Libri > Forgotten Realms
Segui la storia  |       
Autore: NPC_Stories    08/04/2019    4 recensioni
Storia ambientata nei pochi mesi che Daren e Johel hanno passato nella foresta di Mir, prima che le loro strade si separassero in Ricostruire un ponte. Johel è felice di essersi riunito alla sua famiglia dopo molto tempo, e non si accorge che il suo amico ha cominciato a frequentare una ragazza.
Mi hanno chiesto in molti se Daren abbia mai avuto una relazione amorosa. Forse questa storia è più esaustiva di un semplice "no".
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1361 DR: Gossip girls


Daren entrò alla Casa degli Scapoli di buon’ora, anche se non si aspettava di trovare Amaryll già sveglia. Aveva deciso di fare colazione al pub. Era stata una decisione improvvisa, quando la piccola Jaylah si era messa a cantare con orgoglio una canzone elfica che aveva appena imparato.
Il drow aveva già un nipote bardo, certamente non ne voleva un’altra. Una singola canzone non voleva dire nulla, tutti gli elfi suonano e cantano anche senza essere bardi, ma la cosa l’aveva messo di cattivo umore, come se fosse un sinistro presagio. Aveva declinato l’invito di lady Hinistel di restare a colazione e si era diretto verso un territorio più neutrale.
Contro ogni previsione, Amyl era già sveglia. Il pub, che di solito la mattina era vuoto, adesso ospitava un’allegra combriccola di elfe. Lady Freya, lady Aphedriel, Pilindiel, la giovane sorella di Pilindiel, le stesse di due settimane prima.
Ah, già. Le amiche di Amaryll. Sono di nuovo qui per aiutare la maga ad integrarsi. Ricordò, trattenendo un sospiro sconsolato. Che palle questa città, ovunque vai trovi gente.
L’allegra locandiera lo vide entrare e gli fece un gran sorriso.
Nessuno gli sorrideva così, con tanto entusiasmo. La felicità dell’elfa nel vederlo era una cosa davvero strana e inspiegabile per lui, ma gli faceva piacere. Riusciva quasi a far risuonare qualcosa nel suo cuore. Quasi, perché sotto sotto restava un fondamento di disagio, una vocina interiore dura a morire che gli diceva è troppo assurdo per essere vero, un retaggio del suo istinto di sopravvivenza drow. Razionalmente sapeva che Amaryll non lo stava ingannando, era troppo ingenua e carina, non aveva mai dovuto mentire per sopravvivere o per guadagnare potere. La società in cui viveva non richiedeva questi sotterfugi, questi sacrifici. Però il suo affetto era così manifesto, così gratuito, che il drow non riusciva a sentirsi del tutto a suo agio.
“Ciao, Amyl. Buongiorno, signore. Non mi aspettavo che foste operative così presto.” Le salutò, un po’ sulla difensiva.
“Ciao, Daren. Non ho avuto modo di dirtelo, abbiamo deciso di trovarci presto per colazione in modo da avere il resto della giornata libero.” Spiegò lei.
“Il mattino è l’orario più produttivo” aggiunse Aphedriel, con un sorriso leggero. “La mente è fresca e riposata, l’umore è alto e il pub è quasi vuoto.”
L’elfo scuro stavolta rispose al sorriso, ma solo perché l’asocialità della maga lo divertiva. Era un tratto che avevano in comune, e lei lo sapeva.
“Volevo proporti di fare una cosa insieme, più tardi” annunciò la sua giovane amante “ma visto che sei qui e che l’altra volta non c’è stata occasione, vorrei presentarti le mie amiche.”
Il guerriero si irrigidì impercettibilmente.
“Le conosco. Lady Aphedriel, lady Freya, Pilindiel e Sillyfain.”
Seguì un momento di sconcertato silenzio. Kalifein lo guardò come se l’avesse appena schiaffeggiata.
Sillyfain?” Boccheggiando per l’oltraggio, si voltò verso Amaryll, come per cercare risposta, ma la locandiera non ne aveva alcuna.
Il drow si strinse nelle spalle. “Tutte le elfe sono Sillyfain finché non so il loro vero nome.” E a volte anche dopo, pensò, ma non lo disse.
