Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    14/04/2019    9 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Eren entrò nella sala riunioni, seguito dal resto del gruppo.
Un quarto d'ora era ormai passato, ma Hanji aveva deciso di rientrare nella cella da sola, per parlare con la ragazza risvegliata, insieme a Armin.
Si lasciò cadere su una delle poltrone e prese a fissare il soffitto, pensieroso, finché Levi non lo chiamò, per attirare la sua attenzione.
Il bambino era in braccio a Mikasa, in piedi accanto al ragazzo, e lo fissava preoccupato, sporgendosi verso di lui; il giovane lo prese in braccio in silenzio, e si lasciò esaminare dalle piccole e meticolose manine del piccolo.
"Lo so, nanetto, sono in disordine e puzzo di sudore." disse, al verso schifato di Levi "Abbi pazienza, non ho potuto ancora lavarmi dopo la scalata."
"È proprio fissato con l'ordine e la pulizia." commentò la giovane donna, abbassandosi "Deve essere qualcosa che ha sempre avuto, altrimenti non si spiega."
"È molto meno fissato di prima." ammise Eren "Prima dell'incidente era proprio un'ossessione, ora credo sia più simile a un gioco."
Mikasa annuì, continuando a osservare il piccolo, che passò le ditine sul mento del suo baby sitter, coperto da un sottile velo di barba; dubbioso, si toccò il proprio mento, e fece un verso incuriosito, spostando le sue iridi chiare sulla giovane donna.
"Oh, stai tranquillo, Levi." lo rassicurò lei, dandogli un buffetto sulla guancia "Se non trovassimo una cura prima, tra qualche anno crescerà di nuovo anche a te la barba."
Il piccolo la fissò per un secondo, per poi arrossire e nascondere il visino contro la maglia di Eren, strappando ai due giovani un sorriso.
Jean si avvicinò ai due, poggiandosi al bracciolo della poltrona e fissando la porta d'ingresso.
"Ragazzi, voi avete capito qualcosa di quello che è successo nelle prigioni?" chiese, tenendo le mani in tasca.
"In realtà non molto." ammise Eren "Per questo credo che dovremo fare più attenzione d'ora in avanti: stanno succedendo troppe cose che non riusciamo a spiegare con le conoscenze che abbiamo."
"In realtà sapere cosa mi preoccupa di più? Armin." continuò il biondo, scompigliando i capelli di Levi, che lo fissò accigliato "Avete visto anche voi quello che ha fatto, no?"
"Hai ragione. E non so quanto di quello che ha fatto sia opera sua o una conseguenza dell'influenza di Berthold." rispose l'altro "So per certo che Berthold era innamorato di Annie, l'ho sentito quando avevano rapito me e Ymir, quattro anni fa, ma anche Armin non era indifferente a lei. Poi c'è un'altra cosa che mi dà da pensare: la crisalide si è sbriciolata da sola..."
"È vero." disse Mikasa, pensierosa "A Marley, per recuperare il Gigante Martello, per rompere la crisalide di quella donna hai dovuto usare quell'altro..."
"Esatto. E anche in quel modo, nonostante la forza del mio Gigante e quella del Mascella, ho faticato per aprire il guscio." ammise Eren.
"Vorrei ricordarti che il piano era di recuperare il Martello da Guerra senza uccidere il suo ospite." gli ricordò Jean, senza nascondere il disappunto "Ma tu sei il solito stronzo che ha fretta di morire e hai combinato casino... e a causa tua il Capitano è stato avvelenato."
"Lo so, Jean. Ho fatto un casino, ma non potevo fare altrimenti." ammise il giovane.
L'altro stava per rispondere, quando la porta si aprì e fece il suo ingresso Hanji, seguita da Armin e Annie.
Quest'ultima si era cambiata d'abito, non indossava più la vecchia uniforme del Corpo Cadetti, ma soltanto una camicia color panna, con sopra un gilet blu scuro e una gonna dello stesso colore lunga fino alle caviglie.
Camminava un passo indietro al ragazzo, l'espressione era apatica, come erano stati abituati a vederla durante i tre anni di addestramento, ma la mano serrata in quella di Armin mostrava leggeri tremori di nervosismo.
"Ma... Quella è davvero Annie Leonhart?" esclamò Connie, ammirato "Non sembra affatto lei, vestita così è molto più... donna!"
