Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Riflessi    05/04/2019    5 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Capitolo 3
-Come se i Ghoul avessero le ali-


 

Galles, Inghilterra. Ottobre 2008.

"EDDAI CAZZO!"
Ron saltellava sul posto, infervorato dalla partita che si stava svolgendo sotto i suoi occhi, e che si era fatta straordinariamente accesa. Harry, al suo fianco, se la rideva sotto i baffi -mai stanco di divertirsi per quel lato così infantile del suo amico- ed osservava i giocatori volare sulle loro teste, mentre passava distrattamente il sacchetto delle caramelle a suo figlio. Il piccolo Potter ormai, aveva quattro anni, e... si era già perdutamente innamorato di uno stadio da Quiddich strapieno e festante!

"James, mi raccomando! Non dire a mamma che ti sto facendo strafogare di api frizzole!"
Il piccoletto annuì con la bocca piena, e poi si voltò stupefatto a guardare lo zio, che sembrava impazzito.

"PASSA QUELLA PLUFFA, IDIOTA!!!" Come se il cacciatore dei Chudley Cannons -dall'alto della sua scopa- riuscisse a sentire proprio la voce di Ronald Weasley, in mezzo alle urla di migliaia di tifosi...

All'improvviso, un boato fragoroso si innalzò all'interno dell'enorme struttura, facendo immediatamente saltare James per lo spavento: il cercatore degli Appleby Arrows aveva acciuffato il boccino! Allora Harry si affrettò a chinarsi verso il figlio, per spiegargli che la squadra con le magliette azzurre aveva vinto la partita. Tutto ciò, nel frattempo che Ron imprecava ancora contro i giocatori dalla divisa arancione:
"Dovreste andare a raccogliere mandragole, invece di guadagnare slealmente con il Quiddich! Incapaci! Ho speso otto galeoni per venire a vedere questa schifezza, oggi!"

Dieci minuti dopo, camminavano in fila indiana per uscire compostamente dallo stadio, fra i borbottii degli altri tifosi delusi, e le grida festanti ma smorzate che giungevano invece dalla parte opposta dell'impianto sportivo.
Erano arrivati quasi ai cancelli d'uscita, quando due individui davanti a loro, intavolarono una conversazione curiosa:
"Ehi, Albert! Hai letto l'articolo della settimana scorsa?" Disse l'uomo di mezza età al suo vicino, probabilmente un amico, a giudicare dalla confidenza che mostravano di avere.
"Beh... dipende a quale ti riferisci, Oliver!" Gli rispose l'altro, mentre avanzavano fra la folla. "Dici il decreto sulla limitazione degli incantesimi d'appello? O la candidatura di un afro-americano alla presidenza babbana degli Stati Uniti?"

Nel frattempo, un Ron ancora risentito per il risultato della partita, procedeva lentamente dietro ai due uomini che chiacchieravano, ignari della sua presenza.

"No... veramente non mi riferivo a nessuna delle due notizie! Parlavo delle ultime indiscrezioni sul figlio di Lucius Malfoy!"
"Ma chi?! Quello che se la fa con Hermione Granger?"

Ron, al sentir pronunciare il nome dell'amica, si riscosse subito dal malumore e diede silenziosamente una gomitata ad Harry per farlo mettere in ascolto.

"Esatto! Dicono che abbiano stipulato una specie di accordo..."
"Sì sì, lo so Oliver! L'ho letto anch'io... mia moglie ne ha spettegolato tutta la sera, dannazione!"
"Che notizia incredibile, eh!"
"E' una cosa che a me invece non stupisce affatto!" Disse l'altro, facendo spallucce: "Alla fine si vendono sempre tutti... per un po' di notorietà, per soldi, o per ottenere benefici. Ed Hermione Granger ha dimostrato semplicemente di non essere diversa dagli altri!!!"

Ron si era fatto rosso come i suoi capelli mentre Harry, nervoso, ficcava in bocca l'ennesima caramella a James, perché con le sue chiacchere infantili gli impediva di seguire perfettamente il discorso.

"Che schifo! La gente arriva a livelli di corruzione ed immoralità inconcepibili, pur di ottenere i propri scopi."
"E pensare che quella ragazza sembrava così ones...!"