“Ma… che… inqualificabile bastardo!” L’elfa offesa si alzò, sbattendo le mani sul tavolo. Lady Aphedriel fece quasi un salto sul posto. Non se l’aspettava, gli elfi dei boschi avevano reazioni così accorate, spontanee. Un elfo della luna o del sole avrebbe mostrato solo gelido sdegno. “Amyl, sul serio, che cosa ci trovi in questo stronzo?”
“Daren, è la mia migliore amica. Cerca di essere più gentile.” Sospirò Amaryll, nascondendosi il volto dietro una mano. Non capiva perché il suo amante, che con lei era sempre dolce e premuroso, stesse mostrando così poco rispetto alle persone importanti per lei.
“D’accordo, d’accordo” il drow fece cenno a entrambe di calmarsi. “Allora tu sarai Mini-Pilindiel.”
L’elfa continuò a guardarlo male.
“Somiglio a mia sorella, ma non sono una sua appendice!” Protestò.
“Mini-Pilindiel è il massimo che avrai da me, e comunque è un complimento, tua sorella è in gamba.”
“Sì ma non sono io” cercò di fargli capire.
“Non importa. Scusa, Mini-Pilindiel, ma sei l’unica qui di cui ancora non conosco il nome, e le cose dovranno restare così.” Spiegò lui, in tono schietto. “Essere presentato alle amiche è l’anticamera di essere presentato alla famiglia, e santo cielo, è evidente che oggi Amyl ha deciso di farmi fuggire a Maztica.”
Amaryll restò senza parole, e così anche le altre. Poi Pilindiel scoppiò a ridere, e Freya con lei. Kalifein rimase lì, incerta se ridere o restare offesa, anche perché Amyl era chiaramente in imbarazzo.
“Non ti sto chiedendo di sposarmi, Daren” intervenne la rossa, seccata. “Visto che loro sono qui, mi sembrava maleducazione non presentartele. E comunque scusa, se mi piacerebbe renderti un po’ più partecipe della mia vita.”
Il drow non ci capiva molto di elfe, ma in qualche modo intuì che la ragazza doveva essersi scottata, forse perfino ferita.
“Mi fa piacere essere reso partecipe della tua vita” si avvicinò a lei e poggiò una mano sopra la sua. Lei, quantomeno, glielo lasciò fare. “Sarei felice di conoscerti sempre meglio, ma non mi sento pronto a far parte del tuo gruppo sociale o a rendere pubblica la nostra relazione.”
Lei alzò gli occhi su di lui, incerta, turbata, e forse... stanca?
“Perché è tutto così difficile con te? Pensavo che la nostra relazione fosse superficiale perché ci conosciamo ancora poco ed è legittimo che la fiducia si costruisca nel tempo. Ma questo accade normalmente, a tutte le coppie; anche se la gente sapesse di noi, questo non comporterebbe alcun obbligo sociale per te. Non è che se la cosa diventa pubblica allora devi per forza stare con me per sempre.”
Daren esitò. Perché gli dava fastidio rendere pubblica la loro storia? Non ne era certo, ma aveva a che fare con il voler mantenere una giusta distanza dagli altri. Avere una relazione, dimostrare di saper provare quel tipo di sentimenti, era qualcosa che l’avrebbe reso più simile a un elfo, più accessibile. Non si sentiva pronto a diventare un elemento attivo della vita sociale della città.
“Non ha niente a che vedere con te” le giurò. “Tu sei fantastica e non avrei problemi se si sapesse in giro che sto con te. Ma ho problemi a far sapere che sto con qualcuno in generale. È complicato da spiegare.”
“D’accordo” sospirò lei, pensando che dopotutto se l’era cercato, un amante così problematico. “Mi dispiace di averti fatto pressione. Però non essere più così maleducato con le mie amiche.”
“Ah, sì. Non ci ho pensato. Insomma, Johel è il mio migliore amico, e per anni l’ho chiamato stupido biondino” ridacchiò.
In quel momento Raerlan fece capolino dalla cucina.
“Ho sentito pronunciare il mio nome invano?”
Daren gli rivolse uno sguardo strano.
