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Autore: Cara93    06/04/2019    4 recensioni
[STORIA INTERATTIVA ISCRIZIONI CHIUSE]
La truffa è un'arte, anche nel Mondo Magico. Tre tra i migliori truffatori al mondo, che lavorano per il misterioso Master, lo sanno molto bene.
Ma cosa accadrebbe se alcune delle loro vittime decidessero di dar loro la caccia?
Genere: Azione, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Londra, Ministero della Magia

Aspettavano tutti che Dex parlasse. Si trattava di una pura formalità, naturalmente.
-Signori, come sapete, lo scopo di questa squadra è mettere fine alla serie di truffe che crediamo siano state perpetrate nel corso degli ultimi cinque anni. Dico "crediamo", intendendo non solo che lo credo io; ma anche che i presunti crimini non sono mai stati denunciati alle autorità, quindi il legame che li accomuna non balza propriamente all'occhio. Come potrete notare, solo la tempistica e alcune stranezze nel comportamento delle presunte vittime ci, anzi, mi ha portato a credere che ci fosse uno schema più grande. Ora, come tutti voi saprete, il mio lavoro è finito. Tocca a voi-
Silenzio. Disinteressato, da parte di Rhett Montague. Indifferente, da parte di Baptiste Lefevre. Cordiale, da parte di Jessie Aarons. Evidentemente, non avevano domande.
-Un'ultima cosa: devo incaricare uno di voi a capo della squadra- Ora era certo di avere la loro attenzione. "Bastardi. Sì, anche il finto amicone lì", pensò.
-Aarons non creare casini-
E con quell'ultima battuta, uscì dalla stanza senza voltarsi indietro.

Belvedere House

-Quindi, ricapitolando: questo tizio...- cominciò Kai.
-O tizia- lo interruppe Olimpia, con fare petulante. Era innegabile che la Rowle cercasse ogni pretesto per mostrare la propria superiorità in ogni campo. E irritarli.
-O tizia, certo. Insomma, questa persona vuole che troviamo i truffatori che presumibilmente hanno fregato tutti e quattro- riuscì finalmente a finire Kai, lanciando un'occhiata assassina alla volta della rossa, che sorrise candidamente.

Dal momento in cui Marcus Rosier e Olimpia Rowle avevano fatto il loro ingresso, portando nella stanza tutta la tensione che ancora c'era tra loro, questa si era come propagata nella stanza, diradando gli effetti benefici dell'alcol. Esu aveva i nervi a fior di pelle. Fremeva dalla voglia di fare qualcosa, qualunque cosa. Non riusciva a stare ferma: continuava a tormentarsi i capelli, a muovere ritmicamente i piedi, ad accavallare e scavallare le gambe. Si rendeva conto che c'era qualcosa che non andava in lei, era troppo nervosa. O almeno, più del solito e lo manifestava troppo apertamente. Non era il suo abituale modo di comportarsi, specie di fronte a dei perfetti sconosciuti. In un recesso del suo cervello, un campanello d'allarme cercava di avvertirla, doveva essere cauta e stare attenta, anche se non ci riusciva.
-Bene. E non è quello che vogliamo tutti?- chiese Marcus.
-Forse- rispose Kai, prudentemente. -Tu cosa vuoi?-
-Vedere morta quella troia. Possibilmente per mano mia- rispose, iroso.
-Un ottimo modo per finire i tuoi giorni ad Azkaban- commentò Kai, come se non si stesse parlando della vita di una persona. Non sembrava particolarmente impressionato o adirato, sembrava che ci avesse già riflettuto e fosse giunto alla conclusione che non valeva la pena commettere un omicidio. Non per scrupolo, ma per convenienza.
-Animale! Sei una bestia! Ci credo che è scappata non appena ha potuto- la voce di Olimpia era un po' più alta rispetto al normale e si era rivolta a Rosier con un'aggressività esagerata.
-Dimmelo tu allora! Se tua moglie scappasse, lasciandoti e prendendosi tutto, cosa faresti?-
-Di certo non la ucciderei! Non potrei mai fare una cosa del genere ad una persona che ho amato- rispose, la voce rotta. -E che amo- aggiunse sottovoce. In quella frase si sentiva tutta la passione e la forze dei sentimenti che animavano la giovane -Certo, gliela farei pagare. La priverei di tutto e la obbligherei a tornare da me strisciando. Sarei pronta allo scontro con chiunque l'abbia ferita. Un duello. Tipo quello che si è appena concluso in parità. Ma che non resterà così a lungo- Quasi ruggì l'ultima frase.
-Queste allusioni mi hanno stancato. Parla chiaro- sputò Rosier, secco. Olimpia non se lo fece ripetere due volte. Estrasse dalla tasca della giacca di velluto che indossava una fotografia piuttosto sgualcita, come se fosse stata guardata troppe volte e per troppe volte rimessa al suo posto. Rappresentava due donne. Una era un'Olimpia un poco più giovane, sorridente e affascinanate; l'altra era una donna leggermente più vecchia, dai capelli scuri e  dalla pelle chiarissima. La cosa più notevole erano gli occhi grandi ed espressivi. Entrambe erano vestite da sposa. La fissò per qualche istante, senza capire. Non gli sembrava di conoscere la donna, anzi, era sicuro di non averla mai vista. Poi lo vide. Era lo stesso movimento della testa, lo stesso sorriso sfuggente che  aveva indotto Esu a precipitarsi a Londra e che aveva fatto impallidire Olimpia. Lentamente, profondamente scosso, prese la bottiglia ancora piena e ne bevve un lungo sorso prima di accasciarsi sul divano più vicino, sotto gli occhi freddi di Olimpia, l'espressione di sconcerto di Esu e quella quasi compassionevole di Kai. Aveva appena scoperto che sua moglie era già stata sposata, prima. Con Olimpia Rowle.

