Capitolo 26
Hermione si svegliò con le farfalle nello stomaco. Al suo cervello ci volle un
momento per controllare il sistema nervoso. Era il giorno x per la maledizione.
Se le loro azioni di quel giorno non l'avrebbero spezzata, allora sarebbero
realmente stati ad un punto morto.
Anche se lei e Draco erano più vicini che mai, non significava che voleva
doverlo sposare. Avrebbe piuttosto invece scelto, di sposarlo. E, per farla
sentire ancora più sotto pressione, aveva Neville e Ron che contavano su di lei
per la loro felicità futura. Non voleva che questo tentativo di spezzarla
fallisse, forzandoli a sposare streghe che non amavano, solo per tenere aperto
Hogwarts.
"Riesci a fare silenzio, lassù? Il tuo cervello sta praticamente
urlando", disse una voce assonnata dietro di lei.
Oh, e poi c'era l'ansia riguardo al fatto che aveva fatto esattamente ciò che
aveva detto che non avrebbe fatto, ed era andata a letto con Draco.
Un braccio strisciò attorno alla sua vita. "Smettila di pensare così
tanto. Un giorno andrai in combustione spontanea, a causa di tutte le
analisi".
Hermione si voltò e guardò il biondo con il quale condivideva il letto. Era
deliziosamente arruffato la mattina, ed aveva anche il segno del cuscino più
divertente che lei avesse mai visto, stampato in faccia. Le sopracciglia le si
alzarono.
"Cosa?", chiese lui, stranito.
"Sembra che io non sia l'unica con i capelli selvaggi".
Lui se li appiattì e grugnì. "E' colpa tua. Tutto quello scorrere di dita
tra di loro ha fatto effetto".
Lei fece una smorfia, incredula. "La prossima volta mi dirai che la
condizione dei miei capelli è contagiosa".
Draco strinse gli occhi pensierosamente, e le esaminò i capelli. "Potrebbe
essere. Ovviamente hanno una cattiva influenza sullo stile Malfoy".
"Fai un baffo a Gilderoy Allock, quando si parla di ego".
"Io ho vinto il Premio su Settimanale Strega di Sorriso-Più-Affascinante,
lo scorso anno. Nel mio profilo, hanno gentilmente glissato sui miei non
proprio salutari anni da adolescente".
"Credo di ricordarmelo. Ho visto l'uscita da Molly".
"Non dirmelo. Hai scritto all'editore con una strillettera, e l'hai
minacciato di imprigionarlo per aver dato il premio ad un Serpeverde, in
particolare al Draco Malfoy dei tuoi stivali".
Lei si fece piccola piccola. La sua presa in giro non era poi molto lontana
dalla verità. Era uscita completamente di testa, ed aveva sbraitato a lungo con
Harry e Ron di questo.
"Qualcosa del genere", mormorò.
Draco rise e rotolò sopra di lei. "Vorrei che ti fosse stato permesso di
tenere il Gira-Tempo che avevi al terzo anno".
Lei aggrottò la fronte. "Come lo sai?".
"Me lo ha detto Harry. In effetti, credo mi abbia sbattuto in faccia il
fatto che ha avuto una parte nella fuga dalla giustizia di quel maledetto
Ippogrifo".
Hermione non si sentiva in vena di iniziare in litigio con Draco su quanto si
meritasse di essere stato ferito da Fierobecco. In ogni caso, era stato un
graffio, e quell'idiota con la puzza sotto al naso ne aveva fatto un affare di
stato.
"Comunque, perché vorresti che avessi ancora il Gira-Tempo?".
Lui sogghignò malignamente. "Mi piacerebbe fare un piccolo viaggetto ad un
anno fa, e far completamente esplodere il tuo vecchio auto-controllo".
Draco mantenne poi la sua posizione sopra di lei, e si beò del petto di
Hermione contro il suo, mentre ascoltava i dieci minuti di spiegazione sui
pericoli del viaggio nel tempo e nel permettere che il suo passato o futuro se
stesso lo vedesse.
Mormorò un mite "Sì, micetta", prima di far divergere la passione
della sua ragazza in una direzione molto più produttiva.
Hermione si trovò di nuovo a camminare di fianco a Draco giù per le scale di Malfoy
Manor, per fare colazione, con Narcissa e Piton. Questa volta non si sentiva
ugualmente umiliata, ma era un po' ansiosa.
"Tua madre penserà che io sia una specie di zoccola", sussurrò.
Lui roteò gli occhi. "Sì, sono sicuro pensi sia scandaloso che la mia
ragazza sia rimasta anche la notte".
"La tua ragazza da meno di una settimana".
