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Autore: Hil 89    20/03/2019    3 recensioni
Si narra che le anime gemelle siano destinate ad incontrarsi, prima o poi.
Il percorso per trovarsi è segnato da visioni, ma il cammino non sempre è semplice.
Quello che è certo è che quando il destino chiama, non resta altro che rispondere.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
 


Magnus continuava a tamburellare le dita sul volante della sua Camaro ad un ritmo intermittente, le iridi dorate continuavano a muoversi frenetiche, alternando lo sguardo tra l’entrata del bar e il vicolo laterale dove solo pochi attimi prima aveva visto sparire Jace ed Izzy.
“Magnus” la voce calma di Ragnor interruppe per un istante il movimento rapido dei suoi polpastrelli, spostò gli occhi nello specchietto retrovisore ed incrociò lo sguardo dell’amico.
Ragnor aveva lasciato il posto a fianco del conducente all’agente Jordan, Isabelle prima di seguire il fratello aveva affidato al giovane poliziotto l’incolumità dei due civili.
“Respira” disse solo l’uomo, allungandosi per appoggiare una mano sulla spalla dell’orientale.
La presa di fece più salda quando notarono il sopraggiungere dei restanti membri delle squadre dei fratelli Lightwood e gli uomini della S.W.A.T.
Magnus si mosse inquieto sul sedile e si voltò verso l’agente di polizia che seguiva con attenzione i movimenti dei compagni che si erano divisi in due gruppi: uno aveva seguito la direzione presa precedentemente da Izzy e Jace, mentre l’altra aveva sfondato la porta principale dell’Idris Club.
“Hanno avuto la conferma della presenza del Sergente” li informò Jordan, “Lo troveranno, stia tranquillo” concluse con un piccolo sorriso verso l’orientale, prima di tornare a prestare la completa attenzione al locale, la mano era corsa a stringere la pistola in caso di necessità.
Il cuore di Magnus prese a battere ad un ritmo veloce, strinse con forza la presa sul volante, ma si lasciò cadere contrò lo schienale del sedile per permettere alla mano di Ragnor di tornare sulla sua spalla.
I minuti scorsero lenti ed inesorabili, scanditi dai colpi di pistola che facevano ben intendere che all’interno dell’edificio fosse in corso una sparatoria.
Il suono delle sirene che segnalavano l’arrivo di alcune ambulanze ed altre auto della polizia, fece sobbalzare Magnus, il quale spostò per un attimo lo sguardo dalla porta d’ingresso per puntarlo in quello di Ragnor. Il giovane dai capelli verdi aumentò la stretta sulla sua spalla, notando quanto i muscoli dell’artista fosse tesi e contratti.
Non si scambiarono parole perché la loro attenzione fu catturata dai primi agenti che uscirono dal locale trascinando, con poca grazia, alcuni uomini che vennero presi in custodia da altri poliziotti, mentre i primi facevano ritorno all’interno del locale.
Magnus strinse la mano di Ragnor quando vide Isabelle sbucare dal vicolo laterale dell’edificio insieme ad un uomo ammanettato, l’artista lo riconobbe subito: era l’uomo presente al rapimento di Alexander, lo stesso che poi lo aveva picchiato.
Ci furono un paio di colpi d’arma da fuoco che distrussero alcuni vetri del locale, subito dopo altri agenti uscirono dalla porta principale con altri uomini in manette.
Seguì la chioma scura di Isabelle rientrare con la presa salda sulla pistola e non potè evitare alle sue labbra di piegarsi in un lieve sorriso, quando la vide uscire poco dopo mentre accompagnava, con uno sguardo fiero ed un portamento sicuro, una donna dalla capigliatura bionda alla prima volante disponibile.
“Camille” disse solo Magnus voltandosi appena verso Ragnor, l’amico annuì e lo guardò negli occhi dorati, “Ha avuto quello che si meritava” continuò l’artista con tono piatto, prima di riportare l’attenzione sulla zona dello scontro.
Passarono altri minuti prima che anche Jace uscisse dal locale, stava ancora lottando contro un uomo che a sua volta non stava collaborando molto, sul volto del biondo spiccava un livido all’altezza dello zigomo sinistro, gemello a quello presente su quello destro dell’uomo.
Jace lo sbattè con violenza contro il cofano di una macchina, prima di rimetterlo sui suoi piedi per poterlo spingere all’interno della vettura.
Nel momento in cui l’uomo alzò il volto, Magnus lo riconobbe: Valentine Morgenstain.
L’asiatico mosse rapido la mano sulla maniglia della portiera e l’aprì, incurante dei richiami di Ragnor e dell’agente Jordan, uscì dalla macchina e osservò come l’uomo continuava a sorridere perfido nonostante fosse in manette e lo sguardo freddo che Valentine gli rivolse, gli fece scorrere un brivido freddo lungo la schiena.
Magnus appoggiò la mani, a palmi aperti, sulla cappotta della sua macchina e prese un paio di respiri profondi per cercare di calmare, almeno in parte, i battiti furiosi del suo cuore.
Ragnor fu al suo fianco in un attimo ed appoggiò una mano sulla sua schiena, dandogli delle affettuose pacche per cercare di tranquillizzarlo.
“Sta andando bene, Mags. Stanno arrestando i responsabili. Vedrai che tra poco lo troveranno ed uscirà da quel posto anche lui” gli parlò piano rivolgendogli uno sguardo dolce.
“Rag. Quello era l’uomo che l’ha torturato” disse con voce grave mentre si voltava per guardarlo negli occhi.
“Lo so” rispose l’amico, “Ed ora è nelle mani delle giustizia. Sconterà la sua pena”
“Stanno entrando i paramedici” li informò l’agente Jordan mentre chiudeva la portiera del posto del passeggero, “La situazione sembra stabile. Posso avvicinarmi per chiedere degli aggiornamenti, se vuoi?” chiese poi con tono gentile.
Magnus gli rivolte un breve sorriso, “Te ne sarei grato. Ti ringrazio”
L’agente annuì e si diresse a passo svelto verso i colleghi, avvicinandosi ad un paio di agenti fermi vicino ad una delle ambulanze.
“Oddio” la voce dell’asiatico tremò quando i primi paramedici uscirono dal locale con le barelle occupate. Il giovane cercò di seguire con lo sguardo ogni portantina, nella speranza di non scorgere la capigliatura nera e la pelle pallida di Alec.
Trattenne il fiato quando gli ultimi paramedici uscirono fin troppo lentamente dal bar, trasportavano con cura una barella, Magnus si alzò sulle punte dei piedi per cercare di avere una visuale migliore e sospirò quando notò che il giovane che stavano sistemando sull’ambulanza aveva i capelli biondi.
“Sono una pessima persona se provo sollievo nella morte di quel tipo?” chiese voltandosi verso Ragnor.
Il giovane dei capelli verdi sbuffò appena mentre gli stringeva nuovamente la spalla.
“Sei preoccupato per Alec, è più che normale. E poi, non stai provando felicità per la morte di quel tipo, ma sei semplicemente grato del fatto che su quella barella non ci sia il tuo uomo” rispose Ragnor con quel suo tono pacato e calmo
“Cosi suona un po’ meglio” constato l’artista girandosi completamente verso di lui per appoggiare la mano sul suo bicipite in segno di gratitudine.
“Magnus” lo richiamò Ragnor, il ragazzo lo fissò interrogativo, mentre un sincero sorriso spuntava sulle labbra del giovane dai capelli verdi, “Guarda” disse solo indicando l’edificio con un cenno del capo.


