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Autore: Riflessi    29/03/2019    4 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 2
-Bombe ad orologeria-


 

Nurmengard, agosto 1972

Gellert avvicinò una candela al quadro incompleto, per controllare i dettagli del suo operato. Un guizzo divertito passò velocemente nei suoi occhi quando captò, sulla tela, alcune mani che si poggiavano sul vetro della finestra appena finita di dipingere. Quei palmi erano apparsi da soli, e nel giro di qualche secondo erano spariti per andare a poggiarsi in altri punti, volatilizzarsi e riapparire ancora, in posti diversi.

"Lavoro perfetto!" Constatò, soddisfatto. Così, Gellert prese un grosso respiro e ricominciò a dipingere, sussurrando i suoi oscuri incantesimi. Si adoperò con impegno, circondato dalla solitudine, e trascorse un buon quarto d'ora prima che qualcuno arrivasse a disturbarlo.

"EHI, TU!"
Una voce forte fuori dalla sua cella lo fece sobbalzare improvvisamente. Apparteneva al carceriere, che si era piazzato di fronte alle sbarre con le gambe larghe e le mani sui fianchi:
"Tutto bene lì dentro? Cos'è che vai farneticando a bassa voce?" Gli disse, sospettoso.

Gellert era rimasto girato verso la sua tela, fingendo di ignorare la domanda diffidente della guardia, e continuò pure a dipingere, indugiando per un lungo momento nel silenzio. Infine, scoppiò a ridere di una risata inquietante, e rispose sarcasticamente:
"I tuoi superiori non ti hanno spiegato che i prigionieri, dopo anni di carcere, impazziscono? E che il primo sintomo della follia è proprio iniziare a parlare da soli?"

La guardia allora, senza trovare le parole per ribattere a quella verità incontroveribile, non potè fare altro che riprendere il suo giro di ronda, allontanandosi dalla cella di Grindelwald in un rimbombare di passi.

 
***


Wiltshire, Inghilterra. Ottobre 2008.

Quando Hermione arrivò a Villa Malfoy, trovò Draco accasciato sul tappeto del salone con la schiena appoggiata al muro, e l'aria di chi non aveva forze neppure per respirare.
Vacillò per un secondo, soffocando un urletto impaurito, poi si precipitò su di lui, che aveva il viso bluastro e terribilmente sudato.
"Oh mio Dio Draco! Che hai? Che ti è successo? Come ti senti?" Gli chiese ansiosamente, mentre si affrettava a slacciare il mantello che lui portava addosso. Draco sollevò lo sguardo con fatica, e sorrise brevemente, riconoscendola.
Hermione provò ad attendere una risposta, nel frattempo che malediceva le loro stupide incomprensioni; e gli sbottonò, tremando, i primi bottoni della camicia, nel vano tentativo di farlo respirare meglio. Ma la risposta che aspettava, non arrivò. Allora si fece irrequieta: "Draco! Vuoi rispondermi per favore?" E gli afferrò il viso con entrambe le mani, per obbligarlo a guardarla.
Lui sospirò con sforzo, ed infine pronunciò a voce bassa:
"S-Sei tornata..."

Era trapelato una sorta di stupore felice, in quello che Draco le aveva detto. Ed Hermione, dimenticando per un momento la domanda che gli aveva rivolto, sentì all'improvviso una fitta violenta al centro del cuore, mentre i suoi occhi avevano preso a brillare emozionati. Sorrise, accarezzando amorevolmente il viso febbricitante di lui: "Certo che sono tornata, sciocco! Cosa credevi?"
Lo baciò con estrema delicatezza sulla fronte, e gli sfiorò il naso con il proprio. Poi, sospirò.

Era una settimana che non si vedevano, e Draco gli era mancato tantissimo. Hermione l'aveva allontanato perché era troppo orgogliosa per rimangiarsi parole dette nella rabbia dell'ennesima discussione. E quindi si era ostinata a mantenere il punto, per non ammettere di aver sbagliato.

Ma bisognava pur confessare che il loro rapporto, in realtà, non era MAI stato semplice.

Quando, finita la brutta faccenda del bracciale maledetto dei Belby, avevano deciso di provare a frequentarsi, lei e Draco erano incappati subito nelle prime difficoltà...

