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Autore: BlueButterfly93    21/03/2019    2 recensioni
(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
-
Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaca d'amore, ti odio!'
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Capitolo 44

Tutta colpa di Gossip Girl






🎶Andy Grammer - Don't Give Up On Me🎶

 

***


MIKI

Tutte le mattine ero solita recarmi in un bar nei pressi della scuola. Iniziai a farlo da quando Castiel ritardava per accompagnare Adelaide alle sedute di chemioterapia. Mi piaceva accomodarmi su uno sgabello, dietro uno di quei banconi che affacciavano in strada, per ammirare il panorama della città più romantica al mondo. Mi facevano compagnia un croissant ed una cioccolata calda, a nessuno delle mie conoscenze era concesso interrompermi - neanche a Rose o a Ciak. Tutti sapevano fosse divenuto un momento sacro per la sottoscritta, necessitavo di un po' di quiete e - visto che a casa mia o in altri sprazzi di giornata non mi era concesso stare sola - avevo bisogno di ritagliarmi quei quindici minuti ogni mattina. I muri del locale erano sui toni del viola; l'arredamento in stile moderno, accogliente a suo modo. La sosta al bar, quindi, era entrata a far parte della mia routine quotidiana. Ma quel giorno di metà Aprile qualcosa andò storto. 

«Questa mattina qualcuno ha già fatto al posto tuo», m'informò la voce gentile della cassiera a cui ogni giorno pagavo il mio ordine. 

«Che?» mi accigliai senza comprendere bene cosa intendesse.

 «Lui», ammiccò in direzione di una chioma bionda che conoscevo parecchio bene. «Ha pagato la tua colazione». Ringraziai la ragazza per le delucidazioni e mi andai ad accomodare al solito posto. Nathaniel sedeva proprio accanto allo sgabello che occupavo ogni mattina. Anche lui, pur non rivolgendoci di frequente la parola, conosceva le mie abitudini; era un ottimo osservatore. 

«A cosa devo questo gesto gentile? Grazie, comunque», ruppi il ghiaccio stando sulla difensiva. Non m'impressionavano più i modi galanti, tantomeno i suoi.

«Ti osservo da un po' di mattine pensando sempre che da un momento all'altro sarebbe sbucato Black da qualche parte e invece... I giorni passano e tu resti sempre sola, quindi ho pensato: perché no?! Potremmo fare colazione insieme invece che divisi. Anche a me piace questo posto, è tranquillo!» mi sorrise cordialmente. Quella facciata falsa da bravo ragazzo non attaccava più con me, non potevo farci nulla.

«A me piace stare sola in realtà».

«È un modo gentile per dirmi di levarmi dai piedi?»

«Oh no, no. Per oggi resta».

«Solo per oggi?»

«Solo per oggi!» gli sorrisi mentre la cameriera ci portò le tazze ed i croissant. Amavo essere chiara e sincera con chiunque per evitare fraintendimenti come - tra l'altro - quelli già accaduti in passato con lui. 

«Allora... Tu e Castiel fate sul serio a quanto pare»

«Vuoi realmente chiacchierare di questo?» scettica sgranai leggermente gli occhi.

«Perché, cosa c'è di male?» 

«C'è davvero bisogno che te lo spiega?»

«Il passato è passato, Miki. Non porto rancore né per mia sorella e né per me».

«Oh a proposito.. lei come sta?» tagliai corto. Non avevo intenzione di discutere con lui, proprio su quegli argomenti così spigolosi, dopo così tanti mesi di silenzio. 

«Non lo so, non parliamo più da quando è partita.»

«Ah... Mi dispiace!»

«Se l'è cercata!». Perché non si smuoveva? Perché era sempre così freddo? Pareva quasi che la situazione non lo ledesse minimamente; come se di sua sorella non gli importasse realmente. Grazie a quel breve botta e risposta capii cosa intendesse Castiel quando mi disse di esser rimasto spiacevolmente colpito dall'atteggiamento di Nathaniel: sua sorella aveva da poco perso un figlio, aveva mutato completamente il suo modo di vivere, non parlava più con nessuno della sua famiglia e lui aveva classificato quella situazione come una banale questione di karma. Incredibile. E, in quell'attimo, ricordai anche il motivo per il quale - qualche mese prima - ritenni opportuno allontanarmi da lui, quando capii che non era il ragazzo giusto per me. Preferivo avere gente sincera accanto e lui non era nulla di tutto ciò. 

«Come puoi essere così tranquillo? Stiamo parlando di tua sorella, non di una qualsiasi conoscente». Come sempre le parole fuoriuscirono dalla mia bocca prima che potessi riflettere. 

«Essere la ragazza di Castiel non ti dà il diritto di mettere bocca su queste faccende». Il mio status sentimentale sembrava quasi lo irritasse. 

