Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: mido_ri    11/03/2019    1 recensioni
Allison Harvey, ereditiera di un'azienda di giocattoli di fama internazionale, conosce il ricco e affascinante Kim Seokjin, divenuto intimo collaboratore di suo padre in breve tempo.
Il Signor Kim, però, ha fin troppi riguardi per la giovane Allison, che si ritrova a dover fronteggiare situazioni al limite della sopportazione umana. Perché il Signor Kim la tratta in questo modo? Gode già dei favori del padre di Allison e presto, grazie alla collaborazione con lui, anche la sua azienda sarà all'apice della fama nel continente americano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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bon appétit

 

Giunsi davanti al portone di casa camminando come una furia. Avevo i capelli orribilmente fuori posto e il rossore del mio viso si era esteso fino alla punta delle orecchie. Suonai il citofono e, non appena sentii il piccolo scatto metallico, mi fiondai contro il portone, trovando con mia grande sorpresa difficoltà ad aprirlo. Spinsi con forza, aiutandomi con entrambe le braccia, finché non udii un rumore di oggetti pesanti che strisciavano a terra, spostandosi ancora di più verso l'interno. Compresi perché mamma era così furiosa. L'atrio era pieno, letteralmente, di scatoloni imballati con vari strati di nastro adesivo. Mi misi le mani nei capelli, pronta ad accogliere un'altra sorpresa spiacevole, sperando che fosse l'ultima. Mi inginocchia e cominciai a strappare via con forza lo scotch dal cartone. Quando finalmente riuscii ad aprire lo scatolone, mi lasciai sfuggire un sospiro pesante, pieno di rabbia, quasi simile a un ringhio. Perché sì: ero furiosa. Mi impegnai ad aprire un altro paio di scatoloni. Non c'era bisogno di molta immaginazione per arrivare alla conclusione che contenevano tutti la stessa cosa, eppure la mia testardaggine ebbe il sopravvento. Li aprii tutti, dal primo all'ultimo. Il pavimento era ricoperto da barattoli di Nutella. E non solo, ognuno di essi riportava sul fronte una fascia personalizzata che citava il mio nome: Allison. Afferrai una confezione fra le tante, intenzionata a scagliarla contro il muro, ma il mio intuito mi diceva che a mia madre non avrebbe fatto molto piacere, per cui mi trattenni e mi rigirai quell'oggetto fra le mani, come a voler reprimere i miei impulsi. Nel fare ciò, sentii qualcosa graffiarmi una mano; mi portai l'indice alle labbra e lo succhiai delicatamente per alleviare il bruciore. Capovolsi il barattolo e notai che c'era un piccolo foglietto di carta incollato sul vetro; era stato sicuramente quello a tagliarmi. 
Già consapevole di un'ulteriore motivo per arrabbiarmi, misi da parte il buon senso e non ci pensai due volte a leggerlo. Tanto ormai il danno era fatto. 
Il foglietto citava:

"Buon appetito, Principessa"

Mi feci sfuggire un urlo dettato dalla rabbia e fui presa di nuovo dalla mania di scagliare tutti quei barattoli contro il muro, invece mi alzai e corsi in camera, lasciando tutto così com'era.

Mi sedetti sul letto e tirai fuori il cellulare da una tasca. Era giunto il momento. Digitai Kim Seokjin nella barra di ricerca di Instagram e cliccai sul primo risultato. Non aveva inserito l'immagine del profilo e aveva caricato soltanto una foto che lo raffigurava in smoking, con un fascio di carte sotto un braccio e un'espressione seria in volto. Aveva un centinaio di seguaci e seguiva soltanto ventidue persone. Scrollai le spalle: nonostante la sua fama di giovane imprenditore, molto probabilmente era più attivo sul profilo ufficiale della sua azienda o aveva dei dipendenti che amministravano la pagina al suo posto.

"Il Signor Kim non è un tipo molto tecnologico, mh?"