Erano trascorsi esattamente cinque mesi dal giorno in cui lui le aveva messo in mano quel sacchetto di velluto rosso, in un gesto muto che aveva parlato più di un milione di discorsi ragionati. Mesi durante i quali non avevano fatto altro che provocarsi continuamente, bisticciare, infastidirsi, e mettere il muso per le cose più cretine. Sembrava ci provassero quasi un gusto perverso a farsi del male a vicenda ed in quel modo sottilmente astioso! Era un continuo rivendicarsi reciprocamente le proprie diversità.
Eppure... nonostante ciò, Hermione continuava a provare un sentimento inspiegabile nei confronti di Draco: un sentimento intenso, contorto, difficile da catalogare; talmente violento che aveva il potere di toglierle le energie e farle schizzare l'adrenalina alle stelle! E si era pure accorta, col passare del tempo, che quell'odio intenso che li aveva animati in passato, mescolato all'energia del loro amore inaspettato, aveva creato un mix micidiale, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in ogni istante. Un ordigno complesso che, insieme, avevano provato ogni giorno a disinnescare, lottando contro il divario abissale dei loro caratteri, contro il pregiudizio della gente, contro due visuali del mondo totalmente diverse.
Finché la bomba, ovviamente, era esplosa...

"Allora? Mi dici cosa ti è successo?" Lo incalzò, con la voce molto più determinata di prima, scegliendo di lasciar da parte i suoi pensieri sciocchi.

Draco, a quel punto, cercò di raddrizzare la schiena per mettersi seduto meglio, e fece una smorfia mezza scocciata che lasciò trasparire il fastidio, oltre ad una buona dose d'imbarazzo per via delle spiegazioni che, inevitabilmente, avrebbe dovuto darle:
"P-Prima ordina a Toby di... chiamare i-il medimago di famiglia!"

Hermione si affrettò ad esaudire la richiesta, ma quando provò ad aprire bocca per tornare a domandargli cosa diavolo avesse combinato, lui la interruppe sputando di getto:
"Io... I-Io sono stato travolto da un Obscurus, in Scozia..."

 
***
 

Diagon Alley, Ottobre 2008.

"A cosa diavolo sarà interessata, quella donna?"
Si domandò Lucius Malfoy ad alta voce, mentre passeggiava a braccetto con la moglie, evitando con cura di avvicinarsi, anche solo lontanamente, a Nocturn Alley. D'altronde bastava poco per dare alla gente il pretesto di mettere in giro la voce che la famiglia Malfoy ancora frequentava posti equivoci...

"La nobiltà? La nostra ricchezza? Il patrimonio immobiliare? Il nome? Cosa? Cosa può interessarla?" Proseguì incessantemente nei suoi ragionamenti, per poi esclamare, snervato: "Se fosse solo per i soldi, non sarebbe un problema! Potrei provare a corromperla con qualche sacco di galeoni!"
A quel punto, stufa di sentirlo pronunciare assurdità, Narcissa Malfoy intervenì:
"Ma figurati, Lucius!" E sbuffò, piegando i lineamenti del volto in una smorfia a metà tra il divertimento e l'esasperazione.
Lui la guardò male ma, riflettendo per qualche secondo, ammise:
"Beh... forse hai ragione. Obiettivamente il nostro nome non credo sia così interessante per lei! In fondo... ha già il suo!" E terminò il monologo, con un ghigno schifato: "Ormai è così famosa che hanno addirittura spalmato la sua faccia sulle figurine delle cioccorane!"

Narcissa prese un grosso sospiro e scosse il capo, appoggiandosi al braccio del marito per continuare a passeggiare:
"E' l'amore che prova per lui, ad interessarla... Lucius!"

L'uomo dai lunghi capelli di ghiaccio guardò la moglie scandalizzato, mentre lei aveva ripreso a parlare, indifferente: "Solo l'amore. E contro quello non puoi vincere, caro! Sappilo!"
Dalle narici dilatate di Lucius Malfoy, che odiava non poter ribattere in modo sensato ad un'affermazione della moglie, iniziò a trapelare chiaramente del nervosismo:
"Narcissa!" La ammonì allora con tono indignato. "Ma tu ti rendi conto che tutto questo non ha senso? E' una follia! Ed è ancora più assurdo il fatto che TU, in tutta calma, stia ferma a guardare che una... u-una... BABBANA DOTATA DI MAGIA soggioghi completamente quel cretino di TUO figlio!"

La donna socchiuse gli occhi esasperata, e si domandò perché... perché ad una certa età tutti gli uomini fossero destinati a rimbambirsi invariabilmente, ineluttabilmente, e senza distinzione di razza, intelletto, o ceto sociale. A rimbambirsi e a diventare dei formidabili rompicoglioni petulanti.
Erano mesi che lui apriva sempre lo stesso discorso, e che le ripeteva le stesse, identiche cose. Ed erano mesi che lei rispondeva nel medesimo modo. Quasi ogni giorno si consumava il teatrino del padre indignato per le scelte del figlio, e della madre comprensiva che tentava di giustificare il tutto per evitare litigi irreparabili.

