Amy si
risvegliò in un groviglio di coperte e arti, chiedendosi per quale diavolo di
motivo la notte non riuscisse a dormire come un normale essere umano, ma
dovesse sempre contorcersi come un polpo affetto da epilessia.
Si alzò a mala
voglia, sistemandosi alla meglio i capelli e asciugandosi con il dorso della
mano un residuo di saliva nell’angolo destro della bocca. Sperò con tutta se stessa che L avesse tenuto spenta la telecamera. Non gli
si sarebbe mostrato un bello spettacolo.
Avviandosi verso
il bagno diede una veloce occhiata alla telecamera, trovandola per sua sfortuna
funzionante. Sbuffò sonoramente e si diresse verso la doccia, assicurandosi che
almeno il bagno fosse stato risparmiato.
Tranquillizzatasi
si concesse una lunga e rilassante doccia, si vestì in tutta calma e si avviò
verso la porta. Fece appena in tempo ad aprirla che la faccia incazzata di
Mello le si parò davanti.
< Oh mio dio
>sussultò portandosi una mano al petto. < Vuoi farmi morire d’infarto
prima di Kira? >
< Dove diavolo
pensi di essere qui eh? In albergo? Sei in ritardo di un’ora >strillò
stizzito.
Di prima
mattina quel comportamento non riusciva proprio a tollerarlo, ma non volendo
incappare in inutili litigi decise di ignorarlo superandolo e procedendo verso
il punto di ritrovo.
< Hey non ignorarmi maledetta… >
Si girò di
scatto verso di lui, mantenendo una calma che non le apparteneva.
< Ascolta
Mello, L ci ha detto di andare d’accordo, e io intendo mantenere la promessa
che ho fatto. Quindi te lo chiedo perfavore, non
mettermi i bastoni tra le ruote > disse mantenendo un’espressione monotona e
indifferente che fece, se possibile, infuriare ancora di più il biondo.
< Come
prego? Vorrei farti notare che sei tu quella che ci sta facendo arrivare in
ritardo, e di conseguenza non stai mettendo i bastoni tra le ruote solo a me,
ma bensì all’intero caso >
Come dargli
torto. L’unico punto che non quadrava era il perché lui fosse li con lei e non
con gli altri al ritrovo.
< Non credo
te lo abbia chiesto nessuno di aspettarmi, potevi benissimo andare alla
riunione con gli altri, vi avrei tranquillamente raggiunti da sola >
< Oltre ad
essere estremamente irritante sei pure ingrata e stronza >
Quell’accusa
non la smosse più di tanto, lo sapeva benissimo di per se.
< Se io non
ti fossi venuto a chiamare probabilmente adesso saresti al bar, a farti
cappuccio e brioches > continuò a schernirla.
< Beh, c’è
di buono che ti voglio talmente tanto bene che ne avrei portata una anche a te
>
Questa volta il
corpo del ragazzo tremò dalla rabbia.
< Sei
davvero insopportabile > mugugnò accelerando il passo, distanziandola di
qualche metro.
< Dimmi
qualcosa che già non so > urlò di rimando, correndo per raggiungerlo e
affiancandosi a lui.
Si era
ripromessa di non istigarlo, ma non riusciva proprio a non rispondere alle sue
provocazioni. Decise di non aprire più bocca, e lasciare al ragazzo il tempo di
smaltire la rabbia.
Arrivati al
ventitreesimo piano le porte dell’ascensore si aprirono, rivelando la loro
presenza alle persone che vi erano già all’interno.
Tre paia di
occhi vennero puntati su di loro, e Amy rimase di stucco nel costatare che il
terzo paio, apparteneva al ragazzo di cui, anni prima, aveva tanto pianto la
morte.
Le sue gambe si
mossero da sole, e in poco meno di un secondo si ritrovò con le gambe attorno
al busto del giovane dai capelli castani e gli occhi verdi.
< Oh mio
dio, tu sei…>
< Vivo e
vegeto > la interruppe lui, tenendole le mani sotto le cosce per
sorreggerla.