L'individuo che rispondeva al nome di Albert però, non finì più di parlare, perché un bussare violento sulla sua spalla lo costrinse a voltarsi indignato e, quando lo fece, pronto a domandare cosa cazzo volessero da lui... riconobbe, di fronte a sé, la faccia famosa ed incredibilmente infuriata di Ronald Weasley. L'uomo si fece viola d'imbarazzo, balbettò qualche parola senza senso, e poi... insieme al compagno di chiacchiere raggiunse l'uscita di corsa, sparendo fra la folla.


Harry e Ron scossero il capo esasperati, e si guardarono con l'espressione sfinita sul volto, a dimostrazione che scene come quella, oramai... erano divenute una consuetudine.

 
***
 

Wiltshire, Inghilterra.

"Tu... t-tu volevi combattere un Obscurus per dimostrarmi di non essere un codardo! Non è così?" Disse Hermione, con una leggera nota d'isterismo nella voce.

Il medimago era andato via da poco, senza fare troppe domande, ed aveva imbottito Draco di pozioni, lasciandolo a letto spossato e febbricitante.

Lui aveva chiuso gli occhi, infastidito dall'intuizione sempre troppo spiccata della donna... Perché come era ovvio, Hermione c'era arrivata da sola, senza che lui avesse aperto bocca per dare la benché minima spiegazione. E sarebbe pure arrossito di vergogna per via della perspicacia di lei, se solo il suo viso non fosse stato così terribilmente pallido e malaticcio. Infatti provò con fatica a cambiare discorso:
"Ti ho... ti ho spedito tre gufi in questi giorni... tre maledetti gufi. Ed ho mandato Toby a... a chiamarti non so più neanche quante volte." Draco cercò di portare la conversazione sulla discussione che avevano avuto la settimana scorsa, ma senza risultato.

"Merlino..." Sospirò Hermione, senza infatti dare minimamente l'impressione di aver ascoltato l'ultima frase che lui le aveva rivolto. "Un Obscurus ha una potenza inconcepibile! Serve una squadra di almeno sei o sette Auror, per riuscire a fermarlo! Come potevi pretendere d-di... di fermarlo da solo?"
Era scioccata. Anche un po' lusingata, a dire il vero. Però il gesto nobile di Draco era stato comunque un gesto pericoloso. Se gli fosse successo qualcosa lei non se lo sarebbe mai perdonato, sapendo che era colpa sua e della sua lingua troppo tagliente.
"Tu sei pazzo, Malfoy!"

Draco la guardò male, con la stessa punta di altezzosità che usava quando le passava davanti a scuola:
"Non devi dirmelo tu cosa posso o non posso fare, Granger!" Si innervosì infatti il ragazzo, che la incenerì con lo sguardo, e poi fu costretto a sopprimere una smorfia di dolore.

"Sei terribilmente infantile, e permaloso. E' questa la verità!" Gli rispose lei, piccata.

Lui portò le mani alla testa, come se quel gesto avesse il potere di ridurgli l'emicrania: "E tu... tu sei una prevaricatrice. Cerchi sempre di comandare, e pensi pure di essere migliore degli altri!"

Hermione si alzò di scatto dalla sedia che aveva accostato al letto per stargli vicino, e si indignò:
"Ma come ti permetti! Presuntuoso arrogante!" Ed arrossì furiosamente.

"Se sei venuta per ricominciare ad insultarmi, puoi anche andartene!" Gli rispose lui, arrabbiato e deluso.

Hermione era già pronta a ribattere anche a questo ma, chissà perché, decise di lasciar perdere, e si afflosciò di nuovo sulla sedia.
Nel profondo del cuore, doveva ammettere che le aveva fatto piacere che lui avesse provato ad affrontare un pericolo solo per dimostrarle di non essere un vigliacco.

