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Autore: Elle Douglas    16/03/2019    0 recensioni
We don’t meet people by a c c i d e n t.
They are meant to cross our path for a r e a s o n
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‘Nell’istante stesso in cui ti ho incontrata, in un caso del tutto fortuito e inaspettato, ho sentito che in te c’era qualcosa di cui avevo bisogno. Ma non era un qualcosa. Eri tu. Sin dall’inizio ho capito che tu eri una parte di me, ed e’ per questo che non ho piu’ intenzione di lasciarti andare. Io senza te sono incompleto e non voglio più esserlo.’
La ragazza non poteva credere a simili parole, a un simile sentimento tutto per lei.
Lei a cui era stato tutto negato.
Sorrise con gli occhi lucidi e il cuore che dentro il petto sembrava avere finalmente vita. Sorrise e sprofondo’ il viso nel suo petto e si ritrovo’ a sentirsi completa, dopo lunghi, estenuanti secoli.
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Seconda parte di ‘I thought I’d lost you forever.’ | Gli avvenimenti narrati avvengono dopo la 4x11.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I thought I'd lost you forever'
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NOTE AUTRICE:
E rieccomi ancora una volta.
Non sparisco apposta ogni volta, e che mi serve tempo per elaborare ciò che ho in testa per la maggior parte delle volte.
Questa volta ho dimezzato il capitolo in due parti in modo da propinarlo al meglio. In origine erano molte più pagine, ma ho deciso di pubblicarlo alla prossima anche perché ci saranno un po' di novità e va letto al meglio. Intanto ora vi lascio al ventiduesimo sperando vi piaccia.

Alla prossima.

- Elle.

 

PS: QUI : https://open.spotify.com/user/21vclflvepg4r6uh4odtw66ya/playlist/2sFRbj9wcHBisC8JvvOqWL?si=tt4-u9KgTjir87-_pBzWaQ trovate la playlist di tutte le canzoni che mi hanno ispirato per la storia, se volete ascoltarla.

 

CAPITOLO XXII

 

