Anime & Manga > Death Note
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Autore: Sweetserialkiller    23/03/2019    1 recensioni
Tre paia di occhi vennero puntati su di loro, e Amy rimase di stucco nel constatare che il terzo paio di occhi apparteneva al ragazzo di cui, anni prima, aveva tanto pianto la morte.
Le sue gambe si mossero da sole, e in poco meno di un secondo si ritrovò con le gambe attorno al busto dei giovane.
< Oh mio dio… tu sei…>
< Vivo e vegeto> la interruppe lui, tenendole le mani sotto le cosce per sorreggerla.
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< Appena tornati al quartier generale chiederò di cambiare partner>
Queste parole colpirono profondamente la ragazza.
< E per quale motivo, di grazia?> chiese accennando un falso sorriso.
< Perchè non sei professionale> ringhiò frustrato lui.
Lei sgranò gli occhi allibita.
< Io non sarei professonale? Chiedo scusa, ma non sono io quella che deve dimostrare qualcosa a se stessa solo perchè ho dei conflitti interiori>
< Hai iniziato tu però, come vuoi metterla ora?>
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con quelle due lame che si ritrovava al posto degli occhi, Mello la scrutava silenziosamente. Quegli attimi, che a lei parvero ore, terminarono con lo scostarsi del corpo del biondo dalla porta, invitandola implicitamente ad entrare.

L’appartamento di Mello era il caos totale, difatti rispecchiava perfettamente il proprietario.

I vestiti buttati in ogni angolo assieme ad una miriade di oggetti non identificati di cui nemmeno voleva sapere l’identità. Il tutto era ricoperto dalla stagnola delle tavolette di cioccolata che il biondo mangiava in quantità industriale.

Guardandosi intorno, e tentando di non pestare nulla, si diresse verso il divano dove si era accomodato il ragazzo. Dopo essersi seduta rivolse uno sguardo a quest’ultimo.

< Di solito tu apri così alle persone? > lo interrogò squadrandolo da capo a piedi.

< Non solitamente, ma qualcuno di fastidiosamente insistente continuava a bussare e non ho avuto il tempo di finire di cambiarmi > rispose eloquente.

< Pff e io che ero venuta pure a scusarmi, sei insopportabile… almeno puoi chiuderti i pantaloni? >

< Per quale motivo? Sei imbarazzata? >ghignò.

< Imbarazzata non è proprio il termine che userei, io direi più schifata >rispose, portandosi una mano sotto al metto e poggiandovisi. Lui sbuffò.

< E’ questo il tuo modo di scusarti? Non mi sembra molto efficace >

< Ovviamente no > lo rimbeccò la rossa.

Poi d’un tratto il suo sguardo si posò sul corpo del ragazzo, dove la cicatrice proseguiva fino a metà torace. Sentì l’irrefrenabile voglia di sfiorarla.

< Lo stai facendo di nuovo >. La voce, o meglio, il ringhio di Mello, arrivò ovatto alle sue orecchie. Non se ne curò minimamente. Continuò ad avvicinarsi per poi allungare una mano verso il suo viso. Toccò la pelle martoriata, trovandola sorprendentemente morbida nonostante il brutto effetto estetico. Fece discendere la mano verso i suoi addominali non troppo pronunciati. Per avere vent’anni, aveva un corpo ancora acerbo. Anche li la sua pelle era molto più morbida di quanto si fosse mai immaginata.

Tutto ciò, avvenne sotto lo sguardo attonito di Mello, che, pur non volendo, si lasciò scappare un sospiro al contatto delle sue dita gelide. Quel suono bastò per far risvegliare la ragazza dal suo stato di trans.

< Finita l’ispezione? > domandò acido lui.

< Scusami, è che… mi attrae > mormorò di rimando facendo inarcare un sopracciglio al biondo.

< Non cercare di adularmi, non ti dirò come me la sono procurata >

< Non è per… ah lasciamo perdere, ti chiedo scusa, accetta e facciamola finita > sbuffò.

< E va bene, piuttosto, non hai detto che dovevi parlarmi? >chiese eclissando la questione “scuse”.

< Già, riguarda L >.

Ora sapeva di avere tutta la sua attenzione.

< L vuole che questo caso sia risolto da tutti noi, perciò in parole spicce mi ha diciamo “invitata” a dirti che dobbiamo mettere da parte i dissapori tra di noi se non vogliamo essere sbattuti fuori dal caso >

Lo vide aggrottare la fronte. < Ha detto proprio così? >

< No, non sarebbe nel suo stile, ma sono piuttosto brava a decodificare messaggi nascosti >

Mello rimase un attimo a pensare, assorto nei suoi pensieri, poi parlò.

< E va bene pel di carota, vedrò di odiarti un po' meno del solito durante questo caso. E adesso vattene voglio dormire > poi un ghigno gli si dipinse in volto < A meno che tu non voglia farmi un po' di compagnia >

Non sarebbe cambiato nulla sotto quel punto di vista, aveva promesso di odiarla meno, non di smettere di punzecchiarla.

< Per quanto la proposta sia allettante mi vedo costretta a declinare l’offerta, buonanotte Mello >

Un “notte” soffocato fu tutto ciò che riuscì a sentire prima di chiudersi la porta alle spalle.

Fuori dall’appartamento di Mello, Watari la stava aspettando pazientemente.