"Nostro figlio ha quasi trent'anni, Lucius! E dubito fortemente che rinuncerà a quella ragazza per volere tuo! Anzi, sai bene com'è fatto!!! Se la terrebbe anche solo per farci dispetto! Sono finiti i tempi in cui Draco faceva di tutto per compiacerti."
"Io invece sono convinto che ci sia qualcosa, sotto tutta questa storia!" Scattò l'uomo. "Possibile che il dubbio non venga anche a te?"
Lei lo guardò costernata, senza capire: "Dove vuoi andare a parare, Lucius?"
"Ma dai! Quei due hanno passato la vita ad odiarsi, ad insultarsi, a schifarsi senza pudore..." E cominciò a battere più violentemente il bastone da passeggio sui ciottoli di Diagon Alley per l'irritazione, finché riprese: "E adesso invece?!" Allargò le braccia con fare sarcastico: "Improvvisamente, Draco la guarda come se fosse una veela!"
Il tono gli si fece più duro quando affermò con sicurezza: "Lo ha ammaliato, incantato, gli ha fatto bere chissà quale pozione! E' chiaro come il sole, che lui non è in sé! E' diventato un imbecille, ma l'hai visto?!"

Narcissa rimase in religioso silenzio, senza avere il coraggio di dire al marito che... che beh... quello era semplicemente l'effetto dell'amore. E non era alcun filtro, pozione o malia, a rendere suo figlio un tale concentrato d'idiozia.
Le sue considerazioni mentali però, furono bloccate dal borbottare sempre più stancante di Lucius:
"Se mio figlio fosse in possesso di tutta la sua ragionevolezza, non farebbe mai una cosa simile, ne sono convinto, Narcissa! E quando un giorno si riprenderà da questo sortilegio malefico, si incazzerà con noi per non essere intervenuti! Si sentirà disgustato da ciò che ha fatto contro la propria volontà! Ci rinnegherà, per averlo lasciato in balia degli incantesimi di quella... quella NATA BABBANA!"

Narcissa sgranò gli occhi, guardandosi un momento attorno con aria terrorizzata poi, a bassissima voce, lo rimproverò:
"Ma sei scemo? Abbassa il tono! Vuoi farti sentire dalla gente mentre fai ancora questi discorsi razzisti dopo dieci anni? Eh? Vuoi farti sbattere definitivamente ad Azkaban, stavolta?"
Lucius incassò il colpo senza ribattere, e negò con il capo, sospirando di rassegnazione. In verità ci provò, anche se con poca convinzione, ad aprire bocca, ma la moglie non lo fece parlare:
"Zitto! Non ribattere! Ed in ogni caso, non ricominciare con questa storia che Draco è impazzito solo perché si è innamorato di una donna, per piacere!"
"Sì ma..."
"Niente ma, Lucius!" Lo interruppe la moglie. "Adesso ascoltami!" E si fermò sul marciapiede puntando il dito sul petto dell'uomo, anche se mantenne il tono bassissimo per non farsi sentire dai passanti:
"Hermione Granger a me non piace... esattamente come non piace a te! Su questo siamo d'accordo. E anch'io, onestamente, avrei preferito un'altra, accanto a Draco. Una ragazza di buona famiglia, con una dote, capace di muoversi in società, e con una conoscenza perfetta dell'etichetta e del galateo per risultare beh... quanto meno presentabile."
Sospirò affranta, e riprese: "Purtroppo, Merlino non ci ha voluto dare questa soddisfazione. E non possiamo farci nulla, Lucius! Non. Possiamo. Farci. Nulla. Quindi... prima ci arrendiamo a questa ineluttabile fatalità, e più presto smetteremo di angosciarci!"
La donna aggrottò le sopracciglia, senza sapere bene come concludere il discorso: "Ora, se le cose fra loro due dovessero evolversi in... i-in... beh... ecco... in..."
"Oooh, ti prego Narcissa! Non dirlo, mi vengono i brividi!" La interruppe sullo stesso tono sommesso il marito, che riprese a passeggiare a braccetto con lei.
"Lucius..." Esalò stancamente lei, anche se poi non proseguì.