«Cosa c'entra adesso Castiel? Non avevo intenzione d'impicciarmi della tua vita, mi ha solo infastidita il tuo modo di parlare.. Tutto qui!» replicai stizzita incrociando le braccia al petto. Non avevo neanche più fame. Dall'ira avrei volentieri versato la mia cioccolata calda in testa al biondo, magari con il calore gli si sarebbe sciolto il cervello ed avrebbe iniziato a ragionare meglio.

«Lui è sempre presente, anche quando non sembra..» in seguito a quella risposta criptica abbassò il capo e, dopo aver soffiato nella sua tazza, bevve un sorso di caffè. 

«Che..»

«In tutte le situazioni, in tutti i discorsi.. mi perseguita con il senso di colpa.»

Cosa intendeva? La mente iniziò ad elaborare tanti dati, a congiungere fatti ed il risultato finale non fu quello che mi aspettavo. «Sei andato a letto con Debrah?» quella domanda, uscita dalla mia bocca senza preavviso, parve essere quasi un segno del destino. Quel suo continuo richiamare Castiel in qualsiasi discorso, quelle sue frasi insolite, mi avevano indotto a concludere supposizioni mai neanche lontanamente pensate fino a quell'istante. Ritenevo di conoscere la risposta di quel quesito, ma a quanto parve mi sbagliavo. 

«Chi te lo ha detto?» si drizzò sullo sgabello come se avesse appena ricevuto una scarica elettrica, si guardò intorno - impaurito - per assicurarsi che nessun alunno del nostro liceo fosse accanto a noi e potesse aver sentito. 

«Io pensavo che tu fossi...» sgranai gli occhi dinanzi a quella rivelazione, deglutii a vuoto. Ero incredula. «Hai tradito sul serio l'amicizia di Castiel? Castiel ha avuto ragione per tutto questo tempo? Oh mio Dio!» involontariamente alzai di qualche decibel il tono di voce e Nathaniel posò una mano sulla mia bocca per zittirmi. 

«Shh! Non arrivare a conclusioni affrettate», bisbigliò avvicinandosi al mio volto per farsi sentire solamente dalla sottoscritta, «è successo prima della partenza di Debrah, due anni e mezzo fa, quando lei e Castiel non si parlavano già più; quando lui non rivolgeva la parola neanche a me. Ero imbestialito con lui per aver subito dubitato della mia lealtà, per non avermi lasciato spiegare, così ho deciso di dargli un motivo vero per avercela a morte con me. Ma non ce l'ho fatta fino alla fine, era come un fratello per me. Non avrei mai potuto tradirlo fino in fondo.. Quindi: non c'è stato un atto completo, capisci cosa intendo...» arrossì sulla parte finale; Nathaniel era un ragazzo tutto d'un pezzo, inibito, non erano da lui quei discorsi espliciti. «Comunque ti ho offerto la colazione con l'intento di chiacchierare un po' con te, di discorsi leggeri, tentando di ricucire un minimo il nostro rapporto. Quindi se non ti dispiace.. preferirei parlare di altro», si mise comodo poggiandosi allo schienale dello sgabello e accennò un sorriso di circostanza mostrandosi leggermente irrigidito per quella conversazione spinosa. 

«Certamente», mi limitai a rispondergli e mangiai tutto il croissant - ormai freddo - restando in silenzio. In realtà non riuscivo a comprendere quel suo cambio repentino di opinione: a Gennaio, di comune accordo - per evitare inutili disagi e dispiaceri - avevamo pensato di mantenere la nostra conoscenza su un piano prettamente scolastico. Cos'era cambiato in pochi mesi? Ci eravamo sempre e solo limitati al saluto, cosa lo aveva spinto a riavvicinarsi nuovamente a me? Più i giorni passavano e più Nathaniel Daniels restava un mistero. 

«Allora.. Stai preparando il brano da portare al concerto di fine anno? So che canterai da solista»,  mi sorprese quella sua conoscenza dei dettagli.

«Come lo sai? Non sei più il segretario delegato...»

«Non ufficialmente. La direttrice ha avuto bisogno di me e già dopo qualche giorno di revoca dall'incarico mi ha supplicato di aiutarla con i documenti dei club, con l'organizzazione degli eventi di beneficenza: quello del club di musica è tra questi. Quindi ho la lista di tutti coloro che si esibiranno il 14 Giugno, tra tutti i nomi è spiccato il tuo per varie ragioni.»

«Tutto è bene quel che finisce bene, allora... Sono contenta che alla fine la preside abbia capito di esser persa senza il tuo aiuto», sorrisi evitando gli altri argomenti. 

«Già... Ma quindi?! Quale brano hai scelto?» 

Perché era così insistente?

«In realtà sono ancora confusa. Vorrei tanto chiedere aiuto a Castiel, solo che... ultimamente è parecchio impegnato; tra l'altro sono sicura che mi consiglierebbe prevalentemente brani rock e non sarei a mio agio con quelli. Quindi: non ne ho idea!» abbassai lo sguardo, feci spallucce e terminai di bere la mia cioccolata calda.

