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Autore: BlueButterfly93    31/03/2019    2 recensioni
(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
-
Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaca d'amore, ti odio!'
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Capitolo 45 

Il compleanno di Miki






🎶Civil Wars - Poison & Wine🎶

Tu sai solo quello che io voglio che tu sappia

io so tutto quello che tu non vuoi che io sappia.

La tua bocca è veleno, la tua bocca è vino

Io non ti amo, ma lo farò sempre.

Desidero che tu mi tenga mentre mi giro di spalle.

Meno do, più ricevo

Le tue mani possono guarire, le tue mani possono ferire.

Non ho scelta, ma scelgo ancora te..

Lo farò sempre!

-

🎶Aerosmith - I Don't Want To Miss A Thing (fine capitolo)🎶

 

***


CASTIEL

Mai e poi mai avrei immaginato che quella ragazzina dai capelli ramati, incontrata su un aereo per Parigi, avrebbe potuto sconvolgermi la vita fino a quel punto. Micaela Rossi: un nome italiano come tanti, una ragazza unica come poche o addirittura nessuna. Avevo perso completamente la testa per lei, ma quel particolare non lo avrebbe mai saputo. Ero un vile, ammetterlo davanti a lei mi sarebbe costato troppo. Tuttavia... Sorprenderla era diventato il mio scopo principale, totalmente invaghito dell'espressione dei suoi occhi gioiosi e dall'arricciarsi della sua bocca, ogni giorno non facevo altro che immergermi a capofitto nella nostra relazione. La portavo in posti che sapevo l'avrebbero lasciata a bocca aperta; in sua compagnia era fuoriuscita una parte di me che ero ignaro di possedere: tenerezza, tranquillità, affetto. Erano stati d'animo che negli anni avevo imparato bene a nascondere mentre con lei mi veniva spontaneo mostrarli. Aveva un talento naturale nel calmarmi, nel rendermi migliore. Io stesso più volte le avevo ribadito che non sarei riuscito a cambiare, probabilmente mi sbagliavo. Significava tanto il fatto che mi avesse spinto a fidarmi di lei; avevo dubitato sin da subito delle sue intenzioni ed era riuscita a farmi mutare idea senza neanche accorgermene. Se n'era conquistata un po' alla volta, senza far rumore si era insinuata lentamente dentro di me guadagnandosi il mio rispetto, la mia adorazione. Era dappertutto: nella testa, nel cuore, nel mio corpo.. in ogni parte. 

Più riuscivo a renderla felice e meno sensi di colpa avevo: volevo a tutti i costi lavare via il male che lei non sapeva le avessi fatto, ma che prima o poi avrebbe scoperto. Ero consapevole che a breve l'avrei persa definitivamente, per cui avevo deciso di godermi quegli ultimi mesi al massimo. Non mi ero torturato sul futuro, non avevo riflettuto sulla mia vita dopo di lei, volevo continuare a recitare la parte dell'ignorante. Quella maschera fungeva da autodifesa anteriormente alla distruzione finale. 

«Cosa vuoi?» la voce irritante di Ciak mi distolse dai pensieri. «Avresti potuto propormi di vederci direttamente tu.. siamo vicini di banco, non ha senso mandare i tuoi scagnozzi». Avevo semplicemente chiesto ad Alexy di convincere il bambolotto a raggiungermi nel cortile durante l'intervallo, nient'altro. Lui ne stava facendo una questione di Stato. 

«Zitto e ascolta ciò che ho da dirti», già spazientito mi poggiai ad un albero ed accesi la terza sigaretta della giornata. Avevo iniziato a contarle - ed anche a fumarne di meno - perché Miki mi aveva chiesto di farlo. Voleva smettessi di fumare, ma non ero sicuro di poter realizzare quel suo desiderio.

«Intendi uccidere anche me per essermi avvicinato alla tua Miki?» mi schernì mantenendo una distanza di sicurezza. Come molti altri, anche lui, temeva i miei scatti d'ira soprattutto dopo l'ultima rissa di qualche giorno prima. 

Non riuscivo a spiegarmi perché ma, appena qualche ragazzo che non fosse Alexy o Lysandre nominava Miki, sentivo un forte fastidio tra il petto e lo stomaco. 

«Per adesso no», gettai fuori il fumo dalla bocca.

«Le cose potrebbero cambiare?»

«Dipende...»

«Da cosa?»

«Dalle tue intenzioni». Più chiedeva e meno tollerante divenivo.  

«Capisco..» ma vista l'espressione del suo volto dimostrò di non aver capito un bel niente. 

«Ken, io parlo una volta sola!» quasi lo minacciai. Era parecchio somigliante a quel bambolotto inquietante senza pene, per cui gli avevo affibbiato quel soprannome. Ero un genio.

«In realtà non hai ancora detto nulla». Non mi temeva come credevo, da una parte ne fui sollevato. Era snervante esser guardato perennemente come un mostro a tre teste.