Draco Malfoy, anche se non lo diceva mai apertamente, soffriva molto per colpa della sua inferiorità rispetto all'audacia e alla nobiltà d'animo di Harry e Ron. Era terribilmente geloso di tutto ciò: Hermione l'aveva capito da tanto tempo. Draco lo era sempre stato, dal primo anno ad Hogwarts. E quella sua gelosia si era manifestata ogni qualvolta aveva finto di fare il gradasso, o li aveva derisi gasandosi davanti a tutti, o li aveva provocati. E quell'invidia intensa non si era mai spenta, mai attenuata... solo tramutata con il passare degli anni: oggi non lasciava più spazio alle offese dirette, alle sfide tra i corridoi, o alla diffamazione; ma si limitava ad un risentimento silenzioso, da uomo adulto, che provava solo una forte amarezza per il fatto che non sarebbe mai stato uguale a loro.
Ma in fondo in fondo, Hermione non voleva che lui fosse come Harry e Ron! Non le importava una radigorda secca che lui fosse così insicuro, tormentato, avverso a tutto ciò che rende "giusta" una persona.
Lui... era l'esatto opposto di un eroe. E a lei, andava bene così.
Perché, in fin dei conti, se Hermione avesse preferito avere accanto a sé un campione di giustizia e di lealtà, avrebbe sposato Ronald Weasley, e a quest'ora gli avrebbe sfornato almeno un paio di bambini lentigginosi!
Lei amava immensamente le imperfezioni di Draco: il suo essere quasi nocivo, oscuro, il suo modo indelicato di rispondere quando qualcosa non gli piaceva, e la sua alterigia che, spesso, crollava nella discrezione dei suoi soverchianti sensi di colpa.

Quando la settimana prima avevano litigato, ed Hermione gli aveva sbattuto la porta di casa in faccia lasciandolo fuori come un idiota, si era resa subito conto di avergli detto delle mostruosità. Sapeva perfettamente che lui si affliggeva oltremodo, a causa delle cattiverie che scrivevano i giornali, e che si dannava come un pazzo, per paura che prima o poi quelle malignità potessero ferire anche lei e comprometterle la carriera, l'affetto della gente, la vita privata...
Era per questo che discutevano tanto spesso: semplicemente perché Draco non voleva vederla cadere nel suo stesso buco nero!

Era rimasta in silenzio, mentre ragionava su tutto ciò. Ma alla fine, stanca di pensare, poggiò delicatamente il palmo della mano sulla fronte bollente di Draco, e gli fece capire, con quel gesto muto, che non se ne sarebbe andata. Lo sentì trattenere il respiro, forse stupito dal fatto che, invece di girare i tacchi come l'aveva invitata a fare, si fosse rimessa seduta per stargli vicino. Poi, Hermione sorrise timidamente, e gli spostò con dolcezza qualche ciocca di capelli biondi dagli occhi.
Certo... la discussione non sarebbe morta solo grazie ad una carezza: perché ovviamente sarebbero tornati sugli stessi argomenti tante di quelle volte che, con molta probabilità, avrebbero finito per mettere mano alle bacchette (nell'ipotesi migliore)! Ma, per adesso... desideravano entrambi concedersi quella dolce tregua.

"Resta qui, Hermione!" Le sussurrò Draco. E lei lo guardò un po' interdetta, un po' emozionata, prima di rispondergli balbettando:
"I-Io... non so se sia la cosa migl..."
"Ti prego!" La interruppe lui, con l'espressione implorante.

Hermione lo guardò, forse senza neanche rendersi conto che i suoi occhi traboccavano improvvisamente d'amore, ed annuì con il batticuore:
"D'accordo..."

Draco si sollevò di scatto dal letto con il busto, ignorando il malessere, e la baciò sulle labbra. Quando si staccò, un sorriso enorme si formò sul suo viso, e con quella punta di sarcasmo che non lo aveva mai abbandonato, si azzardò a prenderla un po' in giro:
"Ma ti rendi conto che ho dovuto quasi farmi ammazzare da un Obscurus, per farti ritornare!? La prossima volta che mi manderai a quel paese, credo che... beh... credo che mi resterà solo il distillato di morte vivente, per provare ad impietosirti!"

Hermione spalancò la bocca in un moto di stupore, ma poi finì per ridere. Felice.

 

***
 

Nurmengard, agosto 1972

Gellert vagava meditabondo, in quello spazio buio e silenzioso. Non c'era niente, da vedere, lì dentro: era un luogo irreale, ingannevole, all'interno del quale era sicuro di potercisi perdere. Però... era rilassante. Era immensamente rilassante lasciarsi andare in quel nulla assoluto, in quel posto che sembrava gli facesse quasi perdere il senso del tempo, e del suo fatale scorrere.