«Oh certamente, ricordo benissimo la denigrazione di Castiel per tutti i tipi di musica al di fuori di quella rock. Non cambia mai», rise e scosse la testa perdendosi in chissà quali ricordi. Avrei tanto voluto conoscerli quando erano amici, avevo sentito dire che fossero incredibili insieme. «Posso darti io una mano, se vuoi. Sono aperto a qualsiasi genere musicale e, modestamente, sono un buon intenditore», mi fece un occhiolino e sorrise di nuovo. In momenti come quello tornava ad essere un ragazzo della sua età, era spontaneo ed era piacevole stare in sua compagnia. Ma non sapevo ancora riconoscere quale fosse la sua vera personalità. 

«Be'... grazie per l'interesse, ma io non credo che-» m'interruppe.

«Non mangio le belle ragazze, per ora. Stai tranquilla». Stava per caso flirtando con me? Non lo avevo mai visto così sfacciato, sembrava essere addirittura un'altra persona. 

«N-no i-io-», non sapevo come altro rifiutare. Castiel non sarebbe stato felice di quel presunto aiuto da parte del suo nemico, preferivo evitare altre tensioni tra noi. 

«Facciamo Sabato pomeriggio, dopo il tuo compleanno. Passo io da casa tua», non mi lasciò possibilità di replica: si alzò dallo sgabello e si mise lo zaino su una spalla. «Mi ha fatto piacere chiacchierare con te, ora devo scappare. A dopo, buona giornata!» e, subito dopo avermi salutata con un cenno della mano, abbandonò il bar. 

***

«Dimmi che non è vero!» Rosalya sbatté il mio armadietto, appena aperto con l'intenzione di recuperare i libri utili per la prima ora di lezione, senza permettermi neanche di sbirciarvi dentro e anzi per poco non rischiò di chiudermi le dita. 

«Buongiorno anche a te, raggio di sole», la salutai tranquilla. Non ci eravamo neanche viste e già, secondo lei, avevo combinato guai. Impossibile. 

«Buongiorno un cappero, pensavo ci dicessimo tutto», voltandomi le spalle incrociò le braccia rabbiosa. 

«Ma io ti dico tutto!» replicai stizzita. 

«Tutto tranne che tradisci Castiel, a quanto pare», sibilò incazzata ancor più di prima.

«Ma che cazzo dici Rose? Non scherzare su queste cose, sai che non lo farei mai!» l'afferrai dal braccio e mi avvicinai a lei guardandola dritta negli occhi. 

«E allora come giustifichi questo?» mi mise davanti agli occhi, col suo smartphone, una pagina internet. Si trovava sul sito online del dolce journal: una foto ritraeva me e Nathaniel, nel bar in cui mi recavo ogni mattina, mentre lui poneva una mano sulla mia bocca per zittirmi. Effettivamente quel gesto poteva essere facilmente frainteso per una carezza, ma in realtà non lo era. Per niente. Poi, in un'altra foto che ci ritraeva più vicini sembrava quasi ci stessimo per baciare. Cazzo. Sotto alla foto una didascalia. 


Avvistati: la piccola Miki e Nathaniel Daniels in atteggiamenti intimi. Sarà un ritorno al passato per il bel tenebroso Black? Diversa dama, stesso cavaliere, identiche corna. Consiglio a tutti una nuova tinta capelli; a quanto pare le ragazze preferiscono i biondi.


In un attimo mi sentii d'esser stata catapultata nel mondo newyorkese di Gossip Girl. Peggy diventava sempre più spietata: non le importava se le notizie fossero reali o meno, le bastava uno scoop qualsiasi riguardante qualcuno della sua lista d'oro per pubblicarlo e poter divenire così ancor più popolare. La giornalista, da quando aveva aperto quella sezione online del dolce journal, scopiazzava i modi di scrittura e di agire della misteriosa autrice di scoop dell'Upper East Side di New York, tutti gli studenti ne erano eccitati perché si sentivano parte di una serie televisiva. Già... Tutti tranne me. 

«Non è vero nulla, è stato tutto frainteso. Lui mi tappava la bocca perché non voleva far sentire agli altri che... E poi nell'altra foto mi stava solo dicendo com'erano andate le cose e-» andai in panico mostrandomi confusionaria ai massimi.

«Tesoro io ti credo. Ma ti consiglio di usare parole più sensate per quando dovrai raccontarlo a Castiel», Rosalya mi poggiò entrambe le mani sulle spalle per mostrarmi la sua vicinanza. 

Castiel. Il sol pensare a quel nome mi fece sussultare. Mi avrebbe creduta? Era così fragile quel ragazzo, così suscettibile quando si trattava di tradimenti, così irritabile se si parlava di Nathaniel. Senza volerlo - ancora una volta - ero riuscita ad infilarmi in guai più grossi di me, proprio quando la mia vita aveva preso la piega giusta, proprio dopo aver potuto assaporare il significato della felicità. Pregai affinché il mio ragazzo, per una volta, si mostrasse comprensivo; sperai fino all'ultimo che Castiel mi credesse senza giungere a conclusioni affrettate, ma in cuor mio sapevo già come sarebbe andata a finire quella storia. 