Rimasero in silenzio per un po', camminando senza meta e senza badare al caos di Diagon Alley, alla gente che si affrettava nel fare compere, ai ragazzini che si rincorrevano sui marciapiedi, ai Goblin che uscivano dalla Gringott per la pausa pranzo.

"Sporcare una linea di sangue pura da secoli mi fa tremare, sai?" Riprese d'un tratto Narcissa. "E spesso mi domando cosa abbia fatto di male, per meritarmi ciò! Ma poi... mi metto a ragionare e capisco che, in realtà, qualcosa di male l'ho fatta eccome: quella storia del Signore Oscuro, dei nostri ideali, il periodo buio nel mondo magico, la battaglia, i morti... E allora, sono costretta ad ingoiare il rospo, ed accettare quello che sta succedendo come una sorta di punizione divina per i peccati che abbiamo compiuto."
Inspirò forte, e poi rilasciò lentamente tutta l'aria incamerata, senza guardare mai negli occhi il marito.
"Una vita intera a disprezzare i babbani ed i sanguemarcio nella convinzione di essere superiori, e poi..." Non terminò la frase. Le faceva troppo male.
"Mi ci vorrà del tempo per adattarmi all'idea di vederli insieme, Lucius! E chissà, forse non mi abituerò mai completamente... Ma devo accettarlo! E sai per quale motivo? Eh?! Perché io non dimenticherò mai gli anni difficili che ha vissuto nostro figlio dopo la guerra, ed il dolore che mi sopraffaceva ogni volta che Draco stava male, che era disperato, impaurito, arrabbiato con il mondo, chiuso nella sua solitudine malinconica, odiato da tutti. No, non lo dimenticherò! Quindi... in tutta onestà, vederlo finalmente riaprirsi alla vita e all'amore, mi rende piena di gioia! E non mi importa assolutamente nulla se la ragazza che è riuscita nell'impresa quasi impossibile di prenderlo per mano e tirarlo fuori dal baratro, si chiama Hermione Granger! Lei è riuscita a farlo sorridere di nuovo dopo tanto tempo, lo ha strappato dal suo doloroso isolamento, gli ha ridato la speranza, e... tanto basta!"

Durante questo sfogo, Lucius Malfoy era rimasto zitto tutto il tempo. Per quanto desiderasse ardentemente che quella ragazza lasciasse in pace suo figlio, non aveva cuore di obiettare per davvero al ragionamento di sua moglie perché... beh... sapeva che lei aveva ragione. Punto.
Certo è, che non si sarebbe mai arreso come Narcissa all'idea di vederli insieme, ma avrebbe sempre pregato tra sé e sé che qualcosa prima o poi potesse allontanarli, ristabilendo così l'ordine naturale delle cose. I suoi pensieri però sfumarono gradualmente, finché la voce della moglie si infilò ancora nelle sue orecchie:
"Forse il mio è un discorso terribilmente egoistico, Lucius! Di quell'egoismo tipico della madre che vuole vedere il proprio figlio felice a tutti i costi. Ma i fatti sono questi, ed io non ho più intenzione di sentirti riprendere ancora, ancora e ancora, questa conversazione inutile e pesante..."

 
***
 

Wiltshire. Inghilterra.

"Un Obscurus????" Esclamò Hermione, allibita. "Stai scherzando, vero?"
Lui non rispose, e dopo una breve ed inutile attesa, lei inspirò rumorosamente, caricando rabbia nei polmoni:
"Bene! Almeno puoi dirmi che cazzo ci facevi in Scozia? E ti prego, Draco... non rifilarmi la stronzata che l'Obscurus l'hai incontrato per caso!"
Il ragazzo socchiuse le palpebre esasperato, combattendo nello stesso momento la sua lotta contro i brividi di febbre e la nausea.
Toby, nel frattempo, era sparito di corsa per andare a chiamare il medimago.

"Avanti, parla!" Lo incalzò lei, con il suo solito modo impertinente, incrociando perfino le braccia.
Draco osservò Hermione per lunghi secondi, intento ad ammirare i suoi lineamenti imbronciati. In realtà, si vergognava da pazzi a dirle il motivo per cui era andato a cercare un Obscurus, e a spiegarle che si era ridotto in quello stato solo perché voleva dimostrarle di essere coraggioso...