La rabbia e lo sgomento che montava in entrambi ora era del tutto esplosiva.
Esmeralda se ne stava, appoggiata sul bancone per sorreggersi dopo una simile colpo. Stanca. Ancora più stanca e a capo chino con i lunghi capelli che la celavano da ogni sguardo. Inspirava ed espirava per elaborare ogni cosa.
C'era una vita dietro quei ricordi e una volta che il drappo nero che qualcuno aveva issato cadde con lui cadde ogni cosa, di nuovo.
Non era più la stessa.
"Tu ti rendi conto..." disse voltandosi verso Killian di scatto e rossa in volto. 'Ti rendi conto che ogni certezza che ho non la posso definire tale." Ed era più un pensiero scandito ad alta voce che altro.
Killian, di fronte a lei, serrava forte la mascella e un pugno quasi a farsi davvero male. Aveva lo sguardo fisso a terra mentre cercava di capire perché. Perché aveva permesso tutto quello.
Con i ricordi erano arrivati anche le sensazioni di quei momenti: dai più belli, dall'amore di cui esplodeva per lei, ai più amari, come gli ultimi istanti.
Non riusciva a crederci.
Il tocco leggero di Esmeralda che afferrava il suo pugno per farlo schiudere lo riportò al presente. Con un dito la ragazza raccolse una lacrima che inaspettata si era gettata giù dalle sue ciglia.
"Mi dispiace." Riuscì a dire soltanto mentre incontrava il suo sguardo. "Mi dispiace di non essere stato capace di amarti abbastanza. Mi dispiace se ti ho dimenticato. Ho realizzato le tue paure e le mie e ti ho abbandonata." Dichiarò visibilmente distrutto.
"Non è vero. Non potevi fare nulla. Anche io non ricordo nulla e come ho potuto?" E fece spallucce. Non perché non le importasse ma perché non poteva fare alcunché per cambiare le cose. Entrambi si incolpavano e non serviva a nulla.
La verità è che il padre era stato talmente forte da abbatterli. Da farli cadere.
"Rafael Dumbledore. Non ci posso credere!' In tutto ciò Tremotino ne era uscito incredulo, quasi entusiasta mentre riservava ai due un sorriso enorme per ciò a cui aveva assistito. "Ho dinanzi la figlia del grande Dumbledore!' E gongolò battendo le mani e ridendo alla vecchia maniera. 'Non ci posso credere!' Continuava a dire.
'Dov'è?' Chiese Killian inveendo contro l'emozione dell'Oscuro e avanzando nella sua direzione.
'Chi?'
'Questo Rafael Dumbledore. L'uomo che sembri ammirare tanto. L'uomo che ci ha divisi!' E ringhiò a quel pensiero.
Tremotino realizzò il motivo di una simile domanda e rise, rise ancora più forte.
'Credi davvero di potergli fare un graffio? Di poter avere vendetta verso un uomo che ti ha già battuto quando non era ancora ciò che è ora? Seriamente? Non essere così sicuro di te, capitano!' E non smetteva di gioire. 'Non solo hai perso la tua oscurità e ciò che poteva farti avere una chance, ma non c'è la minima speranza che tu possa fare qualcosa. Ti ucciderebbe con un solo sguardo se sapesse ciò che è successo poi oltre il fatto che anche adesso siete ancora insieme.' Gli fece notare indicandoli.
Esmeralda che per tutto il tempo aveva ascoltato senza proferir parola ebbe un lampo: 'Perché non mi ha perseguitata?' E guardò Killian in cerca di risposte. 'Perché non mi ha perseguitata quando mi hai rapito o comunque ha scoperto che ero con te?'
'Forse tua madre non le ha mai detto nulla. In fondo non ci ricordavamo nulla dell'altro.
Tuo padre non ne ha saputo nulla. Forse è per questo che ha voluto che ti portassi via.'
'Si, ma sapeva che ti avevo dimenticato. Sapeva che non facevi più parte dei miei ricordi quindi anche se ha pensato alla fuga da parte mia non mi ha mai perseguitata e né tantomeno ha perseguitato la Jolly Roger per accertarsene. Non ha mai sospettato che l'avessimo nuovamente ingannato. Cosa avrà pensato quando sono fuggita? E perché ha lasciato perdere?"
C'erano davvero tante domande a cui da soli non avrebbero trovato alcuna risposta. Tante domande che sarebbero ronzate in eterno in testa se non avessero fatto altre ricerche.
'Abbiamo solo un modo per scoprire tutto ciò che è accaduto. Dobbiamo parlare con tua madre.'

Quando bussarono alla piccola casa immersa nella fitta boscaglia di quella cittadina nel Maine la donna che andò loro ad aprire la porta non sembrava nemmeno più lei dall'ultima volta: era invecchiata tantissimo. La sua pelle prima radiosa ora sembrava spenta e grigia, quasi come i muri di quella casa ormai logora.
Esmeralda stentò a riconoscerla quando se la trovò davanti e quasi si chiese se non avessero sbagliato porta, ma era l'unica casa nei paraggi e quindi c'era poco da pensare.
Agnese si portò una mano al petto quando vide chi era colei che aveva bussato, e senza chiedere il permesso - in un gesto irrazionale, dettato al cuore - le buttò le braccia al collo e l'abbracciò forte piangendo.
"Non ci posso credere! Sei tornata! Sei tornata da me." E pianse quasi quando la prima volta in cui la rivide viva e vegeta di fronte ai suoi occhi.
Era passato tanto di quel tempo.
Esmeralda sorrideva a stento, e altrettanto a stento ricambiava l'abbraccio di chi l'aveva messa al mondo. Il rancore nei suoi confronti non si era ancora placato.
Diciamo che a fare i conti ora nessuno dei suoi genitori meritava affetto da lei. Entrambi l'avevano delusa, in un modo o nell'altro, rovinandole la vita.
"Salve Agnese." La salutò Killian mostrandole un sorriso.
Killian non ce l'aveva mai avuto con la donna. In un modo o nell'altro, fino a quel momento, era stata lei a fare entrare Esm nella sua vita e già questo bastava a non vederla mai in cattiva luce.
"Possiamo entrare?" Domandò Esmeralda in modo freddo e distaccato. Era lì solo per dovere, nonostante non avesse la minima voglia di avere a che fare con lei.
La madre sciolse l'abbraccio e notò la voce tetra che non preannunciava nulla di buono.
Si fece da parte e fece entrare entrambi in casa.
"Che succede stavolta?" Chiese corrucciando la fronte con fare apprensivo mentre la chiuse alle sue spalle.
"E' una lunga storia." Cominciò Killian preannunciando che doveva sedersi se voleva ascoltarla tutta. Tutti e due, alternandosi, le raccontarono ogni cosa: del loro amore clandestino, dei loro incontri, di Rafael e di quell'inganno quella sera e nulla alle orecchie della madre sembrò farla sobbalzare a tal punto da renderla incredula.
Tutto per la madre era un triste episodio che non faceva altro che ricordare, come un promemoria incancellabile che ancora oggi si portava dietro come un marchio.
"Perchè credi che io me ne stia qui e che nessuno mi abbia mai visto in città?" Fece notare alla figlia più che a Killian. 'Perchè credi ti abbia affidata a lui appena ho potuto?'