“No, stupido biondino, parlavo dell’amico che deteneva questo titolo prima di te.” Spiegò sbrigativamente. “Ma che ci fai in cucina?”
“Uh… preparo la colazione?”
“E da quando lavori qui?”
L’alicorn si strinse nelle spalle, sorridendo. “Ho dormito qui e volevo fare colazione ma lo gnomo cuoco non sa fare le uova come piacciono a me.”
“Allora torna a cucinare e non origliare le conversazioni altrui!” Gli consigliò Amaryll, guardandolo storto.
“Non stavo origliando, ho sentito il mio… be’, non importa.” Cogliendo gli sguardi minacciosi di Daren e Amaryll, se ne tornò in cucina e si barricò dentro.
Poco dopo si sentì un preoccupante rumore di padelle che cadono a terra, ma Amyl decise che non era in servizio e non aveva il dovere di occuparsene.
“Nel suo caso il soprannome è meritato” ammise l’elfa, indicando la porta della cucina con un gesto della mano.
Le altre elfe al tavolo sorrisero manifestando il loro assenso, e l’atmosfera si fece un po’ più rilassata.
“Posso fare ammenda” promise Daren, chinandosi per parlare nell’orecchio di Amaryll. “Non voglio essere coinvolto con le tue amiche, ma se mi prometti che la cosa resterà tra voi, ti do il permesso di parlare a loro di noi due.”
La ragazza gli rivolse uno sguardo incerto. “Non capisco, loro sanno già che ci frequentiamo.”
“Intendevo che puoi parlare di quelle cose che di solito, per discrezione, rimangono all’interno di una coppia” specificò.
Amyl spalancò gli occhi. Era normale che le amiche parlassero anche di quello, se avevano molta confidenza, ma il drow era sempre stato riservato e fino a quel momento l’aveva pregata di non farlo.
“Sei sicuro? Cioè… sei sicuro che sei sicuro?” Balbettò.
Daren le baciò la punta dell’orecchio, facendole il solletico, poi si rialzò e rimase per un momento a contemplare i suoi occhi chiari e innocenti.
Non ne troverò un’altra così carina, pensò improvvisamente. Forse dovrei cominciare a chiedermi se voglio che arriviamo da qualche parte…
“Sì, ma falle giurare che resterà tra voi.” Rispose, tornando al presente.
Lei si morse il labbro inferiore per non ridere. “Tranquillo, ciò che succede alla Casa degli Scapoli rimane alla Casa degli Scapoli.”

Daren rivolse un inchino di commiato alle ragazze e si diresse con una certa fretta verso la cucina. Amyl aveva una mezza idea che volesse impedire a Raerlan di origliare ancora. Aveva senso, se quello che lei e le altre stavano per dirsi doveva restare confidenziale…
Lo guardò allontanarsi, e solo quando si fu chiuso la porta alle spalle si voltò di nuovo verso le sue amiche, con uno scintillio divertito nello sguardo.
“Che cosa ti ha detto?” Domandò Kalifein, cogliendo qualcosa di nuovo nella sua espressione. Daren aveva parlato a voce troppo bassa perché lei riuscisse a sentire.
“Mi ha dato il permesso di parlare di cose private” rivelò Amyl, piegandosi in avanti sul tavolo con aria cospiratoria.
Questo sembrò scatenare una certa curiosità. Le altre iniziarono a parlottare fra loro, intrigate.
“Molti anni fa” rivelò Pilindiel, sussurrando e guardandosi intorno “quando io e Nelaeryn accettammo di partecipare a quella missione pericolosa per salvare Filvendor… ah, lady Aphedriel, probabilmente non sai cosa era successo all’epoca” immaginò, intercettando il suo sguardo perplesso. “Uno dei nostri, Filvendor, era stato catturato da un gruppetto di drow. Daren era andato a salvarlo, ma l’aveva fatto da solo e senza consultarsi con noi, perché è un grosso idiota. Allora lord Fisdril e Tazandil hanno selezionato un gruppo di ranger esperti per andare a recuperare entrambi i nostri amici scomparsi, e io e Nelaeryn ci siamo offerti volontari. Non eravamo ancora sposati all’epoca, non ci eravamo nemmeno confessati il nostro amore. Alla fine di quella missione, dopo la nostra schiacciante vittoria sui nemici, Nel ha iniziato a comportarsi come un bambino e mi ha accusata di essere andata a rischiare la vita solo perché volevo fare colpo su Daren. Era una cosa ridicola! Non lo conoscevo nemmeno! Però ammetto che quando l’ho visto, un po’ di curiosità m’è venuta” ridacchiò, e tutte le elfe al tavolo capirono all’istante i suoi sentimenti. “Ovvio che non ci ho pensato sul serio, ero innamorata di quello sciocco che poi è diventato mio marito, e lo sono ancora. Però la curiosità mi è rimasta.”