Si sentì terribilmente in colpa < Cavolo Watari, sei stato qui fuori tutto il tempo? Potevi dirmi di sbrigarmi ci avrò messo mezz’ora >

Il vecchio non si scompose minimamente.

Watari prendeva sempre tutto così sul serio.

< L’ho già portato a termine, grazie per avermi aspettata >

< Dovere Miss. Ora se volete scusarmi, vi scorterei nella vostra stanza > disse premuroso lasciandola passare .

< Con molto piacere >

 

Tutto si aspettava, meno che quell’appartamento maestoso. Le ricordava i loft che, fino a quel momento, aveva visto solo nei film.

La giovane iniziò a girovagare per le stanze dell’appartamento, non badando a Watari che se ne stava fermo sulla soglia della porta.

L’appartamento era diviso in quattro stanze, ma di dimensioni gigantesche. Il bagno aveva sia la vasca che la doccia, ed era illuminato da una serie di luci che circondavano l’enorme specchio del lavandino. La cucina era una distesa di marmo nero, ma la cosa non la preoccupò più di tanto, sarebbero state rare le volte in cui avrebbe cucinato. Il salotto invece era ampio e accessoriato, presentava ogni tecnologia possibile e giocava con le tonalità del nero, dell’argento e del bianco.

La parte preferita della rossa, però, fu senza dubbio la camera da letto. Quel letto a baldacchino aveva sin da subito attirato la sua attenzione. E quelle lenzuola nere come la pece dovevano essere qualcosa di estremamente morbido.

Tornò in salotto per ringraziare l’anziano che, dopo averle augurato la buona notte, se ne andò. Rimasta sola fece l’unica cosa che aveva in mente quel momento. Corse a perdifiato verso la camera per poi buttarsi a capofitto sul letto. Era ancora meglio di come se lo era immaginato. Rimase qualche secondo a contemplare il soffitto finchè un campanello dall’arme non le suonò in testa. “Tutto troppo perfetto ”. Questo le venne in mente.

Le avevano dato una casa gratis con vitto e alloggio, anche se più che una casa sembrava un loft da miliardari. In più tutte quelle gentilezze, a una come lei, risultavano alquanto sospette,

Con gli occhi iniziò ad ispezionare tutta la stanza, premurandosi però di rimanere immobile per non destare sospetti. Continuò a cercare fino a quando non trovò ciò che cercava.

Una piccolissima luce rossa proveniva da dietro il condizionatore. Accorgersene sarebbe stato impossibile per chiunque, ma per fortuna lei non era chiunque.

Fatta quella scoperta passò le successive due ore a cercare le microtelecamere, sgranocchiando ogni tanto qualcosa per placare la fame.

Ce n’erano otto in tutto. Quel maledetto. Si chiese perché L avesse fatto mettere delle telecamere nel suo loft. D’improvviso si chiese, se per precauzione, non le avesse messe anche nei loft dei suoi sottoposti. Sperò vivamente non fosse così, non le piaceva sapere che L assisteva ad ogni loro incontro. E soprattutto non le piaceva che potesse vedere tutti i suoi movimenti.

Nonostante ciò, sapeva che L aveva un limite e che certe situazioni proprio non riusciva a sopportarle. In particolar modo quelle intime. Dando le spalle alla telecamera iniziò lentamente a togliersi la maglia, lanciando ogni tanto occhiate di scorcio alla lucina puntata su di lei.

Dall’altra parte della telecamera il detective corvino guardava la scena, non senza un certo gusto. Aveva capito sin da subito che Amy si era accorta delle telecamere, e conoscendola non poteva certo escludere che lei ora volesse impartirgli qualche sorta di vendetta. E ci stava riuscendo in tutto e per tutto. Si era riscoperto piacevolmente sorpreso nel costatare che le forme della rossa non lo lasciavano indifferente. Molti avrebbero detto che era una cosa naturale e fisiologica. Ma lui non era come gli altri, a lui queste cose non avevano mai suscitato interesse alcuno. Ne era la prova il fatto che fosse riuscito a vivere a stretto contatto con la idol Misa Amane, senza aver mai avuto nessun tipo di impulso.

Con lei invece, tutto ciò sembrava prendere vita. Decise, che per il suo bene, era meglio spegnere il monitor siccome la ragazza non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Riuscì ad oscurare il monitor di destra appena prima che il gancio del reggipetto venisse aperto.

Sentiva lo sguardo di Watari su di se, e cercò di ricomporsi. Non gli piaceva apparire vulnerabile, la sua espressione doveva restare sempre neutrale e impassibile. Lui era L, il migliore detective del mondo, e da tale doveva comportarsi.

Dovevano risolvere un nuovo caso in cui, molto probabilmente, era coinvolto un Death note.         

Perciò aveva bisogno di tutta la sua concentrazione, per uscirne illeso e limitare i danni che il killer avrebbe potuto causare.

< Watari >chiamò il suo vecchio aiutante , che prontamente accorse, fiscale come suo solito.     

 Fece girare la sedia verso di lui.

< Portami tutte le cartelle e i documenti relativi al precedente caso Kira >

Il vecchio annui e fece per dirigersi verso l’uscita, ma venne fermato di nuovo dalla voce del corvino.

< Ah, e anche un carrello di dolciumi, perfavore >.

 

   
 
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