Erano mesi che Killian Jones non approdava più nel nostro regno. Ogni tanto mi ritrovavo a chiedere di lui a qualche pirata o al molo dove sapevo, erano solite attraccare le navi. Alcuni non lo conoscevano nemmeno, altri mi dicevano che era andato via da tempo e che era approdato in terre lontane. Era difficile che tornasse.
Mi sentivo scoraggiata e persa mentre guardavo mia figlia vivere una vita con un pezzo mancante: quello che la rendeva più felice. Quello che le aveva dato vita, e di cui io ricordavo ogni cosa senza poterne parlare. Più volte sono stata tentata a cedere mentre Esmeralda mi parlava sognante di viaggi, esplorare il mondo e tutte cose che sapevo erano, in qualche modo, delle sue rimembranze. Era stato Killian più volte a parlargliene facendola sognare ad occhi aperti, e lo sapevo perché più volte lei si era confidata con me a riguardo. Avevo assistito alla loro nascita e al loro declino, e tutto di fronte ai miei occhi.
Avrei voluto fare qualcosa, ma non avrei potuto nulla.
Se sapevo che Rafael Dumbledore fosse un potente stregone? Certo che no. Se lo avesse anche solo accennato a me in primis non l'avrei mai preso in sposo, ma lo scoprì tardi. A quel tempo ero già incinta di Esmeralda e non potevo più tirarmi indietro. Sarei stata esiliata dalla mia stessa famiglia se l'avessi fatto.
Lo scoprì un giorno, durante il mercato del paese. Rafael si adirò così tanto con un mendicante per non ricordo cosa che lo soffocò con un gesto, ma nessuno se ne accorse. E chi lo fece ebbe paura di fare la stessa fine e fece finta di nulla.
Ai miei occhi divenne un mostro e la nostra vita matrimoniale andò in mille pezzi.
Gli vietai severamente di farne uso, nè tantomeno di rivelarlo ai nostri figli.
Per questo nemmeno Esmeralda ne era conoscenza.
Nessuno avrebbe mai dovuto saperlo, in più gli era stato proibito usarla da qualcuno per questo nessuno ne sapeva nulla. Ma molte volte perdeva il controllo e succedeva il macello.
Non avrei mai pensato che quella sera Killian avesse intenzione di rivelarsi a lui, l'avrei avvertito altrimenti. In realtà, con il senno di poi, mi son pentita di aver fatto iniziare ogni cosa tra voi perché non ho mai calcolato per bene le conseguenze di ciò che stava prendendo vita.
Ho assistito ad ogni cosa conoscendo tutto e non ho fatto nulla per evitarlo, ma come si fa a frapporsi quando vedi sul viso di tua figlia la felicità che da sempre desideri per lei? Come puoi? Avrei desiderato che Killian fosse diverso per odiarlo almeno un po' e avere la forza di allontanarlo, ma non ce l'ho fatta. Perchè per quanto ci avessi provato all'inizio, Killian era tutt'altro che un uomo cattivo o approfittatore. Era semplicemente la cosa migliore che una madre potesse desiderare per la propria figlia. Ed Esmeralda cantava in ogni dove grazie al suo amore, grazie al loro tempo insieme che... come potevo?
Ogni sera li osservavo da lontano e m'innamoravo del loro amore.
Quando successe tutto quella sera mi battei con tutta me stessa per salvarvi, entrambi, ma siete stati testimoni della sua magia. L'avete vissuta sulla vostra pelle con tutte le conseguenze derivate e a poco è servita la mia volontà. Quella sera nè uscii con le mani sanguinanti per quanto bussai e quando la porta si aprii davanti a me ebbi il timore anche solo di entrare per constatare i danni.