Londra, Ministero della Magia

Jessie non ci poteva credere. Sbattè gli occhi, cercando di darsi un tono. Era il più giovane dei tre e sicuramente non il più indicato per guidare una squadra, almeno a parer suo.
-Ma guarda, guarda. Chissà che cosa hai dato per arrivare a questo risultato, eh, Lupetto?- la voce roboante e schietta di Rhett Montague si fece sentire in tutta la sua potenza. Era indispettito ed irritato, non poteva credere che Dex potesse mettere al comando un ragazzino. Era convinto di essere la scelta migliore. Le sue gesta erano conosciute da almeno metà delle persone che bazzicavano quotidianamente il Ministero, a differenza di quelle di Jessie, Auror che non conosceva e che prima di allora non aveva mai sentito nominare. Era logico pensare che il vecchio fosse impazzito o che Aarons gli abbia offerto qualche incentivo. Lui l'avrebbe fatto, al suo posto.

Jessie trattenne il respiro per un secondo, umettendosi le labbra, a disagio. Montague non poteva certamente essere a conoscenza... no, non aveva un grado abbastanza alto, per poter accedere al suo fascicolo personale. Rhett Montague non poteva certo sapere del suo piccolo problema. Dal canto suo, Rhett scambiò per incredulità lo sguardo intenso che il neo leader della squadra gli aveva rivolto. "Chi l'avrebbe mai detto, pure prevenuto, il boy scout.", pensò irritato. Da un lato, quel pensiero era piacevole: amava sconcertare le persone. Dall'altro, lo irritava essere preso per uno snob ignorante. Uno dei piaceri della sua esistenza era sicuramente quello di mostrarsi anticonformista a tutti i costi, soprattutto con la propria perfetta famiglia.

Rhett Montague non era il solo a provare irritazione per quella situazione. Ignorando smaccatamente i due, Bas si alzò e si diresse mollemente, quasi sensualmente, verso la porta, senza nulla da dire, sordo ai richiami di Aarons. Il gesto fece sorridere Montague. Non era nel suo stile, ma non si poteva certo dire che fosse una cattiva idea.
-Buon lavoro, Lupetto- disse sorridendo, facendo un coreografico inchino a mo' di congedo.