Ne ebbi la conferma quando udii in lontananza un brusio di voci e vidi un gruppo di persone indistinte unirsi a cerchio incitando qualcuno a fare a botte. Restai immobile, impietrita, per la scena che stavo immaginando, ma che non sarei mai stata felice di vedere. Rosalya agì al posto mio. Mi afferrò dal braccio e mi trascinò fino alla folla di studenti che acclamavano i due lottatori improvvisati; mi feci spazio tra le persone e, avuta una chiara visuale della scena, fu ancor più orripilante la scena che mi si presentò davanti. 

Castiel era infuriato: era a cavalcioni sul corpo esile di Nathaniel, gli urlava contro frasi sconnesse, gli reggeva il capo dal colletto della camicia, mentre con l'altra mano sferrava dei pugni sulla sua guancia. Il biondo perdeva sangue dal labbro, mentre Castiel dal sopracciglio. Dio, che orrore! 

«Come hai potuto anche con lei? Come? Lei era così pulita, così sincera, così mia! Lei aveva scelto me. ME!» urlò in faccia al povero Nathaniel. «Non dovevi sporcarla. Non dovevi permetterti di usarla per le nostre vendette del cazzo. Lei doveva starne fuori, cazzo!» ed in contemporanea alla frase finale colpì il pavimento con un pugno. Fu lì che decisi di farmi coraggio per l'amore provato nei confronti di quel ragazzo. 

«Cass», mi accovacciai su di lui abbracciandolo di spalle. Sperai non mi togliesse, sarebbe stata un'umiliazione troppo grande da sopportare. Socchiusi gli occhi pregando affinché non accadesse. E non accadde. In un primo momento s'irrigidì, poi si lasciò abbracciare allentando la presa su Nathaniel. «Vieni con me.. andiamo via. Devo parlarti!» ci alzammo in contemporanea, Rosalya mi suggerì di far allontanare Castiel da quel punto, che a Nathaniel ci avrebbe pensato lei, così strinsi la mano del rosso e m'incamminai verso i bagni maschili. Perlomeno se ci avesse beccato qualcuno avrei preso io una punizione al posto suo, per essere in un posto vietato: alle donne non era concesso entrare nel bagno degli uomini e viceversa. Ma non sapevo dove altro andare, dove altro portarlo per ripulire le piccole ferite presenti sul suo volto. Se lo avessi accompagnato in infermeria avrebbero chiesto cosa fosse accaduto, inevitabilmente tutti i professori avrebbero saputo i dettagli ed il rosso avrebbe rischiato la sospensione. Non era il caso.

Castiel per fortuna non fece domande, semplicemente mi seguì; dopo la sfuriata contro Nathaniel parve cadere in stato di trance, mi aspettavo tante urla anche contro di me e invece non mi guardò neanche. Dentro il bagno trovammo solo un ragazzo che, grazie ad un'occhiata di sbieco del rosso, pensò bene di uscire e lasciarci soli. Senza dire una parola recuperai dei fazzoletti dal mio zaino, l'imbevvi di acqua e mi sollevai sulle punte per ripulire il volto del mio - forse ancora per poco - ragazzo. In un primo momento non si scostò, ma dopo qualche secondo mi strappò il fazzoletto di mano e lo gettò contro il muro. Chiusi gli occhi per prepararmi mentalmente ad una serie d'insulti che non tardarono ad arrivare. 

«Era questo il tuo intento, quindi? Vendicarti di me in un modo che sapevi mi avrebbe distrutto; ti faccio i miei complimenti: ci sei riuscita alla grande!»

«Non mi concedi neanche il beneficio del dubbio? Pensi sia tutto vero? E perché ritieni che tutti vogliano vendicarsi di te? Esiste il perdono, Castiel, cosa che a quanto pare tu non sai neanche dove sta di casa!» prima delle sue insinuazioni avevo provato ad essere razionale, a non andare in panico, ma dopo non fu facile mantenere la calma: infatti mi alterai all'istante.

«Ci sono delle foto come prove, mi avevi detto di essere sola in quel bar e invece... Mi hai mentito per vederti con lui. Se non ci fosse stato qualcosa da nascondere me l'avresti detto tranquillamente», continuò ad avere i paraocchi.

«Ho saputo che lui si trovava lì soltanto dopo averti mandato quei messaggi, non ci eravamo dati appuntamento. Credimi Castiel, io e Nathaniel non ci rivolgevamo la parola da Gennaio», mi lagnai tentando di farlo ragionare. «Chi ti ha mostrato quelle foto? Tu non controlli mai quel sito..» aveva un senso la mia domanda, ma ovviamente lui capì altro.