Mi alzai piano da terra, e con la stessa lentezza mi avvicinai alla porta mezza aperta con il timore nel cuore.
Sapevo che era capace di fare un lavoro pulito, e sapevo che non aveva potuto far nulla di male alla figlia, ma temevo per Killian. Temevo di trovarlo disteso a terra in chissà quali condizioni, in più non conoscevo la magia che aveva operato su Esm e non sapevo come l'avrei trovata: avrebbe patito la scomparsa del suo amato o cosa? In qualsiasi caso avrei dovuto raccoglierne i pezzi, rimetterla a posto e farle forza.
Quando entrai Rafael era in piedi a rimirare il suo operato sul pirata.
« L'ho tolto di mezzo. » disse vincente. « Non sarà più un problema d'ora in poi. » E con un gesto lo fece sparire in un nube di fumo viola.
'
Non lo è mai stato.' Ma fu solo un mio pensiero. Non lo esternai.
Andai accanto alla mia bambina e m'inginocchiai per prenderle la testa e costatarne i danni. Avevo il timore di scorgere anche un goccio di sangue sui suoi capelli o a terra.
« Non preoccuparti per lei. » disse mentre continuava a darle le spalle e nel mentre cercava di lucidare quel coltello. « Non ricorderà nulla di tutto ciò. E Il pirata? Non l'avrà mai visto in vita sua. Cercherà qualcuno di più meritevole. Niente di tutta questa insulsa storia è mai esistita. Tutto è stato rimosso come un virus, un'infezione che non ha motivo di esistere. Riguardo a te, invece... » e si voltò questa volta, mostrandole compassione. « Renderò la tua vita un inferno per aver solo pensato di farla franca insieme alla tua figlioletta. Ricorderai ogni singola cosa di questa sera e non potrai raccontare nulla a nessuno. Nè tantomeno ad Esmeralda. Questo è stato uno sgarro che ti costerà la vita, giorno per giorno. » e con questa minaccia usci di scena.
« Ti aspetto a casa, ovviamente. Non pensarci proprio, nemmeno tu, alla vendetta. »
Per tutto il tempo successivo conobbi l'inferno vero e proprio, lontano da voi e lontano dalla vostra vista in maniere che ora non voglio nemmeno ricordare perché fanno ancora male, ma non ho mai ceduto e mai l'ho dato a vedere.
Quando, dopo quasi un anno da tutto ciò che era accaduto, Killian si ripresentò davanti ai miei occhi quasi piansi di gioia, e avrei voluto correre ad abbracciarlo, ma lui non mi riconobbe. Non sapeva chi fossi e dovetti trattenermi anche perché sembrava totalmente diverso: più spavaldo, ammiccatore e mascalzone di quanto ricordassi.
Qualcosa in lui era andato perso e mi chiesi se era lo stesso di un tempo.
Sperai non andasse via nei giorni seguenti mentre cercavo di capire se potermi fidare o meno di lui, perché sì avevo già in mente ciò che poi ho fatto e tutto perché non solo speravo di salvarti da tuo padre, ma perché speravo che in voi qualcosa si ridestasse.
Che quell'amore che albergava in voi si rifacesse vivo incontrandovi e potesse vivere la storia per cui tanto avete vissuto e combattuto. Speravo poteste avere il vostro lieto fine lontano da lui.
Io non avrei assistito a nulla, mai più avrei visto quella gioia nei vostri occhi, ma ci speravo. Speravo che lui non avesse rimosso troppo, o che non fosse entrato troppo a fondo, e un accenno in voi c'è stato perché altrimenti non sareste qui uniti l'uno all'altra, ma non è bastato. Non siete riusciti ad andare oltre la sua forza, ma dovete sapere che l'ho fatto a fin di bene e non per egoismo.
Ogni cosa l'ho fatta per voi.

