

Fece spallucce, alzando la voce per raggiungere Harvey nell’altra stanza.

- Cohen perché non la porti al cinema a vedere uno di quegli sparatutto che vi piacciono così mi lascia guardare la tv in pace? –

Beatrix avvampò mentre l’ex Grifondoro faceva capolino e annuiva con un sorriso.

- Perché no, è un sacco di tempo che non vado al cinema, cosa vogliamo vedere? –

Mentre si allontanavano discutendo del film Tobias le rivolse un sorriso divertito.

- Hai deciso di farli finire insieme per caso? –

- Ovviamente, dopotutto è la mia migliore amica, devo fare da Cupido. E adesso sparisci, Brooks, e lasciami guardare la tv in santa pace. –

 

 

- Cosa stai guardando con tanto interesse? –

Il tono divertito di Ink gli disse che la ragazza sapeva chiaramente cosa avesse attirato la sua attenzione, perciò ammiccò sorridendo a sua volta.

- Nulla di particolare. –

- Questo nulla è per caso il novellino dall’aria spaesata che ha appena messo piede in mensa? –

- Forse … -

- Se non fosse che i miei gusti sono decisamente più femminili potrei persino trovarlo carino … di sicuro ha l’aria tenera e innocente. –

- Intendi innocente come tutti i detenuti di Azkaban? – scherzò Bon Bon.

- Forse un po’ più innocente -, rise a sua volta, - ed in effetti è molto ma molto carino. –

- Si chiama Doc -, lo informò Ink, - e se vuoi prestare ascolto al gay radar di Foxglove sembra che sia decisamente il tuo tipo. –

Foxglove non sbagliava mai, sembrava avere effettivamente un sesto senso per certe cose, l’aveva appurato abbondantemente da quando la conosceva.

- Bene, sembra che finalmente qui dentro sia successo qualcosa d’interessante. –

 

 

 

 

 

 

 

*“Attica!” è il grido con cui i carcerati annunciano solitamente l’inizio di una rivolta, è stato scelto poiché utilizzato in occasione della celebre “Rivolta di Attica” nell’omonimo carcere americano. In quest’accezione ovviamente è usato in modo scherzoso da Magpie che essendo Mezzosangue ne conosce bene il significato.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate per il ritardo, ma è un periodo un po’ pieno quindi di tanto in tanto rallenterò con la pubblicazione. Comunque volevo dirvi che ho deciso, vista la ricomparsa e la spiegazione da parte delle autrici di Sebastian e Wolf, di reinserirli in via del tutto eccezionale (dopotutto avevo aggiornato in modo veramente molto rapido), ma sarà la prima e l’ultima volta che accadrà una cosa del genere visto che in futuro avrete molto più tempo per farvi sentire tra un capitolo e l’altro. Oltre a ciò volevo dirvi che se volete potete cominciare a mandarmi un mp segnalando 3 preferenze per la relazione del vostro OC; cercherò di accontentare quante più persone possibili. 

Infine vi annuncio che il POV Auror del prossimo capitolo sarà dedicato ad Harvey (causa pari merito con Frank) perciò vi chiedo di votare solo per il POV Detenuto tra:

Frost

Doc

Bon Bon

 

Per ora è tutto, vi auguro una buona domenica.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

   
 
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