Freya rispose con un sorrisetto altrettanto malizioso. “Io mi sono liberata di quella curiosità quando ho conosciuto Aphedriel, perché l’amore che proviamo è… totalizzante, è come quando sai che ci sono le stelle in cielo anche di giorno, ma non le vedi perché c’è la luce del sole. Ma se stiamo per spettegolare sull’elfo che mi ha rifiutata e che mi ha sempre considerata frivola, allora ci sto!”
Amaryll studiò la figlia del capoclan con una punta di preoccupazione. Provava ancora rancore per il guerriero?
“Però dovete promettermi di non divulgare quello che sto per dirvi” pretese. “Lui è stato granitico su questo punto. Non vi dirò nulla se non giurate.”
“Sono molto brava a mantenere i segreti” promise Aphedriel. Era vero, lei era una maga, erano innumerevoli i segreti che aveva appreso nel corso del tempo. In quel momento stava anche tenendo nascosto il fatto che era incuriosita, non dai dettagli piccanti della relazione fra i due elfi, ma da come potesse comportarsi il guerriero con qualcuno con cui aveva molta familiarità. Non aveva ancora deciso se voleva approfondire la conoscenza o tenersi a distanza da lui.
“Sei la mia migliore amica, quindi ti prometto che non ti metterò nei guai con il tuo amante” promise Kalifein “anche se è uno stronzo.”
“Io preferirei che non si sapesse in giro che mi hai detto queste cose” borbottò Pilindiel fra i denti “sai, Nel sa essere… stupido.”
Tutte e quattro si voltarono verso Freya, per capire se avrebbe promesso anche lei. La giovane si fece pregare per un attimo, poi… “Confesso che non sarà il suo senso del pudore a tenermi chiusa la bocca” disse sinceramente la figlia del capoclan “però ritengo che la cosa che rende prezioso un segreto, sia il fatto di essere una delle poche persone a conoscerlo. Altrimenti, dov’è il bello?”
“Oh, meno male” sospirò Amaryll, visibilmente sollevata. “Perché ho proprio bisogno di parlare di questa cosa con qualcuno.”
Le altre si protesero in avanti, inconsapevolmente, per ascoltare ogni parola. Non era solo pettegolezzo. La loro amica aveva chiaramente bisogno di quel confronto, quindi non poteva avere solo episodi buffi e vanterie da raccontare.
“Tanto per mettere in chiaro: lui non è stronzo con me. Non mi dà nomignoli e non è maleducato. Non so perché, ma con me è gentile e premuroso.”
Pilindiel sbuffò incredula e scosse la testa. “Certo, e io sono una salamandra.”
“Già, questa è un po’ troppo grossa, Amyl.” Concordò Kalifein.
“Ma no, vi giuro, è vero!”
Le due sorelle si scambiarono uno sguardo pieno di scetticismo.
“Io ti credo” affermò Aphedriel, con calma e sicurezza. Le altre la guardarono con curiosità e stupore.
“Ah, non lo conosci” minimizzò Freya. “Quando gli ho fatto capire che mi interessava, mi ha detto Ora che ti guardo bene, sono perplesso; non immaginavo che nella famiglia del capoclan ci fossero antenati umani.” Raccontò l’episodio con un’espressione che tradiva quanto si fosse offesa, anche a distanza di decenni. “Capite? Ha pensato che sminuirmi fosse un buon modo per farmi desistere. L’avrei strangolato!”