"Ti conosco da quando avevamo undici anni, e ti sono morto dietro per
quasi dieci anni. Non è come se ci fossimo incontrati la settimana scorsa.
Comunque, ti ho mai detto che ho scoperto di mia madre e Severus quando lui una
mattina è apparso a tavola a colazione?".
"Oh, per la barba di Merlino! Piton!", si lamentò lei.
"Che ha?"
"Ci sarà anche lui!".
"Quindi?".
"E' solo dannatamente strano. Sono qui a camminare per la strada della
vergogna di fronte al mio vecchio professore".
"A Piton non importerà. Ha sempre pensato che i Grifondoro fossero
moralmente delinquenti".
"Dovrei svignarmela ed incontrarti dopo ad Hogwarts. Così tua madre non
saprà mai che sono rimasta sta notte".
"Hai dimenticato di Tilly che ci ha spaventati questa mattina nella
doccia. Sono sicuro abbia già detto a mia madre che sei qui".
Le guance di lei si infuocarono. "Dirà a Narcissa che eravamo nella doccia
insieme, non è vero?".
"Non preoccuparti, le ho ordinato di non farlo".
"Hermione, Draco, perché ci mettete tanto?", chiamò Narcissa, uscendo
dalla sala per scovarli.
"Arriviamo, madre. Hermione qui sta avendo un mini-crollo", disse
Draco.
La strega anziana svoltò l'angolo, appena in tempo per vedere la coppia ferma
sul pianerottolo. Hermione era ovviamente molto imbarazzata.
"Perché?".
"Crede penserai che lei sia una donna facile, per essere rimasta
stanotte".
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, allora Draco in quel momento si
sarebbe trovato mutilato a terra, a dissanguarsi lentamente fino a morire.
"Non riesco a credere che tu l'abbia appena detto", sibilò veemente
Hermione al suo ragazzo.
Narcissa rise semplicemente. "Non essere sciocca, cara. Non sono
antiquata. Anzi, è bello avere un'altra donna in giro per casa".
Hermione stava ancora pugnalando Draco con lo sguardo. "Ti odio".
"Non preoccuparti, mi farò perdonare più tardi", replicò
maliziosamente lui.
Hermione riuscì solo a dargli un pizzicotto e camminare con più dignità
possibile giù per le scale, verso sua madre.
"Non lasciare che Draco ti metta nel sacco. Si delizia a prendere in giro
quelli che ama", le disse Narcissa.
Lei rifiutò di guardare il bel biondo, mentre marciava nella sala da pranzo per
affrontare Severus.
Minerva McGranitt stava aspettando il gruppo che stava per arrivare dai
cancelli del castello. Avevano deciso di mantenersi in pochi. Erano solo
Hermione, Draco e Bill. Non volevano procurare inconvenienti alla Preside od al
resto del corpo studentesco di Hogwarts. I nervi di Hermione stavano saltando,
e perfino Draco sembrava ansioso. Aveva quell'espressione tirata che di solito
sfoderava quando si sentiva sotto pressione. Ricordava ad Hermione il loro
sesto anno, quando aveva costantemente quello sguardo. Bill, in contrasto,
stava fischiettando felicemente, il che era altamente irritante.
"Salve", li accolse Minerva. "Non viene nessun altro?".
"No, abbiamo pensato che il gruppo sarebbe dovuto consistere delle persone
essenziali", spiegò Bill.
"Sì, probabilmente è così".
Camminarono fino al settimo piano in silenzio, ed Hermione si ritrovò di nuovo
di fronte allo stendardo di Barnaby il Babbeo.
Questa volta non c'erano sentimenti malinconici, e non era più confusa riguardo
a ciò che provava per Draco. Gli strinse la mano, che era ancorata forte alla
sua. Lui le sorrise rassicurante.
Era strano per lei essere la prescelta. Era abituata a coprire le spalle ad
Harry. Alla fine, poteva pur essere stata cruciale nell'aver portato sano e
salvo il suo migliore amico alla battaglia finale con Voldemort, ma era lui che
aveva dovuto affrontare il terribile viaggio nella Foresta Proibita incontro al
suo destino. Ovviamente, spezzare la maledizione non era questione di vita o di
morte, ma era importante per molte persone, e riusciva a sentirle la pressione.
"Respira, donna, o rimarrai stecchita", le sussurrò Draco.
Hermione rilasciò il lungo respiro che aveva tenuto intrappolato nel petto. Finché
non glie lo aveva fatto notare, non se n'era nemmeno accorta. Alzò lo sguardo
verso i suoi occhi, mentre univano i palmi e mescolavano il sangue.