Dichiarò ai due presenti con le lacrime agli occhi. Esmeralda, che aveva ascoltato ogni cosa si rese conto di quanto grande fosse il cuore della madre, di quanto quella donna l'avesse aiutata più e più volte mentre lei non aveva capito mai nulla.
Era stata amata nel miglior modo possibile e se ne rendeva conto solo ora.
La fanciulla si ritrovò a singhiozzare fortemente quando si rese conto di quella grandezza e si precipitò tra le braccia della madre come una bambina.
Si erano ritrovate e capite ed assistere a quella scena fu la cosa migliore del mondo per Killian che si ritrovò ad amare quella donna ancora di più dopo aver scoperto tutto.
Si era sempre tenuto tutto dentro senza mai rivelare nulla a nessuno, e aveva sopportato un marito dispotico ed egoista come una tortura ogni giorno, come poteva un essere umano avere una simile tolleranza? In Killian l'odio per quell'uomo non faceva che accrescere.
Chi diceva che non poteva sconfiggerlo? L'avrebbe fatto, eccome.
"Io non sapevo tutto questo, perché non me l'hai raccontato?"
"Perché odiavi tuo padre già abbastanza, non serviva aggiungere altro carico." E sembrava non serbare alcun rancore mentre lo diceva. Mentre ormai conoscevano ogni verità.
"Perché vivi qui nascosta allora?"
"Perchè mi sono sacrificata per voi. Per la sua felicità." Rivelò carezzando il viso della figlia che non smetteva di guardarla. Entrambe non smettevano di guardarsi. "E non ho sacrificato solo me." Uno sguardo cupo la scurì al ricordo, ancora una volta.
Appena Killian fece ciò che gli avevo chiesto e seppi che eravate salpati, quello stesso giorno, levai le ancore. Per restare in tema.