Dopo degli interminabili secondi di indecisione, finalmente trovai il coraggio di inviargli un messaggio.

Signor Kim, sono Allison Harvey.

La risposta fu a dir poco fulminea. Possibile che, con tutti gli affari a cui doveva tener conto, avesse tempo da perdere su Instagram?

Ally, ciao :)

*Allison.

Allison, ciao :)

Alzai gli occhi al cielo. Non avevo proprio intenzione di tenere testa al suo tono ironico.

Non comportarti come se non fosse successo niente. Esigo delle spiegazioni. 

Calma, principessa. Non so di cosa stai parlando ~

Vuoi prendermi in giro, non è così? Non vedo il bisogno di farti notare da me, mio padre ti adora fin troppo. O sarebbe più appropriato dire che stai cercando di uccidermi in modi ridicoli?

Peccato che sia riuscito a conquistare tuo padre e non te.

Sicura di non essere stata adottata? ;)

Ok, senti. Non voglio perdere tempo con te. Se hai così tanta voglia di farmi fuori, almeno fallo con stile.

Quindi mi stai autorizzando a farlo?

Chiusi l'applicazione e bloccai il display del cellulare, gettandolo sul letto, ma dopo pochi secondi trillò e si illuminò. Mi sporsi in avanti per leggere l'anteprima del messaggio.

Lo prendo per un sì ~

---

Ho sempre detto che sei una psicopatica, ma pensavo che avessi dei limiti.

Felix si inumidì le labbra screpolate con la lingua e sollevò lo sguardo dallo schermo del mio cellulare per lanciarmi un'occhiata rassegnata.

- Che c'è? È lui lo psicopatico, non io.

Il biondo si sporse in avanti sul tavolo e mi strinse la faccia con entrambe le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.

- Ally, gli hai appena dato il permesso di ucciderti.

- Non esattamente...

- Sì, invece. È esattamente quello che hai fatto.

Misi il broncio e incrociai le braccia.

- Persone come lui non stanno zitte finché non vengono assecondate.

- Di questo passo sarai tu quella che non potrà più parlare... per l'eternità.

Felix mi fece l'occhiolino e riprese a sorseggiare il suo tè caldo. Adoravo fare un salto alla caffetteria della scuola con lui prima di cominciare le lezioni, ma ci riuscivo raramente perché ero una ritardataria patentata. E, purtroppo, anche quella mattina fummo costretti ad andare via subito a causa del suono della campanella. Rivolsi al mio amico un'occhiata rassegnata, non potevamo assolutamente permetterci di fare tardi a lezione. La chimica ci aspettava a braccia aperte.

---

- Harvey, alla lavagna.

Mi morsi un labbro e lasciai cadere la matita sul banco, sul quale stavo disegnando un tutt'altro che simpatico orsetto.

- Professore, in realtà credo di non aver capito com-

- Perfetto. Una ragione in più per farlo davanti alla classe.

Alzai gli occhi al cielo nel modo più discreto possibile e raggiunsi il professore strascicando i piedi a terra. Ma, proprio quando stavo per cominciare a copiare l'esercizio alla lavagna, qualcuno bussò alla porta. Un segretario fece il suo ingresso, lasciandomi a dir poco sorpresa quando pronunciò il mio nome, annunciando che qualcuno aveva chiesto di me. Per quanto fosse inusuale una cosa del genere, ero grata a quella persona misteriosa per avermi salvato dalle grinfie della chimica.

Attraversai il corridoio con passo insicuro. Ormai la gioia per essere scampata alla chimica era scomparsa, restava soltanto da interrogarmi su chi mai avesse chiesto di vedermi, dal momento che i miei genitori erano a lavoro e Felix, il mio unico amico, era rimasto in classe.