Belvedere House

Esu era assorta nei propri pensieri, ignorando la discussione imbastita da Olimpia e Kai. I due stavano battibeccando animatamente sulla prossima mossa. Anche Esu ci stava pensando, anche se non era ancora pronta ad esternare la propria opinione. Non solo perché credeva di non avere idee abbastanza buone, ma anche perché queste erano abbastanza confuse.
"Cos'è che direbbe Adele? Un problema alla volta." Il loro problema principale, come stava dicendo anche Kai, era capire chi fosse M. Non sembrava un compito facile, ma forse, se avessero agito come suggeriva Olimpia, cioè trovando prima i truffatori, avrebbero potuto raggiungere quello allo scopo. Gettò un'occhiata a Marcus, poco lontano. Non sembrava ancora in condizione di pensare ad altro che a ciò che aveva scoperto da poco. Ad un certo punto, i toni della discussione tra Olimpia e Kai si alzarono, rischiando di degenerare. Quella scena le fece cambiare idea: il primo problema da risolvere erano proprio loro.
-Abbiamo bisogno di un accordo- esclamò automaticamente, senza pensare, spezzando a metà una frase dal tono tra il paternalistico e l'accomodante di Kai.
-Un accordo?- chiese Marcus, riprendendosi. Nonostante lo choc, il suo cervello lavorava alacremente, in silenzio. Più che decidere cosa fare, Marcus era intento a cercare di capire le motivazioni recondite di M. Era sicuro solo di una cosa, che aveva imaprato a caro prezzo molto tempo prima: tutte le azioni, anche quelle apparentemente più innoque avevano una ragione. E non sempre portava a qualcosa di buono. Stava appunto cercando di ipotizzare cosa avesse spinto M a raggrupparli prima e poi ad unirli lì, a casa sua, quando la voce di Esu aveva fatto irruzione nei suoi pensieri.
-Ma che cazzata- commentò Olimpia.
-Mi dispiace contraddirti, cara, ma potrebbe essere un inizio- concluse Kai.

Londra, Ministero della Magia

Jessie era sconvolto. Era accaduto tutto così in fretta... prima la sua nomina a capo della squadra, poi la defezione dei suoi colleghi. Era la sua occasione. Da una parte, si sentiva terrorizzato, dall'altra lusingato dalla fiducia che gli era stata accordata. Fiducia che era già stata messa alla prova a poca distanza dalla nomina. Sapeva di non avere l'indole del capo: era troppo accomodante, troppo incline a giustificare gli altri e a chiudere un occhio sulle loro mancanze. Si rendeva conto da sé che rapportarsi con Montague e LeFevre in questo modo poteva solo portare ad un esito disastroso. Sperava di riuscire a far capire loro che poteva essere un buon leader, se l'avessero accettato: era incline ad ascoltare, a cambiare la propria opinione in base alle esigenze e ad ammettere i propri errori. Sì, sentiva che avrebbe fatto un buon lavoro, se gliene sarebbe stata data l'occasione. Doveva solo fare in modo che anche Montague e LeFevre lo capissero. Per prima cosa, però, doveva trovarli. LeFevre, data la sua natura piuttosto ambigua, al momento era fuori della sua portata. Avrebbe dovuto cominciare da Rhett Montague.

Quando la porta di spalancò sulla sua camera da letto, Rhett Montague non era solo. Aveva approfittato del momento per dedicarsi ad una delle sue attività preferite: sedurre e godere della compagnia di donne avvenenti e disponibili. Ed era proprio quello che si accingeva a fare, prima di essere interrotto da Jessie Aarons. La ragazza, visibilmente imbarazzata, emise un grido acuto, si coprì alla bell'e meglio con le lenzuola del letto matrimoniale ed uscì più in fretta che potè, lasciando soli i due uomini. Uno nudo e chiaramente spazientito, l'altro che tentava di mascherare il proprio imbarazzo.
-Che diavolo... che cazzo ci fai qui, Aarons?- ruggì, aggressivo.
-La domanda giusta sarebbe perché tu sei qui in orario di lavoro, Montague- rispose con finta disinvoltura Jessie. Sentiva che il momento era delicato: non avrebbe dovuto essere troppo duro, ma neppure lasciar correre. Il futuro della squadra si sarebbe giocato in quei pochi attimi. Lentamente, prese dal pavimento la camicia di Rhett e gliela gettò.
-Vestiti, è ora di cominciare a lavorare e sul serio-