“Ma sì, tesoro, non ho dubbi che con te si sia comportato da cafone” la tranquillizzò l’elfa della luna, dandole qualche pacca amichevole sulla mano. “Sto solo dicendo che credo al fatto che con Amaryll si comporti in modo diverso.” E l’avresti capito se il tuo orgoglio non ti inducesse a cadere in queste fallacie logiche, aggiunse, ma solo nella sua mente.
“Ma non c’è un motivo al mondo per cui dovrebbe farlo!” Insistette la ragazza. “Tutte noi apprezziamo Amyl, ma è una persona normale, voglio dire, non è una dea scesa in terra o chissà che…”
“Dice che lo metto a suo agio” intervenne Amaryll, che iniziava a sentirsi un po’ sminuita. “So benissimo che non sono bella come te, lady Freya, né misteriosa e intelligente come lady Aphedriel, e nemmeno una ranger in gamba come Pilindiel, che lavora perfino in squadra con lui, certe volte. Spesso penso che non abbiamo niente in comune. Ma forse a lui questo piace. Forse vuole vivere una dimensione più domestica e tranquilla quando sta con me. E poi mi ha detto che non è a suo agio con le donne dalla bellezza folgorante, forse è per questo che ti ha tenuta a distanza.” Concluse, rivolgendosi all’incantatrice. Aveva capito che l’unico modo per indorare la pillola a Freya era lusingare la sua vanità.
“Oh, bene. Sotto sotto è un pantofolaio, chi se lo aspettava!” Sorrise Pilindiel. “Combattendo al suo fianco, ho notato che a volte è odiosamente paternalista. Si comporta come se chiunque potesse migliorare e come se fosse un suo preciso dovere spingerci a farlo. Se tu fossi una guerriera, penso che lo vorresti avvelenare nel sonno. Non potreste avere un rapporto sereno, tenendo separati il lavoro e la vita privata.”
“Buon per me, allora” sorrise Amyl “che io sia esperta di forchette e coltelli e non di spade!”
Kalifein sorrise, perché quella era la prima volta che notava una certa sicurezza di sé nella sua amica, che aveva sempre avuto la tendenza a sminuire il suo valore perché non aveva alcuna abilità memorabile.
“Ma se con te è davvero una persona diversa, diciamo pure, per amore delle ipotesi, un partner dolce e attento… di che cosa ci devi parlare? Che cosa ti turba?” Avanzò la domanda perché le sembrava che non fossero ancora giunte al punto.
Amaryll annuì e la guardò con gratitudine. “Giusta domanda, Kali. È… non voglio girarci intorno. È la nostra intimità.” Arrossì leggermente, ma era decisa a tirare fuori i suoi dubbi. “Lui si comporta un po’ troppo da drow.”
Questa rivelazione scatenò reazioni violente al tavolo. Freya spalancò gli occhi, Aphedriel impallidì più del solito diventando bianca come un cadavere. Pilindiel domandò “Ti ha fatto qualcosa di male?”, anche se lo chiese in tono un po’ dubbioso perché Daren non le sembrava il tipo, ma la sua voce passò in sordina perché nello stesso momento sua sorella esclamò ad alta voce “Se ti ha fatto del male gli cavo gli occhi!”, impugnando con decisione un cucchiaino.
Amyl guardò l’amica, guardò il cucchiaino, considerò la sua pessima scelta di parole e impallidì quasi quanto Aphedriel.
“No! Niente del genere, lui… scusate. Mi sono espressa male.”
Kalifein continuò a guardarla con sospetto, ma lentamente rimise giù il cucchiaino. La maga la guardò con rinnovata ammirazione.
“Sei minuta e graziosa, Kalifein, ma improvvisamente sento l’urgenza di restare nelle tue grazie.” Si complimentò, in modo un po’ contorto.
“Uhm” borbottò l’elfa dei boschi “sono pur sempre una ranger in addestramento.”
“E nessuno potrà dire che tu non abbia carattere” le sorrise Amaryll. “Ma prima che salti alla giugulare del mio amante, lasciami chiarire cosa intendevo. Non so come si comportino i drow con gli elfi di Superficie, di solito; di sicuro in modo violento e assassino. Ma se ci pensate, nessuno che sia stato accettato dai nostri capi e dai nostri dèi si comporterebbe in quel modo. Daren è gentile con me, anche in quelle circostanze. Però mi tratta come se io fossi una femmina drow.”
