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Autore: T612    11/03/2019    3 recensioni
Dieci anni di Marvel descritti dalle note e dai testi dei Coldplay, in un crescendo che sfiora la soglia della resa dei conti definitiva:
1. Life in technicolor II - Tony Stark
2. Cemeteries of London - Clint Barton
3. Lost! - Peter Quill
4. 42 - Steve Rogers
5. Lovers in Japan - Stephen Strange
6. Viva la vida - Loki Odinson
7. Violet hill - James “Bucky” Barnes
8. Strawberry Swing - Wanda Maximoff
9. Death and all his friends - Natasha Romanoff
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LOST! - Peter Quill
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Just because I'm losing
Doesn't mean I'm lost
Doesn't mean I'll stop
Doesn't mean I'm across

Peter scappa, incespica sui lacci delle scarpe slacciati, asciugandosi il volto con la manica della felpa, strizzando gli occhi cercando di cancellare l’immagine di sua madre che esala l’ultimo respiro tendendo una mano che lui non ha voluto afferrare.
Corre fuori dall’ospedale, lontano dalle voci dei suoi parenti che lo richiamano indietro, sfuggendo dalla presa di suo nonno che vorrebbe stringerlo a sé e lasciargli inzuppare di lacrime la sua camicia… ma Peter non vuole sentirsi compatito, non vuole che le persone siano gentili con lui solo perché la sua mamma è morta. Se scappa abbastanza lontano dall’ospedale può asciugare le lacrime e fingere che non sia mai successo, può far finta che lui stia giocando a nascondino, illudendosi che il sorriso luminoso di sua madre lo scovi ovunque si sia rintanato.
Spazza via le lacrime con la manica della felpa con un gesto arrabbiato, mentre il parco buio si illumina a giorno come uno stadio, intravedendo la luce accecante dietro al velo di lacrime, avvertendo appena i suoi piedi che si staccano da terra.
Le lacrime continuano a rigargli il volto ininterrottamente, la tristezza e la perdita sostituite alla paura, paura che si trasforma in terrore, raggiungendo picchi inauditi quando un uomo dalla pelle blu e gli occhi rossi lo chiama per nome. Si era divincolato dalla presa di quegli esseri mostruosi, correndo a perdifiato nei corridoi dell’astronave, rintanandosi e incastrandosi tra i condotti di aerazione, lontano da quegli estranei dalle spalle troppo grosse per raggiungerlo.
Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, sapeva solo di aver fame e temeva che i crampi allo stomaco potessero ucciderlo… aveva ceduto, arrischiandosi a mettere fuori il naso dal condotto di aerazione, ritrovandosi davanti all’uomo dalla pelle blu che l’aveva accolto a bordo. Gli aveva sorriso mostrando i denti giallognoli e storti, rigirandosi una freccia tra le dita, rassicurandolo dicendogli che aveva dato l’ordine ai compagni di non divorarlo. Gli aveva promesso del cibo in cambio dei suoi servigi, dichiarando che una persona della sua statura e con le dita così piccole poteva tornargli utile, trascinandolo alla mensa rifilandogli cibo mai visto ma commestibile… e poi l’aveva visto: lo spazio sconfinato trapuntato di stelle.