Una sagoma luminescente gli passò davanti in un leggero fluttuare, e Gellert sorrise vittoriosamente ringraziando Merlino del fatto che, nonostante i ventisette anni di prigionia, fosse riuscito a mantenere intatte le sue straordinarie doti magiche.
Senza la bacchetta, e sotto l'influenza dei potenti incantesimi neutralizzanti di Nurmengard, era riuscito comunque a creare, sfruttando una tela e dei colori ad olio, un portale magico capace di immettere in un altro mondo. Un luogo fittizio fatto di tenebre, nel quale uomini ed anime potevano interagire: gli uni, per sfuggire ad una realtà che non gli piaceva, gli altri per tornare a provare l'ebbrezza della vita.

Dopo aver errato ancora un po', Gellert venne misteriosamente spinto a tornare sui suoi passi, e seguendo la tenue luce in lontananza di un paio candele, uscì da quello spazio paradossale, per ritrovarsi come niente fosse, all'interno della sua cella.
Tre secondi dopo, il carceriere passò davanti alla stanza, e vi gettò noiosamente lo sguardo dentro, senza notare nulla di strano. Gellert, che sulle prime aveva tremato d'ansia, si rilassò, ghignò impercettibilmente, e si voltò a guardare il suo quadro, puntando gli occhi in quelli maligni di un bambino biondo che vi era ritratto... Bambino che, in risposta, sorrise perfidamente, confermandogli con lo sguardo che era stato lui, messo dallo stesso Gellert a guardia del portale, ad avvisarlo dell'arrivo del carceriere e a spingerlo a ripresentarsi in cella...


 
***


Wiltshire, Inghilterra. Ottobre 2008.

Hermione si svegliò di scatto e si tirò su, annaspando in cerca d'aria. Aveva sognato qualcosa di terrificante che, però, si rese conto di non ricordare già più. Si portò una mano al petto, quasi come se quel gesto bastasse a placare i battiti furiosi del suo cuore; percepì anche i movimenti di Draco, al suo fianco, che dormiva placidamente. Dopodiché, sbattè un paio di volte le palpebre per abituarsi al buio della camera del Manor... e con immenso orrore, notò una sagoma immobile ai piedi del letto. Trascorse una frazione di secondo dalla realizzazione di ciò all'urlo terrorizzato che le uscì spontaneo dalla gola. Un urlo che si propagò per tutta l'ala sud della grande villa dei Malfoy, vibrando nell'aria alto e prolungato.
In quello stesso istante, Draco sobbalzò svegliandosi bruscamente, e scostò le coperte con forza, gridando:
"CHE CAZZO SUCCEDE?"

Hermione aveva già afferrato la bacchetta nella mano destra, quando gli arpionò il braccio con la sinistra. E gli si accostò tremante, chiedendogli con voce impaurita:
"D-Draco... lo vedi? Lo vedi anche tu?"

"Ma che cosa devo vedere, Granger?" Si stava innervosendo lui.

"Qu-quel bambino, Draco! A... ai piedi del letto!" E lanciò uno Stupeficium nella direzione indicata; Stupeficium che si infranse innocuo contro il muro di fronte.

Il giovane, che si era già abituato al semi-buio della camera, guardò Hermione in tralice, poi accese la candela sul suo comodino con l'espressione irritata, e la tenue luce aranciata della fiammella illuminò discretamente l'ambiente, rivelando l'assenza di qualsiasi pericolo, essere umano, o presenza inquietante. Draco allora socchiuse gli occhi, sospirando snervato:
"Mi hai fatto prendere un infarto solo per colpa di un cazzo di incubo, Hermione! E' meglio se posi quella bacchetta e torni a dormire!" E detto ciò, le diede le spalle e si risdraiò sul letto coprendosi fin quasi agli occhi.

Hermione, sulle prime, era rimasta troppo sbalordita dalla repentina scomparsa della figura, per badare alla scontrosità di Draco.
"Spiritus Revelium!" Pronunciò in uno sventolio di bacchetta, e solo quando fu certa che colui che aveva visto si era davvero dileguato, tirò un sospiro di sollievo e si permise di voltarsi furiosa verso di lui:
"NON L'HO SOGNATO, RAZZA DI IDIOTA!"