Quando avevano litigato furiosamente, la settimana prima, a Draco aveva fatto immensamente male essere accusato ancora di codardia. Non lo sopportava più. E non perché si era fatto d'improvviso valoroso come un cavaliere in sella ad un bianco destriero, ma perché semplicemente la vita, e i dispiaceri, lo avevano finalmente istruito su cosa era bene e cosa era male, tramutandolo in un uomo decisamente migliore.
E maledizione: voleva che Hermione lo capisse, una volta per tutte!
Perché la sua unica colpa, stavolta... era stata quella di volerla proteggere da tutta la merda che la società le stava gettando addosso a causa del loro frequentarsi.

Erano mesi che l'opinione pubblica li massacrava speculando sulla loro relazione: i quotidiani magici facevano addirittura a gara per formulare teorie sempre più fantasiose sul loro assurdo rapporto. Ogni settimana nuovi articoli rivelavano presunti risvolti foschi su di lui, sulla sua scaltrezza, sulla sua innata dote all'inganno, su di un'astuzia maturata in anni ed anni a contatto con i Mangiamorte e la magia oscura. Un'astuzia che lo aveva spinto addirittura ad incantare una delle streghe più dotate, più intelligenti ed eroiche di tutto il mondo magico. Sì... perché a detta di tutti, Draco Malfoy aveva sedotto Hermione Granger per farsi pubblicità, per ripulire il nome della sua famiglia, riconquistarsi la stima della società; per tornare ad essere importante e rispettato come lo era una volta... e far dimenticare al mondo l'ombra del suo marchio e dei suoi spaventosi errori!

E Dio.. Dio santissimo quanto si incazzava, quando leggeva quella roba! Neanche quando Potter a Quiddich gli soffiava il boccino sotto il naso, Draco si incazzava così.

All'inizio, aveva ingenuamente pensato di poter sopportare il veleno che gli avrebbero vomitato addosso non appena si fossero accorti che lui frequentava la giovane strega in modo inequivocabile.
Invece, non aveva retto.
E forse... un po' vigliacco lo era davvero, Draco: perché aveva dato talmente tanta importanza a quelle chiacchiere folli, da arrivare a rodersi il fegato per la rabbia, e a spronare più volte Hermione a lasciarlo, perché, come un cretino, era convinto che lei prima o poi si sarebbe comunque stancata di lottare per una relazione così osteggiata. Ma sopra ogni altra motivazione, in uno slancio d'altruismo che sapeva di non aver mai avuto in passato, Draco desiderava proteggerla: proteggerla per impedirle di rovinarsi la reputazione stando al fianco di uno come lui. Aveva una paura folle di trascinarla con sé nel baratro, di costringerla nel suo mondo solitario, ed arrecarle danno con la sua vita da reietto.
E non aveva avuto importanza la quantità esorbitante di volte in cui Hermione aveva sbraitato come una pazza per fargli capire che non le fregava una zucca secca delle porcherie che scrivevano sul settimanale delle streghe: lui si era incaponito come ragazzino.
Finché il calderone bollente, alla fine, era esploso.

 
***
 

Una settimana prima...

Londra ad ottobre aveva sempre avuto un fascino unico: il tripudio di colori caldi chiazzava i tetti dei palazzi, i parchi immensi, ed ornava i marciapiedi che si riempivano di svolazzanti foglie rosse, arancioni, gialle... tanto che i passanti ritenevano fosse un peccato spazzarle via. Il tramonto poi, rendeva quasi magica quell'atmosfera! Quando il cielo sfumava sul viola ed i primi lampioni iniziavano ad accendersi, tutto appariva perfetto ed irreale.
...Un ragazzo biondissimo e distinto però, se ne stava mollemente appoggiato ad una cabina telefonica in pieno centro, freddamente incurante della bellezza che lo circondava. Aveva il volto concentrato, leggermente alterato, ed i suoi occhi di ghiaccio guizzavano rapidi sul giornale che reggeva fra le mani, senza badare neanche a tutta la frenesia della città.
Lui, in fondo, stava soltanto aspettando una donna.
E trascorse molto tempo ovviamente, durante il quale un cagnolino gli annusò le scarpe, un negozio abbassò le serrande, e le nubi in cielo si erano addensate, scaricando qualche sporadica goccia d'acqua.
Ma lui, in un'impassibile attesa, continuava a leggere meditabondo il suo quotidiano.
E continuò a farlo, con una certa angoscia nell'espressione, fino al momento in cui un signore tarchiato e con dei grossi baffoni gli passò accanto e tornò indietro sconvolto, piazzandosi, con gli occhi sgranati d'incredulità, davanti alle immagini in movimento del suo strambo giornale. Fu a quel punto che il ragazzo, con profonda stizza, chiuse il giornale di scatto, guardando male il signorotto curioso. Quello, colto nell'atto di sbirciare, si fece rosso d'imbarazzo e riprese subito il suo cammino, convinto che, dopo una giornata di intenso lavoro, i suoi occhi avessero indubbiamente bisogno di un po' di riposo.