Il rapace li seguì dall'alto. Se avessero alzato lo sguardo, probabilmente avrebbero trovato strano che un gheppio li seguisse a così breve distanza e in pieno giorno, ma non lo fecero. In genere, gli uomini non alzavano quasi mai gli occhi da terra. Non avevano la lungimiranza necessaria per capire che tutti i problemi venivano sempre dall'alto. Per questo, aveva scelto di trasformarsi in un volatile. E, data la sua indole, un rapace elegante e letale era quanto di più vicino alla sua anima potesse esistere in natura. Bas aspettò che fossero entrati al Ministero, prima di trovare il vicolo in cui si era trasormato. Lasciare la stanza dopo la nomina di Aarons era stato un gesto di sfida. Non avrebbe mai accettato di prendere ordini da chiunque. Se le circostanze fossero state diverse, non si sarebbe neppure abbassato a tanto. Avrebbe fatto da solo, come sempre. Si sarebbe messo sulle tracce dei truffatori e li avrebbe puniti a modo suo. C'era un problema, però: non poteva permettersi altri attriti con gli altri Auror, non dopo la scorsa volta. Già il suo passato non era propriamente immacolato e con l'ultima indagine la sua carriera era pericolosamente in bilico. Doveva solo a sua madre, che aveva pregato il suo vecchio mentore di dargli un'altra possibilità, se aveva ricevuto quella nuova opportunità di riscatto. E non poteva sprecarla. Lo spettro di Azkaban era ancora troppo vivido e vicino, così come era concreta la possibilità di tornarci, se non prestava attenzione.
 
Belvedere House

In lontananza si sentivano i borbottii della dama che era stata sfrattata dalla cornice del suo quadro, trasfigurato per l'occasione in una sorta di bacheca. Foglietti, pergamene e fotografie erano state appuntate su di essa. Su tutto, svettava un foglio bianco intitolato "Il Codice", composto da poche righe, visibili da un capo all'altro della stanza, scritte in una calligrafia nervosa e a stento comprensibile:

1. Nessuno uccide nessuno
2. Le risorse di uno sono le risorse di tutti-materiali e no
3. Nessuno si muove da solo
4. Niente sesso tra noi o con i truffatori

-Scusami, tesoro, non credo che ci saranno problemi, per quanto riguarda l'ultimo punto- esclamò Olimpia, dopo aver letto "Il Codice". Come gli altri, aveva firmato la pergamena in bianco, anche se con molta più riluttanza. Kai rideva sotto i baffi, più interessato alle reazioni degli altri, piuttosto che a ciò che avrebbe effettivamente sottoscritto; mentre per Marcus tutto ciò sembrava tremendamente puerile. Pensiero un po' ipocrita, dato che aveva aderito all'idea di Esu solo perché Olimpia ne era contraria.
-Quindi volete dirmi che se la nostra Jane Doe, cioè vostra moglie, quando l'avremo trovata vi proponesse di andare a letto con lei, voi due rifiutereste?- domandò Esu, polemica. Per esperienza, sapeva riconoscere delle relazioni disfunzionali non appena ne incrociava una. Il fatto che lei stessa non fosse in grado di evitarle, era un dettaglio trascurabile.
Marcus deglutì vistosamente, mentre Olimpia alzò un sopracciglio, come offesa. Chiaro segnale che la svedese aveva avuto ragione.
-Ecco, appunto-


-Bene, ora possiamo pensare a come procedere- dichiarò alla fine Esu, soddisfatta.
-Per trovare M dovremmo trovare i truffatori; per trovare i truffatori, dobbiamo capire come pensano- disse Kai, attirando l'attenzione degli altri. -Propongo di confrontare le nostre storie, alla ricerca di differenze o qualsiasi cosa che le accomuni-
-Mi sembra sensato- commentò Olimpia, lanciando uno sguardo eloquente a Marcus. -E finalmente, quando li avremo trovati, questo M ci lascerà in pace-
-Sempre se è questo il suo scopo- finì Marcus, incupendosi.