"Ora chi è una piccola sudicia Sangue-sporco?", disse lei prendendolo
in giro.
"Zitta, micetta, o rovinerai il momento cerimoniale".
Lei gli mostrò infantilmente la lingua, il che lo fece ridere. Si voltarono
verso il muro, e misero le mani contro la pietra. Si riuscivano a sentire le candele
gocciolare, mentre tutti rimanevano silenziosi, in attesa di ciò che sarebbe
accaduto. Arrivò il lampo di luce blu, per loro grande disappunto.
"Immagino sia tutto, quindi", disse Draco.
Bill si accigliò. "Ero sicuro che avrebbe funzionato".
Minerva sembrava solo in ansia. Spezzare la maledizione l'avrebbe sollevata dal
pensiero di cosa avrebbero fatto i suoi ex studenti. Non era stata cieca,
quando era andato da lei il nuovo Professore di Erbologia, Neville. Era
innamorato perso di Hannah Abbott, ma avrebbe dovuto sposare qualcun altro.
Hermione era silenziosa. Le era tornato lo sguardo - distratto -.
"Aspettate. So cosa dobbiamo fare".
Si voltarono tutti verso di lei.
"Non credo affatto che il rituale debba essere eseguito qui. Cioè, la
Stanza delle Necessità non ha un grande valore simbolico. Perfino molte poche
persone sapevano che fosse qui. Penso che il rito di sangue debba avere luogo
nel cuore dei territori di Grifondoro e Serpeverde", spiegò.
"Le sale comuni", disse Draco.
"Esattamente. Credo che fare ciò che abbiamo provato qui, negli altri due
luoghi la spezzerà definitivamente. Mmm... mi chiedo, se ci avessimo pensato
prima, se avrebbe funzionato anche con Harry e Daphne".
"Forse", disse Bill. "Ma io penso che l'inimicizia tra voi due è
ciò su cui era più focalizzata Corvonero".
"Probabilmente. Comunque, questo mi fa pensare…".
Draco mise un braccio intorno alle spalle di Hermione, ovviamente preoccupato
che si stesse incolpando per aver dimenticato qualcosa. "Recentemente,
qualcuno ti ha mai detto che sei brillante?", disse, nel tentativo di
rallegrarla.
Lei sorrise da un orecchio all'altro. "Io sono la strega più
brillante della nostra epoca".
"Probabilmente anche la strega con la testa più grossa della nostra
era".
"Senti chi parla!", replicò lei, pizzicandolo sul braccio.
"Sei troppo violenta per il tuo stesso bene, oltretutto".
Bill rise semplicemente, mentre Minerva rimase a fissare confusa le buffonate
dei due vecchi nemici. In effetti, riconciliare il Draco e la Hermione che
erano stati suoi studenti con quella coppia affiatata era molto difficile.
"Allora, dove per prima?", chiese Bill.
"Beh, visto che siamo qui, potremmo andare dritti alla Torre dei
Grifondoro", disse Minerva, distogliendo gli occhi dai due.
Hermione sentì il cambiamento nell'aria, quando riaprì il taglio sul palmo
nella sala comune dei Grifondoro. L'atmosfera pulsava di energia. Lo prese come
un buon presagio. Era anche una buona cosa che Minerva avesse sgomberato la
stanza da tutti gli studenti che si stavano rilassando. C'erano stati uno o due
sguardi cattivi in direzione di Draco, ma bisognava aspettarselo. Quando lei e
Draco spinsero i palmi di nuovo contro il muro, ci fu un lampo accecante di
luce verde, e la pesante tensione che aveva riempito la stanza scomparve.
"Beh, è diversa, il che è positivo", constatò Bill
"Giù nelle segrete!", disse allegramente Draco.
Questa volta fu il turno di Hermione di ricevere occhiate, e qualcuno osò
sibilare "Sangue-sporco" verso di lei, mentre passavano.
Draco si voltò veloce come la luce, ed afferrò per il mantello il ragazzo che
aveva parlato. "Scusati!", ordinò.
"No", disse il Serpeverde.
Il biondo strinse la presa sulla veste dello studente.
"Signor Malfoy, tolga le mani dal Signor Brutus ora!", esclamò
Minerva, oltraggiata.
"Non finché non si scuserà per aver chiamato Sangue-sporco la mia
ragazza".
"Sei una disgrazia per il nome dei Malfoy", biascicò Martin Brutus.
Draco, facendo emergere la natura dei Malfoy, sibilò cattivo al ragazzo.
"E tu non sei degno di baciarle i piedi. Ora scusati, prima che distrugga
gli affari di tuo padre. E sai che ho il potere per farlo".