Conoscevo ormai da tempo la routine di Rafael e dove bazzicava perciò appena lo seppi fuori casa, presi tutto il necessario per darmela a gambe. La sua ira e le sue torture erano già funeste in seguito a ciò che era successo, riuscite ad immaginare cosa sarebbe stato capace di fare una volta saputo che Esmeralda era fuggita? La prima cosa a cui avrebbe pensato sarebbe stata un coinvolgimento di Killian e una falla nella sua magia, poi sarebbe toccato a me. Immaginavo già le sue macchinazioni riguardo al fatto che vi avevo aiutato. Sapeva quanto simpatizzavo per Killian. Insomma per reggervi il gioco penso l'avesse capito.
Quindi non gli sarebbe stato difficile pensarlo di più dopo quel gesto.
Appena preso tutto l'occorrente fuggì prendendo il piccolo Ray con me e decisi di non guardarmi più indietro pur sacrificando qualcosa di enorme. Lasciai il mio cuore e una parte di me lì con lui e decisi di non pensare al peggio in alcun modo. Fuggendo così, di punto in bianco, sacrificai anche George. Il piccolo indifeso George che in quel momento era uscito con il padre a mia insaputa. Nel mio piano di fuga c'era anche lui. Non ho mai avuto intenzione di abbandonarlo. Poi le cose presero una piega diversa.
Esmeralda si portò una mano alla bocca, sconcertata e incredula.
Ho sacrificato tutto per fargli credere che tu fossi con me. Che eravamo fuggiti tutti insieme affinchè evitasse di perseguitare Killian perché immaginavo l'avrebbe fatto. Sarebbe stato il suo primo pensiero trovare quella nave e perlustrarla per constantare che non ci fosse davvero sua figlia. L'avrebbe rasa al suolo credendolo, e non oso immaginare che altro avrebbe potuto fare, così decisi di metterlo alle mie calcagna pur di non metterlo alle vostre.
Avevo architettato tutto, lasciando tracce qua e là in modo che seguisse me e non voi almeno fino ad allontanarlo abbastanza e sfiancarlo. Come se fosse possibile.
Se c'è una cosa che Rafael sa fare è non stancarsi mai, specialmente quando cerca vendetta. Una vendetta sanguinolenta e avergli fatto un simile torto significava non toglierselo più di dosso.
Ero stanca ed esausta dopo anni che vivevo come una nomade a causa sua. Ma era una cosa che avevo fatto io. Che avevo avuto io in mente perciò non potevo lamentarmi e non volevo.
Durante i vari paesi sperduti cercavo di restare il più invisibile possibile per non attirare attenzioni. Per non far arrivare Rafael da me. Sapevo che seguiva ogni mio passo e ogni giorno portavo con me il timore di rincontrarlo. Anche quando vedevo Ray giocare con altri bambini non ero mai del tutto tranquilla. Giravo di paese in paese sull'attenti e guardinga senza mai pace. Intanto il mio pensiero andava a George: chissà che faceva ora e ogni anno contavo gli anni che iniziavano a distanziarci sempre di più. Ogni anno festeggiavo i suoi compleanni e i tuoi come se foste con me, sempre. Mi addolorova non avervi accanto e mi domandavo se mai nella vita vi avrei rivisti e se vi avrei riconosciuti in quel caso. Molte volte ho chiesto di mia figlia e di Killian Jones ma nessuno sapeva niente. Molte volte mi recavo con Ray ai vari moli delle città in cui arrivavo cercando di scorgere una nave familiare, ma niente.
Erano passati svariati anni, Ray era ormai più grande mentre io ero davvero stanca. Non ce la facevo più e sapevo di non potermi fermare per nessun motivo ma ogni passo che facevo mi disabilitava sempre di più. Avevo passato la mia vita fuggendo e camminando fino a quel momento, quando la incontrai. Fu lei a venirmi incontro quasi come se avesse udito il mio urlo disperato e le mie fatiche. Ray dormiva vicino ad un sasso mentre io vegliavo su di lui, sempre vigile perché non potevo permettermi un momento di riposo. Nemmeno uno.
Si avvicinò dall'alto nella sua luce blu e mi porse un bicchiere d'acqua. Lo presi e mi abbeverai in modo indecoroso, davvero, ma erano ore che non bevevo un sorso.
La fatina mi osservava con un sorriso dolce infondendomi una serenità che mi mancava.
"E' arrivato il momento di fermarti, Agnese. Ne hai davvero bisogno." Professò con una vocina soporifera e pacifica.
"Cosa vuoi dire?" Domandai non capendo nè chi l'avesse inviata, nè perchè mi dicesse quelle cose.
"Che hai camminato abbastanza per tutti i luoghi possibili. Ora puoi fermarti. Puoi finalmente riposare tutto il tempo che vorrai."
"Ma... ma io non posso. Ho un uomo alle calcagna. Mi perseguita. Se mi troverà saranno guai per me e per mio figlio. Non posso!' Ribattei categorica.
Quella mi volò più vicino, quasi accecandomi. "Ora non devi più preoccuparti. Sarai protetta e tuo marito non riuscirà mai più a trovarti. Tu e tuo figlio vi stabilirete qui." E con un gesto della mano puntò una casetta poco più lontana. "Vivrai al sicuro e tuo marito non sarà più in grado di farti del male. Non saprà più dove sei. Hai corso abbastanza, ora goditi il tuo meritato riposo!" sentenziò.
"Perchè?" Chiesi a quel punto. Non ne capivo il motivo.
"Noi fate guardiamo tutti voi umani e decidiamo di far doni solo ai più meritevoli. Tu e tuo figlio siete due di quelli. Avete sofferto abbastanza." E sorrise. "Ma bada cara, non potrai più allontanarti da questo luogo una volta accettato il nostro regalo. Nessuno dovrà più sapere di te, in alcun modo. Dovrai restare chiusa qui."
Restai sconcertata. Da una condanna all'altra.
Ogni magia, seppur gratuita, aveva il suo prezzo. Era proprio vero. "Ma come farò da sola... senza uscire, nutrirmi... nutrire mio figlio." Chiesi indicandolo. "Non potrà vivere di stenti." Mi sembrava malsano. "Sarà lui a sostenerti, a pensare a te. Sarà lui a poter andare in città. Di lui non si curerà nessuno, ma tu potrai muoverti solo in quest'area. Sarà questo il tuo posto." E così feci, e continuo a fare. Ray continua a portarmi del cibo, ma senza rivolgermi parola. Mi lascia ogni cosa fuori dalla porta ogni mattina, anche se non sa nulla di tutto ciò. Nessuno l'ha mai saputo finora.

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

   
 
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