"Sono andato a prenderle dei vestiti puliti in guardaroba." spiegò Armin, facendo sedere la ragazza a capotavola, mentre anche gli altri si sistemavano attorno al grosso tavolo per le riunioni.
"Come mai è qui?" intervenne Eren, prendendo meglio Levi, in modo da poterlo proteggere più facilmente in caso di pericolo "E che diavolo è successo prima?"
"Eren, siediti." ordinò Hanji "Annie ha accettato di collaborare."
Il ragazzo la fissò, ostile, e la bionda abbassò lo sguardo, così lui si sedette, tenendo il bambino fermo sulle ginocchia.
Si fece silenzio. Armin afferrò la mano della giovane e annuì, incoraggiandola a parlare.
"Mi hanno detto che avete riparato la breccia... E avete ucciso tutti i giganti che vagavano fuori dalle mura." esordì, con la sua solita voce ferma e apatica.
"Sì, è così."ammise Eren "Abbiamo combattuto contro i tuoi compagni e Berthold è stato divorato da Armin. Abbiamo anche avuto a che fare con mio fratello, il Gigante Bestia."
"Zeke è tuo fratello?" domandò Annie, stupita "Ma come..."
"Lunga storia." tagliò corto il giovane "Dicci cosa sai di lui. Sappiamo che può controllare i giganti comuni e che il suo morso ha una conseguenza molto particolare, ma abbiamo bisogno di altre informazioni per poterlo sconfiggere."
"Il morso del Gigante Bestia?" chiese ancora, abbassando Io sguardo "Io... Io ne so quanto voi, davvero. Io ero solo una semplice guerriera, non avevo accesso a tutte le informazioni."
Eren strinse i pugni, mordendosi il labbro, pronto a contrattaccare nel suo solito modo rabbioso, quando Levi si sporse verso il tavolo, colpendolo forte con i palmi e facendo un verso arrabbiato, attirando l'attenzione su di sé.
Annie alzò di nuovo gli occhi, sussultando e incrociando quelli del bambino, che lasciavano trasparire rabbia e determinazione.
"Ma lui è... Non può essere..." sussurrò la bionda, confusa.
"Lui è... il figlio di Eren." spiegò Mikasa, alzandosi in piedi e tirando uno schiaffo sulla nuca dell'amico "L'idiota ha pensato bene di farsi un giro per bordelli con i suoi amici e ha messo incinta una, che gli ha mollato il nano appena nato."
Ci fu un momento di silenzio, rotto quasi subito da una risata, la tipica risata di Annie Leonhart.
"Ma dai! Eren che va a prostitute? Raccontamene un'altra più credibile!" esclamò.
Il gruppo si voltò verso Hanji. Lei era il comandante, spettava a lei decidere quali informazioni importanti rivelare.
La donna sbuffò rassegnata e annuì; a quel punto Eren si alzò in piedi, e si avvicinò alla giovane, mettendole in braccio Levi.
"Dimmi cosa vedi." suggerì "A chi somiglia?"
Il bambino la guardò dal basso in alto, stringendo i pugnetti; Annie spalancò gli occhi, voltandosi verso Armin.
"Ma come può essere?" chiese "Lui me lo ricordo... Era agile, non si faceva prendere facilmente, e mi ha dato parecchio filo da torcere ogni volta. Come può essere stato avvelenato dal morso di Zeke?"
"È successo." rispose il biondo, facendo spallucce "Nel complesso sta bene, ma non è più in grado di combattere, anzi va protetto."
La giovane annuì, osservando il neonato, che si strinse al suo babysitter quando lo riprese.
"Non so nulla, davvero... Mi dispiace..." sussurrò, sinceramente dispiaciuta "Quello che so è solo ciò che ci è stato detto durante l'addestramento, cioè che ognuno di noi ha delle particolari caratteristiche, che possono essere potenziati non so esattamente come, e che Zeke ha mostrato una caratteristica inaspettata: può controllare i Giganti puri."
"Questo perché la madre di mio fratello era di sangue reale." completò Eren "Questo da sì che possa avere alcune capacità che prima erano solo del Gigante Fondatore, almeno prima che mio padre venisse in possesso di questo Titano, e poi lo passasse a me."