E dopo aver gridato, gli diede un pugno forte sulla spalla, del tentativo di scomodarlo dalla sua indifferenza. Ma Draco, che quando voleva sapeva essere di un'impassibilità e di un disinteresse eccezionali, la ignorò totalmente, ed Hermione si trattenne a stento dal lanciargli contro un Levicorpus per dispetto... e lasciarlo appeso a testa in giù almeno dieci minuti buoni. Era in occasioni come quella, quando Draco Malfoy mostrava il suo innato menefreghismo, che Hermione Granger si pentiva amaramente di essersi avvicinata a lui, di aver ignorato deliberamente le loro diferenze abissali per cedere alla sua raffinata e signorile bellezza di uomo adulto. Tutte le volte che tornava ad affiorare in lui il ragazzetto smorfioso di allora, Hermione immaginava di riempirlo di schiaffi senza pietà!

Però, come sempre, si limitò a tremare di rabbia stringendo i pugni, e provò a smuoverlo con un tono più quieto, ma comunque allarmato:
"Draco, ai piedi del letto c'era il bambino biondo del quadro di Jenkins! Te lo ricordi? Quello con i pantaloncini azzurri! Ti prego, Draco! Ero sveglia! Non sono andata fuori di testa, e non stavo sognando!"

Per un momento, il ragazzo corrugò le sopracciglia, senza farsi vedere, turbato da un fugace dubbio, ma poi scosse il capo più volte, rispondendogli insonnolito:
"Il quadro maledetto di Augustus Jenkins è al Ministero, chiuso al nono piano... lo stanno analizzando gli Indicibili dell'ufficio misteri. Stai tranquilla. Dormi, adesso!" E sbadigliò rumorosamente.

"Ma pensi che mi sarei messa a strillare come una pazza, se non ero sicura di quello che vedevo? Cretino!"

Lui sbuffò prima di dirle, scocciato, e con la voce impastata dal sonno:
"Dimmi quand'è che avrei insinuato che sei pazza, Hermione?! Io ho solo detto che stavi sognando. E probabilmente il tuo sogno era così realistico, da farti credere che fosse vero a tutti gli effetti! E comunque... non mi stupisco della tua reazione esagerata! Voi donne avete l'insopportabile vizio di urlare pure se vedete un Asticello!"
Dopodiché, spense la candela con un Nox, decretando chiuso il discorso.

Hermione, al buio, si irrigidì un momento, si guardò attorno febbrilmente cercando di scorgere qualsiasi cosa ma, non vedendo più nulla di strano, si infilò sotto le coperte accucciandosi in fretta contro la schiena di Draco.
Era inutile: per quanto lui si impegnava a farsi detestare, lei lo perdonava sempre.
Lo sentì sorridere nel silenzio, e borbottare a causa delle sue mani eternamente fredde. Però, alla fine, come ogni volta, lui tolse la maschera da duro e si voltò per abbracciarla stretta, fin quasi a spezzarle il respiro.

Hermione gli appoggiò il palmo della mano sulla fronte, percependola fresca. Poi sussurrò:
"Non hai più la febbre, Draco! Ti senti meglio?"
L'uomo annuì senza parlare, e poi la baciò sulle labbra.
Lei sorrise, mormorandogli vicino alla bocca: "Mi sei mancato così tanto, in questi giorni..."
Draco sospirò, pensando che era di sicuro mancata più a lui: "Non parlare, Hermione. Non parlare..."

Era stato così male in quella settimana di separazione, che si era trascinato in giro come un'anima in pena; la rabbia lo aveva reso pazzo, l'angoscia lo aveva logorato dentro, ed aveva capito che forse, non avevano davvero poi tutta questa importanza, le critiche del mondo magico!
Che ne sapevano gli altri di quanto era caldo il suo letto, quando lei restava con lui? Come potevano immaginare quanto si sentiva in pace, nel vederla dormirgli addosso? O come gli si riempiva l'anima di luce, quando lei lo chiamava amore?
Lo sguardo di Draco, nella quasi totale oscurità, si fece d'improvviso sofferente, al pensiero dell'inferno vissuto nei giorni passati:
"Non azzardarti mai più a lasciarmi da solo, Granger..."

Ad Hermione brillarono gli occhi di felicità, nell'ascoltare quella sottospecie di confessione romantica: ormai, aveva imparato ad abbeverarsi di quelle piccole e costanti dimostrazioni come fossero le più plateali dichiarazioni d'amore. E allora gli afferrò il viso con entrambe le mani, e lo baciò con forza: "A patto che tu non faccia più lo scemo, però!"

E dopo aver riso sommessamente per liberare il sollievo, Draco le accarezzò la schiena fino a scendere più in basso, ed affondare le mani dove la carne era più morbida.