"Babbano ficcanaso..."
Borbottò Draco con sdegno, mentre guardava l'uomo andarsene via con l'andatura buffa di chi è abbondantemente in sovrappeso. Scrollò il capo sbuffando, e poi riaprì la Gazzetta del Profeta per rileggere ancora una volta l'articolo che lo stava facendo imbestialire...


Accordo segreto fra Draco Malfoy ed Hermione Granger?
Si vocifera, ormai da giorni, di un ipotetico patto stipulato tra l'eroina del mondo magico e l'erede dei Malfoy...
E questo, stavolta,  ci fornirebbe finalmente una spiegazione ragionevole circa le motivazioni che hanno spinto la ragazza ad intraprendere una bizzarra quanto assurda relazione con il figlio di Lucius Malfoy!
Quando, lo scorso maggio, erano spuntate le prime foto che ritraevano i due giovani per mano nelle vie trafficate di Diagon Alley, si era subito gridato all'Imperius! Ma poi, accertata la capacità d'intendere e di volere di Hermione Granger, la teoria della maledizione è caduta, a favore di una tesi più concreta... una tesi che prevede appunto un accordo.
E' infatti indiscutibile il beneficio che ne trarrebbe Draco Malfoy dalla vicinanza della strega più amata dal mondo magico...
Una "relazione di convenienza" fra i due, aiuterebbe senza ombra di dubbio la ricca famiglia a riaffermare il proprio nome, macchiato pesantemente dai fatti di dieci anni fa, e ad accelerare la riabilitazione del ragazzo nella società magica.
Ma cosa avrà mai chiesto, per sé, Hermione Granger? Quali possono essere gli interessi che l'hanno spinta ad accettare un simile accordo? Quale utilità? Che tipo di vantaggio trarrebbe la strega? Si è prestata ad aiutare i Malfoy a riprendersi la stima ed il rispetto del mondo, chiedendo in cambio cosa?!
Forse la strega mira al matrimonio, per far dimenticare le sue umili origini, e nobilitare così il suo cognome babbano! In fondo... nonostante i gravi peccati che oscurano la famiglia del ragazzo, non possiamo dimenticare che il nome dei Malfoy è antichissimo e blasonato, e la loro casata, indubbiamente, tra le più pure d'Inghilterra...!

 

Draco staccò gli occhi dal giornale, dilatò le narici con rabbia e finì per accartocciare la Gazzetta del Profeta nel palmo della mano destra. Si accorse solo in quel momento che il respiro gli si era fatto pesante a causa dell'ira.
"Maledetti bastardi..." Sputò fra i denti.

Era una battaglia persa in partenza. Draco purtroppo aveva già avuto modo di incappare nella bassezza dei giornali che, in passato, avevano sfuttato il nome dei Malfoy fino all'osso per la faccenda del Signore Oscuro, degli anni bui in casa sua, della guerra magica e del pentimento vantaggioso di suo padre.
Era vero che lui aveva ancora il primitivo istinto di accusare sempre gli altri per ciò che gli succedeva (come quando a scuola frignava perché Potter lo fregava puntualmente), ma stavolta... aveva ragione nell'affermare che gran parte della colpa riguardo il suo isolamento post-guerra, fosse da attribuire proprio ai giornalisti. Perché erano stati loro, con i loro articoli taglienti pubblicati puntualmente ogni giorno, ad affossarlo, metterlo in cattiva luce, a creare tra lui ed il mondo esterno una barriera invalicabile. Erano stati così tanto meticolosi nel loro lavoro di sciacallaggio, che ogni volta che Draco provava ad oltrepassare quella barriera e si immergeva fra la gente, incontrava solo sguardi freddi, indifferenti e critici.
E ci aveva sofferto come un cane, lui che era sempre stato abituato fin da piccolo all'idolatria, alla deferenza altrui, all'attenzione, alle lusinghe.
Eppure, era in grado di dire con certezza che nulla di quello che avevano scritto, insinuato, affermato all'epoca degli orribili fatti di Voldemort, era stato più devastante di ciò che stavano macchinando adesso: come avvoltoi si erano fiondati ancora su di lui, ed avevano preso di nuovo a martellate quella vita che stava provando a ricostruirsi con difficoltà... facendogliela un'altra volta a pezzi, come se la prima non fosse bastata.