Altro giro di sguardi perplessi.
“Ti ha portato un bambino da sacrificare come forma di corteggiamento?” Scherzò Freya, per allentare la tensione.
Funzionò. Tutte e cinque si fecero una risata, perché l’idea era semplicemente troppo assurda.
“No, non ancora” l’assecondò Amyl, ma poi cercò di tornare seria. “All’inizio si aspettava che io gli dessi degli ordini, o almeno delle direttive. Sono sicura che le femmine drow vogliano avere sempre il controllo, nella società matriarcale degli elfi scuri comandano loro. Io però non sono tipo da voler comandare a letto, credo che tutto debba essere più spontaneo, reciproco e paritario.”
Le altre annuirono, perché la locandiera stava esprimendo idee che per gli elfi erano la normalità. All’interno delle singole coppie le dinamiche potevano variare un po’, ma in linea di massima gli elfi cercavano relazioni equilibrate.
“Quando ha capito che non intendevo assumere il controllo, all’inizio c’è stato un momento di confusione. Poi ha deciso di prendere in mano la cosa e da allora mi tratta come se fossi… non lo so… non ci voglio davvero pensare” arrossì e abbassò gli occhi, un po’ mortificata. “Si comporta come se avesse il dovere di compiacermi.”
Le altre si guardarono l’un l’altra, incerte.
“E… cosa c’è di sbagliato?” Kalifein si prese la briga di esprimere la domanda che tutte stavano pensando.
“Che non lo fa come un amante!” Sbottò l’elfa dei boschi. “Lo fa come un servo. Decide lui cosa fare, ma tutto quello che fa è per me. Non si lascia andare davvero, non è mai un po’ egoista, e come se non bastasse ci sono cose che non mi permette di fare per ricambiare. Non è un rapporto paritario, mi fa sentire come se fossi una padrona malvagia che potrebbe scuoiarlo se non mi soddisferà abbastanza. E questo…” incrociò le braccia e si strinse i fianchi come se avesse i brividi “mi fa sentire in colpa.”
“Ma scusa, non hai provato a parlarne con lui?” Azzardò Kalifein, nel suo ruolo di migliore amica.
“Sì, e mi ha assicurato che non ha paura di me. Dice che lo fa perché vuole rendermi felice, e io non sono riuscita a ribattere niente. Ma non mi rende felice, sapere che mi vuole soddisfare per affetto. Vorrei sapere che mi desidera, anche. Altrimenti dov’è la parità? Come faccio a sapere che anche a lui piace?”
“Se non gli piacesse, credo che non farebbe nulla con te” la rassicurò Pilindiel. “Lo sa solo il grande Corellon quanto è difficile fargli fare qualcosa che non vuole fare!”
Amyl sorrise, ma non sembrava troppo rassicurata.
“E comunque ha dei problemi di paure radicate. Altrimenti si fiderebbe a lasciarmi fare certe cose. Non posso essere serena se so che la sua devozione è per metà affetto e per metà traumi giovanili.”
Aphedriel sospirò, pensando fra sé e sé quanto fosse fortunata con Freya. La comunicazione fra loro era fin troppo schietta, e avevano ben pochi tabù. Ma naturalmente una persona con un passato problematico doveva essere più chiusa, o perfino meno consapevole.
“Devi considerare che probabilmente non ti sta mentendo. Se ha dei problemi, forse lui stesso non l’ha realizzato.” La maga diede voce ai suoi sospetti. “Dopotutto ha la fama di essere un tipo elusivo, per quanto riguarda le amicizie e l’amore. Potresti essere la sua prima esperienza da molto tempo.”
“Non ci avevo pensato” Amaryll si prese il mento fra le dita. “Non è una cosa di cui parliamo spontaneamente.”
“E che cosa pensi di fare per questo problema? Se il suo approccio ti mette a disagio, dovresti spiegarglielo.”