< Sai, non
ti ricordavo così pesante. Hai messo su qualche chilo? > la prese in giro
mentre lei scendeva lentamente.
< Ti sembra
il momento di scherzare? Io pensavo fossi morto. Ho assistito al tuo assassinio
come diavolo è possibile che tu sia ancora qui? >
Le mille
domande che le giravano in testa la stavano mandando letteralmente fuori
controllo, sommate poi alla gioia di rivederlo. Avrebbe potuto mettersi a
piangere e ridere contemporaneamente.
< Mai
sentito parlare di giubbotti antiproiettile? >
Spalancò gli
occhi per la sorpresa prima di lanciarglisi addosso, prendendo a tempestargli
il petto di pugni.
< Ma sei un
deficiente, io ero distrutta e tu stavi benissimo? Perché non me lo hai detto?
> continuava a gridare sotto lo sguardo divertito di Matt e quello attonito
degli altri tre.
< Dovevo
sembrare morto per un breve lasso di tempo che poi si è protratto per, beh,
diciamo qualche annetto. Se te lo avessi detto tu saresti venuta a cercarmi
immediatamente > spiegò tranquillo alla ragazza, che invece, sembrava fuori
di se.
< Certo che
ti sarei venuta a salvare idiota, io ti amavo > urlò accecata dalla rabbia,
come al solito però lui riuscì a calmarla quasi subito.
< Perché
parli al passato? Non mi ami più? > chiese carezzandole il braccio
dolcemente.
< Certo che
ti amo maledetto idiota > si lasciò sfuggire prima di prendergli il viso tra
le mani e far congiungere le loro labbra. Matt rispose subito prontamente,
avendo aspettato a lungo quel tanto agognato bacio.
Se per lei era
stato difficile abituarsi alla sua morte, per lui lo era stato altrettanto non
poterle far sapere che era vivo e che la amava da impazzire.
Portò le mani
dietro al collo di lui cercando di approfondire il bacio, ma venne bloccata da
un forte e del tutto sgradito colpo di tosse. Si staccò a mala voglia,
ricevendo un sorriso da Matt e uno sguardo glaciale da Mello. Quest’ultimo se
ne stava appoggiato al divanetto, mangiucchiando la solita barretta di
cioccolato.
< Mi
sembrava strano non avertene visto ancora una in mano > lo riprese
scherzosamente Amy abbracciando da dietro Matt. Avvolgendogli la vita con le
braccia, poggia il mento sulla sua spalla stringendolo a se
possessivamente. Il ragazzo dalla maglia a righe in tutta risposta buttò la
testa all’indietro, poggiandosi a sua volta alla spalla di lei.
Mello, che
continuava a sgranocchiare la sua tavoletta, li fissò con aria scocciata
ignorando la provocazione di Amy e rivolgendosi agli altri due compagni.
< Siete
proprio sicuri che sia stata una buona idea farlo venire qui? > disse
guardando Matt.
< Adesso
staranno appiccicati ventiquattr’ore su ventiquattro, e chi se lo ricorda più
il caso> continuò sprezzante accartocciandola stagnola e lanciandola nel
cestino.
La ragazza si
sentì ferita nell’orgoglio.
< Senti
idiota, chi ti ha detto che io non sia in grado di sostenere le due cose >
Infuriata si
staccò da Matt pronta a scatenarsi contro il biondo, fortunatamente il primo
riuscì ad afferrarla in tempo e tenerla ferma con un braccio attorno al petto.
< Lasciamo
Matt, voglio dargli un pugno, solo uno, prometto che non gli rovinerò quel bel
faccino che si ritrova >
Il diretto
interessato si alzò in piedi irritato. < Avanti, io sto aspettando pel di
carota >
Matt strinse di
più la presa sulla ragazza, sapendo perfettamente quanto lei fosse incline alle
provocazioni.
< Calmati
maledizione, L ti sta guardando > le sussurrò all’orecchio.
Il rumore di
qualcuno che si schiariva la gola interruppe quello scontro sul nascere.
L, rannicchiato
come suo solito sulla poltrona, prese parola, rivolgendosi ai due litiganti.