«Non sei simpatico», replicai spegnendo la sigaretta coi piedi e lasciandola sulla ghiaia. Se mi avesse visto Miki mi avrebbe accusato di essere un cafone irrispettoso della natura; sorrisi al pensiero della sua versione da miss perfettina, adoravo anche quella di lei.

«Non era mia intenzione esserlo. Perché ridi?» Stava cercando d'imitarmi per caso?

«Smettila!» la mia pazienza aveva appena raggiunto il limite massimo di sopportazione. 

«Altrimenti?» mi sfidò. Ken - il bambolotto di Barbie - mi stava sfidando. Incredibile!

Per rendere chiari i fatti gli diedi una dimostrazione pratica: lo afferrai dal colletto della maglia e rabbioso mi avvicinai al suo volto. «Perché ti sei avvicinato di nuovo a lei? Perché proprio ora? Rispondi!» subito dopo lo spinsi mollando la presa, per poco non perse l'equilibrio. 

«Lei è la mia migliore amica da praticamente una vita. Lo è sempre stata e non voglio perderla per una piccola divergenza di pensiero», alzò la voce anche lui.

«E tu chiami piccola divergenza di pensiero un sentimento non corrisposto?» mi dimostrai scettico.

«Mi sto già disinnamorando di lei, ho avuto solo bisogno di tempo prima di convincermi ed iniziare a farlo. 
Non è facile non amarla, dovresti saperlo..»

«Esiste un modo per non farlo?» mi lasciai sfuggire senza volerlo, sperai non comprendesse il mio riferimento. Dannazione!

«Allora è vero...» sgranò gli occhi in un primo momento, poi sorrise: «Alla fine ci è riuscita veramente.. Che stronzetta!» si picchiò in fronte e scosse la testa quasi divertito, non sembrava neanche essere sofferente o innamorato di lei. Cos'era cambiato in così poco tempo? Probabilmente voleva solo ingannarmi. «Com'è amarla ed essere ricambiato?»

Quella domanda mi spiazzò. Completamente. Per un attimo vidi tutto sfocato e l'organo situato al centro del petto tremò. 

«Lei non... Ed io non...» balbettai senza riuscire a dare una reale risposta. Poi tornai in me stesso: «Vuoi adularla, soggiogarla, indurla a farle capire che tu, a differenza mia, sei la persona giusta per lei, è così? Stai inscenando il ruolo dell'amico solo per questo motivo, vero?! Non sono stupido, Ciak!»

«Questa volta ti sbagli. Sono tornato per essere suo amico, nulla di più. Il tempo mi darà ragione».

«Non ti credo!» 

«Non devo darti nessuna spiegazione, sarà lei a valutare se le mie intenzioni sono sincere o meno!»

«Certamente, ma: non toccarla, non baciarla, non farla soffrire, non mentirle».

«Da che pulpito...»

«Risparmia le frasi fatte per un'altra occasione. Sappi solo che, appena noterò un atteggiamento sospetto, interverrò e sarai costretto ad emigrare al Polo Nord; ti renderò la vita impossibile».

«Affare fatto», sorridente mi porse la mano. Non sembrò essere atterrito dalle mie minacce. 

Fissai di sbieco la sua mano tesa verso di me ed evitai di stringergliela: mai e poi mai avrei fraternizzato con il nemico. Lo guardai negli occhi con sfida, un'ultima volta, e rientrai dentro scuola lasciandolo alle sue convinzioni.

***

MIKI

Ogni mattina, al suono della sveglia, mi voltavo verso la finestra della mia camera per ricevere un risveglio meno traumatico e, sorridendo, fissavo le lettere scritte da Castiel il giorno in cui tutto ebbe inizio. Quella mattina però notai qualcosa di diverso; mi alzai di scatto dal letto e raggiunsi il vetro della finestra dove si era aggiunta un'altra frase: 

Buon Compleanno Ragazzina🎈 

La calligrafia era la stessa, la testa di rapa anche. Leggere quel nomignolo, che non utilizzava più frequentemente, mi fece aumentare di parecchio i battiti del cuore. Di quel passo però avrebbe finito per riempire tutto il vetro di frasi e zia Kate mi avrebbe definitivamente diseredato prima dei diciotto anni; non che mi dispiacesse, ma diventare una barbona non era tra le mie aspirazioni.  

Sbirciai il balcone della mia camera sperando di trovare Castiel nascosto da qualche parte, ma non c'era. Restai leggermente delusa, avrei tanto voluto abbracciarlo dopo l'ennesimo suo gesto romantico, ma tornando a fissare quella scritta, dopo un breve istante mi si stampò nuovamente un sorriso sul volto. Si era ricordato del mio compleanno e, per l'occasione, si era addirittura superato aggiungendo un colore in più alla sua tavolozza: il rosso; solitamente per scrivere, scarabocchiare o disegnare utilizzava solo e soltanto il nero. Invece quella volta, accanto agli auguri, aveva disegnato un piccolo palloncino rosso con dentro le nostre iniziali. Caspita... Sarei volentieri rimasta a fissare per tutto il giorno quell'opera d'arte. 

