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Autore: Utrem    13/04/2019    1 recensioni
Merope decide di partorire all'Ospedale di San Mungo.
Cosa cambierà? O meglio, cosa non cambierà?
Scopriamolo attraverso un romanzo di formazione con protagonista Laurie Langton, Prefetto di Corvonero nel 1944, quando di Prefetti ne nominavano ancora tre per Casa e non sei. Grindelwald ha appena finito di attraversare l'Europa e la Gran Bretagna sente l'eco dei suoi discorsi: così riferisce il suo amico Cecil. A questi complotti però Laurie preferisce di gran lunga trascorrere tempo spensierato insieme a Lucille Dean, ovvero Lucy, la sua ragazza e, perché no? Studiare. Tom Riddle è diventato Caposcuola, ovviamente; insieme ad Allie, pedante e perfezionista oltre ogni dire, strappando il posto, secondo molti, proprio a Lucy.
Intanto, Merope, che è stata licenziata dall'Ospedale quello stesso maggio, ha fatto domanda per lavorare come Custode della Scuola, approfittando del posto vacante. Vivrà l'anno intero a Hogwarts, la scuola che non ha mai frequentato, molto vicina al figlio, che non è mai riuscita ad educare. Forse?
DISCLAIMER: nel corso della storia sceglierò a mia discrezione di adottare o non adottare dettagli, sottotrame o dati contenuti nei film della saga di "Animali Fantastici".
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Merope Gaunt, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La sua scelta '
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11 novembre 1944

Il pesante portone nero s'aprì di scatto, e Tom entrò difilato dentro con la bacchetta stretta in pugno.
Merope si voltò con un sorriso timido.
"Li ho visti entrambi. So che li hai fatti entrare, quindi non mentirmi: cosa hai detto?"
"Cosa posso aver detto, Tom?" rispose Merope, con voce melliflua "Ho parlato loro della pozione, e del perché ne ho bisogno."
"Oh! Mi dici dunque che tu, sapendo della loro implacabile sete di sospetti contro di noi, hai confessato di aver rubato gli ingredienti per la pozione E le tue vicissitudini con mio padre?!"

"Mi dispiace che tu la veda così. Io penso che il signor Langton e la signorina Dean siano brave persone di cui possiamo fidarci: se ci vogliono conoscere, non è certo per cattive intenzioni. Comunque, io non ho detto nulla di specifico riguardo a tuo padre." Merope venne avanti e gli carezzò piano il viso "Questo lo sai già, caro."
Continuò a tenergli una guancia, passandogli una mano fra i capelli. Tom tirò in dentro le labbra, restando rigido.
Dopo l'ultima carezza, Merope si voltò e iniziò di nuovo a mescolare. Quando aveva preso un buon ritmo, gli chiese sovrappensiero: "Cosa stai leggendo adesso?"
"'La ricerca della quintessenza' e 'La miglior Occlumanzia'. Il primo per provare, in realtà penso che continuerò solo il secondo."
"Magnifico. Hai anche preso questo, per caso? L'ho visto  sotto al tuo banco, mentre pulivo."
Merope lasciò il mestolo per andare ad aprire una mensola della credenza. Tirò fuori un libro consunto, graffiato, intitolato 'Obscuritas in fieri'.
"Madre, sai che io non prenderei mai un libro dalla Sezione Proibita. Mulciber era nel banco accanto al mio; ne ha dimenticato uno simile la settimana scorsa."
"Certo, tesoro" Merope si girò, guardandolo fisso con gentile apprensione "Tuttavia, non ci sarebbe niente di male se, trovandolo, ci avessi dato un'occhiata..." 
"Non ne ho sentito il bisogno, perché sapevo già cosa ci avrei trovato dentro. È magia distruttiva, malvagia e, alla fine, neppure utile.    Quello che aveva dimenticato Mulciber la settimana scorsa aveva un nome latino molto somigliante. Lo segnalerei anche, ma finirei solo per inasprire il giudizio già pessimo che lui e gli altri hanno su di me, senza grandi conseguenze. Lo farò quando cercherà di applicare quanto scritto nel libro, ovviamente."