Londra, Ministero della Magia

La prima cosa che fece Jessie non appena lui e Rhett ritornarono in ufficio, fu incaricarlo di mettere insieme tutto il materiale sul caso, mentre lui sarebbe andato in cerca di LeFevre. Jessie vedeva chiaramente che Rhett lavorava di malavoglia, probabilmente più concentrato sul come fargliela pagare che sul suo lavoro. Per il momento, aveva intenzione di lasciarglielo fare, era fiducioso di fargli cambiare idea sul suo conto. Aveva intenzione di cominciare subito, ma non poteva, senza LeFevre. Non gli sarebbe sembrato giusto. Per sua fortuna, non dovette cercarlo a lungo: lo incontrò nell'atrio del Ministero.
-Ho sentito che sei stato trascinato fuori dal letto, Montague- commentò per prima cosa Bas, con fredda ironia.
-Cosa ci vuoi fare, LeFevre, il Lupetto qui è un po' pudico- scherzò Rhett, intimamente infastidito. Se l'altro Auror aveva saputo la notizia così in fretta, significava che questa era già circolata. Doveva correre ai ripari. Non poteva permettere che la sua reputazione venisse compromessa da Aarons.
-Signori- li interruppe Jessie -dobbiamo capire come procedere-
-Immagino tu abbia un'idea- lo blandì Bas, condiscendente.
-In effetti sì- rispose Jessie, ignorando il tono dell'altro -per trovare i i truffatori dobbiamo analizzare i dossier dei truffati. Così potremmo scoprire prima quanti sono e poi, forse, la loro identità. Alla, quando lo avremmo capito, potremmo tender loro una trappola-

Rhett e Bas lo osservarono attentamente per la prima volta. Il progetto di Aarons, al momento, sembrava piuttosto sensato. Forse Morgan non era completamente impazzito, quando aveva deciso di affidargli la squadra.
-Per analizzare tutti quei dossier ci vorrà una vita- osservò Montague, in tono pratico.
-Potremmo cominciare con quelli più... particolari, inusuali- propose Jessie, allegro. Aveva capito che i suoi colleghi lo stavano prendendo sul serio e ne era contento. Era troppo ottimista e aveva troppa fiducia nelle persone per sospettare dei secondi fini, nell'atteggiamento degli altri due.
-Mmm... secondo questa logica, dovremmo partire da lui- Rhett aprì una cartellina ed estrasse una fotografia di Marcus Rosier -Dopotutto, tutta questa storia è cominciata da questo qui. Non si sa precisamente come sia successo, ma Rosier è stato costretto al ritiro e si è cominciato a parlare di complotto e truffa-
-Ottimo. E su questa scia, anche questo caso presenta delle stranezze. Orion Rowle ha fatto di tutto per nascondere vari ammanchi nel patrimonio di famiglia e si è davvero prodigato perché tutti i suoi sforzi venissero insabbiati. In effetti, è difficile parlare di truffa se non si sa cosa cercare- aggiunse Jessie, assecondando l'ipotesi di Rhett.
-Parlando di anomalie- la voce di Bas, calma e monocorde, sembrava persa, come se l'uomo stesse riflettendo tra sé -queste due sembrano belle grosse.-
Porse ad Aarons due cartelle e proseguì, mentre Jessie estraeva le fotografie dei due interessati: -La ragazza non sembra la tipica vittima di questi raggiri, ma proprio per nulla. Mentre l'altro... beh, cosa può esserci di più anomalo di un cadavere?-
 




Angolo dell'autrice:
Rieccomi qui, con il nuovo capitolo. Come preannunciato, è un capitolo di passaggio (sì, forse un po' lunghetto per essere considerato tale, ma vabbè). Non ne sono molto convinta, ma era necessario. Per il prossimo capitolo, finalmente, vi chiedo di esprimere una preferenza. Tramite voto (via recensione o mp, come preferite) potrete scegliere 2 OC; 1 tra i Vendicatori e 1 tra gli Auror. Nei prossimi capitoli, oltre ad inserire flash back e anche tutti gli altri OC, torneranno anche i nostri cari truffatori, alle prese con il loro Bersaglio. Quindi, da qui in poi, i capitoli saranno necessariamente più corposi e, se necessario, divisi in due parti (si spera omogenee). I tempi di pubblicazione potrebbero allungarsi di un po', ma spero comunque di rimanere nelle 2 settimane, 3 al massimo.
Vi ringrazio davvero tanto, spero di non deludervi.
Alla prossima.

 
   
 
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