Recuperai il cellulare dalla scrivania e scattai una foto alla finestra per mandarla a Castiel, ma appena aprii la chat notai un suo messaggio risalente a qualche ora prima; doveva averlo mandato proprio mentre si trovava sul balcone di casa mia.

Sei bellissima mentre dormi 

Agli occhi di molti quella frase sarebbe potuta apparire banale, ma non ai miei. Perché sapevo quanto impegno ci fosse da parte sua dietro a quelle parole, quanto fosse difficile per lui esporre i pensieri o i sentimenti. Ed era inutile ripetere quanto mi avesse resa felice ancor prima d'iniziare la giornata. Lo amavo con tutto il cuore e prima o poi sarei riuscita a urlarglielo in volto senza farlo scappare.

Buon compleanno a me!

***

Il pomeriggio di quello stesso giorno ero stata sbattuta letteralmente fuori casa dalla mia carissima amica Rosalya che mi mandò alla boutique di Leigh, il suo ragazzo, per ritirare l'abito di una sua cliente. 

«La cliente ci ha chiesto di farti indossare l'abito», disse tutto d'un fiato Leigh una volta giunta al suo negozio. Nè lui e né la sua ragazza sapevano mentire, ma non m'impuntai. Finsi di esserci cascata e corsi in camerino a cambiarmi. 

L'abito era a campana, celeste e di seta, con una rete di strass argento che ricopriva tutto il corpetto. Rispetto agli altri vestiti aveva una differenza: tasche anteriori ottime per tenere il cellulare. Era comodissimo. A differenza di come immaginavo, quel colore non faceva a pugni con i miei capelli ramati.

«Perfetta!» Leigh fece un segno di apprezzamento appena uscita fuori dal camerino. «Mi hanno anche chiesto di truccarti. Vieni!» Quale cliente potrebbe volere che qualcun altro si agghindasse con il proprio abito? Secondo la logica di Rosalya e Leigh avrei dovuto credere a quella messinscena. Non fiatai per evitare di rovinare i loro sforzi, dopotutto erano stati carini ad organizzare ogni cosa. Così mi lasciai truccare da Leigh, sapevo di essere in buone mani, aveva partecipato a vari corsi di make-up artist. Optò per un ombretto celeste identico al vestito, mascara nero e rossetto bronzo. Approvai le sue scelte. I capelli me li lasciò cadere - liberi e naturali - sulle spalle. «La cliente sarà soddisfatta», sorrise sornione continuando la recita. Incredibile. 

-

«Sorpresa!» urlarono tante voci sovrapposte appena aprii la porta di casa. Sussultai per lo spavento e dopo poco iniziai a ridere come un'ebete. Già mi aspettavo che la mia migliore amica avesse organizzato una piccola festa per il mio diciassettesimo compleanno, solo.. non attendevo quel numero spropositato di persone dentro casa mia. Sperai vivamente che zia Kate fosse stata avvertita da qualcuno perché altrimenti sarebbe stata la fine. Sbirciando qua e là contai all'incirca cento persone, caspita. Vidi volti noti, altri un po' meno. Erano tutti lì per me o meglio.. per cibo e bevande gratis.

«Visto?! Mi sono superata questa volta», urlò Rose venendomi incontro e abbracciandomi. Partì una musica da discoteca e quasi tutti i presenti iniziarono a ballare senza più badare a me. «La cliente che ha ordinato questo favoloso abito era Kate, tua zia», strizzò un occhio mentre io sospirai. Quindi aveva acconsentito a farsi demolire la casa da adolescenti adrenalinici? Bene, però c'era da dire che fosse parecchio autolesionista. «Sta facendo di tutto per farsi perdonare da te..»

«Rose.. non ora. Fammi godere questa bellissima festa che hai organizzato con tanto amore», mostrai la casa addobbata. L'entrata spaziosa era stata riempita da festoni e palloncini di vario colore, il salotto era divenuto un bar improvvisato dove venivano servite bevande di tutti i tipi, la cucina invece adoperata per il rinfresco. 

«Per una volta mi tocca darti ragione», sollevò le mani in segno di resa. «Ah e... Prima che tu ti preoccupa: ho chiuso tutte le stanze da letto a chiave, tolto gli oggetti di valore e fragili. Sono o non sono la migliore amica del mondo?» urlò eccitata durante l'ultima frase. 

«Certo che lo sei.. Grazie mille Rose», l'abbracciai ridendo per la sua travolgente energia. 

«Buon compleanno!» urlarono le voci in coro di Alexy, Armin, Lysandre e Ciak alle mie spalle. Mi voltai verso di loro e li ringraziai. 

«Sei meravigliosa», mi sussurrò Ciak all'orecchio dopo un bacio sulla guancia. 

«Ottima scelta di abito», Alexy batté il cinque a Rose complimentandosi con lei. 

«Tenga mia bella donzella, questo è per lei da parte di tutti noi», Lysandre mi porse un pacco fucsia brillantato di media grandezza. Lo afferrai e lo scossi per cercare di capire cosa ci fosse dentro. 