«Ah l'importante per te è questo, quindi... Se io non avessi guardato quello stupido sito il problema non si sarebbe posto, giusto? Tu avresti continuato ad agire alle mie spalle ed io avrei finito per...» si fermò appena si accorse di star rivelando troppo e sgranò gli occhi, poi si passò le mani sul volto. 

«Avresti finito per...?»

"Fa' che sia: avrei finito per innamorarmi di te. Fa' che sia questo, ti prego!" supplicai invano una divinità superiore. Ma Castiel non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura. 

«Non è importante ora. Il punto è un altro: se Debrah non mi avesse mostrato quelle foto tu non mi avresti mai rivelato della tresca tra te e quel damerino del cazzo», senza volerlo si lasciò sfuggire il nome della persona che aveva provocato tutto. 

«Debrah.. Ma certo. Dovevo immaginarlo sin dall'inizio. Che scema sono stata!», risi amaramente soprappensiero. Sentii il bisogno di strapparmi i capelli. Voleva dividerci, il suo unico intento continuava ad essere quello.

«Quando la smetterai d'incolpare lei?! Tu eri dentro quel cazzo di bar a sbaciucchiarti con un altro, non lei!»

«Io non sbaciucchio proprio nessuno! E poi.. ora hai anche il coraggio di difenderla?! Se tu sei in queste condizioni, se non riesci a fidarti più di nessuno, è soltanto colpa sua. Quando lo capirai?»

«Infatti.. L'unica eccezione sei stata tu e guarda dove ci troviamo», mostrò l'ambiente circostante con le mani, poi - nervoso - iniziò a girovagare per tutta la stanza. 

«Vuoi capirlo che non c'è stato niente tra me e Nathaniel? Mi ha offerto la colazione, ma non avevamo programmato d'incontrarci. Ficcatelo in quella dannata testa di rapa rossa che ti ritrovi!» alzai la voce, era snervante litigare con lui. Dovevo ripetere le stesse e identiche frasi fino allo sfinimento per essere considerata. 

«Come potrei crederti? Come potrei pensare che il tuo non è stato un piano per vendicarti di tutti i torti che da Settembre ti ho fatto?» si fermò al centro della stanza, corrugò la fronte e mi guardò titubante. Nei suoi occhi lessi incertezza, vulnerabilità; da sempre aveva avuto a che fare con gente bugiarda, diabolica, era restio a riporre fiducia nel prossimo e - alla prima occasione - la perdeva completamente. 

«Ascoltami Castiel», mi avvicinai cautamente e presi il suo volto tra le mani per poterlo guardare dritto negli occhi; non si scostò. Sospirai per racimolare un po' di forza e - tentando di non sbraitare - cercai di ragionare a dovere. «Nelle foto scattate da Peggy: Nathaniel mi aveva appena rivelato di esser stato con Debrah, due anni e mezzo fa, dopo che tu hai scoperto della sua imminente partenza. Voleva darti una scusa reale per avercela con lui, ma non ce l'ha fatta ad avere un rapporto completo con la tua ex perché era troppo legato a te. Ora.. non so quale sia la verità su quella storia, non c'ero ancora in questa scuola e non posso saperlo, ma una cosa è certa: Nathaniel nelle foto non mi stava accarezzando, non si stava avvicinando per baciarmi. Si era avvicinato per rivelarmi ciò che ti ho appena detto e mi stava solo zittendo per evitare che qualcuno sentisse la mia reazione. Tutto qui, credimi!» lo supplicai sia con le parole che con lo sguardo. 

«Quindi... Non avete una relazione alle mie spalle?» non gli importò neanche dei dubbi finalmente placati sulla presunta storia tra Nathaniel e Debrah, in quel momento gli importava solamente di me, della nostra storia. Gli fui grata, finalmente riuscii a percepire quanto anche lui ci tenesse a noi. 

«No! Castiel non potrei mai farti una cosa del genere», negai con convinzione scuotendo persino la testa.

«Perché, chi te lo vieta?» Dio, gli avrei sbattuto volentieri mille volte la testa contro il muro per quanto era cocciuto. Non ce la faceva proprio a capire come stavano le cose. 

«Me stessa lo vieta, perché io ti...»"amo", ero quasi sul punto di dire, ma per fortuna riuscii a fermarmi in tempo: «Sei troppo importante per me Castiel, non potrei mai tradirti. Ci ho messo una vita a convincerti di stare insieme, di darci una possibilità, non sono così scema da buttare tutto all'aria proprio ora. In più ho occhi solo per te. Al mio fianco non riuscirei mai a vedere nessun altro che non sia tu», fu una dichiarazione in piena regola. Gli parlai con il cuore in mano sperando di convincerlo fino in fondo. 

«Dici sul serio?» mi scrutò attentamente tentando di leggermi negli occhi. Era da sempre una sua dote nascosta quella di cogliere l'emozioni racchiuse nelle mie pupille scure; sperai fosse a causa della nostra complicità, che non riuscisse a farlo anche con le altre. 

