Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    15/03/2019    9 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Passò altro tempo.
Un mese dopo l'incidente i sei ragazzi ormai si erano abituati a stare intorno al piccolo Levi. Era diventato la mascotte della squadra, e per questo veniva coccolato e viziato da tutti.
Il bambino sorrideva molto, e questo all'inizio aveva destabilizzato i giovani, visto come era prima, ma alla fine ci avevano fatto l'abitudine, anzi ogni suo sorriso portava una ventata di serenità nell'atmosfera spesso tesa che si respirava tra gli ufficiali di caserma.
Si erano anche divisi i compiti, ma il piccolo aveva mostrato delle preferenze, cosa che venne sfruttata quando c'era bisogno di tenerlo calmo.
Quella mattina il gruppo era radunato nella corte interna per alcune sessioni di allenamento di routine.
Sulla parete di uno degli edifici era stata ricavata una palestra di arrampicata con diversi gradi di difficoltà. Quello era un allenamento che andava fatto spesso, assieme al bungee jumping, perché serviva per l'orientamento spaziale e l'equilibrio nella gestione dei dispositivi di manovra tridimensionale. In quel momento Eren e Jean erano impegnati in una gara di risalita della parete, mentre di sotto Armin e Connie reggevano le rispettive corde di sicurezza e le tre donne, sulla terrazza sopra la parete, badavano al piccolo, che sembrava particolarmente interessato alla competizione.
Levi, sistemato in una specie di marsupio inventato ed indossato da Hanji, fissava la scalata dei due, dall'alto, con i pugnetti chiusi e gli occhi illuminati dall'ammirazione, facendo dei piccoli urletti di tifo per incitare uno o l'altro... anche se era evidente la preferenza su chi andava.
Eren era in vantaggio, ma a due metri dall'arrivo mise il piede in fallo e scivolò, restando appeso solo per una mano; il bambino urlò e Jean ne approfittò per superarlo.
"Vedo che hai fretta di tornare di sotto." lo schernì il ragazzo di Trost, salendo di un passo "Cos'è? Soffri di vertigini? Certo che è il colmo per uno che spesso guarda il mondo da 15 metri di altezza."
"Fanculo, Jean!" ringhiò l'altro, riprendendo la marcia, ignorando le ciocche ribelli che gli andavano in faccia e gli coprivano parzialmente la visuale "Comunque ora sono 18 metri."
Si guardarono in cagnesco e poi ripresero a salire, arrivando sulla terrazza quasi insieme.
Sasha e Mikasa li aiutarono a liberarsi dell'imbracatura, e Hanji passò loro le borracce con l'acqua fresca, che i due bevvero, continuando a guardarsi in cagnesco.
"Ottimo lavoro, ragazzi." si complimentò il loro capo "Ora facciamo una pausa, poi sarà il turno di Armin e Connie."
Scesero di nuovo nel cortile, e Eren prese in braccio Levi, che cercava di attirare la sua attenzione.
"Sai una cosa, nanetto? Sei proprio un rompipalle!" esclamò, scherzoso, facendogli fare due voli sulla sua testa, tra le risate del piccolo, per poi controllarlo e passarlo a Connie "E da quel che sento ne hai appena fatta una davvero grossa. Connie, è il tuo turno."
"Ma non è vero! Toccava a Jean questa volta!" protestò il ragazzo.
"Io ho già dato dopo colazione." si scansò il biondo "Adesso tocca a te."
Il ragazo borbottò e fece per allontanarsi. Nello stesso momento percepirono quello che sembrava il botto attutito di un'esplosione provenire dalle cantine-prigioni.
Senza pensarci troppo corsero verso l'ingresso delle segrete, fino al piano delle celle, e avanzarono ancora, velocemente, controllando tutte le celle, fino all'ultima, l'unica in quel momento occupata.
Armin accelerò la corsa ed aprì la grata, quasi prendendola a calci, e Hanji si fermò "Connie, porta Levi fuori di qui e allontanatevi dall'edificio di almeno venti metri!" ordinò, prendendo dei fucili da una teca sul muro e passandone a Mikasa e a Jean "Sasha, vai con lui, qui bastiamo noi!"