La necessità di possederla si fece d'improvviso urgente, forse amplificata da quel doloroso distacco, ed il suo istinto maschile prese il sopravvento scaldandolo fino a farlo impazzire dal desiderio.
Hermione socchiuse gli occhi, spingendosi appena contro di lui e contro la sua evidente tensione, mentre le loro bocche si unirono in un bacio intenso e profondo.
Non parlarono più.
Da quel momento, furono solo fruscii e sospiri.

Hermione si spogliò di ogni dubbio o remora, insieme a qualsiasi vestito indossasse, e si lasciò andare alle mani esperte e curiose di lui che, con tutta la dolcezza del mondo, le separarono le cosce tremanti d'aspettativa. Bruciò di voluttà guardando i suoi occhi trasparenti che le chiedevano un sofferente consenso; e così Draco ottenne il permesso di affondarle dentro senza più pensieri angoscianti: e lo fece d'improvviso, velocemente, lasciandola senza fiato.
Nel buio della stanza, Hermione lo sentì per molto tempo muoversi su di lei con dedizione e regolarità, facendola tendere e sospirare sulla sua bocca.

Era strabiliante la loro capacità di dimenticare le divergenze, i problemi e le personalità dissimili nel momento in cui l'amore li chiamava. L'anima di Hermione si fondeva a quella di Draco come se tutto l'odio provato da ragazzini non fosse mai esistito, come se fosse stata un'altra persona, a schernirla e trattarla male per anni.

Fu una danza perfettamente coordinata la loro, nel caos di quelle coperte sgualcite, ed un leggero velo di sudore caldo imperlò i loro corpi, che scivolavano uno sull'altro a volte con frenesia, altre volte con lentezza estenuante. Il respiro affannato di Draco, che si spingeva contro il suo bacino tenendole separate le gambe, si infranse come una musica sublime sulla pelle di Hermione, ed il loro focoso incontrarsi divenne velocissimo, facendoli quasi gridare.

Hermione, a volte, si convinceva di aver conosciuto Draco soltanto un anno prima, alla Gringott, proprio quel giorno in cui, dopo mille esitazioni, lui l'aveva salutata cordialmente per la prima volta dopo anni di disprezzo e sensi di colpa. Quel giorno, lui avrebbe potuto tranquillamente stringerle la mano e presentarsi nel più classico dei modi: "Piacere, Draco Malfoy! Bella giornata oggi, non trovi?!" Perché secondo Hermione era stato proprio in quel preciso momento che aveva cominciato a conoscerlo davvero... a conoscere quell'uomo che non aveva assolutamente niente da condividere con il ragazzino maligno e razzista di allora.

Intanto il suo ardore di uomo, il viso contratto dal piacere, il corpo teso e le spinte ritmiche che le assestava, a volte languide, alle volte deliranti, la stavano facendo impazzire. Per un attimo le procurò una soddisfazione quasi perversa il pensare che era proprio Draco Malfoy quello che stava morendo di desiderio fra le sue cosce! Lo stesso Draco Malfoy che tanti anni fa raggiungeva l'estasi solo insultandola.

Poi, le loro lingue si intrecciarono, i sospiri bollenti si mescolarono, le loro bocche si attaccarono disperatamente in un vortice di passione violenta; ed arrivò un momento in cui non si poteva più distinguere il corpo di lui da quello di lei: talmente attaccati, da risultare indiscindibili. Non c'era più niente di importante, al di fuori dell'emozione violenta del loro desiderio, e della smania dell'appagamento.
All'improvviso, gemendo, Hermione si tese disperatamente, spingendosi in alto, e Draco le morse appena il collo niveo, stringendo le lenzuola fra le dita. Le loro menti iniziarono a vorticare nel turbine della concitazione, i sensi si acuirono, il ritmo divenne incalzante... e per un breve attimo, tutto esplose, dentro e fuori di loro.

La prima volta che Draco l'aveva delicatamente stesa sul suo letto per possederla, ad Hermione era sembrato tutto irreale, e si era concentrata sui dettagli del suo viso pallido e nobile, per cercare di persuadersi che LUI era davvero LUI: gli occhi penetranti e chiarissimi, il naso dritto, l'espressione che si manteneva costantemente dura anche quando avrebbe dovuto rilassarsi, i capelli biondi, ed infine, il marchio nero, ben visibile sull'avambraccio, teso per lo sforzo di non schiacciarla sotto di sé.