"Giusto. Sei più tranquillo, adesso? Mi sembra, sì. Potresti provare ad andare a dormire, tesoro; tra poco andrò anche io. Buonanotte, Tom."
"Buonanotte."

Con molta cautela, il portone fu riaperto e, poco dopo, richiuso.
Merope continuò a mescolare per qualche tempo. Poi, di punto in bianco, piantò in asso il suo lavoro, rimise il libro nella credenza e iniziò a piangere.

La frase, letta tante volte, gli pareva sempre diversa: forse perché, a un certo, punto, le parole gli si smarrivano in testa e nessuna si collegava più all'altra.
Chiaramente, senza volerlo, stava pensando alla sera prima.
Alla fine aveva lasciato la sua mano, lei era scesa nei Sotterranei e lui era salito sulla Torre.
Una voce nella sua testa tuonava, insisteva che così doveva essere, così voleva che fosse. Contro i deliri della signora Gaunt, contro i suoi. Questo perché anche Lucy era stata colpevole, ma per qualche motivo lui era stato l'unico a ricevere i rimproveri di tutti. Perché gli aveva fatto così male? Perché aveva evitato di parlargli per giorni di seguito? Sarebbe bastata una spiegazione, una sola! Ma non si era degnata di dargliela. Probabilmente non c'era.
Aveva passato tutti questi giorni a illudersi, inconsciamente, di poter tornare insieme a lei. La verità è che lui insieme a lei non voleva tornarci. Questo era un problema che aveva iniziato a sentire anche con Cecil. Voleva essere libero di cambiare, di svilupparsi da solo, in autonomia; di frequentare Barreus, di infrangere le regole... di seguire le sue idee.

"Silente ha ricevuto un certo Godwin Oakley, oggi. Dovrebbe aiutare a badare a Vera, in qualche modo. Non ho capito chi sia... non un suo parente, però"
Laurie stava guardando fuori dalla finestra.
Gli era bastata la prima parola per distogliere la sua attenzione.
"Ah. Sì, va bene."
Cecil sospirò.
"Non mi stai ascoltando."
Laurie fece spallucce.
Cecil aveva un problema con Silente. Parlava di lui in continuazione. Ci sarebbe andato anche a cena.
"Sai che ultimamente ti stai comportando davvero da idiota? Non vuoi ascoltarmi quando ti parlo?"
"Sono stufo di questi discorsi."
Era stato fin generoso. Spostò il suo scacco e s'appese con la mano al tavolo.
Cecil stava ancora a guardarlo serio, ma non aveva fatto la sua mossa.
"Allora?" lo incitò.
"Non ti interessa capire chi è questo Oakley? Perché Silente lo ha fatto venire sino ad Hogwarts?"
No, non ce la faceva più.
"Cecil, basta."
"Basta?"
"Sì Cecil, basta!" esclamò, ripulendo la scacchiera con un gesto e alzandosi in piedi
"Sai di cosa mi importa meno in questo mondo? Dei complotti. Ma questo forse te e Lucy non lo avete mai capito. Parlatene fra di voi, se vi pare: io voglio fare la mia vita, non quella degli altri! Dico io, potrò mai avere un giorno senza problemi quest'anno?! Potrò mai STUDIARE IN PACE?!"
Se ne andò. Per la seconda  volta.
Era troppo, troppo. Rischiava di fallire agli esami. Rischiava di perdere la testa. Non aveva mai voluto invischiarsi in queste cose, e tant'è c'era dentro fino al collo. Ma lui usciva, eccome se usciva. Era arrivata l'ora di finirla.
Scese nei pressi della Sala Comune dei Grifondoro per vedere se c'era Barreus.
Con suo sommo stupore, però, vide studenti di tutte le Case radunati davanti al quadro della Signora Grassa. Passò in mezzo, attirando occhiate più persistenti del solito, e scoprì Eric, Samuel e altri Grifondoro, soprattutto della squadra di Quidditch intenti a consolare proprio Barreus, che aveva molte lacrime asciutte sul viso.
"Che è successo?" chiese subito, avvicinandosi a lui.
"S-sono spariti. Mia madre, mio fratello, suo padre. Tutti scomparsi, oggi pomeriggio!"
"...oh, no..."
"Sì, Langton. Deve essere lui. Grindelwald..."

 
   
 
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