«Grazie, non dovevate... E grazie a tutti per essere venuti», li guardai uno per uno con un sorriso grato. Era diventato il mio miglior compleanno di sempre ancor prima d'iniziare. Anche se... Mancava Castiel. Non era stato invitato? Non si era presentato? Non lo avevo ancora visto; mille dubbi mi tartassarono come sempre.

 «Aprilo!» m'incitò Rose. Feci come m'indicava sotto lo sguardo dei miei amici: slacciai l'enorme fiocco di seta e poi scartai il pacco. Dentro trovai una macchina fotografica rosa, per poco non saltellai dalla gioia. Erano stati così generosi, così premurosi; mi s'inumidirono gli occhi per l'emozione. Oh mio Dio! Da parecchio desideravo un aggeggio simile, ma per una cosa o per un'altra non l'avevo mai comprata. Rose e Ciak lo sapevano bene.

«Oh cavolo! Grazie mille.. è meravigliosa. Grazie a tutti, davvero», ringraziai infinite volte gli artefici di quella sorpresa meravigliosa e abbracciai tutti e cinque uno per uno. Subito dopo Rosalya mi strappò dalle mani il regalo per andarlo a conservare - a detta sua - in un posto sicuro. Alexy, Armin e Lysandre mi liquidarono con la scusa di aver fame e si precipitarono al buffet in cucina. Restai sola con Ciak.

«Balla con me». Mi poggiò la mano sulla schiena e mi tirò lievemente a sé, non potei rifiutare; dopotutto eravamo di nuovo amici. Iniziai a dondolarmi quasi impacciatamente. «Rosalya con questa festa estrosa ha appena battuto tutt'e cinque le torte alla nocciola preparate con le mie manine laboriose, vero?» mi chiese spiritoso. Dall'età di undici anni in poi si era fatto insegnare dalla mamma a preparare la torta di compleanno con crema alla nocciola, la mia preferita, da quell'anno me la preparò ogni anno fino al mio sedicesimo compleanno. «Ha battuto anche i miei splendidi regali originali?» mi domandò ancora, speranzoso. Ogni anno mi regalava qualche prodotto officiale degli One Direction, la mia band preferita. Grazie ai suoi doni avevo di tutto: dalle t-shirt alle tazze, dai CD ai cartonati. Lo adoravo; era sempre capace di strapparmi un sorriso persino nei momenti più tristi. E risi - anche durante quella serata felice - per i tanti ricordi che mi suscitò con una semplice domanda, per la gioia di averlo ancora lì con me dopo tutti quegli anni. 

«Tu sei insuperabile», posai la fronte sulla sua spalla. 

«Disturbo?!»

Le farfalle nello stomaco si svegliarono. Reagivano solo alla presenza di qualcuno in particolare e, quel qualcuno, era proprio dietro di me in quel preciso istante. Caspita, non lo vedevo da esattamente otto ore e mi mancava tremendamente. Mi voltai verso di lui, come una falena attratta dalla luce, e mi precipitai tra le sue braccia. Socchiusi gli occhi, respirai il suo profumo, mi strinsi a lui e mi sentii completa. Il mio amore era lì in tutto il suo splendore. Splendore era una parola grossa visto l'abbigliamento completamente nero, ma lui aveva la capacità di risplendere anche con quel colore così scuro. «Pensavo non venissi», sollevai il capo per guardarlo negli occhi. Era favoloso.

«In realtà sono qui dall'inizio», una briciola di fastidio nella voce. «Ho aiutato la tua amica rompipalle a sistemare qui», guardò i festoni e i palloncini per accentuare cosa intendesse.

«Ehm.. Allora io vado, ci vediamo in giro». Ciak - leggermente a disagio - pensò bene di lasciarci soli. Lo salutai con un cenno della mano e gli sorrisi. 

«Se ti levassi dalle palle senza farti più vedere mi faresti un gran favore, invece». Il solito Castiel colpì con la sua delicatezza. Lo rimproverai con lo sguardo. 

«Ti piacerebbe..» Ciak replicò facendo l'occhiolino e si allontanò verso il salotto. 

Restammo soli io e Castiel.

«Sul serio hai aiutato Rose? Non ti facevo il tipo», gli mostrai un sorriso che la sapeva lunga.

 «Già... Eh, che ci puoi fare?! Tiri fuori il peggio di me», sollevò le spalle e poi mi cinse i fianchi. 

«Oh.. speravo di tirare fuori il meglio di te, non il contrario», posai le mani intorno al suo collo. 

«Anche.. Diciamo entrambi. Mi confondi», bisbigliò sull'ultima parte e, avvicinandosi ad un palmo di naso, respirò sulla mia bocca. D'istinto chiusi gli occhi e, quasi come se fossimo stati programmati apposta per quel contatto, lo baciai. Portai le dita tra i suoi capelli morbidi, sentii subito l'istinto di proseguire, di approfondire, ma dovetti contenermi. Ero alla mia festa di compleanno, non potevo abbandonarla così presto. «Il celeste ti dona particolarmente. Certo.. mai come il rosso sulla pelle nuda, ma direi che può andare bene anche questo», da eterno stronzo qual era sollevò un angolo di bocca alludendo ad una cosa in particolare. 