Quella mattina trovò altro nei miei occhi, non il solito affetto o devozione nei suoi confronti. Quella mattina trovò amore. E lo vidi, lo vidi sussultare per quel sentimento celato a parole ma non più nello sguardo. Forse riuscì ad intravederlo persino lui perché non più anoressico delle emozioni. Forse il suo sentimento finalmente riusciva ad avvicinarsi maggiormente al mio, forse soltanto per questo fu capace di credermi, di non dubitare di me. E non ci fu bisogno di sprecare fiato, Castiel aveva già ricevuto le sue risposte. 

«Vale lo stesso per me», replicò dopo quella che mi sembrò un'eternità. Accorciò del tutto le distanze e mi strinse tra le sue braccia. Mi sentii benissimo, mi sembrò di volare; potei sentire persino il battito accelerato del suo cuore. Batteva per me, solo per  me. «Al mio fianco non riuscirei più a vedere nessun'altra che non sia tu», e tutta la tensione si sciolse definitivamente. Sapevo benissimo cosa stava cercando di dirmi: pian piano aveva reciso ogni legame con Debrah. Parlavano ancora ogni tanto, ma nulla di più; si era ripreso quel pezzo di cuore da sempre rimasto a lei. O almeno credevo...

---

Quel giorno decidemmo - di comune accordo - di non recarci a lezione. Dopo che la piccola ferita sul sopracciglio finì di sanguinare e dopo averla ripulita per bene con dell'acqua, decidemmo di sgattaiolare fuori scuola da un'uscita secondaria di sicurezza. Rosalya mi scrisse che nessuno dei professori si accorse di quella piccola rissa nei corridoi, per cui né Castiel e né Nathaniel avrebbero rischiato di essere sospesi o puniti. Tirai un sospiro di sollievo davanti a quella notizia e decisi di svuotare la mente per dedicarmi totalmente a quella mattinata di primavera in compagnia del mio ragazzo. Diventava sempre più difficile passare del tempo con lui, tra impegni scolastici e concerti, riuscivamo a passare delle ore insieme - senza dei libri come intralcio - soltanto la sera; per cui mi ritenni davvero fortunata a poter marinare la scuola per stare con lui. Facendo attenzione a non esser visti, una volta indossato il casco, montai in sella alla sua moto e partimmo per chissà quale destinazione. Castiel era imprevedibile: durante ogni appuntamento finiva per portarmi in posti mai visti prima. E, senza volerlo, le sue mete avevano tutte un aspetto romantico. 

Ogni ostilità, ogni angoscia sembrava esser svanita nel nulla. Verso le dieci giungemmo nei pressi della Tour Eiffel, parcheggiammo la moto e scendemmo - mano nella mano - lungo una stradina che portava al fianco del fiume Senna. Mi aveva portata lungo la riva di uno dei canali più famosi al mondo, un'altra meta spettacolare da aggiungere alla lista. Quel ragazzo era incredibilmente sorprendente ed io lo amavo da impazzire. 

Vidi molti turisti, ma anche gente del posto, salire su dei battelli per una gita panoramica di Parigi con vista dal fiume. Ed io, prima di quel giorno, non sapevo neanche dell'esistenza di quell'attrazione turistica.. Che brava parigina!

«Aspettami qui», Castiel mollò la presa della mia mano, mi salutò con un bacio sulla guancia e sparì. Restai impalata ad aspettarlo mentre ammirai il posto, non ero mai stata così vicina alla Senna; l'avevo sempre guardata da una distanza di sicurezza. 

Quel mattino di metà Aprile era soleggiato, una di quelle giornate fatte apposta per essere trascorse all'aperto, da una parte fu un bene quel piccolo imprevisto avuto a scuola: se non fosse accaduto ciò che invece era accaduto non avrei mai avuto un'intera mattinata libera da trascorrere a zonzo con il mio ragazzo, non avrei mai ammirato la riva della Senna da così vicino. Da quella minima distanza si poteva aver sentore dei tipici odori dei fiumi, le immagini del verde mista a quelle dei monumenti parigini - che si potevano vedere in lontananza - estasiavano. Parigi era bella, un aggettivo che non le faceva neanche onore. 

«Vieni con me», Castiel mi risvegliò dai pensieri quasi spaventandomi. Camminai dietro a lui fino ad arrivare proprio dinanzi all'entrata di un battello. Lì mi bloccai. 

«Ma che stai facendo? Dobbiamo fare il biglietto prima di entrare», la mia natura innata da perfetta osservatrice delle leggi si fece risentire. 