"Conoscete anche il limite di vita dei Nove Giganti?" continuò Annie, senza alzare la testa.
"Tredici anni." confermò Armin "A me ne restano nove, e a Eren circa quattro."
"E a me ne resta circa uno." concluse la giovane "Io... vorrei collaborare con voi, davvero."
"Cosa ci dà la garanzia che non ci venderai a Marley?" domandò, finalmente, Jean, rabbioso.
"I miei compagni mi hanno abbandonato qui." confermò lei "Credete davvero che voglia avere a che fare con loro?" nessuno rispose, e Annie fece un sospiro rassegnato "No, avete ragione. Non potete fidarvi di me dopo che ho tentato di uccidervi tutti, quattro anni fa."
"Ci penseremo. Nel frattempo non potrai andare in giro da sola e il tuo alloggio sarà ancora nelle prigioni." riferì Hanji, rivolgendosi poi agli altri "Ragazzi, domani arriveranno le nuove reclute, dividetevi i compiti e preparate tutto quanto per il loro arrivo. E tu, Eren, prepara il discorso di benvenuto, sarai tu a farlo quest'anno al posto di Levi. Armin, tu invece continua le ricerche nella biblioteca, fatti aiutare da Annie, così la potrai anche tenere d'occhio. Ora andate e datevi da fare!"
Il gruppo si congedò, ognuno andando alle proprie mansioni.
Armin si diresse alla biblioteca degli ufficiali, dove aveva portato tutti i libri che aveva trovato che parlavano dei Giganti, la maggior parte dei quali provenienti dalla collezione privata della famiglia Reiss. Annie lo seguì senza fiatare e si sedette in un angolo, osservandolo mentre cercava tra gli scaffali colmi di libri.
"Voi tutti dovreste odiarmi..." disse, aprendo il libro che le aveva messo davanti il giovane.
"Perché dovremmo farlo?" ammise l'altro, poggiandole una mano sulla spalla "Da quello che ho scoperto dai ricordi di Berthold, voi avete subito un lavaggio del cervello, per questo non penso siate cattivi."
"Berthold..." sussurrò la ragazza "Avevo sentito che aveva una cotta per me, ma è sempre stato troppo timido..."
"Sì, è vero. E aveva deciso di dirti tutto se fossero mai riusciti a recuperarti." confermò Armin, sfogliando un tomo.
"Quindi... Quello che è successo prima è stato Berthold a spingerti a farlo?"
Il ragazzo poggiò il libro, pensieroso, e si passò una mano sul viso, cercando le parole giuste da dire, mentre la bionda si alzava in piedi e lo raggiungeva, fermandosi proprio di fronte a lui.
"Armin..." insistette "cosa è successo prima? Chi era ad agire?"
"Credo... entrambi." ammise il giovane, guardandola negli occhi "È vero quello che ti dissi quattro anni fa: tu mi piaci, e non sei una persona cattiva. Piuttosto... tu hai risposto al bacio, e ti eri resa conto che avevo divorato Berthold. Quindi, ti chiedo, a chi dei due hai risposto?"
La ragazza non rispose, abbassò la testa e si sfiorò le labbra con le dita, confusa. Armin le alzò il volto, tenendole delicatamente il mento con la mano, e si avvicinò.
"L'hai detto tu: ti resta un solo anno. Non vorresti passare il tempo che ti resta cercando di avere una vita più normale possibile?" suggerì "Non abbiamo neanche 20 anni, e abbiamo passato la maggior parte della nostra infanzia a farci la guerra, forse sarebbe ora di provare ad essere persone diverse, non credi?"
Annie vacillò per un secondo. Quel ragazzo riusciva sempre a trovare le parole giuste in ogni circostanza. Forse era per questo che era diventato il braccio destro del nuovo comandante dell'Armata Ricognitiva?
Lentamente lo fece abbassare e unì le labbra con quelle di lui, che ricambiò il bacio, sorridendo e approfondendolo quasi subito.
Chiuse gli occhi, lasciandosi guidare da quelle sensazioni. Le restava solo un anno, e Armin aveva ragione, doveva cercare di vivere al meglio quel poco tempo che le restava. Ed essere la ragazza di Armin Arlett, l'uomo con la mente più brillante di tutta Paradis, era sicura che non sarebbe stato affatto male.

   
 
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