"Draco!"
La voce delicata di Hermione Granger, appena uscita dalla cabina telefonica che nascondeva uno degli innumerevoli ingressi del Ministero della Magia, lo fece sobbalzare e tornare alla realtà.
"Era ora!" Gli rispose lui in tono corrucciato, mentre piegava meglio il giornale ed iniziava a camminare senza aspettarla.
Il sorriso sulle labbra di Hermione morì immediatamente: "S-Scusa, ho fatto un po' tardi. Stavo finendo di compil..."
"Compilare dei documenti, sì! Certo." Terminò al posto suo Draco, abbastanza seccato dallo stacanovismo esagerato della donna. Intanto, sembrava quasi che il giornale piegato sotto il suo braccio bruciasse, e che tutta la gente che stavano incrociando lungo il loro breve cammino, fosse a conoscenza di ciò che c'era scritto sopra.
Giunsero nell'angolo più appartato che riuscirono a trovare fra le strade trafficate di Londra, e solo in quel momento Draco si fermò per guardare Hermione negli occhi. Era stanco, teso, nervoso... e non perché lei aveva fatto tardi al lavoro, no. Non gliene frega niente di questo! Cioè: in condizioni normali sì, ovvio che le avrebbe fatto pesare quei venti minuti d'attesa appoggiato ad una cabina telefonica! Ma adesso la sua mente era troppo turbata per tutto ciò che il mondo gli stava vomitando addosso.
Sospirò.
E con una disperazione bruciante, decise che era ora di mettere un punto, a quella specie di corsa al massacro...
L'afferrò per un braccio, e pensando alla destinazione, la trascinò con sé nel turbine dello spazio-tempo, facendosi inghiottire dal nulla, e ricomponendo perfettamente i loro corpi nella tranquillità di un giardinetto residenziale di Wallingford, nell'Oxfordshire.
Hermione rimise in ordine i capelli, scompigliati dalla smaterializzazione, e poi corrugò lo sguardo, riconoscendo il vialetto di casa sua:
"Perché mi hai portata a casa, Draco? Non dovevamo andare a cena fuori?"
Lui fu secco, nella risposta:
"Non più!"
Confusa, la ragazza gli domandò timidamente:
"E... posso sapere il motivo?"
"QUESTO, è il motivo!" E Draco, irritato, gli sbattè addosso la Gazzetta del Profeta.
Bastarono pochi minuti ad Hermione, per trovare l'articolo e leggerlo il più rapidamente possibile. Scene simili ormai si ripetevano molto più spesso di quanto avrebbe voluto, e così si preparò psicologicamente ad affrontare, ancora una volta, le paranoie di lui.

Chiuse La Gazzetta, la fece sparire con un Evanesco, e sospirò rumorosamente, chiudendo le palpebre in segno di evidente sfinimento:
"Dio santo, Draco... Ti prego! Non ricominciare con questa storia! Non ce la posso fare. Ignorali, per favore. Fallo per me! Non possiamo metterci a discutere ogni maledetta volta che pubblicano quelle stronzate. E' deleterio! E non serve a niente, se non a farci innervosire entrambi. Quella roba è carta straccia, per quanto mi riguarda!"

Draco, la cui pazienza era giunta quasi al capolinea, si infiammò:
"Per TE, sarà carta straccia! Di certo non per la massa di cretini che quelle STRONZATE le legge come se fossero sacrosanta verità!"
Poi scosse la testa, abbattuto: "Non si può più andare avanti così, Hermione! Ogni volta inventano una cazzata peggiore dell'altra. Che diavolo di vita ci aspetta con questi presupposti, dannazione? E' già difficile cercare di superare le nostre differenze senza che ci si mettano anche gli altri!"
Hermione si indignò. "Bene! Allora dimmi: qual è la soluzione, secondo te? Avanti!"

Lui non rispose, ma si limitò soltanto a guardarla mestamente negli occhi... ed Hermione boccheggiò, come se all'improvviso le mancasse l'aria nei polmoni.
Gli occhi grigi di Draco avevano sempre parlato. Meglio di qualsiasi parola gli fosse uscita dalle labbra.
Così, credendo di sapere per certo cosa lui avesse pensato, Hermione strinse i denti violentemente per non mettersi a piangere, e gli urlò addosso:
"Sai che ti dico? Eh? Che sei un vigliacco, Draco Malfoy! Hai così tanta paura del giudizio degli altri che non sei capace di ribellarti!"