«E questi cosa sono, genia?!» sorridendo mi sventolò davanti al viso due biglietti per una mini crociera di un'ora sul Bateaux Parisiens. Aprii e chiusi gli occhi più velocemente rispetto al solito a causa dell'incredulità di ciò che stavo vedendo, fui sicura di aver assunto un'espressione da totale ebete. Ma... Non mi aspettavo quel cambio repentino di giornata, quella sua tranquillità improvvisa, pareva essere un altro ragazzo rispetto a quello che stava facendo a botte  - solamente un'ora prima - nei corridoi del Dolce Amoris. «Se non ti dai una mossa partiranno senza di noi», mi redarguì scherzando. Replicai con un sorriso più smagliante del solito e, per evitare ogni rischio, mi misi in fila per entrare nell'imbarcazione. Sapeva sempre come sorprendermi quel mattacchione.

Ci accomodammo nelle ultime file, l'una difronte all'altro, occupando i posti al piano superiore, all'aperto. Il battello partì quando tutti i paganti riuscirono a salire a bordo. 

Fu incantevole l'alternarsi di colori, fu affascinante ammirare i vari monumenti scorrermi a fianco, il vento tra i capelli, l'odore della natura così diverso da quello della città a cui ero abituata. Il profumo degli alberi e dell'acqua si alternava a quello di Castiel, fu un mix mortale per la sottoscritta. Il verde della vegetazione a riva della Senna, il grigio ed il bianco delle strutture storiche: un intercalare notevole di colorazioni capaci di lasciare semplicemente a bocca aperta. Restai ammaliata da ogni cosa. Che bel regalo!

«Allora.. Ti piace?» indossò un paio di occhiali Ray-Ban per ripararsi dal sole, poggiando la nuca sul bordo superiore del sedile ed incrociando le braccia al petto si stravaccò sulla poltrona. Le gambe distese, talmente erano lunghe, andarono a finire sotto il mio sedile. 

«Sì, è meraviglioso», replicai sognante facendo riferimento più a lui che al panorama. Certo, Parigi vista dal fiume era straordinaria, ma Castiel con Parigi e la Senna alle spalle lo erano ancora di più. «Grazie di tutto», aggiunsi. Quelle tre parole racchiudevano più significati: lo ringraziai per tutte le idee fantastiche che in così pochi mesi di frequentazione si era fatto venire in mente, per tutti i luoghi che grazie a lui avevo visitato, lo ringraziai per avermi concesso più fiducia di quanto avesse mai dato a qualsiasi altra persona; lo ringraziai per essere semplicemente lui. Non se ne rendeva conto, ma era il fidanzato perfetto. Sperai che quegli istanti durassero per l'eternità.

«Mi piace sorprenderti», buttò lì quella frase come se nulla fosse, incurante di cosa provocava al mio povero cuore. 

«Le pensi di notte tutte queste destinazioni?» tentai invano di domare i capelli che, a causa del venticello provocato dal movimento del battello, svolazzavano per conto loro finendo nei posti più improbabili del mio viso.

«In realtà c'è un vero e proprio studio dietro: ricerco e valuto i luoghi ideali in base alle nostre possibilità. Google è un ottimo alleato in questi casi. Ho in serbo ancora tante mete per te, mia madame», simulò un mezzo inchino con il busto, mi fuoriuscì un risolino di felicità dinanzi alle sue parole. Era così bello sentirlo parlare di noi... Si stava impegnando davvero tanto in quella relazione, stava mutando persino gli atteggiamenti bruschi e menefreghisti tipici di lui, era una soddisfazione continua. Era più dolce, cercava di esprimere al meglio le sue emozioni, era presente, era persino meno bipolare rispetto ai mesi precedenti.

«A me basta stare con te, lo sai», ci tenni a precisare. Non stavo insieme a lui per le sorprese, per i posti visitati, ma solo e soltanto per lui, per il ragazzo straordinario che era, per quella che diventavo quando stavo in sua compagnia. 

Poggiò i gomiti sulle gambe, mi prese le mani tra le sue e si sporse per sussurrarmi «Lo so, è anche questo a spingermi a fare sempre di più. Perché tu non pretendi nulla da me, non vuoi nulla in cambio: solo me!»

«Solo te..» ripetei stregata dalla sua bocca. Avevo tanto voglia di baciarlo, non era ancora accaduto quel giorno.

«Solo te!» si sollevò gli occhiali sui capelli, scoprendo gli occhi, permettendomi di ammirare il grigio luminoso dei suoi diamanti. Alla luce del sole sembravano essere ancora più chiari. «Stiamo per passare sotto il Pont Marie, la leggenda narra che: le promesse fatte sotto questo ponte, se suggellate da un bacio, siano sacre».

«Davvero?» non conoscevo quella storia, ma a giudicare dalla serietà di Castiel doveva essere vera.

«Davvero. Comincia tu». Autoritario e affascinante al tempo stesso, ammirarlo alla luce del sole - con il vento tra i capelli color cremisi - fu ancora più struggente per il mio povero organo palpitante. «Ora!»