«Sì siete belli, meravigliosi e tutto quanto, ma ora ho bisogno di rubare la tua ragazza per tutta la serata. Siete imbarazzanti insieme.. Bleah!», una smorfia disgustata che rappresentava al meglio le sue parole. «Sareste capaci di scopare anche qui.. Sì che voglio dei nipotini, ma ancora sono troppo giovane. Ciao Castiel, grazie per essere passato. Baci e abbracci!» Rosalya concluse il suo monologo quando già mi aveva distaccata dal corpo di Castiel e si era incamminata trascinandomi verso chissà dove lasciando il rosso da solo. 

Passammo tutta la serata a bere, ballare e mangiare. Qualsiasi pettegolezzo, scoop, problema o ragazzo, restò fuori dai nostri discorsi e dai nostri radar. In qualche occasione sia Ciak che Castiel avevano provato ad avvicinarsi a me, ma lei - in un modo o nell'altro - proibì ad entrambi di raggiungermi. Diceva che almeno per una sera dovessi pensare solo e soltanto a me stessa, senza alcun dramma o dilemma.. e aveva ragione. Qualche drink bevuto in più mi fece sentire la testa leggera, ma senza ubriacarmi. Stavo semplicemente bene, anzi benissimo. Insieme ad altri invitati, mai visti prima di quella sera, giocammo a qualcuno di quei soliti giochi che si usava fare durante le feste liceali, a dir la verità mi divertii parecchio. Prima di allora ero stata prevenuta su quel genere di cose e avevo sbagliato ad esserlo. Fu il compleanno migliore di sempre; Ciak aveva ragione: qualcuno lo aveva battuto, qualcun altro era stato migliore di lui, e forse non solo sul tema festeggiamento...

***

«Castiel mi ha chiesto di darti questo», Rose mi porse un foglietto rosso piegato, lo presi «Non stancarti troppo, buonanotte!» infine, ammiccando per la raccomandazione a doppio senso, mi salutò con un bacio sulla guancia e chiudendosi la porta di casa alle spalle mi lasciò completamente sola. 

La sveglia costosa appesa alla parete di casa Rossi segnava le tre del mattino, era stata una bella serata dopotutto. Il giorno dopo ci avrei impiegato una vita a pulire tutto quel chiasso, ma perlomeno lo avrei fatto per una buona ragione: era stato il miglior compleanno della mia vita. Potevo sembrare ripetitiva, ma ero ancora elettrizzata e su di giri. Certo, avevo festeggiato con persone di cui prima di quella sera non ne conoscevo neanche l'esistenza, ma oltre agli sconosciuti c'erano stati i miei amici, il mio amore. Non avrei potuto chiedere di meglio. 

Mi guardai intorno alla ricerca di Castiel, ma lui non c'era. Era andato via lasciandomi solo quel bigliettino - dello stesso colore dei suoi capelli - e senza salutarmi, mentre speravo restasse a dormire con me. Non era mai successo, pensavo fossimo pronti per passare allo step successivo, ma a quanto pareva lui non era ancora pronto. Sbuffando, senza nascondere la mia delusione, aprii quel foglietto e lessi ad alta voce la frase scritta con la calligrafia che avevo imparato a riconoscere tra mille: «Chi cerca trova.»

"E rieccoci, la vena misteriosa di Castiel colpisce ancora!", ma sulla base di cosa avrei dovuto tentare di trovare qualcosa? La confusione iniziò ad invadermi la mente, mi guardai intorno alla ricerca d'indizi. Avrei trovato lui e magari nudo sul mio letto? Iniziai a scaldarmi leggermente, la fine adatta a quella splendida serata non poteva che essere quella: me e lui aggrovigliati tra le lenzuola. Sospirai trasognante e presi a girovagare per tutto il salotto senza ottenere risultati. Stavo per arrendermi quando sentii una vibrazione provenire dalla piccola tasca anteriore dell'abito che indossavo: il cellulare segnava l'arrivo di un messaggio. Lo lessi, era da parte di Castiel.

Per quanto adori ammirare l'impazienza e la confusione sul tuo volto, oggi mi sento buono, ho deciso di darti un piccolo aiuto. 

"Se bacerai il principe entro tre giorni rimarrai umana. Ma se non ce la farai sarai mia... per sempre!"

Non era andato via, mi stava osservando da chissà quale angolo della casa o addirittura del giardino. Quel ragazzo era imprevedibile. Cercai di contenermi dal saltellare per casa; forse dopo aver vinto la caccia al tesoro lo avrei potuto abbracciare e...

Scossi la testa, dovevo a tutti i costi evitare distrazioni. Più velocemente sarei riuscita a vincere trovando tutti gli indizi e prima lo avrei stretto tra le mie braccia. 