Hermione gli mise una mano sul braccio. "Draco, non ne vale la pena".
"Per me sì", replicò lui, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo.
Si fissarono a vicenda, finché il ragazzo sembrò leggere l'intendo irremovibile
negli occhi di Draco. "Scusa", mormorò ad Hermione.
"Dì di nuovo una cosa del genere quando sono nei paraggi, e ti manderò al
San Mungo", lo minacciò Draco.
Il ragazzo se la svignò, con la coda tra le gambe.
"Ricordami di rimanere nelle tue grazie, Malfoy", disse Bill.
Draco stava ancora fissando la porta, ma si voltò e gli sorrise. "Beh, dicono
che i pentiti siano sempre i più inflessibili".
Minerva continuò a tenere le labbra serrate, e lanciò a Draco uno sguardo di
rimprovero. "Facciamola finita, prima che il Signor Malfoy cerchi di
assalire qualcun altro dei miei studenti".
"Spero gli dia una punizione", disse Draco, molto poco impressionato.
"Non si preoccupi, Signor Malfoy. Mi occuperò del comportamento del Signor
Brutus quando avremo finito qui".
Quando la sala comune dei Serpeverde venne sgomberata, la familiare tensione,
che c'era stata nella Torre, tornò. Hermione e Draco si tagliarono i palmi per
la terza volta, e li premettero contro il muro. Questa volta ci fu un lampo di
un rosso brillante, e l'atmosfera di dissipò ancora. Mentre si voltarono per
andarsene, Minerva crollò a terra con un urlo. Bill la afferrò per le braccia e
la distese sul divano più vicino.
"Cos'ha che non va?", chiese agitata Hermione.
"Non lo so. Non ho mai visto niente del genere, nemmeno quando una
maledizione era stata spezzata male", replicò Bill.
Hermione lanciò qualche incantesimo di diagnosi sulla Preside svenuta, ma
mostravano tutti risultati normali. "E' quasi come se si fosse
addormentata profondamente", constatò.
"Come in coma?", chiese Draco.
"Sì e no. I suoi segni vitali sono buoni, e penso dovremmo solo aspettare
che si svegli".
Così i tre si sedettero ed attesero.
Trenta minuti più tardi, Minerva finalmente si stiracchiò. Si sedette, e si
guardò intorno spaesata. "Che è successo?".
"Speravamo potessi dircelo tu", disse Bill. "Sei semplicemente
svenuta, e non ti svegliavi".
Minerva radunò i pensieri. "Ero in trance. Credo che l'abbia ingegnato
Cosetta, così che potesse comunicare con me".
"Questa cosa di Corvonero che ti contattava è stata davvero strana",
commentò Draco.
Minerva sorrise. "Sì è vero, e sono davvero felice che sia finalmente
finita".
Hermione sussultò. "Cioè ha funzionato?".
La Preside le batté una mano sulla spalla. "Sì, ce l'hai fatta".
Hermione diede il cinque a Bill, strinse Minerva e poi quasi strangolò Draco
con un forte abbraccio. Quando lo lasciò andare, era rosso in viso, e
tossicchiava.
"Che carina. Spezzi la maledizione e poi cerchi di assassinarmi".
Hermione era troppo felice della notizia per fregarsene dei lamenti dei suo
ragazzo. "Oh, sta zitto e smettila di comportarti come un bambinone.
Torniamo ai Tre Manici di Scopa, e diamo agli altri la buona novella".
"Solo se prima possiamo spaventarli un po’", chiese Draco.
"No, non faremo a finta che la maledizione non sia stata risolta. È
crudele e sleale".
"Sarebbe divertente. Riesci ad immaginarti quanto stressati diventerebbero
Paciock e Weasley?".
"E' orribile, Draco", disse lei con un tono proibitivo.
"Mi rovini tutto il divertimento".
"Questa maledizione ha molto di cui rispondere", mormorò Bill a
Minerva. "Quei due insieme saranno un completo incubo. Spero sarai ancora
Preside, quando i loro figli arriveranno".
Minerva sbiancò al pensiero.
La tensione nella stanza sul retro dei Tre Manici di Scopa era palpabile. Tutti
quelli che avevano aiutato a decifrare la maledizione erano radunati lì, più
Hannah ed Eve. Ron era pallido e sconvolto, e stringeva forte la mano di Eve.
Era così nervoso che non aveva nemmeno toccato i biscotti in mezzo al tavolo.
Lo stesso non poteva essere detto di Ginny, che li stava sbocconcellando. Era
ansiosa, e doveva tenere le mani occupate.
"Quanto avevano detto che ci avrebbero messo?", chiese Theo.