In quel momento Peter aveva realizzato che, anche volendo, non avrebbe mai più fatto ritorno sulla Terra… e l’unica cosa che gli rimaneva della sua vecchia vita era un soprannome strampalato, un vecchio walkman ed un nastro con dodici tracce registrate, riprodotte in loop per tutti gli anni a seguire rischiando di consumare irrimediabilmente il nastro.
Peter non sapeva con esattezza quando aveva smesso di avere paura, quando aveva accettato la strana vita che conduceva nello spazio come la nuova normalità... se a convincerlo fosse stata la freccia di Yondu, le pistole al plasma, il suo casco dalle lenti rosse o la giacca di pelle con lo stemma dei Ravager sulla spalla.
Da piccolo aveva dato la colpa al fatto che non aveva altra scelta se non quella, ma una volta diventato adulto aveva realizzato che rubare gli piaceva sul serio, dovendo ammettere che vantava una certa bravura con le donne di qualunque razza, facendo colpo con i suoi strani aneddoti da terrestre, i quali non erano altro che riassunti rivisitati di vecchi film… consolandosi di avere più fortuna nel trovare qualcuno con cui passare la notte, a differenza delle possibilità di riuscire a farsi conoscere come Starlord.
Voleva la fama, voleva essere ribattezzato con un nome memorabile che ispirasse grandi imprese, desiderando segretamente di rinchiudere in un angolo della sua memoria il ragazzino spaventato che era stato un tempo e che rispondeva al nome di Peter Quill.
Peter non sapeva quale dei due istinti aveva prevalso, se era stata la fame di gloria o la fame di denaro a spingerlo a disertare dai Ravagers, ritrovandosi invischiato nelle trattative per accaparrarsi l’Orb.
Era stato tirato in ballo e visto che c’era aveva seguito il ritmo… letteralmente, la gara di ballo era stato un diversivo con i fiocchi per distrarre Ronan.
Da quel momento in poi la gente aveva iniziato a chiamarlo Starlord, non in segno di derisione, ma in segno di rispetto, legittimato ed eletto dalla Nova Corps al ruolo di Guardiano della Galassia, un onore e un onere da spartire insieme ai quattro idioti che erano diventati la sua famiglia nel giro di nemmeno una settimana.
Quando aveva afferrato i comandi della Milano, con Gamora che gli stringeva affettuosamente una spalla, si era reso conto che il venire chiamato Starlord era un punto d’arrivo e di partenza.
Aveva scattato il regalo di sua madre con troppi anni di ritardo, riappropriarsi di quel pezzetto di sé che si era impegnato strenuamente a celare al resto del mondo, decidendosi a riscoprire quel lato che aveva dimenticato così a lungo… realizzando che per Peter Quill, un terrestre con una famiglia nuova di zecca a carico, il futuro era ancora una pagina bianca puntinata da una miriade di stelle.