< Credevo di
essere stato chiaro riguardo le mie condizioni per essere dentro al caso… non
voglio dissapori tra nessuno di voi… Mello tu devi smetterla di istigare tutti
> lo ammonì, guardandolo con i suoi soliti occhi annoiati.
Amy gli lanciò
uno sguardo vittorioso, beccandosi di rimando l’astio che aleggiava negli occhi
del biondo. Ma non riuscì a gustarsi in pace la sua vendetta, poiché venne
richiamata a sua volta.
< E tu Amy
smettila di cedere alle sue provocazioni, lo sapete che odio questi
infantilismi. Quindi, o vi decidete a tollerarvi, o quella è la porta > spiegò
esaustivo L , senza cambiare nemmeno per un attimo il
tono della voce.
Sbuffando
sonoramente, Mello si lasciò cadere svogliatamente sul divano mormorando un
“d’accordo” e giocando distrattamente con i lacci dei suoi pantaloni.
Di conseguenza
anche Amy fu costretta ad accettare, suo malgrado, le condizioni di L e quindi,
quella sottospecie di tregua con Mello. Sapeva sarebbe stata un’impresa ardua.
Lei e il biondo non erano mai andati d’accordo. Soprattutto da quando lei aveva
intrapreso la sua relazione con Matt. Non che prima andassero d’amore e
d’accordo, ma da quando stava assieme al gamer si era
creato un baratro profondo tra di loro.
I suoi pensieri
furono interrotti dalla voce di L.
< Bene, ora
che l’ordine è ristabilito possiamo tornare al motivo per cui vi ho fatti
venire qui >
Si radunarono
tutti attorno al tavolo centrale, che presentava due divani paralleli ai lati
più lunghi e una poltrona a capotavola, sulla quale aveva preso posto il
detective.
Near si accovacciò sul lato sinistro di uno
dei due divani, portandosi un ginocchio al petto. Matt prese posto proprio di
fronte a lui sull’altro divano, tirando Amy per un braccio e facendola cadere
sulle sue gambe. Lei si girò sorridendogli, sorriso che scomparve non appena
vide la chioma bionda di Mello avvicinarsi al loro divano. Quest’ultimo si stravaccò
per tutta la sua lunghezza, allungando le gambe su quelle di Amy. La giovane
sbuffò ma non le spostò, decisa a mantenere, davvero questa volta, la promessa
fatta ad L.
Ci pensò quest’ultimo
a salvarla da quell’insopportabile ragazzo.
< Mello perché
non ti vai a sedere vicino a Near, c’è un posto
libero, così Amy può sedersi sul divano e non sulle gambe di Matt >
< Ma a me
non da fastid… > il gamer
non riuscì a finire la frase, fermato da un’occhiata poco carina del corvino.
Poteva essere
una sua impressione, ma le era sembrato che ad L, la confidenza e le attenzioni
che riservava a Matt, non piacessero per nulla.
< Col cazzo
che mi siedo di fianco al nano albino > sputò acido Mello, guardando
sprezzante il ragazzino.
L
aveva una grande
pazienza, questo era certo. Tuttavia anch’essa aveva un
limite, e quell’atteggiamento di Mello lo stava sicuramente superando. Presa da
un impeto di compassione nei confronti del detective migliore del mondo, si
alzò a malavoglia dalle gambe di Matt, e si andò a posizionare a fianco dell’albino.
< Ciao Near >lo salutò sorridendogli, ricevendo in risposta
soltanto un ‘occhiata indifferente.
La cosa non la
infastidì poi molto, era abituata al comportamento schivo e apatico del più
piccolo. Ciò che la infastidì, invece, fu lo sguardo di fuoco che le rivolse il
biondo. Era stanca del suo comportamento infantile.
Nonostante ciò,
era felice di aver dimostrato la sua superiorità, almeno per quella volta.
Rivolse poi un’occhiata a Matt, trovandolo intento a guardarla
orgoglioso e innamorato. Infine posò lo sguardo su L, che la fissava esprimendo
un tacito ringraziamento.
Così,
accavallando le gambe e poggiandosi allo schienale parlò < Allora?
Cominciamo? >