Giunta davanti alla segreteria, mi guardai un po' intorno, ma non vidi nessuno interessato a me; poi rivolsi gli occhi alle porte principali, che affacciavano sui cancelli all'esterno. Vidi la figura slanciata di un ragazzo che stava con il capo chino e le lunghe braccia spalancate per poter mantenere un'enorme scatola di cartone. I capelli castani, un po' lunghi e disordinati, erano coperti da un cappello con la visiera, che dava all'ignoto l'aspetto di un giovane postino. Anche lui, come me, si guardava intorno, ma non sembrava avere intenzione di entrare. Mi avvicinai a lui, già intuendo il motivo per cui fosse lì. A fare da sostegno alla mia ipotesi, era proprio quello scatolone che doveva essere sicuramente consegnato. Alzai gli occhi al cielo mentre mi preparavo mentalmente all'ennesima crisi nervosa che, come sempre, ero troppo testarda per evitare. 

- Hey, tu. Per caso sei un dipendente del Signor Kim?

Il ragazzo, che mi aveva già visto arrivare, si grattò il capo e sorrise, rischiando di far cascare lo scatolone a terra. Infatti si lasciò sfuggire un sussulto e, con un movimento brusco, riuscì a mantenere saldamente la grande scatola. 

- Be', se stiamo parlando dello stesso Signor Kim, suppongo di sì... 

- Hai ragione, il mondo è infestato di Signori Kim.

"E uno in meno non farebbe male... ho già in mente qualcuno da far fuori"

Kim Seokjin?

Al solo sentir pronunciare quel nome, mi si accapponò la pelle. Avevo sperato fino all'ultimo secondo che quel ragazzo fosse stato mandato da un Signor Kim qualunque. Mi sarebbe andato bene chiunque, eccetto quello.

- Oh, sì. Lo immaginavo... è un caro amico di famiglia.

Dissi quelle parole indossando il sorriso più falso che avevo in repertorio, cercando di convincere più me stessa che il ragazzo che avevo di fronte. 

- Perfetto, dunque... 

Il postino armeggiò qualche secondo, finché non riuscì ad appoggiare lo scatolone a terra senza cadere all'indietro; poi tirò fuori dal giaccone delle carte piegate e una penna, e me le porse.

- Signorina Allison Harvey, giusto?

Annuii.

- Firmi qui, per cortesia.

Firmai con fare impacciato, dal momento che mi capitava raramente di farlo, ma soprattutto perché la mia firma non consisteva in nulla di speciale, semplicemente il mio nome scritto con la calligrafia scolastica. 

"Sono proprio una sfigata"

Il postino si rimise le carte in tasca, ringraziandomi e sorridendo di nuovo. Questa volta prestai più attenzione al suo viso e, chiedendomi come avessi fatto a non accorgermene prima, fui costretta a constatare che era proprio un bel ragazzo, anzi, più che bello. I lineamenti del suo viso erano proporzionati, così come il resto del corpo. I suoi occhi castani, dal taglio orientale, erano eleganti, seppur contenessero una luce insolita, che gli conferiva grande fascino. Sarei potuta rimanere lì per ore a descrivere quanto fosse perfetto, nonostante il suo aspetto trascurato, ma non era il caso di rimanere imbambolata davanti a uno sconosciuto e fare l'ennesima figuraccia. Lo salutai a malincuore, augurandomi che quella belva del Signor Kim non lo corrompesse con i suoi modi di fare inadeguati.

E, a proposito del Signor Kim, mi ricordai che per me c'era una bella scatola da aprire. Mi chinai e tentai di sollevarla, ma era troppo grande per me, anche se si rivelò essere meno pensante di quanto avessi immaginato. Emisi un sospiro rassegnato e mi inginocchiai. Impiegai qualche minuto per togliere tutto il nastro adesivo da imballaggio, ma rimasi molto sorpresa da ciò che c'era lì dentro. Era un enorme, bellissimo e morbidissimo orso di peluche. Lo tirai fuori per poterlo osservare meglio, ma mi dovetti alzare in piedi per non farlo strisciare a terra. Era alto quanto il mio busto ed era il pupazzo più tenero che mi avessero mai regalato; non ne avevo mai visto uno simile neanche in tutti gli anni che avevo trascorso a osservare le merci prodotte dall'azienda di giocattoli di mio padre. Spillato al nastro che circondava il collo dell'orso, c'era un piccolo biglietto di carta.

