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Autore: T612    25/03/2019    3 recensioni
Dieci anni di Marvel descritti dalle note e dai testi dei Coldplay, in un crescendo che sfiora la soglia della resa dei conti definitiva:
1. Life in technicolor II - Tony Stark
2. Cemeteries of London - Clint Barton
3. Lost! - Peter Quill
4. 42 - Steve Rogers
5. Lovers in Japan - Stephen Strange
6. Viva la vida - Loki Odinson
7. Violet hill - James “Bucky” Barnes
8. Strawberry Swing - Wanda Maximoff
9. Death and all his friends - Natasha Romanoff
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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LOVERS IN JAPAN - Stephen Strange
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Lovers, keep on the road you're on
Runners until the race is run
Soldiers, you've got to soldier on
Sometimes even the right is wrong

Stephen non dormiva bene da molto prima che Hulk precipitasse dal cielo e sfondasse il tetto del Sancta Santorum.
Aveva perso il sonno dopo l’incidente, restava sveglio a ragionare sul come guarirsi, ignorando un qualunque aiuto esterno, troppo concentrato a chiudersi nel suo mondo per curarsi davvero di qualunque altro problema al di fuori delle sue mani martoriate… la credeva una vera tragedia, con il senno di poi si era reso conto che era solo una facciata, un limite fisico che si era opposto dal piegare il Giuramento di Ippocrate in suo favore per ricevere la maggior fama e risonanza possibile nella comunità scientifica.
Aveva compreso una piccolissima parte della vera tragedia quando aveva visto dai telegiornali la situazione in Sokovia, consapevole di avere la conoscenza per salvare una buona parte di quelle vite, ma essere impossibilitato a farlo dal suo tremore alle mani… quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, da quel momento in poi si era accanito ancora di più nella ricerca di una cura, lapidando brutalmente il patrimonio rimasto per raggiungere Kamar-Taj.
Aveva avuto bisogno di un bel bagno di umiltà per riscoprire la gioia nello studio di una pratica che riteneva inconcepibile, sfondando i suoi preconcetti e muri mentali, scoprendosi l’allievo più curioso e caparbio dell’intero monastero. C’era voluto tempo, ma alla fine aveva compreso la vera tragedia quando aveva piegato il tempo per sconfiggere Dormammu, quando aveva appurato che esisteva una minaccia ben superiore ad una scaramuccia tra degli idioti in costume che volevano sfuggire al governo.
Stephen si considerava su tutt’altro piano di importanza, lui era l’unica difesa ai pazzoidi che abitavano nel cosmo, volente e nolente era l’unico che proteggeva realmente l’umanità da quei mostri di cui non avrebbero mai dovuto essere messi a conoscenza. Principalmente per quel motivo, una volta istituito a Guardiano del Santuario di New York, non si era sentito in dovere di curarsi dell’evasione di massa dal Raft o della necessità di firmare un pezzo di carta che gli avrebbe legato irrimediabilmente le mani.
Aveva riportato l’Occhio di Agamotto a Kamar-Taj, mettendosi a studiare in vista alle future minacce sotto la supervisione di Wong… le avvertiva, nascoste negli abissi dello spazio siderale, in agguato e in attesa di formare un esercito.
Era questione di tempo prima che la follia si scagliasse nuovamente sulla Terra, Stephen l’avvertiva, non sapeva ancora in che forma si sarebbe manifestata, ma era consapevole che fosse in arrivo… sempre più spesso, quando cercava di sbirciare attraverso il velo del tempo quel futuro incerto e tumultuoso, riusciva solamente a distinguere le stelle macchiate di sangue e il vuoto lasciato da milioni di anime, a prescindere da tutte le variabili in gioco.
Quella che vedeva era una previsione irreversibile, non poteva far altro che studiare, apprendere abbastanza nozioni e trucchi per far fronte a qualunque minaccia… sperava che gli amanti di tutto il mondo si amassero con ancora più intensità, pregava che i soldati capissero che la guerra che stavano combattendo era futile e transitoria, perdendo il sonno alla ricerca di uno stratagemma per fare in modo che tutte quelle anime ignorassero il più a lungo possibile la percezione dell’accorciarsi del tempo a loro disposizione.
Stephen non dormiva bene da molto prima che Bruce Banner chiedesse aiuto dal cratere sul pavimento che aveva creato dopo aver sfondato il tetto del Sancta Santorum, ma almeno Stephen si consolava di poter finalmente attribuire un nome alla minaccia che percepiva, consapevole di aver studiato tutto il studiabile per arginare la tragedia in arrivo… come Stregone Supremo non poteva essere più pronto di così.