Una ciocca di capelli le era caduta davanti agli occhi, e quando lui provò a togliergliela dal viso, lei scacciò malamente la sua mano, continuando a sfogarsi: "Non sei capace di rialzare la testa neanche per un motivo importante! Neanche una sola, fottutissima volta. Che fine ha fatto quel ragazzino presuntuso che derideva sempre tutti, credendo di essere il migliore? Eh? Quasi quasi mi manca, lo stronzetto che eri!"
"Ascol..."
"NO! Non ascolto più niente!" Lo interruppe lei, che si fece quasi disperata:
"Che cazzo me lo dici a fare, ogni volta, che io sono l'unica cosa per cui vale la pena sorridere quando ti svegli la mattina, se poi non hai il coraggio di combattere contro il mondo per me?"
Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente, nell'impeto della rabbia. "Ma sì! Facciamoci rovinare la vita dall'opinione pubblica! Dopotutto è molto più importante quella, che la propria felicità personale, o sbaglio?"

Hermione prese fiato, sapendo che da lì ad un paio di secondi avrebbe detto la frase decisiva, quella che avrebbe definitivamente cambiato il loro percorso in comune: "Fai una bella cosa, Draco Malfoy!!! Torna a segregarti nella tua solitudine priva di rischi! In fondo, un codardo come te non può che trovarcisi bene! Non è così?"
Lui sgranò gli occhi, allarmato: "C-Cosaa?"

Di certo, Draco non avrebbe mai immaginato che Hermione potesse reagire così male. Ogni volta che aprivano discorsi di questo tipo, era sempre stato lui ad arrabbiarsi, ad incupirsi, a pensare in negativo, e a cercare di distruggere le cose belle che c'erano fra loro due, mentre Hermione aveva sempre rivestito il ruolo della persona matura che, amorevolmente, gli spiegava che esistevano motivazioni molto più importanti delle chiacchiere da solotto e dei pettegolezzi scandalistici di una testata magica.

"Non hai capito cosa voglio dirti Malfoy? Ti spiego meglio il concetto allora: VAFFANCULO!"
Il viso della strega era rosso d'ira.
"Ma che cazzo stai dicendo Hermione?" Gli rispose Draco, agitato. Si stava rendendo finalmente conto che aveva tirato la corda fino al limite del possibile, e questa infine si era spezzata. Lo assalì un panico insopportabile, e sentì l'anima svuotarsi di tutte le emozioni deliziose che aveva vissuto in quei mesi. E fu quasi come se un animale selvaggio affondasse i denti aguzzi nel suo cuore, mordendolo a sangue, e tirando tanto forte da dargli l'impressione che non si sarebbe fermato finché non gliel'avesse strappato dal petto.

Draco lo sapeva, che prima o poi sarebbe finito tutto, solo che non credeva sarebbe successo tanto presto. Un uomo che aveva tutti quegli errori sulla coscienza, non meritava di certo un finale da favola... e tutto ciò che aveva provato con lei forse, era stata soltanto un'ulteriore punizione del destino, che aveva avuto la brillante idea di fargli conoscere ed assaporare la felicità, per poi divertirsi a togliergliela senza un briciolo di compassione.
Una crudeltà spietata. Ma non per questo ingiusta...

Balbettò vergognosamente, maledicendo il carattere impossibile che si ritrovava. Era colpa anche sua e delle sue continue ed esasperanti lamentele, se Hermione era arrivata al punto di non ritorno:
"I-Io... non..."
La sua mente si stava staccando rapidamente dalla realtà, non capiva più cosa gli stava succedendo, sentiva solo il sangue correre nelle vene ad un ritmo forsennato, ed i battiti del cuore premere nella gola. Draco si vergognava a chiederle scusa, si vergognava pure di rimangiarsi tutto quello che aveva detto nella tensione nervosa, e si sarebbe vergognato pure se lei se ne fosse fregata delle sue scuse tardive. Perché, beh... è facile domandare perdono quando il danno è fatto!
In ogni caso però, la parola CODARDO, che Hermione gli aveva urlato contro poco prima, aveva bruciato in lui più di un Ardemonio in piena faccia. E così, alla fine, di tante cose che avrebbe potuto dire, l'unica che riuscì rabbiosamente a gridare, devastato dall'angoscia, fu:
"IO NON SONO UN CODARDO!"
Per poi aggiungere, in tono più sommesso: "Voglio solo protegg.."

Ma Hermione gli aveva sbattuto la porta di casa sotto il naso, prima che lui avesse avuto il tempo di terminare la frase.




Continua...

 
   
 
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