"Tipico di quel maniaco"

Lo lessi sottovoce.

"Mi dispiace per quello che ho fatto, soprattutto per la conversazione di ieri. Devi sapere che adoro fare scherzi. Spero che tu non te la sia presa con me, nel dubbio ti regalo questo orso come offerta di pace, con l'aspettativa che non ci saranno più malintesi in futuro. 

P.S. Il suo nome è JinJin." 

Guardai di nuovo il muso sorridente del peluche e constatai che sul suo collare era stampato proprio quel nome con caratteri maiuscoli e brillanti.

Naturalmente non credevo neanche a mezza parola di quello che c'era scritto nel biglietto, ma di restituire il pupazzo non se ne parlava proprio: in fondo cos'avrebbe potuto farmi? Ero più che sicura del fatto che non fosse aromatizzato alle noccioline. 

Raggiunsi il mio armadietto canticchiando e vi infilai l'orso a forza, rischiando di far saltare in aria tutte le altre cose che c'erano dentro; sarei passata a riprenderlo alla fine delle lezioni. Di certo non potevo entrare in classe con quel pupazzo gigante fra le braccia, i miei compagni di classe avrebbero sicuramente iniziato a ipotizzare che mi fossi fidanzata, cosa che non succedeva da... mai. 

Mentre ritornavo in classe, la mia mente, in completa autonomia, ritornò a quel ragazzo affascinante. Ero stata davvero una stupida a non sbirciare il suo nome sulla targhetta spillata al suo giaccone, ma le mie intenzioni sarebbero state troppo evidenti, e poi... era impossibile che un ragazzo come lui fosse single.  

--- 

 - Ally, sei sicura che lì dentro non ci sia una bomba a orologeria?

- Sì... credo. Se ci fosse stata, sarebbe scoppiata da tempo.

Felix annuì titubante. 

- Hai provato ad aprirgli la pancia?

Il mio migliore amico si avvicinò al pupazzo che stringevo fra le braccia, ma mi scostai prima che potesse anche solo sfiorarlo.

- Non ci provare neanche! So che non devo fidarmi del Signor Kim, ma dubito che sia un pazzo omicida che nasconde bombe nei peluche. 

- Non si sa mai... altrimenti perché te lo avrebbe regalato? Io dico che quel muso sorridente è troppo sospetto.

Lo fulminai con lo sguardo.

- Per scusarsi. 

Felix liberò una risata sarcastica, stringendosi il ventre con fare teatrale.

- Dopo averti riempito la casa di vasetti di Nutella? A proposito... che fine hanno fatto? 

- Le ho donate in beneficenza. 

- Tu? Allison Harvey che rinuncia alla Nutella?

- Sono allergica, lo sai.

Il biondo mi fece il verso, camminando a testa alta e con un'espressione seria in volto.

- Ah... come vola il tempo! La vecchia Ally avrebbe mangiato tutta quella Nutella nonostante gli effetti collaterali. Morte inclusa. Questo Signor Kim ti ha dato alla testa, eh?

- Smettila... 

Gli diedi una spallata, riuscendo quasi a farlo cadere dal marciapiede. 

- Attenta! Non vorrai causare la morte dell'unica persona che può farti rimanere sana!

- Parli come se non fossi stato tu il primo a perdere la testa.

- Io? Di che stai parlando?

- Tu, Vernon, videogiochi... ti ricorda qualcosa?

Felix alzò gli occhi al cielo e tenne la bocca chiusa finché non ci salutammo. 


Quando ritornai a casa, mia madre mi venne incontro con un'espressione alquanto stranita.