Quando il battito frenetico dei loro cuori finalmente si regolarizzò, Draco si abbandonò sul letto sospirando con affanno, e poi chiuse gli occhi, rilassato.
Restarono molto tempo ad ascoltare i loro respiri quietarsi, ed Hermione gli si accucciò sul petto, lasciandosi stringere. Draco intrecciò le dita a quelle di lei, e prese distrattamente a toccarle l'anello che indossava sull'anulare. Ne seguì i contorni con il polpastrello e, nonostante l'oscurità, riconobbe la linea flessuosa di un piccolo serpente...
Il profilo regolare del giovane aristocratico si aprì in un sorriso meraviglioso quando realizzò che lei aveva continuato a tenere l'anello, quello che lui le aveva regalato un giorno al Ghirigoro, ammettendo silenziosamente di aver perso la scommessa che avevano fatto mesi prima.

Era tutto così perfetto, in quel momento, che Draco si sarebbe messo a piangere di gioia, o magari a ridere come un pazzo. Era qualcosa di sublime essere lì, dentro il suo letto che sapeva di sesso, incastrato a lei sotto coperte deliziosamente calde, ad ascoltare il suo leggero respirare, e ad emozionarsi per quella piccola mano delicata che gli carezzava il petto, e per i suoi piedini freddi che gli sfioravano di continuo le gambe, facendolo imprecare.
Dio... in quella posizione ci sarebbe rimasto volentieri per tutta la vita.

Poi però, corrugando le sopracciglia, Draco fu investito da un pensiero preoccupante che non c'entrava niente con Hermione, e che ebbe il potere di deviare immediatamente il corso delle sue frivole riflessioni.
"Domani devo parlare con Potter! Per forza! Devo avvisarlo dell'Obscurus." Esclamò all'improvviso.

"S-Scusa ma... ti sembra il caso di nominare Harry, in questo momento?" Gli rispose lei, sollevandosi dal materasso con un braccio, stupita.

"Perché!?! Qual è problema!?" Si accigliò lui, interdetto.

"T-Tu... Tu non sei normale, Malfoy! Cioè, riesci a pensare ad Harry Potter pure quando... qu-quando stai facendo... Oddiooo!" Hermione si vergognò a terminare la frase, allora riprese con tono esasperato: "E' preoccupante la tua fissazione per lui, te ne rendi conto?!"

Draco inarcò un sopracciglio, con l'aria schifata: "Fissazione? Che vorresti dire?"

"Che in qualsiasi discorso, o frangente, spunta invariabilmente il suo nome! Sei ossessionato da Harry Potter! Da quando avevi undici anni. Per Merlino!!!"

"Io??? Ma che cazzo stai dicendo?"

"Non provare a negarlo, Draco!"

...Ed ecco che avevano ricominciato a punzecchiarsi.
Era inevitabile! Proprio come era inevitabile che Neville Longbottom perdesse qualcosa, che Seamus Finnigan facesse esplodere un calderone bollente, che Ronald Weasley fosse una frana con le ragazze, che Silente assegnasse qualche centinaio di punti dell'ultimo minuto a Grifondoro ribaltando il risultato delle clessidre, o che Lucius Malfoy mal sopportasse i babbani...

Ma in fin dei conti, un mondo dove Hermione Granger e Draco Malfoy non litigavano, era improbabile quanto un universo in cui gli zii di Harry amavano il nipote come un figlio, Malocchio Moody era un bell'uomo, la capanna di Hagrid profumava di pulito, i Ghoul avevano le ali, ed il Sig. Ollivander vendeva caccabombe.

Come al solito fu Hermione, che per natura era più propensa a non attaccare briga ogni minuto della giornata, a cedere ad una risata divertita per togliere dalla faccia di lui l'espressione già stizzita. Draco ovviamente, scosse il capo fingendo esasperazione, dopo però si arrese ad un breve sogghigno, e riempì i polmoni d'aria, per poi sospirare rilassato.
Rimasero in silenzio per parecchi minuti, finché cedettero di nuovo all'accogliente torpore che precede il riposo.

Anche se Hermione purtroppo, si addormentò con la certezza assoluta di non aver affatto sognato il terrificante bambino biondo con la tutina azzura, ai piedi del letto...


Continua...
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Riflessi