Riflettei sul messaggio ricevuto. L'indizio era una frase già sentita da qualche parte, ma l'emozione e la trepidazione non mi aiutarono a concentrarmi come avrei dovuto. Così chiesi un ulteriore indizio a Castiel. 

Miki: Un altro indizio? 

Castiel: No, ti ho già aiutata troppo!

Miki: Se mi aiutassi ancora potresti ricavarne dei benefici...

Castiel: Che genere di benefici?

Miki: Quelli che la tua mente perversa ha già immaginato 

Castiel: Sei scorretta!

Miki: Mi hai insegnato tu ad esserlo e, come vedi, apprendo piuttosto in fretta

Castiel: Ursula

L'indizio. Ursula era l'indizio. Ma certo! La famosa frase che Ursula diceva ad Ariel nel cartone de La Sirenetta. Da piccola lo avevo guardato un miliardo di volte, avrei dovuto indovinare subito. Ma perché aveva scelto proprio quella frase? Con Castiel nulla era lasciato al caso. Pensai di chiederlo direttamente a lui, ma rimandai ad un secondo momento. 

Riflettei sulla stanza in cui avrebbe potuto esserci molta acqua, visto il tema del cartone Disney in questione, e salii le scale recandomi davanti al bagno principale. Proprio di fronte alla porta, sul pavimento, trovai una bolla di vetro con dentro acqua ed un pesciolino rosso. Corrugai la fronte e m'inginocchiai, afferrando tra le mani il contenitore. Osservai dentro l'acqua e - oltre ad un po' di sabbia e qualche piantina finta - sul fondale notai un piccolo contenitore di plastica. Senza rifletterci un attimo in più infilai una mano, cercando di non colpire il pesce, e tirai fuori dalla bolla la scatolina: era trasparente e all'interno di questa vidi un sacchetto argentato. Con ancora le dita bagnate schiusi entrambi i contenitori e dal sacchetto fuoriuscì un altro foglietto rosso. Lo aprii e lessi:


Flounder ci sarà anche quando io non potrò più esserci

 Ariel.. perché sei tu!


Cosa diavolo voleva dire? Flounder era l'amico pesce della sirenetta, ma perché quella frase? Perché era sempre così pessimista, così sicuro che non ci sarebbe stato un futuro per noi? Sarei voluta entrare nella sua mente per poter finalmente metter fine ai miei dubbi, per indurlo a cambiare idea, per illuminarlo. Strinsi a pugno le mani per la frustrazione, percepii subito la presenza di qualcosa all'interno del sacchetto che distolse i pensieri; lo capovolsi e sul palmo della mano mi cadde un ciondolo d'argento a forma di Sirena insieme ad un foglietto più piccolo dei precedenti. 

"I Don't Want To Miss A Thing", c'era scritto. 

"Di te non voglio perdermi niente", era la traduzione letterale della frase e per poco non ebbi un mancamento. Perché Castiel era questo: inferno e paradiso al tempo stesso. Un minuto gioia e l'altro minuto dolore, un'ora amore e quella dopo odio; frasi a metà, parole non dette, significati nascosti, ma anche tortura, frustrazione, passione.. E a me andava benissimo così. 

Dopo aver poggiato sul pavimento la bolla di vetro con il pesce mi sollevai, camminando avanti e indietro analizzai la frase; torturai quel piccolo ciondolo a Sirena per l'ansia. L'unica cosa che mi venne in mente furono gli album fotografici che zia Kate aveva conservato nel salotto: se di me non si fosse voluto perdere niente, oltre al diario - che tra l'altro aveva già letto senza il mio consenso - avrebbe potuto guardare quelle poche foto dei ricordi della mia infanzia. Quando Kate veniva a farmi visita in Italia mi scattava sempre qualche fotografia che poi conservava in un album tutto mio. Castiel conosceva anche quei particolari, ovviamente. Scesi nuovamente le scale e mi fiondai sul tappeto del salotto, spalancai il mobiletto dove sapevo ci fosse l'album e, quando trovai l'oggetto di mio interesse, lo aprii. In una pagina, accanto ad una me sorridente all'età di quindici anni, scorsi un altro ciondolo: una nota musicale, una chitarra ed un plettro uniti da un unico aggancio, vicino a questo un altro foglietto rosso; entrambi erano stati fermati da un po' di scotch per evitare di farli cadere. Li tirai via felice di esser in vantaggio in quella specie di caccia al tesoro. 

"Avrei tanto voluto incontrarti tre anni fa, quando ancora ero in tempo per essere salvato... Ma ora che finalmente sei qui non voglio perdermi neanche una cosa di te.

Ivre" 


Di nuovo quel pessimismo misto a speranza, mi avrebbe fatta impazzire prima o poi. Senza fasciarmi di nuovo la testa corsi nel posto in cui ero sicura di trovare l'oggetto nascosto. Percorsi per l'ennesima volta le scale e quella volta entrai dentro il bagno principale dove, sulla mensola accanto allo specchio, sapevo di trovare il profumo della pubblicità. Ne avevo conservato una boccetta; era il nostro primo ricordo. Quella semplice bottiglia, quella fragranza fatale, racchiudeva così tante avventure da rendermi ubriaca già soltanto nel sentirne l'odore. Il gala, il provino a cui non avevo intenzione di partecipare, le foto, le braccia di Castiel che mi stringevano quando ancora non stavamo insieme, la nostra prima volta sulla spiaggia di quel paese sperduto, la pubblicità. Gran parte della nostra storia era nata grazie a quel profumo, grazie ad un burbero stilista. 