- Di chi si tratta questa volta? 

Avrei tanto voluto dirle che quell'orso era un regalo del Signor Kim, soltanto per vedere che faccia avrebbe fatto. A pensarci bene, non le avevo ancora raccontato ciò che era successo, dal momento che non volevo mettere in pericolo il rapporto che mio padre aveva stretto con quell'uomo. Per quanto riguardava tutti quegli scatoloni che avevano invaso l'ingresso di casa nostra, mi ero limitata a dire che avevano sbagliato indirizzo, anche se mia madre aveva stentato a crederci, scettica com'era.

- Felix. 

- Oh, tesero... sono anni che ti dico che quel ragazzino è cotto di te!

- C-che?! No, non è come pensi... Felix, ecco... Glielo ha regalato una ragazza! Ma lui non è interessato a lei, quindi lo ha dato a me perché gli dispiaceva buttarlo.

- Lo sai che questo non basterà a farmi cambiare idea... 

- Mamma! 

- D'accordo... Potrei cambiare idea se mi aiutassi a cucinare.

Annuii e andai a posare il pupazzo sul divano.

---

Mi sedetti esausta su una sedia, mentre il profumo della carne stuzzicava il mio stomaco vuoto e depresso, che avevo definitivamente privato della Nutella. La cena era pronta, dovevamo soltanto aspettare il ritorno di mio padre e, pensandoci, mi resi conto che mancava pochissimo tempo al suo compleanno. Un brivido percorse la mia schiena quando ricordai che il Signor Kim avrebbe preso parte all'evento, che fino all'anno precedente si era sempre tenuto soltanto con i familiari più stretti. Era così importante quell'uomo per mio padre? Possibile che ci fosse dell'amicizia oltre all'apparente legame fra capi di aziende in collaborazione? 
Mi destai da quei pensieri quando sentii lo scatto della serratura del portone e inspirai con crescente desiderio il profumo del cibo che finalmente sarebbe stato servito. Mio padre piombò nella sala da pranzo tutt'altro che stanco e affaticato, chiamando il mio nome.

- Ally!

Sussultai sulla sedia.

"Che ho fatto stavolta?"

- È tuo quel pupazzo in salotto?

- S-sì... perché?

L'uomo sgranò gli occhi, aspettandosi forse che sapessi già la risposta. Ma non avevo idea di cosa stesse passando per la sua testa in quel momento.

- Ally, lo sai che questi giochetti non funzionano con me.

- A-aspetta!

Mi alzai in piedi e distesi le braccia in avanti, come a scacciare via un brutto pensiero.

- Non sono fidanzata! Insomma, mi hai visto? Allison Harvey fidanzata. Chi ci crederebbe?

Scoppiai in una risatina isterica, sperando con tutto il cuore che mio padre non si fosse fatto qualche idea su una presunta relazione fra me e il Signor Kim.

- Allison, per favore. Non è il momento di scherzare.

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata e cominciai a farfugliare in cerca di una scusa più credibile, ma il mio cervello aveva bisogno di ossigeno.

- Papà! Giuro che non c'è niente fra me e il Sign- ah?!

- Ti ho chiesto se hai visto la marca del pupazzo.

Mi morsi le labbra, ringraziando mio padre di avermi interrotto al momento giusto.

- No. Che cosa c'è che non va con la marca del pupazzo?

L'uomo si limitò ad alzare le sopracciglia. Sospirai e raggiunsi il salotto strisciando i piedi per terra. Il pupazzo era lì che mi aspettava sul divano con un sorriso stampato sul muso; gli rivolsi una smorfia, anche se non potevo negare quanto fosse carino. Mi chinai a leggere la marca dietro il suo soffice orecchio e il mio cuore perse un battito. Forse tre.

Si trattava della RoyalToys. L'azienda del fratello di mio padre. Nonché suo rivale da molto tempo prima che nascessi. 


  
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