Just because I'm hurting
Doesn't mean I'm hurt
Doesn't mean I didn't get what I deserved
No better and no worse

Peter si rifiutava ad ammettere che Rocket avesse avuto ragione fin dall’inizio, che nel suo cinismo e nella sua testardaggine nel voler vedere sempre e solo il peggio delle persone, aveva interpretato correttamente tutti quei segnali che lui aveva palesemente ignorato.
Si era crogiolato nella possibilità concreta di avere un padre vero e proprio, non una foto spiegazzata presa da una qualsiasi rivista o l’infantile illusione che quella fantomatica figura fosse un attore in giro da qualche parte a girare un film qualsiasi.
Aveva avuto la conferma che suo padre fosse un Celestiale in carne ed ossa, volendo illudersi che Ego avesse amorevolmente vegliato su di lui negli ultimi trent’anni, impossibilitato a ritornare sulla Terra, inviando Yondu a prelevarlo per riportarlo a casa nonostante Peter non fosse mai giunto a destinazione.
L’aveva capito decisamente troppo tardi che c’era un motivo più che sensato se Yondu non l’aveva riportato a casa quando gli era stato ordinato di farlo, che la minaccia di mangiarlo era una bugia e che la tenuta e l’anonimato dei Ravagers erano stati la sua salvezza.
Aveva compreso in ritardo catastrofico che un vero padre non avrebbe mai aspettato così tanti anni prima di rintracciarlo, che di motivi per farsi trovare ne aveva forniti abbastanza ben prima degli eventi di Xandar e del risveglio dei suoi poteri da celestiale.
Era stato decisamente troppo tardi quando aveva realizzato che un padre ce l’aveva sempre avuto… un uomo dalla pelle blu, gli occhi rossi e i denti gialli e storti che combatteva con una freccia magica affilatissima, che nascondeva l’affetto che provava nei suoi confronti dietro alle minacce che inneggiavano al cannibalismo.
Aveva compreso in estremo ritardo, quasi fuori tempo massimo, che di persone che gli volevano veramente bene ce n’erano ben quattro, non importava se fossero i peggiori avanzi di galera e se vantavano una fedina penale infinitamente peggiore della sua… aveva accettato con sommo ritardo che i Guardiani erano la sua famiglia e che ballavano tutti e cinque sulle stesse note della medesima cassetta.
Aveva finalmente capito quanto fosse tardi quando Ego si era rivelato per la sua vera natura, scoprendo che lo stesso padre che per giorni aveva decantato la sua benevolenza e l’amore che provava nei suoi confronti, era la stessa persona che aveva distrutto il suo walkman ed aveva ucciso sua madre senza battere ciglio.
Contrariamente a ciò che Peter si aspettava, la vendetta era emersa da un silenzio emotivo devastante, esplodendo dirompente e senza sconti, uccidendo il sangue del suo sangue, rinunciando ad una parte di sé per salvare tutti quanti… aveva deciso di sacrificarsi per risparmiare ai suoi amici le innumerevoli sofferenze che Ego aveva premeditato, deciso a lasciarsi morire ripagandoli per la sua infinita ottusità mentre Rocket li portava tutti in salvo.
Peter non poteva fare a meno di pensare che alla fine aveva ottenuto esattamente quello che si meritava… dopotutto non era la prima volta che si lasciava sfuggire tra le dita le persone che amava, non era la prima volta che recideva volutamente tutti i legami sani e puri in favore di quella facciata idilliaca ed illusoria che aveva progettato esclusivamente per sé, non accettando che le circostanze e le priorità fossero cambiate negli ultimi anni, non trovando il coraggio di ammettere che quella vita che aveva prestabilito gli stava ormai stretta, restio a ricoprire il ruolo di capo all’interno della banda di disadattati che si era ritrovato  –e successivamente scelto– come famiglia.
Aveva accettato il suo destino come un giusto pegno per i suoi errori, ma il fato si era fatto beffa delle sue decisioni, lasciando che l’ago della bilancia puntasse su quella salvezza che con il senno di poi lui aveva reputato immeritata, mentre Yondu esauriva velocemente l’aria nei polmoni sacrificandosi per salvarlo, rendendosi conto troppo tardi di tutto ciò che aveva sempre avuto sotto gli occhi, ma che era stato sempre troppo cieco ed ottuso per vedere con chiarezza.
L’esperienza surreale del funerale l’aveva segnato, si era concesso di piangere dopo anni davanti all’inceneritore che aveva sparso i resti Yondu nello spazio in un milione di faville luminose, mentre Gamora gli cingeva la vita con un braccio posando il capo contro la sua spalla.
Si era sorpreso nel vedere apparire le navi Ravagers, constatando che nonostante l’atteggiamento e il comportamento discutibile che Yondu aveva riservato agli altri, fossero tornati tutti per rendergli tributo.
In quel momento Peter aveva compreso che forse avrebbe dovuto iniziare ad apprezzare sul serio ciò che aveva già, che non poteva desiderare di meglio degli affetti e delle persone che lo circondavano… era amato, a discapito di tutto, accettando la consapevolezza stringendo Gamora tra le braccia.