Mi trovavo di spalle al ponte, per cui mi voltai qualche secondo per guardarlo. Era composto da cinque arcate, tutte diverse tra loro. Non ne avevo mai sentito parlare prima di allora.

«Prometto di non mentirti, di parlarti sempre di qualsiasi problema               

«Prometto di non mentirti, di parlarti sempre di qualsiasi problema. Prometto di non tradirti. Prometto di non dimenticare mai nessun momento, bello o brutto che sia, passato insieme. Prometto che qualunque cosa accada resterai sempre nel mio cuore», feci un riepilogo di promesse nuove e già fatte. Avevo letto nei suoi occhi quanto fosse importante per lui, per la sua serenità, in più ero sul serio convinta di mantenere la parola. Conclusi quelle frasi sporgendomi verso di lui e schioccando un bacio sulle sue labbra. 

«Okay, è il mio turno», sospirò, si sgranchì le dita delle mani e - con tutta la serietà del mondo - iniziò: «Prometto di proteggerti sempre, di stare al tuo fianco anche da lontano, anche quando mi allontanerai. Prometto di non dimenticarti mai, qualunque cosa accada; ricorderò ogni cosa di te, di noi. Prometto di essere fedele alle promesse anche quando mi odierai», finì con un bacio a stampo sulla mia bocca. 

La sua promessa mi lasciò una malinconia strana sulla bocca dello stomaco; le sue parole sembrarono quasi essere una premonizione, come se già sapesse che in futuro sarebbe accaduto qualcosa che ci avrebbe allontanati definitivamente. Da totale fifona qual ero decisi di evitare domande, non volevo peggiorare la tragicità di quel giorno già così difficile ed instabile per noi. Da totale illusa qual ero pensai avesse detto quelle parole semplicemente per il suo carattere pessimista. Ma forse non era così.

Cercai di sorridere per mostrarmi serena davanti a lui, ma non fui sicura di esser riuscita nell'intento. Infatti, vedendomi stranita, si preoccupò: «Ehi, vieni qui», mi fece cenno di accomodarmi sulle sue gambe; lo assecondai. Avevo bisogno delle sue carezze, di sentirmi al sicuro tra le sue braccia, nonostante tutto. Quando fui su di lui poggiai la testa sulla sua spalla e nascosi il volto nell'incavo del suo collo; il mio respiro su quella parte di pelle sensibile lo fece rabbrividire. Mi accarezzò i capelli, sfiorò le braccia fino ad arrivare alle mani, prese a giocherellare con le dita: sembrò essere sul punto di rivelare qualcosa, ma alla fine non disse niente. 

Il silenzio. 

Qualcuno un giorno disse: "in un bacio saprai tutto ciò che è stato taciuto". E allora, per valutare se Pablo Neruda avesse detto giusto o sbagliato, decisi di fare mio quell'insegnamento. Affiancai il mio viso a quello di Castiel e lo baciai. Fu lui ad approfondire quello sfregamento di labbra, fu lui a smentire le mie certezze. Perché in quel tocco percepii passione, possesso, sentimento, orgoglio; nei suoi occhi lessi senso di colpa, pentimento. Probabilmente ero stata semplicemente suggestionata dai miei soliti film mentali, probabilmente non si sarebbe avverata nessuna delle mie premonizioni, evidentemente sarebbe stato meglio così. 

Ma sarei stata pronta a tutto. Avrei lottato per lui, per noi, fino a quando il mio cuore avrebbe cessato di battere. Avrei trovato sempre un modo per arrivare a lui, per entrare nel suo mondo. Anche quando si sarebbe chiuso in sé, quando non avrebbe permesso a nessuno di oltrepassare quel muro, io ce l'avrei fatta ugualmente. Avrei allungato le mani nel buio in attesa di percepire le sue dita sfiorare le mie, perché nessuna battaglia poteva esser vinta in solitudine. Perché sapevo che lui ce l'avrebbe fatta, avrebbe vinto ogni guerra contro se stesso, contro i suoi demoni, le sue paure, le sue torture. Perché io l'avrei aiutato a combattere. Avrei creduto in lui anche quando gli altri non lo avrebbero fatto. 

Se solo non mi avesse abbandonata...

 

 

 

 

_____________________________________________________

🌈N.A.🌈

TARADADAAAAAAAN... Lascio a voi ogni supposizione di tutto ciò.

Nathaniel. 

Mikistiel. 

Debrah. 

Oggi sarò telegrafica. Infatti questa nota autrice sarà decisamente breve rispetto alle altre. 

Tenete bene a mente questa breve gita sul battello, più che altro il luogo ^.^

Ultima cosa (che non c'entra nulla con la storia): consiglio la visione del film "A un metro da te", è uscito oggi al cinema e già solo il trailer mi emoziona. Il brano consigliato per questo capitolo è proprio la colonna sonora del film. Credo possa trasmettere tanti bei messaggi questa storia. Fatemi sapere cosa ne pensate :)

Buona serata

All the love💖

Blue Night🦋

  
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