"Non ci abbiamo messo molto quando l'abbiamo fatto noi, ma immagino che ci
possano essere state delle complicazioni", replicò Daphne.
"Ottimo! Complicazioni... Proprio quello di cui avevamo bisogno",
mormorò amaramente Ron.
"Se qualcuno può riuscirci, allora quella è Hermione. Quando mai ha
fallito?", rassicurò i presenti Harry.
Era l'unica cosa che dava loro la speranza. Hermione Granger non falliva,
specialmente quanto erano coinvolte ricerche e capacità in qualcosa di magico.
Era troppo capace per lasciarsi sconfiggere. Ne erano sicuri.
Comunque, i loro cuori persero un battito mentre la porta si apriva di scatto,
ed un deluso Draco entrò. Sospirò. "Mi spiace ragazzi, non ha
funzionato", mormorò sconsolatamente.
La stanza emise un sospiro. Hannah iniziò a piangere, mentre seppelliva il viso
nel collo di Neville. Le spalle di Ron caddero, e lui e Tracey si guardarono
scontenti.
Hermione arrivò poco dopo, e guardò il gruppo depresso. "Perché siete
tutti così sconvolti?", chiese.
"Draco ci ha detto quello che è successo", replicò Pansy.
"Draco Malfoy!", urlò lei. "Ti avevo detto di non
spaventarli!".
Draco sogghignò malignamente. "Scusa, micetta. Non sono riuscito a
resistere",
"Sei un idiota!", disse sibilando.
"Aspetta", disse Harry. "Significa che in realtà avete spezzato
la maledizione?".
"Certo che sì. Lei è la strega più brillante della nostra
epoca", rispose Draco.
Una cospicua dose di biscotti venne lanciata contro il biondo Serpeverde, prima
che la notizia venisse completamente assimilata, e brindassero tutti allegri.
Hannah saltò su e coinvolse Hermione in un grande abbraccio. "Oh, grazie,
Hermione! Sei la migliore".
Hermione si sedette su di una roccia che sovrastava la Stamberga Strillante, e
guardò il sole tramontare. Ormai era da un po' che la festa continuava ai Tre
Manici di Scopa. Il sollievo che provavano tutti di non doversi sposare per
tenere aperto Hogwarts era immenso. Lei era anche incredibilmente contenta per
Ron e Neville. Le loro vite sarebbero davvero state infelici, se avessero
dovuto lasciare le streghe di cui si erano innamorati, per sposare altre due
donne. Era davvero felice di essere stata essenziale nell'aiutarli ad evitarlo.
Sorrise, mentre pensava al viaggio che lei stessa aveva affrontato. Quando
tutto quello era stato rivelato, non avrebbe mai pensato che la maledizione in
realtà sarebbe stata una benedizione travestita. Era stata una vera sciocca ad
aver permesso che la sua vita venisse riempita da così tanto odio e pensieri di
vendetta. Invece di godersi la pace per la quale aveva duramente combattuto,
era rimasta amara. Ma, grazie alla maledizione, aveva affrontato i suoi demoni,
cercato l'aiuto di cui aveva bisogno, ed ora trovato la felicità nel luogo più
improbabile.
Lui le mise un braccio intorno alle spalle. "Allora, è qui che ti eri
nascosta", mormorò Draco.
"Mmm... mi è sempre piaciuto quassù. È così pacifico".
Il biondo si sedette sulla roccia di fianco a lei. È vero".
"Ci stanno andando ancora pesante?".
"Credo che Madama Rosmerta dovrà mandarli via a calci".
Lei gongolò. "Quindi, come ci sente ad essere dal lato vincente?".
Lui le fece il solletico sul fianco. "Felice! È bello non doversi più sentire
costretti".
"Certamente. Magari ora le cose tra di noi andranno normalmente".
"Significa che mi lascerai, visto che ora non dovrai sposarmi né far
chiudere Hogwarts?".
Hermione ammiccò verso di lui. "Credo tu ormai sia bloccato con me,
Malfoy".
Lui se la tirò più vicina. "Bene, perché è proprio così che mi
piace".
Lei gli appoggiò la testa sulla spalla, e rimasero seduti a guardare in
silenzio il tramonto, godendosi semplicemente la reciproca compagnia, non
sentendo il bisogno di parlare.
Quando il sole tramontò completamente, Draco si voltò verso di lei. "Ti va
di andartene da qui?", chiese.
"Sì", disse lei, rabbrividendo. "E' ancora Dicembre, dopo
tutto".
"Torni da me?".
Hermione annuì, ed insieme si Smaterializzarono di nuovo al Manor.