I just got lost!
Every river that I tried to cross
Every door I ever tried was locked
Ohhh and I'm just waiting til the shine wears off

Quando lo scenario di morte e sangue era apparso davanti a loro, Peter si era sentito mancare, colto dalla sensazione orribile di precipitare nel vuoto insieme ai cadaveri che stavano naufragando nello spazio. Aveva lanciato uno sguardo vacuo a Gamora, ricevendo un leggero cenno del capo a conferma delle sue teorie… ciò che aveva davanti era il risultato dell’opera di Thanos.
Aveva accolto con espressione assente il grido spaventato di Rocket quando uno dei cadaveri aveva aperto gli occhi, portando a bordo il corpo svenuto, svegliandolo per ottenere risposte.
Avevano scoperto di trovarsi di fronte all’unico superstite del regno distrutto di Asgard, un re senza popolo che bramava vendetta.
Peter si era ritrovato istintivamente a nascondere Gamora dietro al suo corpo, proteggendola al probabile pericolo, nonostante fosse consapevole che lei fosse perfettamente in grado di cavarsela da sola… sorprendendosi della reazione del dio del tuono, che aveva accettato l’idea della morte molti anni prima ed aveva commentato l’abominio appena commesso limitandosi a definire i legami familiari estremamente complicati.
L’aveva definita una dinamica complessa… Peter, nonostante si fosse visto portare via il briciolo di rispetto che si era guadagnato dai compagni in favore di muscoli asgardiani e lignaggio reale, non aveva potuto fare a meno di ritrovarsi d’accordo con le parole del dio.
Anche i suoi legami familiari erano estremamente complicati, incomprensibili e sorprendenti… certe volte, nonostante gli anni di convivenza trascorsi, si ritrovava a sbattere ancora contro il muro che i compagni erigevano per difendersi, chiudendo le porte delle camere a chiave ogni volta che litigavano, per poi fare pace nei modi più disparati.
Litigavano per l’idiozia di Drax, l'ingenuità di Mantis, la fotosintesi puberale di Groot, il sarcasmo sprezzante di Rocket e il comportamento scostante di Gamora… come in quel momento, avrebbe voluto strapparsi i capelli per l’esasperazione quando la donna era fuggita dai suoi tentativi di dialogo, rifugiandosi in un angolo a contemplare le stelle che presto o tardi si sarebbero inevitabilmente macchiate di sangue, rigirando tra le dita un coltello a doppia lama che aveva sempre visto tra gli averi della donna, ma che Gamora non aveva mai impugnato prima di allora.
Non avevano mai definito le cose tra loro, c’erano stati molti baci e qualche notte brava, ma Peter non aveva mai avuto il coraggio di definirla “la sua ragazza”, limitandosi a quel non detto che aleggiava tra loro ormai da anni.
Si era avvicinato titubante parlando di granate, ritenendolo un approccio abbastanza innocuo… di certo non si aspettava che gli chiedesse di ucciderla, ritrovandosi a giurare di mantenere la promessa, smosso dallo sguardo disperato della donna.
Alla fine l’aveva fatto… o meglio, ci aveva provato.
Le bolle di sapone l’avevano lasciato confuso, mentre il non detto spezzato da un “ti amo” inequivocabile gli aveva ridotto il cuore a brandelli quando l’aveva vista scomparire attraverso il portale… il varco si era richiuso, lasciandolo solo e allo sbaraglio.
Si sentiva perso senza di lei, inginocchiandosi a terra tra i cimeli incendiati del Collezionista, gli occhi arrossati e ti respiro rotto… avrebbe voluto chiuderli ed avere il potere di rimuovere gli ultimi eventi dalla sua memoria, ma le fiamme bruciavano ardenti nonostante tenesse le palpebre chiuse, mentre aspetta che si smorzino cedendo alle lacrime.