They are turning my head out
To see what I'm all about
Keeping my head down
To see what it feels like now
And I have no doubt
One day we're gonna get out

Fauce voleva la Gemma, pensava che frugando nella sua testa tenendolo sospeso l’avrebbe reso più collaborativo, ma in risposta aveva serrato gli occhi mordendosi la lingua, consapevole che dalle sue azioni dipendeva la salvezza dell’universo.
Stephen avrebbe voluto prendersela con l’ironia della sorte… aveva visto che c’erano alte probabilità che lo catturassero durante l’attacco, ma purtroppo l’Occhio di Agamotto non riusciva a prevedere le variabili impulsive… ciò che stava subendo era una variabile nuova, era in balia degli eventi e la cosa non gli piaceva per niente.
Lo Stregone Supremo trovava ironico che Fauce d’Ebano lo stesse torturando con strumenti chirurgici, ma a discapito del sollievo, aveva trovato solamente irritante che la salvezza fosse giunta da quell’egocentrico di Stark, che glielo avrebbe rinfacciato fino alla fine dei suoi giorni, e il ragazzino che gli correva sempre appresso, quello che aveva intravisto nei TG e che Stark trattava come un figlio nonostante tentasse di nasconderlo agli occhi di tutti.
Stephen aveva fatto appello a tutta la pazienza di cui era in grado per stabilire una pseudo-strategia con Stark, costringendosi a fare un passo indietro di fronte allo sguardo spiritato del genio, ammettendo a sé stesso che la strategia di portare il conflitto lontano dalla Terra non era un’idea da scartare a priori… l’Occhio non gli aveva mai mostrato gli scenari del prossimo futuro successivi alla cattura, trattenendo un sospiro sollevato nel realizzare che le stelle non si erano macchiate del suo di sangue.
Nonostante tutti i suoi tentativi, sbatteva sempre contro ad una sorta di vetro ogni volta che tentava di indagare oltre alle stelle screziate di rosso, trovando surreale che la risposta alle sue domande gli fosse stata fornita da Stark… tutte le parti che a lui mancavano, non erano altro che gli scenari da incubo sperimentati dal miliardario negli ultimi sei anni.
Stephen si era costretto ad ammettere che unendo le forze avevano una possibilità in più di salvezza… forse collaborando le stelle avrebbero smesso di macchiarsi di sangue.

Tonight maybe we're gonna run
Dreaming of the Osaka sun
Ohhhh ohh ohh
Dreaming of when the morning comes

Stephen aveva chiuso gli occhi concentrandosi, vagliando tutte le possibilità future, calcolando le variabili, arrotondando le percentuali, mentre il mal di testa aumenta esponenzialmente ad ogni scorcio del futuro che intravede in quella marea di possibilità, sfiorando una crisi epilettica più di un paio di volte.
Vede 14000604 modi per perdere, percepisce la morte di miliardi e miliardi di anime per ogni singolo errore di valutazione, mentre gli scorrono davanti agli occhi la sua morte raccapricciante e quella dei compagni d’armi… ma c’è una possibilità, timida e flebile, che riescano a sconfiggere il Titano pazzo.
Deve lasciarsi morire, far perdere ogni speranza per spronare i sopravvissuti a reagire… calcola i tempi esatti per realizzare delle circostanze favorevoli, per dare l’illusione della mancanza di una qualsiasi via d’uscita.
Vede la polvere grigia mescolarsi alla sabbia rossa e alle sterpaglie della savana, vede un dolore inespresso e prorompente che si perde tra le lacrime e il vento che smuove le fronde… ma scorge un transponder luminoso abbandonato sui marciapiedi di New York.
Vede dei pugni che sfondando i sacchi da boxe, vede dita che sfiorano grilletti, vede una serie di sedie in circolo ed una voce che si leva sporadica dalla folla… ma scorge anche una navicella spaziale che sorvola lo skyline di New York.
Vede una pioggia di proiettili, vede un ghigno incorniciato da delle labbra viola, intravede una bara che percorre la navata di una chiesa ed una donna vestita di bianco che attende all’altare… ma le ultime sono previsioni troppo distanti nel tempo, troppo incerte e con troppe variabili non considerate nel mezzo.
Vede la corsa contro il tempo che giunge al termine, mentre il sole cocente illumina i sorrisi soffertamente felici di quelle anime in balia del tempo… per vincere deve rinunciare al tempo, è solamente un concetto relativo e mutevole.
Per vincere deve consegnare il Tempo… e deve lasciarsi morire, quello è l’unico modo.

They are turning my head out
To see what I'm all about
Keeping my head down
To see what it feels like now
And I have no doubt
One day the sun will come out

Hanno perso lo scontro… ci sono corpi riversi a terra, qualcuno tenta di alzarsi, ma nessuno si arrischia a guardare l’abisso celato negli occhi degli altri.
Tony lo guarda con la mano premuta contro l’addome, lo sguardo stralunato che cede al panico, mentre gli chiede quale idea folle gli abbia attraversato al cervello, il perché diavolo si sia contraddetto… il perché l’ha risparmiato, quando è ben consapevole di essere ad un passo dalla morte.
Vede i Guardiani disintegrarsi in cenere come aveva previsto, cercando di non pensare a ciò che succederà da lì a poco… un sacrificio enorme ma necessario, ha calcolato tutto con la massima precisione e purtroppo non c’è nessuna alternativa alla catastrofe che sta per abbattersi sui sopravvissuti.
Intercetta lo sguardo del genio, mentre un flash futuro si sovrappone al presente ed intravede i suoi occhi riempirsi di lacrime prima del tempo… prega che si salvi, spera che sopravviva al dolore di ciò che sta per scatenarsi, il futuro non è una scienza esatta, ma non può fornirgli un’alternativa.
È l’unico modo… Stephen sospira sollevato per essere riuscito a dirglielo prima di tramutarsi in polvere sospinta dal vento.

   
 
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