Una volta in bagno, proprio accanto alla boccetta trovai un piccolo pacchetto quadrato color argento, chiuso da un nastro di seta color cremisi, lo slacciai e lo aprii. All'interno c'era un ciondolo con due calici incatenati, sapevo benissimo cosa rappresentavano. Il bigliettino all'interno della scatolina me lo confermò:

 Il bigliettino all'interno della scatolina me lo confermò:

"Ubriaco di te, di noi". 

Emisi un piccolo urlo - che affievolii posizionandomi la mano sinistra davanti alla bocca - a causa delle molteplici sensazioni sovrastanti dentro di me. Guardai i tre ciondoli nel palmo della mano destra e, ad ognuno, riuscii ad affibbiargli un significato; erano bellissimi. Li contemplai fin quando non sentii vibrare il cellulare nella tasca del mio vestito.


Brava! E adesso goditi la ricompensa... Lì dove tutto è iniziato!


Recitava il messaggio di Castiel. Ero quasi giunta alla fine. La nostra storia aveva avuto inizio in un posto in particolare, in un modo originale: la mia stanza. Spalancai la porta del bagno e corsi dritta alla finestra che dava accesso al balcone della mia camera, ma appena varcai la soglia ed accesi la luce restai pietrificata. Castiel era lì, in un metro e ottanta di statuaria bellezza, ad aspettarmi. Sapevo di essere patetica, probabilmente mi sarei già dovuta abituare alla sua presenza dopo tutti quei mesi, ma ogni volta che i suoi occhi incontravano i miei scatenava un terremoto dentro di me. E quella sera non fu un'eccezione: le mani mi sudarono, tutto il corpo fu travolto da valanghe di stilettate, un calore mi riempì le vene facendo affluire velocemente il sangue al cuore. Deglutii rumorosamente per quelle miriadi di emozioni e mi avvicinai a passo di lumaca alla sua figura. Sembrava un Dio nel suo look total black. 

«Trovato», bisbigliai senza riuscire a guardarlo negli occhi. All'inizio di quella caccia al tesoro ero partita motivata, con l'intenzione di consumarlo una volta trovato, mentre al termine avevo finito per essere addirittura emozionata ed impacciata. 

«Mi troverai sempre», replicò sussurrando e avvicinandosi a me. Senza aggiungere altro, afferrò delicatamente la mano chiusa in cui tenevo i ciondoli e aprendomi il pugno rubò quello con la Sirena. «Tu sei Ariel, però io non sono il principe. Scapperai da me prima o poi, ma concedimi qualche altro mese..» Senza chiederglielo mi spiegò lui stesso il significato della frase scritta nel primo indizio.

«Perché continui a parlare in questo modo? M'inquieti!»

Non rispose, si limitò a recuperare un bracciale d'argento dalla sua tasca, ad aprirlo e ad infilare il primo ciondolo. Lo fissai rapita. Il suo primo regalo per me. Ero senza parole.

«Non fare domande, non oggi». Poi prese il ciondolo con la nota musicale ed infilò anche quello nel bracciale. «Questo sono io: musica, uno spartito e una chitarra», qualche secondo di pausa prima di continuare «tu sei quella canzone che non riuscirò mai a scrivere».

Una fitta tra cuore e stomaco dopo l'ultima frase. Sapevo mi avesse detto di non fare domande, ma fu più forte di me: «Perché?»

«Non chiedermelo, non questa sera».

Inspirai ed espirai, dovevo contare fino a dieci prima di giungere a conclusioni affrettate. Castiel aveva bisogno di tempo e di premure; era stato ferito troppe volte, mi ripetei nella mente come un mantra. Era l'unico modo che avevo per evitare di rovinare quella serata perfetta. Le sue allusioni, quelle parole sotto forma di pugnale non mi facevano paura. Io lo avrei guarito, ce l'avrei fatta prima o poi. 

Infilò anche l'ultimo ciondolo - quello con i calici - all'interno del bracciale e si avvicinò ancor di più a me. Con estrema delicatezza chiuse il sottile strato d'argento intorno al mio polso e tenne la mano sollevata per ammirarlo, feci lo stesso anch'io. 

«Ho ottimi gusti», ammiccò riferendosi per metà a me e per metà al bracciale. Sorrisi mentre una piccola lacrima scese dal mio occhio sinistro; non avrei voluto accadesse, ma non potei evitarlo. Una lacrima per quel regalo così speciale ed originale, tre lacrime per le sensazioni negative scatenate dalle sue frasi ambigue, cinque lacrime perché Castiel era una persona straordinaria, sette lacrime perché iniziavo ad avere la certezza che l'avrei perso prima o poi, nove lacrime perché ero incapace di lasciarlo andare.. E alla fine piansi. 