Magnus si voltò ed il suo cuore perse un battito quando vide uscire dalla porta principale dell’Idris Club un giovane dai capelli biondi che sorreggeva con attenzione un ragazzo moro, il quale stava ridendo ad una battuta che l’altro aveva fatto mentre si passava le dita dell’altra mano tra i fili di grano spettinati.
Il sorriso del moro di allargò quando una furia dai capelli scuri si lanciò contro di lui e lo abbracciò stretto, cingendogli il collo con le braccia esili e nascondendo il volto del suo collo.
Notò il braccio del giovane accarezzarle piano la schiena con movimenti circolari, mentre le sussurrava qualcosa all’orecchio.
Appena la ragazza abbandonò la presa sul suo corpo, poté vedere le guance del moro imporporarsi mentre faceva vagare lo sguardo oltre la figura della mora.
Magnus trattenne il fiato nello stesso istante in cui gli occhi blu di Alec incontrarono i suoi di giada, che non avevano smesso di seguirlo per un solo istante da quando l’aveva visto uscire dal bar, e non potè evitare alla sua labbra di piegarsi in un sorriso dolce.
L’orientale mosse i primi passi verso il poliziotto, aumentano gradualmente la velocità fino a che non si fermò a pochi centimetri dal moro.
Izzy ed Jace si erano allontanati di poco, ma osservavano la scena con uno sguardo felice e consapevole, e Magnus era sicuro che lo stessa espressione era dipinta sul volto di Ragnor.
Non si lasciò distrarre però da quei pensieri, perché la sua attenzione era completamente catturata della figura che si trovava in piedi di fronte a lui.
Nessuno dei due pronunciò una sola parola, si fissarono semplicemente negli occhi per qualche secondo, fino a che Magnus non mosse lentamente una mano verso il volto di Alec e ne tracciò piano i lineamenti, seguì con il pollice il contorno del labbro inferiore martoriato e fermò la corsa della sua mano appoggiandola sul collo pallido del moro.
Alec socchiuse gli occhi beandosi di quella carezza delicata e si sbilanciò in avanti per avvicinarsi maggiormente al corpo di Magnus.
Lo sguardo verde dorato dell’asiatico di addolcì e rafforzando appena la presa sul giovane, lo trascinò completamente contro di lui, abbracciandolo stretto, immergendo il volto nell’incavo del suo collo. La risposta di Alec non si fece attendere molto, Magnus sentì le braccia muscolose del poliziotto avvolgerlo intorno alla vita, mentre la fronte si appoggiava tranquilla sulla sua spalla.
Nessuno dei due si stupì troppo nel notare che i loro corpi si incastravano alla perfezione, come i pezzi mancanti di un puzzle, e restarono in quella posizione per parecchi attimi, cullati dal battito regolare dei loro cuori ed incuranti di tutto quello che li circondava.
Magnus si allontanò appena dal corpo caldo di Alec solo per potersi specchiare ancora nel blu oceano delle sue iridi, gli sorrise e si avvicinò alle sue labbra per sfiorarle con un bacio a stampo.
Alec aumentò la presa sulla base della sua schiena ed appoggiò la fronte contro quella di Magnus senza interrompere il legame dei loro sguardi. 
Mi hai trovato” sussurrò piano, sul suo viso leggermente imporporato splendeva un sorriso storto
“Avevi dubbi?” chiese Magnus altrettanto sotto voce, intrecciando le braccia attorno al suo collo
Neanche uno”.
  
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