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Autore: Felis    21/07/2009    9 recensioni
Una raccolta di brevi racconti sulle paure più comuni dei bambini.
Che, qualche volta, ci portiamo dietro anche da grandi.
Ciak #5: Ragni
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Darren era un bravo bambino

Darren era un bravo bambino.

Lo dicevano i suoi genitori, lo diceva chi lo conosceva, lo dicevano a scuola.

La sua passione erano le scienze, e nonostante non avesse ancora raggiunta la soglia del primo decennio, aveva già ben chiaro cosa volesse fare nella sua vita.

Darren avrebbe fatto il medico.

Ma non un medico qualunque: il cardiochirurgo.

Molti avrebbero ricondotto il perché di questa sua decisione al fatto che suo padre soffrisse da diversi anni di problemi al cuore; ma a detta di Darren il motivo era un altro, il motivo era che il cuore è il muscolo più importante del corpo.

Come tutti i bravi bambini, con largo anticipo aveva redatto una lettera breve ma incisiva, indirizzata all’attenzione del Signor Babbo Natale, dove elencava cosa avrebbe gradito ricevere il giorno di Natale e perché.

Sì, avete capito bene, il perché.

Darren aveva chiesto l’edizione Deluxe di Costruisci il Corpo Umano; perché?

Perché voglio fare il dottore, aveva spiegato giustamente lui.

Oggi era la sera della Vigilia di Natale, e dopo aver cenato con genitori e parenti, dopo aver aspettato il dolce a forma di tronco che a lui piaceva tanto, ed aver visto il suo film di Natale preferito, Darren era andato subito a letto, come i bravi bambini, aspettando che arrivasse il gran giorno; la mattina di Natale, quando, finalmente, avrebbe potuto scartare i regali.

Anche se si sforzava di non darlo a vedere, Darren non stava più nella pelle.

Si era addormentato quasi subito, e contava di svegliarsi altrettanto presto; prima della mamma e del papà, così avrebbe potuto correre giù in salotto, sbirciare sotto l’albero, e annunciare con aria soddisfatta di chi ha appena fatto un’importante scoperta, che i regali erano arrivati.

Il suo piano però subì una piccola deviazione, quando fu svegliato nel cuore della notte, da un impellente bisogno fisiologico.

Darren si alzò dal letto, si infilò le ciabatte -quelle azzurre e pelose che d’inverno tenevano tanto caldo, quelle che gli aveva regalato la nonna il Natale scorso-, e si precipitò cercando di non far rumore al bagno in fondo al corridoio.

Fece in fretta, sperando che la mamma non se accorgesse, perché la porta del bagno era proprio affianco a quella della camera dei suoi genitori, e prima di uscire si lavò le mani.

Attraversò il corridoio a piccoli, leggeri passi.

Aveva lasciato la porta della sua camera socchiusa, con la luce d’emergenza accesa –si vergognava ad ammetterlo, ma aveva ancora paura del buio- cosicché quando fosse ritornato avrebbe trovato subito la via per il letto, senza inciampare in mobilia o ingombro alcuno.

Si ritrovò a metà strada, quando notò che nella sua camera c’era qualcosa di diverso.

Dapprima non se ne accorse, ma poi l’intruso gli saltò all’occhio.

Era una scatola, spoglia di qualsiasi ornamento, sul tappeto a metà fra il suo letto e la scrivania.

Si chiese chi potesse averla lasciata, ed era piuttosto sicuro che all’ora di andare a dormire non ci fosse.

Per un attimo fu pervaso dall’eccitazione.

E se l’avesse lasciata Babbo Natale?

Ma così, senza carta da regalo, senza un biglietto?

Allora si avvicinò alla scatola, e si accorse che effettivamente un biglietto c’era.

Era un biglietto qualsiasi, uno di quei biglietti che, si ricordò, si attaccano ai pacchi o alle lettere da spedire.

C’era scritto: “Per Darren”.