-

CASTIEL

Quella notte le asciugai le lacrime con i miei baci, la guarii nell'unico modo che conoscevo. Ero stato capace di ferirla di nuovo senza neanche volerlo, ma ormai il pessimismo era una parte di me e purtroppo avevo finito per coinvolgere anche lei. Avrei tanto voluto essere capace di lasciarla andare prima di annientare la sua bellezza d'animo, ma non ci riuscii. Ero troppo egoista per farlo. 

Quella notte le baciai le cicatrici provocate dal padre tanto tempo prima, entrai dentro di lei in un modo diverso, più intimo, più appagante e micidiale.

Perché non si trattò soltanto di sesso... Lo sapevo, lo percepivo. Il suo tocco mi cosparse di brividi tutto il corpo, la sua voce rotta dal desiderio attutì il male della mia anima. I nostri corpi si unirono insieme alle nostre anime, fu una fusione tra nero e grigio. La sua anima era già stata sporcata da un passato travagliato, probabilmente necessitava di una persona che l'aiutasse a purificarla; io non ero quello più adatto, ma lei aveva scelto me.. Ed io chi ero per rifiutare un'anima così bella come la sua? Sperai di essere all'altezza delle sue aspettative. Avrei voluto esserlo. 

Quella notte fu la prima notte che dormimmo insieme, nello stesso letto. Restai sveglio solo per sentirla respirare piano, per vederla sorridere mentre dormiva. Almeno nei sogni non rischiavo di ferirla; avrei voluto indugiare e restare in quel momento di totale serenità per sempre. D'altronde.. ogni attimo trascorso con lei era un attimo che avrei custodito gelosamente. Non volevo chiudere gli occhi, non volevo addormentarmi perché mi sarebbe mancata. E non avrei voluto perdere niente, perché una volta lontana avrei continuato a respirare solo grazie a quegli istanti vissuti insieme.  

Steso vicino a lei, sentii il suo cuore battere forte e mi chiesi cosa stesse sognando.. magari un noi in un mondo ideale, un noi senza fine. Non avrei dovuto essere così pessimista proprio il giorno del suo compleanno, ma l'ultima cosa che volevo era illuderla. Con quegli avvertimenti celati la stavo intimando di correre ai ripari, munirsi di un ottimo scudo per la guerra imminente. Lei sarebbe stata la persona a ferirsi più gravemente, e tutto a causa mia. Ero un dannato e sarei rimasto tale, senza possibilità di redenzione. 

Poi, evitando di bendarmi ancora la testa di quei pensieri, le baciai gli occhi chiusi e ringraziai qualsiasi entità sovrumana per aver portato la ragazza dai capelli ramati ad incrociare la mia strada. Non mi volli perdere neanche un sospiro, un minimo movimento. Quella notte la tenni stretta tra le mie braccia per udire ancor meglio i nostri cuori vicini. Stavo diventando un pappa molle, proprio io.. un tempo criticavo i babbei che facevano pensieri simili, ma con lei accanto non ragionavo, non ero più in me e non m'importava più di niente. 

La maledizione del canto di una Sirena continuava a tormentare il mio cuore stregato dal suo sentimento, pretendeva di essere amata ed io non ero più sicuro di poter resistere a lungo.

 

 

 

 

 

 

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🌈N.A.🌈

Scusatemi mille volte per il ritardo della pubblicazione, ma sto avendo giorni pieni e ricchi di studio.. in più non sono in eccellente forma fisica, quindi le cose si sono accavallate e ho ritardato. 

Mi duole avvertirvi, già da ora, che il prossimo capitolo riuscirò a pubblicarlo tra 15 giorni più o meno. Spero di riuscire prima, ma non garantisco nulla. Purtroppo lo studio mi chiama e quindi.. Prima il dovere, poi il piacere. Però prometto di farmi perdonare con doppi aggiornamenti quando questo periodo di fuoco sarà passato. SCUSATEMI GIA' DA ORA.

Bene, adesso veniamo a noi: il compleanno di Miki. TANTI AUGURI A LEI🎉 

Vi è piaciuta la sorpresa di Castiel? Spero di sì perché ci ho messo un po' a farmela venire in mente xD 

So di non essermi soffermata molto sulla festa in sé, ma ho preferito spostare l'attenzione sui Mikistiel piuttosto che su una semplice e banale festa di compleanno (non volermene Rose 😘) che trovate spesso e facilmente in qualsiasi libro. 

Ciak invece... Sarà sincero? 👀

Per questo capitolo possiamo tirare un sospiro di sollievo, non ci sono stati né Debrah e né Nathaniel. Ma nel prossimo capitolo....................................... 👀

Ho trovato una canzone adattissima ai MIKISTIEL e sono elettrizzata. E' la prima, quella dei civil wars. Adoro. 

Ora vi saluto,

Buonanotte🌜

All the love💖

Blue🦋

  
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