You might be a big fish
In a little pond
Doesn't mean you've won
'Cause along may come
A bigger one

Peter credeva di avere il pieno controllo della situazione, ma purtroppo aveva tragicamente scoperto che non era così.
Quando erano risaliti a bordo Drax gli aveva chiesto quali fossero le nuove coordinate, la nuova rotta e il prossimo passo da fare… non lo sapeva, aveva ignorato la richiesta di ricevere degli ordini, alzando la musica della stereo fino a frantumarsi i timpani, fissando il vuoto ascoltando la canzone che ballava sempre con Gamora.
La musica era stata interrotta di colpo dopo la cinquantesima volta che la loro canzone ripartiva in loop, Drax aveva scollegato lo zune imponendogli di reagire. Peter gli aveva urlato contro così forte da coprire il rumore causato dal gocciolio del suo cuore sanguinante, colmando il silenzio emotivo in cui era caduto vittima… bloccandosi quando Mantis gli aveva indicato la lucina gialla lampeggiante del canale di comunicazione d’emergenza.
Aveva trovato una ventina di messaggi in segreteria da parte di Nebula, lo minacciava di trucidarlo in almeno otto modi diversi appena l’avrebbe rivisto, accusandolo di aver perso la sorella, ma informandolo che Gamora era ancora viva e che Thanos la stava portando a Titano. *
Aveva eseguito le direttive senza battere ciglio facendo rotta verso Titano, per poi ritrovarsi a tenere un ragazzino come ostaggio, bloccato in uno stallo, chiedendo dove fosse Gamora.
Credeva che i Guardiani fossero gli unici protettori nell’intera galassia, aveva dovuto ricredersi dopo aver scoperto l’esistenza degli Avengers… forse insieme avevano una possibilità di salvezza, era una speranza remota, piccola e flebile, ma era pur sempre un qualcosa a cui credere per non cedere al panico.

And you'll be lost!
Every river that you tried to cross
Every gun you ever held went off
Ohhh and I'm just waiting til the firing's stopped
Ohhh and I'm just waiting til the shine wears off

Avevano strutturato un buon piano, l’avevano studiato a tavolino eseguendolo ad arte, riuscendo a far inginocchiare il titano mentre Stark e il bimbo ragno erano intenti a sfilargli il guanto.
Ce l’avevano quasi fatta, ma nessuno di loro poteva prevedere quello che sarebbe successo da lì a poco… era bastata una frase per mandare tutto a rotoli. Mantis aveva parlato di lutto, poi Nebula aveva confermato quella terribile ipotesi, infliggendo il colpo di grazia devastante.
Gamora era morta per degli sporchi e stupidi giochi di potere, per un bene superiore inesistente… era la seconda volta che Peter vedeva strapparsi via la donna più importante della sua vita per il cosiddetto “bene superiore”. Prima sua madre, poi la sua ragazza… e i suoi compagni pretendevano che lui mantenesse la calma, ma come avrebbe mai potuto riuscirci?
Peter aveva colpito Thanos con tutta la forza che aveva in corpo, sordo alle proteste dei compagni d’armi, il desiderio di consumare la sua vendetta personale, arrabbiato con l’universo perché era un luogo terribilmente ingiusto.
Alla fine avevano perso, Thanos era riuscito a fuggire e la colpa era solamente sua… le forze avevano ceduto, mentre i singhiozzi gli sconquassano il petto, desiderando di lasciarsi morire, pregando che la luce svanisca segnando la fine della sua miserabile esistenza.
Non ha più senso vivere in un mondo per cui prova solo odio.
Si inginocchia sulla sabbia rossa in attesa di udire la sentenza dei compagni, attende la sua condanna… ma arrivato a quel punto non gli importa più niente, ormai non prova più nulla se non un vuoto lacerante e incolmabile.

Ohhh and I'm just waiting til the shine wears off
Ohhh and I'm just waiting til the shine wears off

Peter non credeva seriamente che le sue preghiere venissero ascoltate, ma evidentemente l’universo aveva voluto essere misericordioso… aveva osservato impassibile i suoi compagni mentre si sgretolavano in cenere sotto i suoi occhi, provando una punta di sollievo nel vedersi ridurre in polvere.
Pace, finalmente.



Note:
[*] Questo paragrafo specifico si rifà/ispira a questa scena tagliata da “Avengers - Infinity War”.

   
 
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