Si inginocchiò sul tappeto, ispezionando la scatola.

Era il caso di aprirla? E se poi i suoi se ne fossero accorti?

Forse avrebbe dato solo una sbirciatina, e poi avrebbe rimesso tutto a posto.

Poggiò l’orecchio sulla superficie di cartone.

Gli parve di udire un suono familiare.

Tu-tum, tu-tum, tu-tum.

Come il battito di un cuore.

Ipotizzò che fosse il suo, a battere forte per l’emozione.

Guardò meglio la scatola, la guardò da tutti e quattro i lati, e notò che agli angoli inferiori era sporca.

Poggiò un dito sulla macchia. Non era solo sporca, era anche umida.

Il colore era scuro, sembrava nero.

Era buio, e pensò che si trattasse di inchiostro. O qualcosa del genere.

Corse con le dita fino alla parte alta della scatola, e notò un altro particolare che prima gli era sfuggito:  era aperta.

Non presentava alcun genere di nastro adesivo o altro sigillante, e non sembrava vi fossero nemmeno le tracce di un loro uso precedente.

Darren sollevò la parte sinistra.

Gli parve di scorgere qualcosa di rossastro all’interno della scatola, qualcosa di molle, qualcosa di cui non comprendeva bene la forma.

Sollevò la parte destra.

All’interno della scatola c’era un messaggio per lui, scritto su un anonimo foglio bianco di quaderno, con un inchiostro nero un po’ sbiadito:

Costruisci il tuo corpo umano, Darren.

Gli angoli del foglio erano ormai scoloriti del loro bianco originale verso il colore denso e scuro nel quale vedeva galleggiare quello che a lezione di scienze avrebbe senza dubbio definito un polmone. C’erano anche un paio di bulbi oculari, un cuore e un fegato.

E sicuramente anche dell’altro.

Un cuore.

Tu-tum, tu-tum, tu-tum.

Lo sentiva pulsare, lo sentiva battere, lo sentiva, in qualche modo, vivere.

Questa volta ebbe la certezza che non era il suo; perché il suo batteva a un ritmo molto più accelerato.

Non è possibile!

Fu tutto quello che la sua mente riuscì a formulare.

E mentre vedeva altri organi riemergere da quella pozzaglia color rosso scuro –ora lo distingueva perfettamente, il colore del sangue raffermo- la finestra della sua stanza si aprì stridente, e mentre sentiva il freddo e duro acciaio di un uncino entrargli nella schiena, strappargli via la carne, sentì una voce cavernosa chiedere:

Ti è piaciuto il regalo, Darren? Era quello che volevi.

Una giacca rossa bordata di bianco e un paio di stivali macchiati di sangue, fu tutto ciò che riuscì a vedere prima di cadere a terra privo di sensi.

L’uncino del piccolo e deforme ometto rosso lo trascinò con sé fuori dalla finestra, nel buio della notte.

 

 

 

 

Note dell'Autrice:

Ringrazio infinitamente tutte voi amabili personcine che avete speso qualche minuto del vostro tempo a leggere questi perversi frutti della mia mente. Che non sono ancora finiti, purtroppo per voi ♥.

@Lucia_Elric: sono davvero contenta che l'idea ti sia piaciuta, perché quando é venuta in mente a me temevo fosse banale, spero di essere riuscita a non renderla tale. Da me la notte si sentono rumori di ogni genere, ormai ho imparato a conviverci!xD

Ne approfitto per ringraziarti qui anche della recensione all'altra mia storia; e potrebbe essere!8D Un bacione anche a te C:

@sognatrice_94: Ti ringrazio moltissimo! Sebbene l'Horror sia il mio genere preferito -almeno per quanto riguarda la lettura- questa é la prima volta in cui mi ci cimento. Grazie anche per averla aggiunta alle seguite.

@Husky the dark angel: Wow, addirittura! Sono felice di essere riuscita nell'impresa allora!Dx Grazie!

 

  
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