La ragazza arrossì furiosamente. “Ci ho provato. Due settimane fa abbiamo parlato. Capitemi bene, a me piace quello che mi fa. A livello tecnico non ho nulla di cui lamentarmi. Il mio unico cruccio è che sia così… professionale, e poco passionale. Non è come qualcuno che vuole dare e avere. Sembra quasi che non sia coinvolto. Ma questa cosa l’ho realizzata solo dopo molto tempo. Due settimane fa si è impegnato molto per ringraziarmi di avergli lasciato i suoi tempi e i suoi spazi prima di portarlo in camera. Ma non è qualcosa per cui dovesse ringraziarmi! In una coppia è solo normale avere cura del partner. E ho cominciato a chiedermi... sul serio stava facendo quelle cose solo per gratitudine? Il pensiero mi ha fatta sentire a disagio. Quindi ne abbiamo parlato e lui mi ha detto, come vi dicevo, che vuole solo rendermi felice. Non capiva le mie obiezioni. E purtroppo, se ne parliamo a letto, io non… uh… non riesco a restare a lungo sulle mie posizioni.” Ammise, vergognandosi un po’.
“Allora forse dovresti parlargliene in circostanze diverse.” Propose Pilindiel.
“È quello che ho intenzione di fare. Finora non ci siamo dati una definizione. Non abbiamo deciso esplicitamente di essere solo compagni di letto, ma lui come avete visto è molto esitante davanti all’idea di impegnarsi in una relazione seria. Stiamo solo vedendo come va, e io oggi voglio proporgli qualcosa di diverso. Vorrei portarlo un po’ in giro per la città, conoscerci meglio a livello personale.”
“Un appuntamento” estrapolò Freya. “Ah! Buona fortuna, non so se vorrà farsi vedere in giro con te. Non perché sei tu, ovvio, ma per le motivazioni che ha espresso poco fa.”
“E quanto è strano stare con uno che a letto ti tratta come una regina e fuori casa si vergogna a farsi vedere con te?” Sospirò Amyl, esasperata.
“Ma non si vergogna!” La rassicurò Pilindiel. “È solo un socioleso senza speranza.”
“Vi frequentate da poco” intervenne Aphedriel pacatamente. “Io credo che lui ci tenga a te, ma avrà bisogno di tempo per capire in che modo può dimostrartelo. Per quanto riguarda la vostra intimità, con il tempo credo che sarà più a suo agio. Di solito nelle coppie il tempo spegne la passione, ma per voi potrebbe essere il contrario, visto il vostro punto di partenza.”
Un consiglio da vera elfa della luna, pensò Amaryll, ma forse la maga aveva ragione. Forse la familiarità era la risposta. Dopotutto conosceva Daren da decenni e lui si era lasciato andare un po’ solo dopo tantissimo tempo, e solo grazie all’alcol. Quella prima notte lui le era sembrato davvero partecipe, più che nei loro incontri successivi. Forse sempre grazie a quel liquore che (come aveva scoperto troppo tardi) aveva un effetto afrodisiaco. Aspettare è comunque meglio che farlo ubriacare di nuovo. Non voglio usare sostanze alteranti sul mio… qualcosa.
“Ma, Amaryll. Non puoi raccontarci queste cose senza entrare nei dettagli.” La punzecchiò Kalifein.
“Uhm…”
“Ti ha dato il permesso” le ricordò l’amica, insistendo.
“Sì, se la metti in questi termini… immagino…”
In quel momento la porta della locanda si aprì e Nelaeryn scivolò all’interno, con il suo passo sicuro e silenzioso da ranger. Pilindiel però era sul chi vive e si accorse subito del suo ingresso.
“Nel, va’ via” gli intimò, senza neanche salutarlo.
“Ma amore” il ranger ci restò un po’ male “stamattina dovevamo andare…”
“Vattene via!” Sbottarono Pilindiel e Kalifein contemporaneamente.
Nelaeryn fece un passo indietro, scioccato come se la moglie gli avesse appena dato uno spintone fisico, poi con occhi sgranati camminò lentamente fino alla porta d’uscita e si eclissò.
Pilindiel si voltò di nuovo verso Amaryll e la guardò con aria di aspettativa.
“Allora, questi dettagli? Non è che hai un blocco per gli appunti?”

           

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: NPC_Stories