"Ma noi..." cercò di obiettare la ragazza.
"Filate fuori!" intervenne Eren, rabbioso "Se la situazione precipita questo posto si trasformerà in un inferno, quindi uscite di qui e fate come dice Hanji! Proteggete Levi!"
I due si convinsero e gli altri, finalmente, raggiunsero Armin, che aprì la porta, con un gran fragore.
Dentro la cella era un gran macello: cristalli polverizzati sparsi ovunque, catene spezzate dall'esplosione, e una ragazza piccoletta e bionda accasciata al suolo, che sembrava non mostrare segni di vita.
"Annie!" esclamò Armin, raggiungendola con un balzo e inginocchiandosi al suo fianco.
"È viva?" chiese Mikasa, stringendo il fucile con entrambe le mani.
Il ragazzo le posò due dita sul collo e annuì, poi, con delicatezza, la sollevò, tenendole una mano sotto la testa.
La giovane, finalmente, aprì gli occhi. Era evidentemente senza forze, e ci mise un po' a mettere a fuoco ciò che aveva di fronte.
"A... Armin?" sussurrò, quasi impercettibile.
"Sì. Ora non ti sforzare. Sei debole, hai passato quattro anni dentro quel bozzolo." rispose lui, prendendola meglio.
"Quattro anni?" domandò, con voce tremante "Dove sono..."
Sì bloccò, fissando il giovane che la reggeva. La mano, lentamente, si posò sulla guancia del biondo, e delle lacrime iniziarono a rigarle le guance.
"B... Berthold..." balbettò, ma poi, improvvisamente, prese ad agitarsi, cercando di liberarsi dalla presa del ragazzo e urlando "No! No, vi prego! Non voglio! Io voglio vivere!"
Armin la strinse, cercando di tranquillizzarla.
"Calma!" esclamò, rassicurante "Non abbiamo nessuna intenzione di ucciderti."
"No! Voi siete dei mostri! Tu hai divorato Berthold! Lo vedo! I tuoi occhi!" insistette lei, dimenandosi.
"Annie, calma! Guardami! Non era nostra intenzione ucciderlo! Era una situazione d'emergenza!" continuò Armin.
La ragazza si aggrappò all'uniforme del biondo, nascose il volto sul suo petto e riprese a singhiozzare.
"Fate un passo indietro." suggerì, rivolto agli amici "È sotto shock, meglio se non la facciamo agitare.
Il gruppo fece come era stato chiesto e Armin tornò a concentrarsi sulla bionda.
"Stai tranquilla." sussurrò "Nessuno ti farà niente, sei al sicuro."
"Quattro anni... Io non voglio morire... Non voglio..."
Annie non sembrava volersi calmare, e il giovane le prese delicatamente il mento, per guardarla negli occhi.
"Ehi, tranquilla, andrà tutto bene." disse "Fidati di me..."
Ma lei era tesa. Armin lanciò un rapido sguardo verso gli amici, poi sembrò avere un'idea.
La strinse ancora, passando una mano tra i suoi capelli e parlandole con calma. Lei continuò a piangere, poggiando la guancia sulla sua spalla, e si irrigidì quando senti il suo viso molto vicino.
Però si rilassò quasi all'istante quando sentì le labbra del ragazzo poggiarsi sulle sue.
Ricambiò il bacio, che divenne man mano più intimo, e si sorprese a sentirsi bene, al sicuro tra quelle braccia.
"Armin... Aiutami..." implorò, in un filo di voce, quando si separarono.
Il giovane le baciò la fronte e annuì, stringendola. Hanji sospirò, rilassando i nervi, e si rivolse agli altri.
"Allontaniamoci un po', torniamo tra un quarto d'ora, quando si sarà calmata." ordinò.
Eren annuì e la seguì fuori, ma prima di svoltare l'angolo si voltò indietro, preoccupato per l'amico. Armin aveva ripreso a baciare la prigioniera, che sembrava ancora sotto shock.
Cosa stava succedendo? Perché, improvvisamente, il bozzolo dove si era autoreclusa Annie si era frantumato, liberandola?

   
 
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